Ringrazio coloro che hanno recensito il capitolo scorso ovvero:
Vegeta4ever; folg_89; Rory_Kaulitz; Angelo Azzurro; Juu_nana; Anim Skywalker; ka93; Pepesale.
In una recensione ricevuta mi è stato comunicato che la mia storia stà
diventanto pesante da leggere ... la cosa mi e dispiaciuta molto perché
non volevo ciò. In ogni capitolo ogni pezzo serio l'ho sempre intervallato
con uno più leggero (nello scorso ad esempio il pezzo di Bulma non era
alleggerito dalla baruffa tra Goku/Chichi e Vegeta?) in tal caso è ovvio
che non posso scrivere sempre e solo stupidaggini perché altrimenti mi
metterei a fare una fic dememziale ... Forse ho utilizzato troppo spesso giri
di parole ma c'è una cosa che mi ha lasciato il male più grande:
se era una cosa che si notava da parecchio, perché nessuno mi ha detto
niente al momento giusto? Se avessi saputo avrei alleggerito facendo meno fatica
e sicuramente ottenendo un risultato migliore.
Le recensioni servono anche per dare consigli (come questo) quindi non abbiate
timore di crearmi dei dispiaceri: se è per aiutarmi a scrivere meglio
tutto è ben acetto ma preferirei che fosse detto anche subito.
Vi lascio al capito sperando che vi piaccia anche se è quello che è. Domani (02-09) è il compleanno mio e di mia sorella Bea (che nel sito ora è sotto il nome di "LostieBosti_") ... Pretendiamo gli auguri U.U ............ XD
Un bacio a tutti e grazie per il continuo sostegno.
scImMIA
CAPITOLO 70
- LEZIONE DI VOLO -
Mentre Chichi era alla Capsule Corporation, a casa Son il momento era alquanto
di stallo direi: Goten zompettava da una parte all'altra della casa, io rimanevo
seduto sul divano ad aspettare chissà cosa mentre anche Gohan aspettava
qualcosa (o qualcuno) mentre osservava al di là della finestra del piccolo
soggiorno.
Il Son più piccolo all'improvviso, ma comunque dopo aver marchiato l'intera
casa con le improntine dei piedi, si buttò a peso morto sul divano dove
stavo rischiando di colpirmi con le gambe. Ficcò con prepotenza la testa
con i capelli scompigliati in mezzo ai cuscini dello schienale e sbuffò
un paio do volte « Fratellone io mi annoio! ».
Gohan, che sembrava poco interessato al fratellino, gli disse semplicemente
di trovarsi un qualche svago purché non arrecasse danni alla casa già
sporca perché in seguito, quando la madre avrebbe visto quel purpurrì
di orrori sotto il suo tetto, avrebbe sgridato maggiormente il primogenito del
secondo poiché stava al primo tenere maggiormente d'occhio il più
piccolo. Goten però continuò a lagnarsi e nel mentre osservavo
le sue gambette che si muovevano agitate perché guidate da un senso di
scocciatura tremendo: niente è peggio della noia secondo me.
Poi, di colpo, come un fulmine a ciel sereno, mi balenò in mente un'idea
che poteva essere sfruttata per fare passare un po' il tempo. Mi voltai verso
il mio "quasi" coetaneo e riuscii ad attirare la sua attenzione con
un richiamo « Stai aspettando quella ragazza vero? ». Gohan perse
immediatamente quell'aria seria che l'aveva caratterizzato per tutto il tempo
in cui era rimasto ad osservare il paesaggio in attesa che intravedesse il fantomatico
elicottero giallo e iniziò a sorridere impacciato mentre con una mano
si grattava la nuca ... azione vista già parecchie volte « Beh,
sì. Videl deve venire per le lezioni di volo che le devo impartire. Te
ne avevo parlato no? ».
Annuii ricordando perfettamente ciò che mi aveva detto un po' di tempo
prima. Voltai lo sguardo verso Goten che era ancora posizionato come uno struzzo
sopra a quel divano ed afferrai con una mano la sua caviglia sinistra. Tirai
un poco il braccio facendo in modo che la testa imbucata uscisse allo scoperto
dopodiché lo lasciai libero. Il bimbetto mi osservò stranito ma
ancora poggiato a peso morto su di quel supporto chiaro e morbidoso ...
« Hei Goten ... » iniziai con un sorriso sul volto « ... Visto
che Gohan starà con Videl perché le deve insegnare a volare, ti
andrebbe che ti insegnassi io la tecnica del volo? ».
Il bimbo si mise seduto non staccandomi gli occhi di dosso mentre la bocca aperta
sembrava una perfetta pista d'atterraggio per i piccoli insetti. Passarono pochi
istanti nei quali le piccole labbra si piegarono in un largo sorriso, i pugni
si chiusero ermeticamente mentre la piccola ma già potente aura sayan
iniziava già a scatenarsi in quell'esserino « SI'! Voglio imparare!
» gridò all'improvviso spinto da una forza irrefrenabile: saltò
in piedi sul divano e alzò il pugno chiuso destro verso il cielo come
in segno di vittoria mentre gli occhi assumevano la forma ad archetto che vedevo
perennemente sugli occhi di nonna. Il bimbo saltò poi giù iniziando
poi ad esultare e a saltellare attorno al fratello come se questo non fosse
stato altro che un totem da adorazione. Gohan osservò perplesso il fratellino
che ogni secondo gridava "Imparerò a volare"/"Saprò
volare anch'io" e soltanto quando il piccolo cambiò area di salto
mi espose il suo leggero disappunto: « Goten è un bambino difficile
da gestire sai? Non se ne stà fermo un secondo ... Sei sicuro di volergli
fare da maestro Trunks? ».
Mi alzai in piedi e mi stirai le braccia tirandole appena verso l'alto «
Non ti preoccupare, so quello che faccio e poi sarà anche un modo per
conoscerlo meglio ».
Il moro alto posò le mani ai fianchi e si voltò completamente
verso di me « Guarda che mentre faccio da insegnante a Videl potrei aiutare
anche Goten ... »
« Sì, e io rimango impalato come un baccalà ... »
replicai infine non capendo il perché delle preoccupazioni del Son nei
miei confronti anche se, alla lunga, mi apparivano come mera diffidenza nei
miei modi di fare « ... Non ti preoccupare e fammi almeno provare ...
».
Gohan annuì « D'accordo, ma perché ci tieni tanto? »
disse poi voltandosi a guardare il fratellino che correva come un matto attorno
alla tavola aspettando che le lezioni iniziassero.
Sorrisi dicendo all'amico la curiosità che mi era venuta alla mente dal
primo istante in cui avevo visto il piccolo Goten « Se a quest'ora fossi
nato avrei poco più della sua età ... E sento che saremmo stati
due amici inseparabili ... ».
Goten, dopo il millesimo giro molto probabilmente,
mi si avvicinò e mi si aggrappò alla camicia che, grazie ad un
singolo strattone, venne completamente tirata fuori dai pantaloni e si strappò
anche un pochino. Osservai il danno ma non ci diedi peso, il bimbo si scusò
abbastanza frettolosamente (poiché pensava ad altro) mentre Gohan mi
guardava con una faccia che diceva da sola "Te l'avevo detto".
« E' uno strappo grosso? ... » mi chiese il Son maggiore sperando
vivamente il contrario « ... Se vuoi quando torna chiedo alla mamma se
te la può aggiustare ».
« Non ti preoccupare sai, non è successo nulla di grave »
disse tranquillo poiché, sinceramente, degli abiti firmati o meno me
ne è sempre importato molto poco e lo stesso vale ancora tutt'oggi.
Gohan si allontanò indirizzandosi verso le scale che avrebbero portato
alle loro stanze « Però non puoi allenare Goten vestito così,
ti presterò una delle mie tute da combattimento ... ».
Prima che potesse salire il quarto scalino riuscii a fermarlo « Guarda
che non ce né bisogno, ne ho una con me, devo solo andarla a prendere
in macchina ». A dire la verità la mia era paura pura: paura che
mi rifilasse la sua divisa da Great Sayaman che aveva in più ...
Il fratello di Goten scese un paio di scalini con le sopracciglia corrucciare
e poi, poiché assorto in una profonda e improvvisa meditazione, incrociò
le braccia al petto « Macchina? ».
« Massì, l'auto nera con cui sono venuto, quella di cui ti ho dato
le chiavi ... » mi voltai verso Goten che mi guardava stranito: «
Io non ho visto nessuna macchina a parte la nostra ... ».
Che mi stessi sbagliando? Impossibile ...
Gohan incominciò a ridere ricordando finalmente « Hahh, quella
macchina ... Sì-sì, adesso ricordo ».
L'espressione del mio volto tornò nuovamente rilassata e istintivamente
posai una mano sul petto, all'altezza del cuore « Fiuu, bene, allora dammi
le chiavi dai » dissi poi allungando il palmo della stessa mano destra
in sua direzione.
Il moro rise ancora sempre più impacciato « Non le ho se devo essere
sincero ... »
« COSA?! E dove sono?! » urlai quasi.
« Penso che siano rimaste attaccate alla macchina ... ».
« Va bene, d'accordo ... » mormorai poi passandomi una mano in mezzo
ai capelli come se grazie a quel gesto potesse riacquistare tutta la mia calma
di sempre « ... Dov'è la macchina? ».
Gohan fece il segno del pollice e si indicò con esso alle spalle mentre
con i piedi rimaneva ancora fisso sullo stesso scalino « E' sul retro,
vicino all'albero ... ». Annuii e mi indirizzai verso la porta d'uscita.
Stranamente i due fratelli mi seguirono a ruota: Gohan non sò perché,
Goten perché era curioso come un gatto ...
Calpestai l'erba fresca attorno a casa Son fino ad intravedere l'albero e la
macchina ... per poco non caddi a terra per il collasso emozionale: il cofano
era completamente sfondato e in ogni luogo c'erano botte e graffi, il parabrezza
era a pezzi e sopra i sedili gli scoiattoli sembravano averci già fatto
la loro casetta e in più la macchina non era proprio a fianco dell'enorme
tronco, diciamo che vi era quasi perfettamente nel centro dal gran che era accartocciata
su sé stessa ...
Senza parole osservavo quello scenario mentre un Gohan terrorizzato dalle mie
possibili azioni future a causa di quello spettacolo, mi si avvicinò
quatto-quatto e mi posò una mano sulla spalla come per infondermi forza
« Scusa, ma papà ha insistito tanto per provarla ... ». Quelle
parole mi bastarono per comprendere ogni cosa.
Le chiavi che cercavo si erano incastrate a mi ci vollero parecchi minuti per
disincastrarle da dov'erano mentre nel frattanto Gohan camminava da una parte
all'altra del giardino in attesa di Videl mentre Goten ogni tanto saltava senza
un motivo vero e proprio e solo in un secondo momento capii che in realtà
stava cercando di catturare delle farfalle ... in ogni caso nessuno dei due
mi dava una mano, bella roba! Quando riuscii nel mio intento, ovvero dopo molto
e dopo aver procurato altrettanti strappi alla camicia anche se non per colpa
del bambino, mi misi seduto sullo schienale posteriore e con un gesto aprii
la piccola scatolotta nera che serviva per attivare o disattivare l'antifurto.
Dall'interno estrassi una piccolissima chiave che poi, dopo aver reclinato lo
schienale su cui sedevo, infilai in una piccola serratura che entrava all'interno
del telaio dell'auto, in una parte che stava a metà tra i seggiolini
e il portabagagli. Solo allora Gohan parve nuovamente interessato alla mia macchina
... « Cos'è? ».
Senza scostare gli occhi su di quello che stavo facendo risposi al mio amico
« E' uno scompartimento segreto che ho fatto per le capsule particolari,
tra le quali quella che contiene la macchina del tempo ... ». Aprii lo
sportellino nero e da esso ne estrassi la piccola scatola bianca e azzurra delle
capsule. Saltai fuori dalla vettura e iniziai a scrutare l'interno della valigetta
in miniatura.
« Non è pericoloso tenere lì dentro la macchina del tempo?
Cioè, se l'auto và in fiamme la macchina si distruggerà
con essa ... ».
Estrassi la capsula segnata da un bordino verde e la lanciai a terra dopo aver
attivato il solito meccanismo di esplosione « No, questa valigetta è
fatta di un materiale indistruttibile. Il problema incombe se per caso qualcuno
ruba l'auto con le cose dentro ... » mormorai con gli occhi socchiusi
facendogli capire che non avrebbe dovuto lasciare le chiavi attaccate alla macchina
« ... Anche se poi qualcuno trovasse la macchina accadrebbe un bel macello,
non credi? ».
Gohan annuì e parve un po' dispiaciuto « Non ti preoccupare Gohan,
d'ora in poi le terrò vicine » mi abbassai verso la serie di valigie
che erano apparse in mezzo al prato e ne aprii una di un rosso amaranto. Vedendo
che il contenuto era quello che cercavo afferrai le cose che mi servivano e
mi rialzai in piedi dopo aver ripristinato tutto al livello di capsula.
Uscii dal caldo bagno e mi indirizzai verso
il salotto, luogo dove avevo abbandonato un'intrepidante Goten e un Gohan che
attendeva impaziente la sua "bella" anche se non lo avrebbe mai ammesso
nemmeno a se stesso. Appena scesi l'ultimo scalino il piccolo bimbo tornò
ad assalirmi con la sua insistenza e a spintonarmi per farmi uscire dalla porta.
Gohan osservò la mia divisa: una tuta di un color turchese scuro accompagnato
da delle polsiere ed una cintura di un cadmio arancio (il nome di questo colore
lo sono dovuto andare a vedere però U.U), ai piedi indossavo i miei vecchi
scarponcini, quelli che avevo utilizzato per combattere tutte le mie battaglie
... Il Son rimase silenzioso quando Goten mi trascinò oltre la soglia
con la porta scura.
« Dai, dai, andiamo! » strepitò il monello dopo essersi staccato
da me.
« Arrivo, non scappo mica ... » mi voltai verso Gohan che nel frattempo
era anch'egli uscito dalla casa e si era poggiato allo stipite della porta con
la schiena e si teneva le braccia l'una nell'altra « ... Gohan, tu che
fai? ».
Il Son sorrise vedendo l'eccitazione del fratellino « Io rimango quì
finché Videl non arriva. Voi trovatevi un posto tranquillo dove iniziare
a fare pratica ». Feci un cenno affermativo con il capo e mi rivoltai
verso il piccolo « Goten, guidami tu verso un posto adatto ».
« SI'! » il bimbo scattò in avanti a grande velocità
aprendo le braccia come se fosse stato un aereo. Mi voltai indietro un'ultima
volta per salutare Gohan dopodiché inseguii l'altro prima che lo potessi
perdere di vista.
Non era faticoso seguire il piccoletto anche
se spesse volte, nel tentativo di farmi rallentare o comunque mettermi in difficoltà,
si addentrava all'interno di piccoli boschetti nei quali i piccoli arbusti potevano
intralciare la corsa. All'uscita di proprio uno di questi lo raggiunsi riuscendo
a rimanere al suo fianco ... Goten voltò il viso verso destra facendo
incontrare il suo sguardo con il mio e sorrise raggiante « Il mio fratellone
mi aveva detto che eri forte! Ma sei anche velocissimo! ».
« Heh, grazie! Ma anche tu sei davvero uno schizzo, non me lo aspettavo
sai? » dissi al bimbo pienamente convinto e lui, in risposta, riuscì
ad aumentare ancora il sorriso.
Dopo un paio di minuti trovammo un posto tranquillo, l'ideale per una lezione
in santa pace, e pertanto ci fermammo. Mi portai davanti al piccolo che mi osservava
silenzioso, in attesa di imparare per diventare più forte.
Incrociai le braccia al petto e con un soffio verso l'alto spostai un dispettoso
ciuffo di capelli che mi andava sugli occhi « Allora, per prima cosa mi
piacerebbe sapere perché ne Goku ne Gohan ti abbiano insegnato a volare
».
Il piccolo si grattò la testa con una mano dopodiché iniziò
ad intrecciare le dita tra loro « Il mio papà diceva tempo fa che
ero troppo piccolo per imparare il volo e che mi sarei dovuto allenare maggiormente
con la forza dell'aura ... » iniziò Goten con lo sguardo basso
come se ci tenesse a vedere le proprie scarpe « ... Io mi sono allenato
da solo perché Gohan era a scuola e papà era sempre in giro ma
dopo nessuno mi ha mai insegnato ... ».
Sorrisi tra me e me pensando che alla fine Goku non lo faceva apposta a sparire
chissà dove magari seguito da mio padre ... lo spirito sayan puro è
davvero particolare « Tranquillo, ci sono io anche per questo ».
Il piccolo alzò lo sguardo nuovamente pronto a raccogliere la sfida contro
se stesso ed annuì quando capì che stavo per ricominciare un nuovo
discorso « Allora, fammi vedere un po' qual è il tuo livello di
energia. Giusto per incominciare falla alzare un pochino, poi vedremo ».
« Sì » il piccolo si mise in meditazione, stinse i pugni
e concentrò le sue forze facendo aumentare sempre più l'aura e
facendola brillare attorno a sè. Attesi qualche istante ma vedendo che
la forza aumentava gli porsi una domanda che mi frullava da un po' « Goten,
qual è la tua forza massima? La conosci? ».
Il piccolo tornò ancora silente ma dopo un mio nuovo appello mi rispose
un poco titubante « Beh, papà e Gohan non lo sanno ma mi posso
trasformare in Super Sayan come loro ... ».
« Eh? Davvero? ... » ero sbalordito come non mai « ... E perché
non lo sanno? » gli chiesi non capendo il perché di quel mistero.
Goten fece calare le sue energie inaspettatamente « Mia mamma mi ha visto
ma mi ha implorato di non dirlo a Gohan e soprattutto a papà, ha detto
che se lui lo avesse saputo io sarei diventato la sua nuova arma ... »
« Arma? Spiegati meglio »
Il bimbo alzò gli occhi e piegò la testa da un lato « Nel
senso che mi avrebbe allenato per poi mandarmi su di un campo a combattere un
giorno rischiando la vita, come è successo anni fa con Gohan ... ».
Scrollai un poco la testa da un lato e mi abbassai al suo capezzale «
Chichi si preoccupa tanto ma non è colpa di Goku se i nemici pullulano.
Io penso che sia meglio allenarsi per essere pronti per dare una mano nel caso
ci fosse bisogno ».
« Sì » la testolina dai capelli buffi si mosse dall'alto
verso il basso e io mi rialzai in piedi.
« Ok, la trasformazione la vediamo dopo che avrai imparato il volo così
sarà più divertente confrontarsi ... » iniziai mettendo
una pulce nell'orecchio del bambino « ... Hai la minima idea di come si
possa spiccare in volo? ».
« No, nessuna a dire la verità » disse spiccio il bimbo senza
nemmeno pensarci un istante.
« Non ti ho chiesto a caso di aumentare la tua energia spirituale ...
pensaci un attimo ... » lo ammonii per nulla arrabbiato.
Goten si portò il dito indice della mano destra al mento e fece almeno
finta di riflettere poiché la risposta era già stata data «
Hemm ... Si usa l'energia spirituale? La forza che è dentro di noi? ».
« Esattamente ... » iniziai annuendo appena e mantenendo le braccia
incrociate « ... Adesso prova ad immaginare in che modo la potresti usare
».
Il bambino si accigliò e puntò i piedi a terra « Non lo
sò, perché non me lo dici te?! » mi disse con aria seccata,
come se l'interrogatorio perdurasse da anni ... In quell'attimo mi parve ancora
più un bambino e quindi non nascosi il mio disappunto riguardo il suo
atteggiamento: assottigliai anch'io gli occhi e feci per un attimo sparire il
mio sorriso « Sono quì per aiutarti, per insegnarti e quindi se
ti faccio una domanda non te la faccio per niente: mi piacerebbe che tu ci arrivassi
con la tua testa. Se incominci a ragionare sulle piccole cose, come questa,
ti verrà poi sempre più facile trovare le soluzioni per risolvere
problemi più grandi ... » Goten sembrò annichilirsi «
... Non voglio essere e nemmeno sembrarti cattivo o severo perché davvero,
non lo sono affatto. Se ti dicessi come fare, in quattro e quattrotto, si perderebbe
quella parte riguardante la scoperta, quell'emozione di riuscire da soli ...
Avanti adesso, prova a dirmi come si potrebbe utilizzare la propria energia
per librare in aria ».
Il piccolo bambino mi chiese scusa e abbassò gli occhi iniziando seriamente
ad impegnarsi ... Non era affatto il mio obiettivo essere cattivo con lui ma
ci tenevo che provasse con le proprie forze, così come anch'io, quando
Gohan era venuto a mancarmi, mi sono dovuto arrangiare per diventare più
forte. Ci tenevo fortemente che riuscisse da solo per sentirsi anche maggiormente
appagato quando avrebbe mostrato poi le sue abilità agli altri ... Di
certo Goku e Gohan sarebbero stati maggiormente felici.
Goten rialzò gli occhi ed osservò i miei « Io non lo so
... Dammi un aiuto Trunks ... » guardandolo notai che quelle palline scure
erano lucide. Sorrisi capendo che avevo chiesto tanto « D'accordo, ti
do un'aiutino: se devi spiccare un salto, dove concentri la forza? ».
Il bambino sbatté gli occhi un paio di volte dopodiché iniziò
a saltellare sul posto andando sempre più in alto. Non sapevo che dire
... « Hei, hei! Ma che fai? » gli chiesi poi interdetto.
Il piccolo si fermò e mi sorrise « La forza si concentra nelle
gambe. Forse si fa lo stesso anche per volare! » esultò poi stringendo
forte i pugni e alzandoli al cielo. Piegai la testa da un lato e continuai ad
osservarlo ancora un po' perplesso se devo essere sincero « Beh, è
esatto ... » iniziai per poi sciogliere le braccia tra loro ed avvicinarmi
di più al bambino « ... ma per volare devi concentrare lo spirito
in un punto preciso ... » con l'indice della mano sinistra indicai il
terreno e pertanto Goten tornò nuovamente a guardarsi le piccole scarpine
blu.
« Nei piedi? » chiese il sayan minore alzando poi i piedini ed osservandoli
da ogni singola angolazione non capendo che vi fosse di speciale.
Attirai la sua attenzione « Goten, guarda come faccio ». Concentrai
la mia aura nella pianta dei piedi e la feci aumentare un poco: l'erbetta attorno
iniziò a muoversi in un moto circolare, forte vicina a me ma poi sempre
minore andando verso l'esterno, come le increspature dell'acqua. Mentre Goten
mi osservava con attenzione mi sollevai di una decina di centimetri e rimasi
sospeso aumentando lo sprigionamento dell'aura rendendo maggiormente l'effetto
sull'erba. Dopo un minuto completo spensi di botto tutti i miei poteri ed atterrai
rigido a terra, incrociai nuovamente le braccia e mi sporsi in avanti, verso
lo scricciolo, con un sorriso soddisfatto sul volto « Allora, imparato
niente? ».
Goten annuì tre volte consecutivamente e si mise rigido come se fosse
stato un soldato aspettando un mio ordine che poi, come tale nel vero senso
della parola, non sarebbe mai arrivato « Non stare così rigido,
devi essere rilassato ... ». Presto detto presto fatto: le sue spalle
sembrarono sciogliersi quando le abbassò appena.
« Ora inizia a concentrare le tue forze ma non esagerare, l'avrai sentito
anche tu quanto poco basti per sollevarsi ... » feci un passo indietro
per lasciare al bambino un po' più di spazio per lasciarlo fare.
Goten chiuse maggiormente i pugni ed abbassò gli occhi facendo apparire
sul volto uno sguardo da vero guerriero ...
Attesi pazientemente ma nulla sembrava arrivare. Eppure esteriormente il piccolo
sembrava concentrarsi ...
Attesi ancora del tempo, reclinai addirittura la testa da una parte. Stavo per
chiedere spiegazioni quando uno strano suono mi spiegò l'intera faccenda
...
PROT
Sgranai gli occhi « GOTEN! »
Il bimbo iniziò a ridere come un matto e a grattarsi la nuca energicamente
« Scusa, mi scappava ... ».
Scoppiai a ridere anch'io e per poco non mi trattenni la pancia con le mani
« Ma dai, e ti sembra il momento di fare le puzzette?! ... » poi
intrasentii il risultato di quell'azione all'altezza del mio naso e iniziai
a farmi aria con entrambi le mani « ... WOAH! Ma che hai sganciato?! Puzzetta
è troppo riduttivo, credimi! ». Il bambino continuò a ridere
come un matto, felice che non fossi arrabbiato con lui per quella piccola distrazione.
Alcuni minuti più tardi Goten trovò la concentrazione giusta e
iniziò a scatenarla come e dove doveva: pian piano l'erba iniziò
a piegarsi e le piccole gittate di vento si allontanavano andando poi a sparire
lontane perdendo tutto il loro effetto. Strabiliante: al primo tentativo riuscì
a sollevarsi di almeno mezzo metro!
Preso dall'emozione il piccolo iniziò a dimenarsi in cielo ricordando
vagamente un nuotatore dilettante e rideva, rideva come un matto. Rimasi a fissarlo
mentre con azioni rocambolesche cercava di svolazzarmi attorno eseguendo però
una rotta zigzagante tutt'altro che sicura e infatti quando mi fu nuovamente
sotto gli occhi, dopo un giro completo di campo, gli gridai all'improvviso contro
un versaccio e lui, sconcentrato dal mio attacco a sorpresa, cadde a terra come
una pera matura sbattendo il mento.
Si portò le mani alla parte lesa e la massaggiò accuratamente
« Hai ... Ma perché lo hai fatto scusa? ».
Mi piegai con le ginocchia e posai le mani su di esse « L'ho fatto apposta
».
Goten si alzò in piedi osservandomi da un'altezza che in quel momento
era al pari della mia e si poggiò una mano sulla nuca « E perché?
».
Alzai la mano destra e con l'indice pungolai una volta il petto del bambino
« Se eri davvero concentrato non saresti mai caduto ... » spiegai
semplicemente e in modo che mi capisse a pieno « ... Piano piano riuscirai
a svolazzare senza nemmeno pensarci ma all'inizio devi prestare maggiore attenzione
a quello che fai: prova ad immaginare se ti avessi attaccato al posto dell'urlo
... Non saresti riuscito ad evitarlo ».
Goten abbassò il braccio « Sì, hai ragione ». Rimasi
abbassato e lo invitai a riprovare.
Trascorse un'ora da quel momento e istante dopo
istante il piccolino diventava sempre più bravo ed io, dandolo a vedere
apertamente essendo diverso da mio padre, ero davvero orgoglioso dei suoi progressi:
creava piroette complesse, tagliava le nuvole come se fossero state di burro
e realizzava delle ampie ruote, il tutto alla giusta concentrazione.
« GOTEN ... » lo chiamai da lontano attirando il suo sguardo che,
dopo una rullata in cielo, si posò su di me che ero ancora a terra «
... PROVIAMO A FARE UN PICCOLO ESERCIZIO? » gli chiesi sapendo che avrebbe
accettato (cosa che infatti fu).
Alzai i palmi delle mani verso il ragazzino e concentrai in essi le mie energie
facendole brillare come se fossero state due piccole stelle lucenti. Dieci piccole
sfere si formarono sulle punte delle dita e Goten iniziò ad osservarmi
perplesso forse però capendo cosa avevo per la testa ... « SCHIVA
OGNI COLPO CHE PUOI! TE LI MANDERO' A VELOCITA' CRESCENTE E MI RACCOMANDO, NON
CONTRATTACCARE SE NON TI SENTI IN GRADO! ». Urlai con forza mentre le
piccole onde si iniziarono a staccare dal loro punto di partenza per poi schizzare
verso il loro obiettivo: il piccolo sayan iniziò a muoversi da una parte
all'altra del cielo sempre più velocemente schivando ogni colpo con un'agilità
che andava di pari passo con la mia velocità.
Volendo metterlo alla prova iniziai addirittura a creare dei colpi ad effetto
ma il piccolino era in gamba per davvero e anche quelli venivano schivati (anche
se con minore facilità se devo essere sincero).
Dopo tempo, svariato tempo, una piccola onda lo colpì e il piccolo iniziò
a subire. Non volevo essere cattivo, tantomeno crudele, ma volevo insegnargli
qualcosa e pertanto continuai a colpirlo senza perderlo un secondo ed incitandolo
a liberarsi da quell'ingarbuglio « AVANTI GOTEN! REAGISCI IN QUALCHE MODO,
NON SUBIRE! ».
Le piccole braccia vennero messe davanti al volto e le ondine andarono ad infrangersi
su quel tessuto blu che le ricoprivano interamente. Goten concentrò le
sue forze e le fece esplodere attorno a sé facendo di conseguenza schizzare
lontani tutti i miei colpi che gli erano addosso e che lo stavano raggiungendo:
i capelli biondi rizzi verso l'alto e gli occhi cerulei segnalavano la sua trasformazione
in super sayan.
Mi fermai sorridendogli come mio solito e mormorai tra un me e me un "Fantastico
...". Alzai una mano e gli feci cenno di discendere. Goten arrivò
in un attimo e mi si fermò davanti con ancora la trasformazione attiva
che però non riusciva a cancellare il suo aspetto bambinesco e perciò
rimasi felicemente sorpreso per lui « Sei davvero bravo ... Non me la
aspettavo tutta questa potenza sai? ».
Il bimbo mi sorrise raggiante mostrandomi bene tutti i denti bianchi mentre
si portava entrambe le mani dietro la nuca.
Voltai la testa verso sinistra, in una direzione precisa e rimasi fisso su di
quel punto pochi secondi prima di tornare a vedere negli occhi il piccoletto
« Sento che Gohan è nei paraggi e quindi penso che Videl sia arrivata
da un po' ... Sei per caso stanco Goten? ». Il bimbo scosse la testa da
una parte all'altra e affermò che invece aveva ancora energie da vendere.
« Molto bene ... » iniziai poggiando le mani ai fianchi «
... Vuoi provare a fare un po' di lotta con me? ».
« Certo! » esclamò Goten entusiasta prima di fare un balzo
indietro e mettersi in una posa da combattimento nella quale uno dei due pugni
rimaneva davanti al petto mentre l'altro era posto in avanti, verso di me. Rimasi
immobile sul posto lasciando le braccia lungo il corpo « Avanti, sono
pronto, attaccami quando vuoi » dissi poi in direzione del piccolo per
invogliarlo ad iniziare lo scontro.
Goten scattò in avanti e cercò di colpirmi con un diretto che
però andò a vuoto poiché io, facendomi per tempo da parte,
riuscii a schivarlo. Mentre mi era ancora dinanzi alla mia figura alzai una
mano verso l'alto e lo colpii in piena schiena. Goten stramazzò a terra
ma appena toccò il suolo fece due salti all'indietro per tornarmi distante.
Urlò a pieni polmoni facendo aumentare ancora l'energia e scattò
nuovamente verso di me: alzai la mano destra ponendola di taglio davanti al
mio volto e prima che il sayan mi raggiungesse lo colpii in pieno volto con
un sonoro ceffone. Goten cadde ancora e rotolò su sé stesso un
paio di volte prima di rialzarsi. Il piccolo sbuffò ma non si diede per
vinto: saltò in alto, molto in alto, e si mise in picchiata come un proiettile
per colpirmi con la sua testa dura. Prevedendo ancora una volta le sue mosse
feci per tempo un passo indietro e appena la sua testa si trovò all'altezza
delle mie spalle lo colpii con violenza alla nuca con un pugno secco e deciso.
Il piccolo cadde ancora sbattendo forte il naso e perdendo la trasformazione.
Si rialzò un po' fiacco con una gocciolina di sangue che gli colava dal
nasino. Tirò sù mentre incrociavo serio le braccia « Usa
la testa quando combatti. Non credere che la forza bruta possa funzionare sempre
». Mi guardò perplesso negli occhi e da lì capii che voleva
conoscere un'altro mezzo per riuscire nel combattimento, proseguii « Tu
sei piccolo Goten, piccolo ma allo stesso tempo con un grandissimo potenziale
... » i suoi occhietti scuri sembrarono riempirsi di orgoglio «
... Però, nonostante questo, non sei in grado di sostenere un combattimento
contro un avversario più forte di te perché sei inesperto: prima
sono riuscito a colpirti due volte consecutivamente con una mano. Chiunque,
anche solo dopo il primo attacco, avrebbe capito che non era il caso di tentare
un'ulteriore attacco frontale e avrebbe reagito diversamente. Per escogitare
queste cose bisogna usare la testa ... ».
Goten abbassò gli occhi mortificato credendo che io fossi deluso di lui
ma appena mi accorsi di ciò mi abbassai al suo capezzale e gli afferrai
entrambe le spalle con le mani. Le strinsi appena e lo obbligai a guardarmi
negli occhi « Cosa c'è? ».
Il piccolo si pulì il naso con una delle maniche blu e rimase triste
in volto « Mi hai detto che sono stupido ... ».
Spalancai gli occhi e d'istinto strinsi ancora di più le mani «
Non ho mai detto nulla di simile! Levatelo dalla testa! ... » il piccolo
finalmente mi guardò negli occhi « ... Non è colpa tua se
sei poco esperto, se non hai avuto la possibilità di esercitarti con
qualcuno che ti potesse insegnare. Io sono quì per questo Goten, per
aiutarti, per farti diventare più forte ... Non sei affatto stupido,
ti manca soltanto quell'esperienza che ti aiuta a gestire la situazione e a
variare le azioni in base a chi ti ritrovi davanti come nemico, e questa la
raccimolerai con il tempo, piano piano ... » il piccolo si passò
ancora una mano sotto al naso per asciugarsi un'altra goccia di sangue che prepotentemente
gli fuoriusciva dal nasino « ... Le domande che ti facevo prima sul volo
non erano altro se non gli stessi e identici interrogativi che un guerriero
si deve porre durante il combattimento sai? "Come faccio per - ?"
... Il mio era soltanto un metodo per fare in modo che domande simili ti si
pongano in mentre per tempo durante gli scontri ma non richiedevo che tu le
riuscissi a mettere in pratica al 100% per poi sconfiggermi. A parte il fatto
che non ne sei ancora in grado e poi che figura ci farei con mio padre se mi
facessi sconfiggere? » terminai sorridente scatenando anche in Goten un
senso di maggiore leggerezza.
Mi alzai in piedi staccandogli le mani di dosso ed allontanandomi di un passo
« Torniamo un attimo a casa così ti sistemi il naso, non ti puoi
pulire ogni cinque secondi ... » ammisi vedendo che il bimbo si strofinava
con il medesimo pezzo di stoffa « ... e beviamo anche un sorso d'acqua
già che ci siamo. Poi dopo facciamo altro esercizio ».
« Sì » disse il bimbo accettando e scattando come una saetta
in mezzo alla boscaglia.
« HEI! ... » urlai per fermare la sua corsa. Goten si bloccò
all'improvviso e si voltò a guardarmi non capendo che avesse fatto di
male quella volta. Mi avvicinai svelto a lui « ... Hai imparato adesso,
torniamo a casa volando » gli dissi tranquillo.
Il bimbetto annuì sollevato e dopo un istante io e lui eravamo di ritorno
verso la piccola casa Son.
Con calma sorvolammo le lande verdi che costituivano
la conformazione dei monti Paoz: io, davanti al piccolo Goten, volavo piano
per permettere al mio amico di stare al passo con la mia velocità anche
se, di tanto in tanto, era proprio quello scricciolo ad andare più spiccio
pensando di essere già un fenomeno. Aveva ancora tanto da imparare e
soltanto quel poco tempo a disposizione mi avrebbe concesso di insegnargli tutto
ciò che poteva essergli d’aiuto. Quando arrivammo la signora Chichi
era già in casa a lavare le stoviglie ma, per non farla preoccupare inutilmente,
entrai io nell'abitazione a recuperare ciò che dovevo lasciando il bambino
all'esterno assieme ad una piccola nuvola d'oro che era rimasta parcheggiata
da una parte a riposare ... nelle ultime ore aveva fatto parecchi viaggi.
All'esterno aiutai Goten ad infilarsi un piccolo tampone nella giusta narice
e mi bevvi un sorso d'acqua dopo aver poggiato le mie labbra al collo di una
bottiglia di vetro.
Il destino volle che in quell'attimo facessero ritorno a casa anche il resto
della famiglia: Gohan accompagnato da una Videl affaticata e Goku affiancato
da mio padre che aveva un'aria tutt'altro che tranquilla.
Mi alzai in piedi e andai incontro a loro « Ciao! Dove eravate? »
porsi quella domanda generica a tutti e quattro ma fu Gohan il primo a rispondere
« Io e Videl ... » iniziò indicando la ragazza che si era
seduta a terra vicino al fratellino Son « ... eravamo poco lontano a fare
lezione. Ci siamo dovuti fermare perché non ce la faceva più ».
« Procede tutto bene? »
« A meraviglia secondo me: Videl non è in grado di utilizzare la
sua aura e quindi prima di insegnargli il volo le ho dovuto spiegare come utilizzare
le proprie forze. In poco tempo ha già capito come funziona il meccanismo
anche se dovrà fare pratica ... » terminò infine sorridente,
felice per la sua cara amica.
Mi voltai verso un'altro personaggio « Papà, voi che facevate?
» chiesi facendo finta di non vedere le divise dei due guerrieri ridotte
a brandelli. Vegeta digrignò i denti furioso come non mai spaventando
persino la povera ragazza che, a detta di Gohan, era coraggiosa e spavalda come
un leone « Tzk! Io e Kaharoth ci dovevamo sfidare seriamente e invece
lui alla fine si è messo a fare i giochi con la mia Camera Gravitazionale
ignorandomi quasi completamente!! » urlò indicando con entrambe
le mani un Goku spaesato, con la testa altrove.
Il Son però, anche quella volta, ignorò mio padre venendomi incontro
« Urca Trunks! Hai costruito una camera stupefacente! Me ne fai una anche
a me? ».
« FOSSE MATTO!! » sbraitò papà a pieni polmoni in
faccia al Son poiché messosi proprio in mezzo a noi due.
« Calma papà ... » dissi nel tentativo di fare tranquillizzare
Vegeta, cosa che non ebbe il minimo effetto comunque « ... Ma perché
eravate là dentro? Con tutto lo spazio che c'è quì fuori
... ».
« Kaharoth ha insistito per trovare un posto sicuro in cui non ci poteva
essere nessuno. Abbiamo sorvolato quasi mezzo mondo e alla fine l'ho trascinato
nella stanza così che potessimo incominciare il nostro scontro! »
mi rispose Vegeta stringendo i pugni con forza.
« Ah, e chi ha vinto? » chiesi con una curiosità pazzesca
mentre anche i figli di Goku ascoltavano con attenzione.
Mio padre sbuffò e trasformò il suo volto in una e vera smorfia
di seccatura « Umpf, alla fine non ha fatto altro che giocherellare con
i guerrieri oscuri e a fare girare le palle ... Mai una volta che faccia le
cose seriamente, tipico di una terza classe » terminò poi andandosi
a poggiare con la schiena contro la parete della piccola casa.
« Sempre scorbutico ... » si lagnò Goku prima di vedere da
una parte la nuvoletta Kinton e sedervici sopra come se fosse stata una comune
panchetta da giardino pubblico.
Fissai con interesse quella massa dorata e pertanto mi avvicinai ad essa. Goku
mi osservò e comprese il mio interesse « Questa nuvolina ce l'ho
da tanti anni e mi ha accompagnato in tante avventure. Una delle sue particolarità
è che può portare su di sé solo le persone dal cuore puro
».
Alzai le sopracciglia sorpreso « Solo quelle dal cuore puro?! ... »
guardando capii che il Son era una di quelle poiché la nuvola lo teneva
perfettamente sospeso per aria. L'eroe passato della terra scese dal supporto
con un balzo « Avanti, prova a salire ».
« Io? Ma ne è sicuro? »
« Ma certamente! » mi disse Goku dopodiché mi spinse sopra
alla nuvola con una sonora pacca sulla spalla. Poggiai i piedi su Kinton e rimasi
immobile mentre questa iniziava a sollevarsi in alto staccandosi da terra fino
a mezzo metro d'altezza. Sorrisi come un bambino e sentendomi gli occhi addosso
esultai « Non ci posso credere! Papà, guarda! ». Vegeta mi
osservava stranito. Mi si avvicinò e si sollevò in aria sotto
gli occhi increduli di Videl che stava iniziando a non capire tra che razza
di gente si trovasse.
« Avanti, scendi subito » mi ordinò papà serio. Non
replicai e con un salto fui a terra. Da "laggiù" vidi Vegeta
poggiare i piedi sulla nuvola e rimanervi ...
Il piccolo Goten saltò in piedi improvvisamente « Vegeta ha il
cuore puro?! Incredibile ... ».
Una risata sprezzante riecheggiò per l'intera valle « Certo! Il
mio cuore è intriso di pura malvagità ... ».
« Papà ... » mio padre l'aveva data a bere solo al piccolino
e alla ragazza « ... non volare, sennò non ha senso ».
Vegeta spense la sua azione di galleggiamento ed atterrò di peso a terra
... per poco non scoppiai a ridere vedendolo con la nuvola all'altezza della
cintola che pareva fargli da adorabile gonnella da tutù ...
« Tzk! Smettetela allora con queste stupidaggini! » disse poi papà
tornando dov'era in precedenza con le gote lievemente arrossate. Sorrisi teneramente.
Senza volerlo forse, mio padre stava cambiando ...
« Hei Gohan ... » mormorò Videl al ragazzo « ... parteciperai poi al torneo oppure no? ».
... Continua ...