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Autore: Maryleescence    16/07/2014    1 recensioni
[Tom Odell]
[Tom Odell][Tom Odell] Lavinia Marika Emberson, è un'avvincente cassiera di ventidue anni che sta per diventare la moglie di James Odell, il fratello di Tom Peter Odell, un famoso cantante britannico. La ragazza, si trasferisce nella lussuosa villa di campagna della famiglia Odell, per accogliere i primi ospiti. Proprio lì, Tom e Lavinia si conoscono per la prima volta e dal loro incontro nascerà un amore travolgente, passionale, ma soprattutto clandestino a un passo dalla cerimonia nuziale, riportando alla mente l'astio presente tra i due fratelli, poiché James era stato l'amante di Jane, l'ex fidanzata di Tom, all'epoca in cui stavano insieme. Ciò porterà alla gelosia sfrenata, ma soprattutto alla pazzia.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Cross-over | Avvertimenti: Triangolo
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Capitolo 19°: Perdono.
 
Tom.

 

Restavo accasciato su quel pavimento, mentre il sangue ancora sgorgava dal mio braccio, dove James mi aveva provocato una ferita profonda. Non solo su quell’arto brutalmente ferito, ma nuovamente sul mio cuore. Avevo già compreso le sue intenzioni: probabilmente voleva uccidermi.
E se avesse scoperto di me e Lavinia?” pensai.
Purtroppo non avevo tempo per restare a cercare un motivo, dovevo reagire affinché lui non mi ammazzasse. Mi alzai in piedi tremolante mentre sul suo viso comparve un sorriso malizioso, segno che lui provava piacere nel vedermi sconfitto e che non vedeva l’ora di darmi il colpo finale. Incominciò a sghignazzare, mentre stringeva forte il manico di quel coltello nella sua mano destra, ma soprattutto continuava a inalare forte l’aria nel naso, mentre i suoi occhi erano rossi.
Incominciai a capire.
Si era drogato.
Non avrei mai pensato che avesse ripreso le vecchie abitudini, dopo che i miei genitori l’avevano già trasferito in un centro di disintossicazione tempo fa probabilmente quando non era ancora insieme a Lavinia oppure in sua insaputa.
I nostri sguardi s’incrociarono, ma il mio a differenza del suo, appariva confuso e furioso. Non riconoscevo più quell’uomo che era davanti a me. Sembrava essere diventato un assassino che si nutriva delle paure degli altri, uccidendoli così solo per soddisfare parti di se che, represse, reclamavano la loro vittoria.
<< Perché mi fai questo? >> chiesi con voce rauca.
Lui lasciò cadere il coltello sul pavimento e si avventò su di me, buttandomi con la schiena contro il muro e afferrandomi dalla camicia ormai già impregnata di sangue.
<< Spero ti sia piaciuto portarti a letto Jane! >> rispose, spingendomi sempre di più verso il muro.
<< Jane?! Non è assolutamente vero! >>.
Riuscì a spingerlo, ma il risultato fu un dolore lancinante al braccio. Mi accasciai nuovamente mentre James, era scivolato sul mio sangue che era colato sul quel pavimento bianco.
Incominciò a strisciare su di esso per raggiungermi, poiché non riusciva neanche a reggersi sulle sue gambe. Mi faceva pena e sapevo che quello che faceva, era provocato dagli stupefacenti. Nonostante mi aveva fatto tutto quel male, stavo incominciando a capire cosa fosse davvero il perdono; Quel perdono che non ho mai voluto cedere proprio a lui.
Con un piede spostai il coltello che era a pochi passi dai sui affilati arti e in seguito m’inginocchiai davanti a lui, stringendogli le mani. Vidi il suo sguardo impaurito incrociare il mio e in seguito mi abbracciò forte.
<< Aiutami Tom… >> disse con voce flebile.
Ero in confusione, ma il mio istinto di familiarità mi portò ad aiutarlo poiché lui in ogni caso era mio fratello. In quel momento mi ricordai le parole che mi disse mia madre quando anni fa abbandonai questa casa per andarmene a Londra.
“Un giorno ti dovrai prendere cura di lui…”.
Quelle parole rimbombarono nella mia mente come echi sordi e assomigliavano per lo più a lame taglienti. Cercai di aiutarlo a rialzarsi, ma ogni volta quel dolore atroce stringeva ogni parte del mio corpo in una morsa mortale. In ogni caso sopportai quel forte male e aiutai mio fratello. Lo portai nella sua camera, gli tolsi i vestiti sporchi e lo lasciai dormire in quella camera che pareva quella degli orrori a giudicare dallo specchio rotto.
In seguito mi medicai il braccio, poiché se fossi andato all’ospedale, mi avrebbero fatto troppe domande e in quel momento non possedevo scuse appropriate.  Lavai, poi, ogni cosa intrisa del mio sangue, sperando di salvare la pelle proprio a quella persona che continuava a deludermi ogni giorno di più.
Finalmente mi misi a letto e pensieri strani incominciarono a insediarsi nella mia mente.
“Spero ti sia piaciuto portarti a letto Jane!” aveva detto nel suo momento di follia.
Per quale motivo sarei dovuto essere l’amante della mia ex fidanzata e non che sua stessa amante? Potrebbe ciò collegarsi alla morte della ragazza?
Jane si era suicidata buttandosi nel fiume, proprio dove io e Lavinia nella stessa notte ci eravamo baciati e avevamo dato sfogo alla nostra passione. Eppure noi non avevamo visto nessun movimento strano.
Nessuno si era gettato dalla ringhiera.
“E se James l’avesse uccisa?” pensai.
Queste erano le domande che mi facevano rotolare tra quelle coperte su cui si sentiva ancora il profumo della mia dolce amata, ma che in quel momento mi sembrò più aspro poiché forse ero vicino a una verità che non avrei mai dovuto sapere.

   
 
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