Frammenti della luna
nuova
[3#
Il funerale di una camelia]
*L'uomo si differenzia dal resto della natura
soprattutto per una viscida gelatina di menzogne che lo avvolge e lo protegge.
[H. Hesse]
Stanotte
non ci sarà la luna.
-Entra pure, Ino-chan.- soffiò dalla pipa
d’avorio.
La fanciulla non si scomodò nei convenevoli di rito.
–Vuoi mangiare da solo, Madara?-
-Voglio pranzare con te.- fece
segno di avvicinarsi attraverso il tavolino imbandito.
La bionda
chiuse la porta dietro di se, e fece per accomodarsi.
-No.- la
fermò con un gesto secco, che sibilò sul kimono pesante. –Voglio che stai in
piedi.-
Lanciò un respiro forte.
-Togliti la cinta,
ma resta con il kimono slacciato.-
Le mani curatissime
furono
lente,
stavolta, nel compiere l’operazione.
Madara afferrò un pezzo di
gamberetto, cacciandoselo in bocca. –Ed ora, danza.-
Respirò
forte. Con la voce simulò una nenia, su cui ritmare i suoi movimenti; e girò,
creò cerchi ed archi con braccia e gambe, sgusciava come un serpente nell’odore
di chiuso della camera, sinuosa, librando in quel cielo oscuro. Era cosciente
che un movimento avrebbe alzato il kimono dal suo corpo, lasciandolo in balia
degli occhi di Madara, pochi istanti per tornare al suo posto:
e
decise di calare le palpebre per ignorare gli sguardi insistenti e divoratori,
non vedere il desiderio pulsare sotto la sua pelle,
non incontrare la sua viscida faccia
soddisfatta.
Non sentiva niente, si affidava totalmente al canto
della sua voce.
Ma l’incantesimo si
ruppe.
Un
dolore sordo le bruciò sulla gola, e si portò una mano su quel punto; cadde
all’indietro.
Riaprì gli occhi, guardandosi la mano. Una rosa purpurea era nata sulla sua
pelle.
Alzò
lo sguardo verso lo shogun. Imbracciava una katana sporca di
rosso.
-…
Madara, che cosa volevi…!- bloccò la sua ira nel vedersi l’arma puntata
contro.
-Tu mi hai tradito, Ino-chan. Io lo so.- i suoi occhi si
fecero più rossi del sangue.
Da quanto non li
rivedeva?
-… di che diavolo parli?!-
-Sei sporca,
Ino-chan..-
La fanciulla si tamponò la ferita sul collo,
superficiale ma dolorosa.
–Tu vuoi uccidermi, forse?!-
ringhiò.
-Posso farlo.- alzò la lama fino al suo mento. –Ma non
c’è gusto, se non hai paura.-
Non abbassò la testa, lasciandogli
passare la punta della katana sul suo corpo,
il collo ferito,
l’incavo dei suoi seni, il ventre, l’ombelico. Strinse forte i
denti,
non umiliandosi alle sue minacce.
-Ma posso
anche perdonarti.- ritirò l’arma, rinfoderandola nell’elsa.
Ino
sputò per terra. –Non te l’ho chiesto io: puoi anche
uccidermi.-
-Lo so.- si inginocchiò, avvicinandosi ed afferrandole
il mento. –Ma non sarebbe
anche stavolta come un suicidio?- lo
shogun rise di gusto.
Si divincolò dalla sua presa. –Io non ho
fatto nulla, Madara.-
Di colpo, divenne serio. –Vattene.- sibilò
minaccioso.
*A volte mi alzo all'alba e persino la mia anima è
umida. [P. Neruda]
Le
lame si incrociavano, schizzando frammenti di raggi solari.
L’aria
del primo pomeriggio intontiva le palpebre.
-Sei migliorato,
Sasuke-kun.- mormorò il fratello infliggendogli un colpo
che,
senza la sua armatura, sarebbe stato
mortale.
-Meglio di quel che tu creda, Itachi-san.- mormorò lo
shinobi, attendendo;
il fratello lasciò andare la katana, ferito
ad una mano.
-… kami.- esclamò, guardandolo con un
sorriso.
-Siete stati magnifici!- un tredicenne corse verso di
loro, applaudendo entusiasta.
–Itachi-san!
Sasuke-san!-
Il maggiore lo fermò poggiandogli una mano sulla
fronte, che gli oscurò parte della vista.
-Invece di perder tempo,
cuginetto, che ne dici di portare le nostre armi dal fabbro?-
gli
passò le due katane. –Hanno bisogno di una revisione.-
-… Kami!!
Sì sì, ci penso io!- il ragazzo afferrò con delicatezza i due oggetti,
correndo ad obbedire al suo comando.
Itachi levò
una risata. –Quel ragazzino è un baka!-
-Anche noi eravamo come
Obito-kohai.- ammise l’altro, sedendosi su una roccia.
Il fratello
si avvicinò, ombreggiandolo. –Sasuke-kun.- si fece serio.
Alzò lo
sguardo su di lui.
-Stai scherzando con il fuoco. Prima o poi
scoppierà uno scandalo.-
-Nani?-
-Ino-san.- schioccò
la lingua sul palato. –Dicono che si sia sporcata.-
Sasuke
non risposte, distogliendo lo sguardo da lui.
-Sospettano di me,
per il commento che feci quel giorno a pranzo: ma ho un alibi di
ferro,
sono stato a letto con molte cortigiane.-
Lo
shinobi si alzò in piedi. –Io non negherò la mia colpa.-
Itachi
gli poggiò una mano sulla spalla. –Madara-sama vi
ucciderà.-
*Riconosco che una parte di me è morta stanotte. [D.
H. Lawrence]
Per
una volta, il suo corpo non subì l’umiliazione
della nudità. Si
coprì tutta, persino il capo dorato, ed un
mantello avrebbe
nascosto la sua pelle di giada.
La candela guizzava nella sua
stanza, accompagnando i preparativi.
Afferrò pochi oggetti, quel
ritratto, la katana; nascoste tutto sotto il mantello.
Strisciò
nei corridoi proteggendosi con l’oscurità,
fu silenziosa, arrivò
ad una porta secondaria.
La scelse per necessità: dava sul cortile
di fronte alla finestra di Madara.
Non gli sarebbe
sfuggita.
Ma
era quello che voleva: farsi prendere.
Scappare, sarebbe stato
impossibile.
Almeno, la sua ira si sarebbe avventata su di lei; e
Sasuke non ne verrà toccato.
Prese
un respiro, aprì la porta cigolante.
Era un suicidio; ma per salvare un’altra
vita.
Si
gettò nell’esterno, accompagnata da una notte senza luna.
Madara
fissò quella figura scappare via; tirò una corda.
Un minuto dopo,
tre ninja apparvero inchinati a lui.
-Uccidetela senza pietà; e
gettate le membra nel fiume.-
Fu glaciale.
*I più belli dei nostri giorni non li abbiamo ancora
vissuti. [N. Hikmet]
Scivolò
sulla melma; sentì i loro passi vicini.
Si liberò del mantello,
estrasse la katana dall’elsa; proseguì la fuga.
Respirava con
forza, violenza, si graffiava i polmoni; il sudore bagnava
le sue
carni, l’adrenalina le offuscava il cervello.
Un kunai giunse; si
infilzò nel polpaccio della gamba destra.
Cadde, in preda ad un
grido.
Si appoggiò al tronco per risalire.
Erano
dietro di lei.
Si voltò; si parò con la
katana.
Cigolio di lame che si frantumano l’un l’altra. Era brava,
ma quanto poteva resistere?
Venne disarmata; la mano pianse
sangue.
Si accasciò a terra, toccandosela.
Tremava.
Ingoiò l’amarezza. Non abbassò lo sguardo.
Non mi umilierò mai.
Fissò
la lama brillare d’argento per la luce delle stelle, il colpo stava per essere
dato;
ma qualcosa si bloccò. Due uomini caddero a terra, in un
lago di sangue.
Il terzo girò il capo sconcertato, fermando il
gesto confuso; la bionda
diede un calcio sull’inguine, facendolo
bestemmiare.
Vide una lama trafiggergli il petto. Cadde a
terra.
E la fanciulla
sorrise.
-Sasuke-kun…-
Lo shinobi si guardò intorno,
riponendo l’arma nella fondina.
-Tre ninja non possono nulla
contro un Anbu.-
Si inchinò verso di lei, esaminadole le ferite:
estrasse con forza e decisione
il kunai dalla gamba, e si stupì
del suo sopportare il dolore in silenzio.
-Perché tu qui? Avresti
potuto salvarti.- suonava come un rimprovero.
La fissò negli
occhi. –Se quel porcile lo chiami salvezza,
tornaci.-
Si lasciò prendere dalle sue forti braccia,
accoccolandosi sul suo petto.
-Ed ora?-
Il ragazzo
avanzò nella foresta scura, giungendo fino al fiume. –Si va
avanti.-
-Ma la tua guerra, Sasuke-kun?-
Attraversò
l’acqua cristallina. Le sorrise. –La vera guerra è in questo paese
marcio,
Ino-chan.- la strinse più forte. –E noi continueremo a
combattere.-
La vista di un villaggio in lontananza calmò i loro
cuori. C’è speranza.
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Che
dirvi… questa è la fine. Un finale aperto ma ben indirizzato su un lieto fine; a
voi, cari lettori, la scelta di come andranno le cose. Sasuke ed Ino avranno una
vita tranquilla? Troveranno riparo sotto uno shogun avversario di Madara?
Verranno ripresi da quest’ultimo? Vivranno, moriranno, avranno figli? Scrivetelo
voi, con la vostra fantasia, il continuo di questa storia… io mi fermo
qui.
Inutile negare che ultimamente la voglia di scrivere manca, e
l’ispirazione è di ben poco aiuto… ma credo mi farà bene staccarmi un po’ dalla
scrittura. Non dico di abbandonare: ma sicuramente non voglio più essere così
“assidua” nell’aggiornare e nel seguire il sito.
Voglio
ringraziare coloro che mi hanno lasciato un commento:
Mimi18: Koi, grazie davvero per le tue parole.
Ma la pigrizia, unita alla noia, mi travolge. Bah, devo cambiare aria, direi che
è ora. Ti ringrazio per tutto quello che hai fatto finora… sei stata soprattutto
tu a portarmi avanti. Grazie davvero; ti ritengo prima di tutto un ottima
persona, poi un ottima scrittrice, al pari.
Kaho_chan: Tessò, come ben sai sono amante
dell’angst; ma anche un animale che va in letargo d’estate, ho ritardi
spaventosi in molte storie, nonché sto piano piano sparendo dal sito. Che dirti,
oramai mi prende di scrivere solo storie complicate come questa, che spero
davvero arrivino al cuore. Ah, non scordare una cosa: tu sei uno dei miei
modelli. Chiaro? Ergo, voglio rivederti molto attiva con le
storie!
Bambi88: Ma grazie a te per i complimenti:
davvero, sono lusingata. Anche che questa storia ti sia piaciuta, nonostante
conosca i tuoi gusti: vuol dire molto per me, considerando anche che ti ammiro
molto come scrittrice. Spero di ispirarti per qualche bella ShikaTema del
genere… grazie ancora per i tuoi commenti!
Sono
molto soddisfatta di questa mini-longfiction: direi che, tra tutte le mie
longfiction, è quella che mi è venuta meglio. Sarà il contesto diverso, sarà che
in gioco ci sono soltanto Ino e gli Uchiha, che sono i miei personaggi
preferiti, sarà che ho potuto adottare un registro più alto… non so: ma questa
mi piace enormemente.
Un grazie agli utenti che hanno messo questo
mio lavoro tra i preferiti: Gia_93, Jojina e Mimi18 da cui, almeno i primi due,
mi piacerebbe ricevere un commento per sapere bene i loro
pareri.
Questa storia la dedico al mio forum. Perché, forse, è
l’unica cosa che mi prende ultimamente.
La vostra
Rael