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Autore: SmellyJelly    15/07/2014    3 recensioni
-"Maicol Gecson", who is it?-
..Dream with me,
Elizabeth.
Genere: Comico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Michael Jackson, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Inchiostro

La porta si aprì di colpo e non feci in tempo a nascondere la lettera che me la vide tra le mani e intanto le lacrime avevano macchiato l’inchiostro che si stava schiarendo.
-Che stai facendo?! Michael ti ho detto che non devi leggere queste cose!- me la strappò da mano e la ripose nel cassetto, chiudendolo con un forte tonfo.
-Mi dispiace Elizabeth… io non pensavo che…- si coprì il viso con le mani.
-Ti piace così tanto entrare nella vita privata di una persona?! Che cosa ha cambiato sapere che i miei genitori sono morti, cosa?! Più pietà per me forse?!- e scoppiò in lacrime, dalla rabbia alla tristezza in un secondo.
Cadde a terra in ginocchio e io non aspettai a gettarmi accanto a lei per rialzarla; la feci sedere accanto a me sul letto e lasciai che mi abbracciasse mentre le nostre lacrime fondevano in un’unica fitta al cuore.
-Scusami davvero…-
-La mia vita non è un film, Michael! Sono fottutamente stanca delle persone che stanno lì come se stessero…! Dio, vi odio!- gridai tra le lacrime, in preda ad un attacco di isteria mista a dolore.
-Ma io non sto dicendo questo Elizabeth, smettila di piangere ti prego… non mi piace vederti piangere- si asciugò il viso e poi mi guardò teneramente.
-Certo… perché io devo essere sempre forte, mi dispiace ma non ce la faccio- mi alzai dal letto nervosamente –io non posso essere sempre la fortezza degli altri, non posso… sono solo un’umana-
-Lo so, lo so… hai ragione- si alzò anche lui e mi spostò una ciocca di capelli fuori posto, poi sorrise –io sono qui e ci sarò sempre, sarò la tua spalla, sostituirò la tua forza ogni volta che vorrai-
-Davvero?-
-Puoi contare su di me- fece l’occhiolino e io lo abbracciai, sfiancata da tutto ciò che la mia mente aveva risvegliato.
In quel momento avevo la sensazione come se l’uomo volesse fare amicizia con il leone.
Sì, proprio così. Cautamente, piano, perché la fiducia reciproca era un obiettivo incredibilmente difficile da raggiungere tra due persone completamente diverse, proprio come l’umano e la belva.
Infondo però… l’animale non era aggressivo all’inizio, purtroppo era l’uomo che accecato dall’avidità ha preferito far incattivire l’animale, piuttosto che lasciare le cose com’erano…
E se ci fosse stato il doppio scopo?
“Le persone sono cattive” continuava a ripetere la voce di Ariel nella mia testa. “Mai fidarsi troppo” diceva anche.
-Accidenti!- mi staccai subito.
-Che succede?-
-Niente, ma… ho bisogno di dormire- strinsi gli occhi dal dolore lancinante alla testa che stavo provando.
-Sicura di stare bene?- inclinò un po’ la testa preoccupato.
Mi passò dopo qualche secondo –ok, va meglio… sto bene, sto bene, ma… non devi mai più farlo Michael! Non permetterti mai più di ficcare il naso in cose che non ti riguardano- dissi riluttante.
-Cosa? Ma che ti prende all’improvviso?!- cominciò ad innervosirsi.
-Michael! Io non mi fido delle persone che vogliono per forza risvegliare i fantasmi del mio passato… tu lo sai anche meglio di me, lo sai benissimo- ad un tratto divenni quasi commossa pensando a ciò che entrambi avevamo passato.
Sospirò –certo che lo so, e mi dispiace. Nascondi meglio le tue cose, io voglio solo aiutarti- disse leggermente impacciato. Si rigirò le dita.
-Ho imparato la lezione- feci spallucce –scusa per cinque secondi fa comunque, è che…-
-Non ti preoccupare-
-No, solo che mi hanno insegnato a non fidarmi mai, nella mia esperienza gli uomini fingono di starmi vicino e poi spariscono- spiegai distratta.
-Cosa?-
-Ah… niente, a volte penso troppo… penso così tanto che ad un certo punto i pensieri non ci entrano più nella mia testa ed escono dalla bocca, diavolo!- risi nevrotica.
Lui rise di seguito.
Continuammo a guardarci negli occhi per un bel po’ di tempo, ed era così strano! Era come se parlassimo ancora, in realtà ci stavamo squadrando nel fondo delle nostre anime, perché alla fine gli occhi sono lo specchio dell’anima.
Ad un certo punto i nostri pensieri si spostarono per dare il tempo ai nostri occhi di osservare anche le altre parti del corpo, attentamente. Gli accarezzai la camicia.
Infondo era già abbastanza il fatto che lui non si era troppo interessato al mio corpo fin dall’inizio, un uomo avrà pure bisogno di soddisfare i propri bisogni fisici, no? Infatti subito dopo i miei occhi ricaddero ancora sui suoi, che però stavano scorrendo tutt’altri lineamenti.
-Oh Elizabeth… tu non hai idea di quanto possa amarti- mi sfiorò il viso.
-Veramente?- chiesi ironica.
Si limitò ad annuire, ovviamente troppo occupato a continuare la sua strada dal mio collo in giù.
-Ok, ho capito che hai altro da fare, ma… non ti scordare di Lisa- gli attaccai le mani alla schiena, lui si fermò all’istante.
-Voglio restare con te quest’ultima notte- disse deciso.
-Non mettermi in difficoltà-
-È  troppo tardi oramai, io voglio te- mi prese le mani.
-Io…- avvicinammo i nostri visi fino a farli combaciare –io… ti amo così tanto-
Dopo un po’ mi alzai e lo trascinai con me fino al posto dove si allenava nel ballo, che miracolosamente trovai vista la grandezza di quel posto.
-Che cosa ci facciamo qui?-
Affilai lo sguardo –voglio farti sentire a tuoi agio sotto i riflettori e poi voglio rischiare una volta tanto, voglio vedere cosa si prova, almeno questa sera…-
-Pensavo che la tua vita fosse un completo rischio-
-Lo è! Ma di solito non ci penso troppo prima di far “inciampare” le persone… adesso è diverso, perché ci tengo a te e non voglio che tutto vada a rotoli per colpa mia, però allo stesso tempo voglio essere io la tua prima volta-
-Come sai che sono vergine?-
Risi sotto i baffi –sarai anche fin troppo affascinante per non farmi ingelosire… ma ci avrei messo la mano sul fuoco mister latin lover- lo sfidai.
Scoppiò a ridere e poi mi stese sul lucido parquet senza fare troppi complimenti e…
***
-La vedo molto interessato all’argomento dottore- sorrido.
-Non pensavo si ricordasse questi particolari signorina, e soprattutto non pensavo volesse raccontarli proprio a me- dice stupito.
-Ogni storia ha bisogno di un pizzico di pepe, si sa. Ma se non è importante per me è uguale, sono a mio agio quando racconto della mia storia, è come se mi perdessi nei ricordi e tornassi a quel momento, una sensazione meravigliosa- rispondo sognante.
-Se ve la sentite…-
Mi volto verso di lui incredula per la risposta –mi dispiace deludervi, ma lui era un vero mago, era molto esperto sebbene fosse la sua prima volta-
Comincia a ridere, e poi il resto del racconto.
***
Non ebbi nulla da dire, lo chiamai con il resto della voce che rimaneva, tale che era la mia stanchezza. Un bagliore mi accecò, erano tutte le luci dei riflettori puntate su di noi, ed era dannatamente vero il fatto che Michael si sentiva più a suo agio sul palcoscenico.
-Tesoro mio- rispose.
Sussultai quando pronunciò quelle parole.
-Michael, voglio che tu mi chiami così…- arrossii.
-Ti piace?- sorrise.
-Mi rassicura, è cosi una strana sensazione- dissi contenta –ma voglio che tu lo faccia solo quando siamo da soli- gli spiegai.
Si sollevò. Io gattonai accanto a lui e presi ad accarezzargli il braccio.
-Sei felice?- domandò ad un tratto.
-Mi chiedi se sono felice?- chiesi di rimando –sai, credo di amarti- dissi semplicemente.
Rise.
-Non c’è niente da ridere! È una cosa seria per me che non ho mai amato, certo che però è strano l’amore… è come se all’improvviso ti sfondasse la porta di casa e ti portasse dove cazzo gli pare, da chi cazzo gli pare, quando cazzo vuole! È una cosa terribile!-
Mi prese il viso e mi baciò teneramente. Oh quanto amavo il suo modo di fare con me… era una persona cosi pacifica, sarebbe riuscito a calmare l’animo disastroso di Lucifero (a cui somigliavo). Riusciva a trascinarti nell’estasi totale.
-Per una parte hai ragione, per l’altra direi che è una cosa fantastica, per esempio io ti ho amata la prima volta che ti ho vista-
-Ne sei sicuro? Perché non me l’hai detto?- domandai curiosa.
-Sono timido- arrossì.
-Non si direbbe da cosa hai fatto più o meno cinque minuti fa- sorrisi maliziosa.
Arrossì ancora di più.
Risi –e io che pensavo avessi un milione di donne tu!-
Scoppiò a ridere –in effetti è così-
-Ah, davvero?!- gli tirai l’orecchio come una mamma fa con il suo bambino che ha appena combinato una marachella.
-Scherzo, scherzo! Non uccidermi!- pregò ridendo.
-Stupido- abbassai la mano e abbracciai il suo braccio –e quindi… ho avuto io l’onore- arrossii anch’io.
-Oh my God! Io… sono sconvolto! Volevi dire che io ho avuto l’onore, sono un gentiluomo, dì la verità- mi punzecchiò.
-La tua modestia mi lusinga- soffocai una risata –comunque sì, direi che sei un gentiluomo-
Rise insieme a me –ma sul serio era anche la tua prima volta?-
-Sì- assottigliai lo sguardo, poi tornai seria –Michael e se… se Lisa lo venisse a sapere?-
-Ti prego non pensare a lei adesso, pensa a noi, pensa a questi momenti- si poggiò a me.
-Momenti? Dici che ce ne saranno altri?-
Sorrise malizioso –se lo desideri…- mi baciò la mano –ah sto così bene qui, sotto tutte queste luci, potrei dire di essere nato sul palco- si guardò intorno.
-Lo so-
-Questo sarà il nostro posto-
-Anche se il letto non sarebbe un dispiacere eh…- mi stiracchiai.
Rise –forse hai ragione!-
-Facciamo che questo è il nostro posto speciale, il nostro rifugio, usiamolo solo nelle occasioni speciali- gli baciai la guancia.
-Sono d’accordo-
-Adesso andiamo che domani ci aspetta una lunga giornata- mi alzai. Poi notai Michael, con il suo sorriso da ebete –che hai da guardare?-
-Sei bellissima- si alzò.
-Anche tu sei bellissimo- gli misi le braccia al collo e lo baciai, dolcemente, ero serena, senza preoccupazioni, mi sentivo leggera come una piuma.
Ci vestimmo e andammo fuori, pioveva.
-Accidenti lo sapevo! Corri!- lo presi per mano e corremmo fino alla mia stanza.
Entrammo dentro mentre ridevamo, io mi scossi i capelli e feci cadere una gran quantità d’acqua a terra.
-Oh cavolo… sono fradicia! E anche tu!- lo indicai –bagni il mio pavimento sai?- mi avvicinai con le mani ai fianchi.
-Tu mi tenti troppo- si avvicinò, ma io lo allontanai con un dito sul naso.
-Sta buono Michaelino… adesso vado a farmi la doccia e tu starai buono, buono qui- mi ticchettai le labbra.
-Come desiderate voi, vostra maestà- fece l’inchino.
In realtà non finì realmente così. Ci facemmo la doccia insieme, e ci divertimmo molto ancora una volta. Dopotutto era l’ultima sera che potevamo stare insieme… poi chissà quanto tempo sarebbe passato prima che potessimo stare ancora da soli a coccolarci.
Finiti di asciugarci crollammo sul letto, e ci addormentammo in pochi minuti, eravamo sfiniti. Manco avessimo fatto due o tre concerti tutti assieme!

Il giorno dopo mi svegliai di scatto, avevo fatto un bellissimo sogno, io e Michael in pratica… oh! Quella era la realtà. Sorrisi a trentadue denti quando ricordai quella notte, ma la realtà ritornò quando mi accorsi di che ore erano. Ricordai che Michael doveva fare una commissione, così svegliai anche lui.
Non avevo voglia di svegliarlo come facevo di solito, ma cercai di addolcire quella mattina il più possibile. Mi avvicinai al suo orecchio e gli sussurrai –Michael, dolcezza è ora di alzarsi-
Aprì gli occhi e la prima cosa che fece fu incrociare i miei, proprio come un bambino che vede per la prima volta la propria mamma. Sorrise.
-Elizabeth- si stiracchiò e sbadigliò.
-Ben svegliato-
Era il risveglio più dolce e schifosamente smielato che avevo pronunciato in tutta la mia pessima vita.
E mi piaceva, ma non trovavo mai la soddisfazione di quando svegliavo la gente con quegli urli, ti davano la carica!
Si sporse per vedere l’orario ed entrambi saltammo quando ci rendemmo davvero conto… solo…
-Ahi, ma che diavolo…!- imprecai. Mi dovetti immediatamente risedere.
Lui rise compiaciuto –credo sia l’effetto del giorno dopo-
Mi massaggiai i glutei e bestemmiai su tutte le persone del mondo, specialmente al tizio davanti a me che stava ridendo come un pazzo.
-Maledetto…- spruzzavo fiamme dagli occhi.
Ma lui era troppo impegnato a decidere cosa mettersi per rispondere alle mie bestemmie.
Mi alzai tipo vecchia di novant’anni con l’artrosi e andai vicino a lui, dopodiché presi un pantalone nero, camicia rossa e borsalino.
-Ottima scelta- fece l’ok con la mano.
Cercai con il suo aiuto di vestirmi, faceva un male tremendo però alla fine ci riuscii. Sbuffai.
-Che c’è?- chiese.
-Sta sera viene Lisa e domani Siria… te lo dico da adesso: morirò presto!- affermai arrabbiata.
-Tranquilla, ti farò sopravvivere io- disse soddisfatto.
Roteai gli occhi –oh che grande aiuto! Vai dal tuo chick…- lo mandai via con le mani.
-Ah… sei gelosa allora!-
-Lo sapevo! Voi uomini siete tutti così! Appena una donna dice qualcosa, “uh è gelosa!”, ma va là… dico di andare dal tuo pulcino perché credo sia il suo soprannome, o mi sbaglio?-
Non rispose.
-Allora vieni a mangiare con noi sta sera?- domandò cambiando discorso.
-Ma nemmeno se mi uccidono! Ti ho detto che i camerieri non ti porteranno altro cibo!- mi sistemai la camicia.
-È meglio che vada adesso- si alzò.
-Sì, è meglio… cerco di combinare qualcosa-
Venne da me, io lo guardai stranita –che cosa vuoi?-
-Il bacio del buongiorno- facemmo “naso, naso”.
-Non. Ci. Penso. Nemmeno.- risposi scandendo.
Si allontanò quasi arrabbiato –sei acida, eppure non capisco come fai a cambiare umore in così poco tempo, forse la notte dovrebbe durare più del giorno…- sbatté la porta dietro di se.
Litigavamo come una vera coppia sposata, che odio!
Erano circa le otto del mattino e andai da Liz, che stranamente ancora dormiva. Dovevamo preparare l’albero per l’arrivo di Michael. Bussai alla porta della sua camera da letto.
-Liz, ci sei?-
Dopo poco mi aprì.
-Oh tesoro, vieni, dobbiamo cominciare e cerchiamo di finire per l’arrivo di Michael- mi mise la mano sulla spalla.
-Sono pronta!-
Mentre allestivamo l’albero, Liz cominciò a parlarmi.
-Sai… questo è il primo Natale di Michael…- guardò nello scatolo degli addobbi.
-Davvero? Nemmeno io ho mai festeggiato il Natale, non avevamo abbastanza soldi e… quando le mie amiche mi invitavano dicevo sempre di no…- attaccai una colomba all’albero.
-E perché mai?- mi guardò.
-Perché quando andavo e vedevo tutte quelle persone che scherzavano, giocavano e si divertivano, era così bello e io non sopportavo il fatto che quando tornavo a casa era tutto così buio e vuoto… triste-
Lei lasciò stare ciò che stava facendo e si avvicinò a me –magari la tua storia non ha un inizio tanto felice, ma non è questo a renderti ciò che sei, è il resto della tua storia, chi tu scegli di essere-
Rividi la mia brutta storia in un minuto, tutto ciò che avevo fatto, gli errori, le decisioni, l’amore…
Ma quale amore? L’amore di Michael, se si poteva chiamare così. Anche se non lo volevo ammettere alla fine lo ero diventata, l’amante. Beh anche se… di solito l’amante sostituisce l’amore della moglie.
Chissà se un giorno avrebbe avuto un lieto fine.
Allestivo l’albero e quando finimmo anche di mettere i regali ero pronta ad andarmene, ma Liz mi fermò.
-Dove credi di andare?-
-Io veramente… dovevo finire un lavoro- dissi indicando la porta.
-Ma manca la parte più importante dell’albero sai?- sorrise.
-Cosa?-
-Ma come… la stella- rise.
Io la seguii con lo sguardo, prese una sedia e ci salì.
-Vuoi farlo tu?-
Disapprovai con la testa –no, fa pure-
Sotto le luci del lampadario quella stella di cristallo brillava e rifletteva i suoi mille colori, me ne andai senza proferire parola, in silenzio, a pensare.

Michael arrivò il pomeriggio, ma nemmeno mi guardò, andò subito a dormire e non gli chiesi nemmeno perché… sapevo che mi avrebbe risposto male o il classico “Nulla, sono solo stanco”, faceva sempre così e odiavo saperlo perché mi sembrava tanto da mogliettina; io non ero mai stata attenta ai particolari delle persone, ma questo… questo sì, lo trovavo un particolare importante, che improvvisamente non era più un particolare, solo una cosa fondamentale.
Neverland era meravigliosa! Quella sera le stelle erano scese in terra e si erano posate sulla casa di Jackson. Cavolo se era straordinario! Non lo dimenticai mai.
Michael si svegliò la sera, o meglio… fu svegliato da Liz, che tranquillamente andò a bussare alla sua camera da letto con il suo tenero cagnolino, intanto c’era un tizio con la telecamera che stava filmando il tutto, odiavo le telecamere e le luci, avevo sempre vissuto all’oscuro, senza essere nessuno e mi andava bene così. Mi nascosi dietro il cameramen tutto il tempo.
Risi come un’idiota quando aprii tutti quei regali, che alla fine erano tutti Super Soaker, lei che si lamentava perché la stavano fotografando senza trucco, mi divertii come una matta.
Però nel bel mezzo di festeggiamenti lui andò a piangere in bagno, allora seppi che era un Testimone di Geova quando era agli inizi del successo, infatti Michael era una persona molto spirituale, diceva sempre che era grazie a Dio che aveva avuto il dono del canto e che lui era solo un tramite per fare quel giusto poco per aiutare le persone. Infondo era solo un umano.
Tutti insieme appassionatamente, beh… eravamo tre di noi e sinceramente non sentii tanto quella nostalgia, allora chi era all’oscuro del mondo e chi era super famoso avevano qualcosa in comune: la solitudine. La cosa poteva sembrare strana, eppure era così secondo me.
Poi arrivò la sera, non c’era Lisa e ne fui felice; Liz era stanca e andò a dormire, mentre io e Michael rimanemmo da soli, lui giocava tranquillo con la carta da regali e io a girarmi i pollici, rimanevamo in silenzio, nessuno si azzardava a parlare.
Ruppi il ghiaccio –come mai Lisa non è qui?-
-Lisa... non è potuta venire, arriverà domani- guardava in basso.
-Fammi capire, c’è qualcosa che non va?- incrociai le braccia.
Inclinò la testa. Ci avevo azzeccato (come al solito del resto).
-Non voglio parlartene- mi guardò adirato.
-Come desideri- feci spallucce.
-Tuttavia…- si aggiustò il colletto della maglia –ti andrebbe di venire insieme a me a quella famosa uscita, visto che non c’è Lisa? Sai, non mi va di andare senza un’accompagnatrice-
-Trovati un’altra- feci per alzarmi.
-Ti prego!- chiuse gli occhi.
Sospirai –come vuoi, ma come devo vestirmi?-
-A questo non ci devi pensare tu- sorrise –ti aiuteranno alcune ragazze-
Se ne andò lasciandomi interdetta; ma quali ragazze? Almeno sapevano dov’era la mia stanza?
Mi sembrava tutto così strano, non avevo mai visto Michael in quel modo, il suo sorriso era scomparso; ma di sorrisi falsi io me ne intendevo.
Andai in stanza anch’io, mi sedetti sul letto e all’improvviso due ragazze entrarono nella mia stanza e senza dire una parola mi alzarono e cominciarono a spogliarmi.
-Ehi un momento! Ma chi siete, che volete?! Non mi piacciono né le sorprese e né le cose misteriose!- le guardai.
-Mi scusi signorina, ma il signor Jackson ci ha detto che non dovevamo dare… spiegazioni- disse la prima ragazza.
Strano, non era da Michael. O forse si?
-Sono io che devo vestirmi non il signor Jackson… come vi chiamate?-
-Io mi chiamo Celina- disse la seconda ragazza.
-E io mi chiamo Ginevra- commentò l’altra.
-Io mi chiamo Elizabeth e adesso possiamo procedere- misi le mani ai fianchi.
Mi spogliai mentre le due mi raccontavano la loro vita, adoravo socializzare con le persone, spesso potevi vedere alcune cose da altri punti di vista.
Alla fine andai davanti allo specchio e vidi quasi una nuova me; ero truccata molto bene, con un rossetto rosso fuoco, i miei capelli erano legati a mo' di “cipolla” come ero solita dire io, solo molto più perfetta con qualche ricciolo che scendeva sul viso.
Il mio vestito invece sembrava uscito da una delle tante favole che avevo letto…
Era di un verde chiaro, molto leggero. Aveva lo scollo a cuore che s’incrociava dietro la schiena che lasciava quasi completamente scoperta, veniva definito da una cintura dorata molto spessa sotto il seno, poi scendeva morbido e sembrava uno di quei vestiti grechi che si portavano in era antica, solo che aveva uno spacco molto profondo che percorreva quasi tutta la gamba. Mi avevano dato anche una borsa, che avevano chiamato “pochette”, beige che si abbinava alle scarpe, semplici ma con un tacco di dieci centimetri. Infine mi spruzzarono un profumo buonissimo, che aveva una fragranza particolare, orchidea! Mi ricordava Michael…
-Complimenti Elizabeth- le avevo costrette a chiamarmi per nome –sei molto bella, sembri una principessa- mi davano del tu.
-Diciamo che era questa l’idea, devo affiancare il Re del Pop- risi.
Andai alle scale, vidi Michael vestito molto elegantemente che guardava il suo orologio da polso. Si voltò.
Spalancò la bocca –Elizabeth sei… bellissima-
All’improvviso arrivò Liz che disse che era venuta per vedere apposta me.
-Buon Dio, ma che creatura meravigliosa che sei… e tu- si rivolse a Michael –sei un bellissimo raggio di sole con questo stupendo sorriso che hai, siete così una bella coppia!-
-Grazie di cuore Liz- disse lui, mentre io mi limitai a sorriderle.
Mi porse il braccio che accettai volentieri e sorrisi.
Entrammo in limousine.
-Sei molto elegante Michael, ti sta davvero bene questo vestito-
-Oh ricevere un complimento da te non è così facile- rise e io lo seguii –ah dimenticavo…-
Tirò fuori dal taschino una scatola, molto bella, era vellutata e a forma di cuore; la aprì e vidi quell’anello stupendo, con uno smeraldo gigante incastonato dentro e tanti piccoli brillanti attorno.
-Mettitelo, sai dovrai essere la mia ragazza per questa sera- me lo infilò al dito e poi mi guardò, io arrossii e chinai la testa –a meno che tu non voglia esserlo per davvero…- arrossì anche lui.
-Questo credo sia meglio… lasciarlo a Lisa, ne sarà molto felice quando glielo darai, sta sera faremo l’eccezione-
Lui si fece serio immediatamente e non osò guardarmi in faccia per tutto il viaggio, io non avrei mai voluto rifiutare, ma Lisa era la sua ragazza e quell’anello era giusto che lo avesse lei.
Arrivati lui scese, poi mi aprì la porta da perfetto gentiluomo, mi prese la mano e mi aiutò a scendere, dopo mi mise sottobraccio e andammo nel ristorante.
Appena entrammo tutti ci applaudirono e guardare tutta quella gente ebbi un improvvisa voglia di tornare a casa. Lo dimostrai quanto tentavo di frenarlo e lui come risposta mi strinse forte per darmi sicurezza.
-Michael-
-Va tutto bene Elizabeth- rispose freddo.
-Ma che ti succede?- sussurrai.
-Possiamo parlarne dopo per favore?- mi rimproverò.
Scendemmo le scale e partimmo con i saluti.
-Roberto- sorrise.
Gli strinse la mano –Michael ci hai fatto una bella sorpresa-
-È un piacere essere qui con voi- incurvò le labbra.
-E chi è questa meraviglia della natura?- mi baciò la mano.
Risi –mi chiamo Elizabeth, voi siete…-
-Roberto Cavalli, ho creato molti vestiti di Michael- si vantò.
-Ah… allora siete voi che mi avete complicato il lavoro in lavanderia- ridemmo.
-Se avrei saputo che una così bella ragazza si rovina le mani in quel modo…-
-Non si preoccupi, sopravvivrò- assottigliai gli occhi.
Si avvicinò una donna, non era giovane come me, ma era molto bella ed elegante.
-Lei è mia moglie Eva Maria, seconda classificata a miss universo-
-Chissà perché ci tieni tanto a dirlo… comunque sono Eva per gli amici- sorrise e allargò le braccia –Michael, che bello vederti! E lei è la tua dama?-
-Sì, la mia Elizabeth- mi strinse la mano, non me lo sarei mai aspettata in quel momento.
-Vieni con me, ti porto a conoscere un po’ di persone… te la rubo per qualche minuto tesoro, scommetto che diventeremo ottime amiche!-
Pov Michael
-Complimenti Michael, è splendida- sussurrò all’orecchio.
-Grazie Roberto- sorrisi.
-Quanti anni ha?-
-18-
Rimase stupefatto –è così giovane?-
-Ci conosciamo da più di un anno, credo di essermi innamorato-
-Ma sei sicuro che non sia...-
-Ne sono sicuro, lei è… è diversa, io non ho… mai visto una donna come lei, mi ha colpito dal primo momento che l’ho vista e non è stato facile conquistarla, mi ci è voluto un anno e scusa se è poco-
-Mi sembra tanto bella quanto letale, attento Michael-
Risi –farò attenzione- e lui rise insieme a me.
Pov Elizabeth
-Frank- salutò un uomo un po’ grassoccio, basso e con un grosso sigaro spento in bocca.
-Eva!- rise a squarcia gola.
Quel tipo mi sembrava assai simpatico.
-Ma quando la smetterai di tenere quel maledetto sigaro?- sbuffò.
-Quando morirò, anzi, lo terrò anche all’inferno- ridemmo –allora, chi mi presenti?-
-La ragazza di Michael-
Sorrise –ah, il mio amico ha avuto una fortuna incredibile! Piacere mi chiamo Frank Di Leo, vecchio manager di Michael… da rottamare ormai!- rise mettendosi una mano sul grosso pancione che si ritrovava.
-Elizabeth- gli strinsi la mano.
-Stretta ferrea, mi piace-
Sorrisi.
-Adesso andiamo, a più tardi- accennò a un saluto con la mano e via, come due frecce.
La donna più dolce che conobbi quella sera ero io. Sembravano tutte delle serpi velenose, ecco perché Lisa doveva andare quella sera, sarebbe stata in ottima compagnia con le sue coetanee.
Tornai da Michael sfinita. Avevo girato tutta la sala e conosciuto quasi tutte le persone che erano lì e poi con quei tacchi… le altre ci erano abituate, per questo gli riusciva così facile, ma io no!
-Posso portarti in braccio se vuoi- rise.
-Magari, sarebbe l’ideale… e non ridere! Questi tacchi mi uccidono…- mi mantenni alla sua spalla per aggiustarli, poi agitai la mano per il dolore.
-Vieni, andiamoci a sedere- allungò la mano, io sorrisi e l’afferrai.
Pensavo fosse un tavolo per due, invece dovevamo mangiare tutti insieme appassionatamente.
C’erano tipo dieci forchette accanto ad ogni lato del piatto, il cibo arrivava a razioni minuscole e non mangiai quasi niente, mi sembrava tutto così schifosamente trattato, seppi che il caviale erano uova di pesce conservate sotto sale… ma scherziamo? L’unico animaletto che avevo avuto in tutta la mia vita era un pesciolino che avevo pescato io stessa e in quel momento mi sembrò di starlo per mangiare…
Nel frattempo parlavano e io ero persa nei miei pensieri, mentre guardavo il vuoto del mio piatto mi interruppero.
-Elizabeth non hai mangiato quasi niente, va tutto bene?- domandò Eva.
-Tutto bene, stavo solo pensando- risposi.
-A cosa?- chiese curiosa.
-Oh, niente di importante-
-Raccontaci un po’ della tua vita, sono curiosa- se ne uscì Sharon, un’altra super modella uscita da chissà dove.
-Non è di certo piena di successi come la vostra, niente di speciale fidatevi-
-Se la nostra vita è piena di successi come dici tu… allora per una volta ci piacerebbe sentire come vivono le persone diverse da noi, a volte diventa noioso avere tutto questo lusso ogni santo giorno…- disse Roberto.
Guardai Michael, lui sorrise.
Decisi di fare il riassunto del riassunto, del riassunto, del riassunto della mia vita –diciamo che vivevo all’ordine del giorno, nella povertà, beh adesso lavoro grazie a Michael, ma prima… dovevo lanciarmi all’avventura per sopravvivere e come andava, andava- spiegai menefreghista.
-E a te piaceva quest’esistenza priva di radici?- chiese Sharon.
-In un certo senso sì, era difficile sopravvivere, ma svegliarti ogni giorno non sapendo che cosa ti aspetta è inquietante e allo stesso tempo fantastico, perché è un’avventura! Sono sempre stata un’amante del rischio- li stupii.
-Sei stata fortunata ad incontrare Michael- disse Roberto.
-La mia vita è stata una completa botta di culo- scoppiarono a ridere.
-Eh beh, la vita è una partita giocata con la Dea della fortuna…- Frank nel frattempo era diventato rosso per tutto il vino che aveva bevuto.
-Ah e quando inizia con le frasi da Shakespeare, stai sicura che è ubriaco- rise Eva.
-La notte è giovane!- gridò Frank che accese il suo sigaro.
-È  arrivata l’ora delle nuvolette di fumo…- mi sussurrò Michael all’orecchio –ti va di andare?-
-Non vedevo l’ora… sto morendo di fame!- misi una mano sullo stomaco.
-Visto? Te l’avevo detto che qui si muore di fame…- ridemmo.
Ci alzammo dalle sedie.
-Signori, con il vostro permesso io andrei- disse Michael.
-Di già? Avremmo voluto restare ancora un po’ in tua compagnia- lo pregò Sharon, con quella sua voce da oca squillante.
-Anch’io, ma domani mi aspetta una lunga giornata, ci saranno di sicuro altre occasioni-
Salutammo tutti con baci e abbracci, e si complimentarono con me per la simpatia (probabilmente non avevano mai sorriso… non contando quelli finti) e velocemente uscimmo dal locale.
Michael mi prese in braccio e mi baciò la guancia –comoda?-
-Comodissima, guai a te se cado e non fare scherzi!- lo rimproverai.
-Sissignora, al suo servizio signora!- gli feci la linguaccia e ridendo entrammo in limousine, dove mi addormentai tra le braccia di Michael.
Fui risvegliata da un buonissimo odore, la prima cosa che vidi era il buio del cielo, voleva dire che era ancora sera e io avevo ancora quel vestito, i tacchi erano spariti insieme all’acconciatura, poi mi girai verso Michael, che stava addentando qualcosa…
-Ma che…?-
Mormorò qualcosa.
-Ah? Cosa…?- feci una smorfia.
Lui ingoiò –crostata con marmellata di fragole-
-Ah…- mi girai.
-Vuoi?- avvicinò quella tentazione alla mia pericolosa bocca, con un morso la addentai intera lasciandolo sconvolto.
-Ehi! Non intendevo la mia!-
Masticai, alzai un dito in segno d’attesa e poi ingoiai –è colpa tua, avevo fame…-
-Non ti bastano tutte le caramelle che divori ogni giorno? Lasciamene almeno una… ingorda!- sorrise.
Lo fissai –leva quelle delizie da là e io non le mangerò più… o almeno spostale, hai dieci ettari di…-
-Undici…- fischiettò subito dopo.
Risi –perfezionista… ti odio- mi abbracciò.
-Sì… che saranno mai diecimila metri quadrati in più! E comunque mia cara Elizabeth… li hai stregati alla cena-
-Stregare è il mio mestiere- dissi orgogliosa.
Rise.
-Michael… prima eri arrabbiato con me vero?- chiesi titubante.
-Non preoccuparti, non era niente- abbozzò un sorriso. Gli abbozzi non erano da lui.
-Voglio saperlo- insistetti.
-Ti arrabbieresti se te lo dicessi…-
Roteai gli occhi –non lo farò-
Sospirò –ok… allora… quando io ti avevo offerto l’anello beh… io volevo farti la proposta, ma… non ce l’ho fatta, lo sai come sono e io… ho provato a dirtelo in modo indiretto, sperando che tu capissi…- abbassò lo sguardo.
Fui delusa –che… che significa proposta indiretta?! Non esiste la proposta indiretta… come avrei potuto capire…- mi alzai e andai vicino alla finestra.
-Avevi detto che non ti saresti arrabbiata- il suo tono si raffreddò.
-Non te l’ho promesso-
Sbuffò.
-Michael non essere stupido! Ti sei arrabbiato per nulla! A volte sai essere peggio di un bambino!- gridai.
Lo sentii alzarsi e un brivido percorse tutta la schiena.
-Credevo che tu mi amassi per questo- sussurrò.
Tremai –quando arriva Lisa?-
-Smettila di pensare a lei, Elizabeth!- diede un pugno al freddo marmo.
-Dimmelo!- urlai con la voce rotta dalle lacrime.
-Domani mattina-
-Allora sarà meglio che non mi veda qui…- scesero le lacrime. Incrociai per un secondo i suoi occhi severi e poi afferrai il tessuto del vestito per cominciare a correre. Scesi rapidamente le scale e andai fuori, lontano.
E il pensiero che il giorno dopo sarebbe arrivata Siria mi terrorizzava, avrebbe cominciato con le sue domande e io non ce la facevo, non sopportavo le domande, la mia testa era già abbastanza affollata.
Ma decisi di sopportare…
“E sopportiamo, e ancora, e ancora…”

The show must go on.


*Angolo autrice*

Cari lettori eccomi ancora qua dopo un leggero ritardo, comunque devo dirvi che per i prossimi quindici giorni non ci sarò perchè parto e non potrò aggiornare non avendo la connessione internet, comunque mi mancherete molto per tutto questo tempo e spero almeno di riuscire a recensire le vostre storie dal cellulare se il tempo e il denaro lo permetteranno..
Vorrei ringraziare ancora i lettori che recensiscono la mia storia, e anche le persone che l'hanno messa tra le seguite, le preferite o le ricordate, grazie di cuore carissimi perchè senza di voi questa storia non avrebbe motivo di andare avanti! Spero che il capitolo vi piaccia e per la parte del dottore... ricordate l'inizio della storia?
I love you and God bless you!

SJ
  
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