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Autore: Layla    18/07/2014    0 recensioni
Lui sta per sedersi a un tavolo quando la porta si apre violentemente e due rapinatori entrano nel locale puntando la pistola su di noi.
“Consegnaci l’incasso!”
Mi urlano, io corro al ricevitore di cassa, prelevo i soldi e schiaccio l’allarme, poi consegno tutto ai banditi che iniziano a far passare i clienti.
Arrivati a Tom lui si rifiuta di collaborare e tenta di disarmare uno di loro.
È questioni di attimi, il rapinatore – troppo teso ed eccitato, forse un eroinomane – perde il controllo e gli spara. L’altro impreca e lo trascina via, lasciando Tom steso a terra.
Dovrei aspettare l’ambulanza, ma i miei piedi si muovono da soli e con un unico movimento mi inginocchio accanto a lui e gli premo la mano dove è stato colpito.
Mi concentro e una leggera luce scaturisce dalla mia mano, fortunatamente nessuno lo nota e io continuo fino a quando non sento tutti i tessuti e gli organi tornare normali e la pallottola svanire completamente.
Genere: Generale, Romantico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mark Hoppus, Nuovo personaggio, Tom DeLonge, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Violenza
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Epilogo: vivere come un  vampiro.

 
Abituarsi a una vita che non la tua è dura.
All’ospedale è venuta a trovarmi l’unica parente ancora in vita di Jen: sua zia.
Non abbiamo parlato molto, ma so che è normale tra Jen e lei, ognuno tende a farsi la propria vita e a me va bene così. Non credo sopporterei l’affetto di un’ estranea, la paragonerei subito ai miei.
Ovviamente sono tornata a scuola, a San Diego, tutti mi hanno trattato affettuosamente solo perché ero sopravissuta a un incidente.
Io ho sempre risposto con un sorriso triste, in fondo era appena morta Karen Mendez, la migliore amica della tizia a cui ho rubato la vita.
Mi è toccato recitare un altro memorial, ho dovuto impegnarmi per apparire triste e scegliere parole commuoventi, questo non mi toccava.
Non sapevo che ragazza fosse Karen Mendez, in quanto a Jen era una ragazza normale, senza troppi grilli per la testa.
Odio come si veste, lentamente – per far abituare tutti al cambiamento – lei cambierà look e forse un po’ la personalità.
Tutti lo attribuiranno al suo incidente.
In quanto ai miei veri amici, li ho visti solo al mio funerale e ho dovuto far finta di non conoscere né loro né i miei. C’era solo mio padre, sembrava un vecchio.
Seppellire due figlie nel giro di pochi mesi non deve essere facile.
E i giorni passano.
Il ricordo dell’incidente svanisce lentamente, vado regolarmente a trovare la tomba di Karen di giorno e quella di Isabel di notte.
Cambio il look di Jen per renderlo più simile al mio.
È passato un mese, un sabato pomeriggio per la prima volta mi concedo di andare nella casa nel deserto, la trovo vuota.
Riprendo le mie sembianze e trovo una pietra nera con un bigliettino.
“Mettila nella macchina. Tuo fratello, il re, vuole parlarti.”
La grafia è quella di Keisha, io sospiro – avrei preferito vedere loro – e infilo la pietra esagonale nella pietra.
Immediatamente appare uno schermo e un ragazzo si precipita davanti: ha lunghi capelli blu,è pallido e mi somiglia molto. È mio fratello Hen.
“Ava!”
“Hen!”
“Come stai, piccolina?
Mi sembri tanto provata.”
“È appena morta mia sorella terrestre e ho dovuto abbandonare la mia vecchia identità per una nuova. Mi sento un vampiro.”
Lui sorride.
“Come vanno le cose sul pianeta?”
“Benissimo, avete distrutto i due rifugi dei nemici e ora regna la pace.”
“Sono contenta.”
“Stai ancora con Rath?”
Io scuoto la testa.
“No, con un terrestre mezzo alieno di nome Tom.”
“Un giorno me lo farai conoscere. Mi manchi, un giorno verrai a trovarmi?”
“Sì, mi piacerebbe.
I ricordi di te e dei  miei veri genitori sono così sbiaditi.”
“È perché sei un clone.”
Sospira sconsolato.
“Non sei proprio la vera Ava, ma meglio di niente. Il giorno in cui sei morta è stato molto triste per me e per tutti, ma è stata una morta onorevole, da vera guerriera.”
“C’è ben poco di quella persona in me.”
Lui mi guarda dritto negli occhi.
“C’è più di quanto tu creda, purtroppo c’è voluto un evento tragico per fartelo scoprire, non era così che doveva andare. Avrebbero dovuto essere Keisha e Joel…
Ma ormai…
Chi l’avrebbe detto che Joel fosse morto e noi tutti ingannati?”
“Credo nessuno, persino Keisha è stata ingannata.”
Continuiamo a parlare per un po’, poi ci salutiamo.
Io mi stendo sul divano pensierosa, poco dopo arrivano gli altri e io li saluto tutti calorosamente, soprattutto Tom a cui salto praticamente in braccio.
Mi è mancato un sacco.
“Tom!”
Lui mi stringe ancora di più.
“Chia!”
“Dio, quanto mi sei mancato! Le giornate senza di te e gli altri sono terribili, vivere la vita di un’altra è terribile.”
“Non vedo l’ora di potermi innamorare di Jen Jenkins.”
Io sorrido.
“Dopo la fine del liceo saremo ancora insieme.”
Un “Ehm, ehm!” imbarazzato ci fa staccare e io guardo gli altri.
“Scusate, ma sapete com’è, non lo vedo da tanto.”
Ci sediamo tutti intorno al divano, prendendo cibo dal frigo e da una credenza.
A quanto pare Keisha e David non si sono più lasciati dalla sera del ballo e formano coppia fissa, lei sembra parecchio presa perché parla di lui in termini entusiastici ed è rossa come un pomodoro.
“E così hai trovato l’amore, eh?”
“A quanto pare. Sono felicissima.”
“Anche io.”
Soprattutto perché sono seduta tra le gambe di Tom.
“E tu Johnny?”
“Io ho questa meravigliosa ragazza e ora che ti ho rivisto sto meglio. Non vedo l’ora che questo dannato anno scolastico finisca così possiamo ritrovarci come ai vecchi tempi.”
“E tu Mark?”
“Lavoro come un dannato a San Diego, provo con i blink.. La solita routine.
Tua sorella mi manca da morire.”
“Anche a me.”
“Non so se riuscirò a innamorarmi ancora di una ragazza dopo di lei.”
Io non dico nulla, non so cosa dire davanti al suo dolore profondo.
“Cosa ti ha detto il re?”
Mi chiede Keisha per cambiare argomento.
“Niente di particolare, a quanto pare abbiamo eliminato tutti i nemici qui sulla terra e vorrebbe vedermi un giorno.”
“Questo significa andare su un pianeta alieno!”
“Sì, esattamente.”
“Posso venire anche io?”
Tom fa una faccia da cucciolo che fa ridere tutti, compreso Mark.
“Certo! In realtà vorrei che veniste tutti.”
“Sììì!”
Tom  alza le braccia in aria, come se stesse sollevando un trofeo, è stupido?
Sì, ma lo amo lo stesso!

 
Due mesi dopo la vita di Jen Jenkins o meglio la mia è cambiata.
Lentamente si è messa a frequentare gli skater della scuola, i perdenti e ha cambiato look un passo alla volta. Qualcuno si picchietta l’indice sulle tempie quando mi vede, come a indicare che sono impazzita.
No, non sono impazzita. Sto cercando di conciliare me stessa e Jennifer e non è facile, io e lei abbiamo personalità molto diverse.
Con la scusa dell’avere iniziato a frequentare gli skater qualche sera vado al Soma e fingo di fare amicizia con Mark, Tom e gli altri.
Questo è il lato positivo.
Il lato negativo è che qualcuno si è preso una cotta per me: Pete, uno del gruppo.
Un giorno tenta di baciarmi, io gli rifilo una sberla, lui mi guarda ferito.
“Posso sapere perché?”
“C’è un altro che mi interessa.”
“Potrei sapere chi è?”
No, non potrebbe, ma glielo dico lo stesso.
“Tom DeLonge, quello skater che abbiamo incontrato al Soma.”
“Ma è uno sfigato e poi cambia un ragazza al giorno.”
Io lancio a Pete uno sguardo di fuoco e lo attacco al muro.
“Non dire mai più una cosa del genere su Tom!”
Lui rimane leggermente scioccato, ma poi decide di lasciar perdere e di essermi solo amico, forse teme che lo picchi.
Quando lo racconto a Tom lui si rabbuia e fa scrocchiare le nocche.
“Uhm, questo ragazzino merita una lezione.”
“L’ho già sistemato io e sarebbe strano se tu impicciassi così, come se mi conoscessi.”
Lui si imbroncia.
“Fantastico, non posso nemmeno tenere gli altri lontani dalla mia ragazza ora.”
“Tra poco potrai. Tra poco finirò questo dannato anno di liceo e potremo tornare insieme.”
Dico per blandirlo.
“Sì, ammesso che qualcuno non ti abbia già rubata da me.”
“Non c’è pericolo!”
Rispondo abbracciandolo.
L’unico vero pericolo che temo sono i federali e per questo ho incaricato qualcuno dei miei soldati di tenerli d’occhio, per ora l’agente Ferguson sembra aver mantenuto la promessa e ci gira al largo, lavora su altro.
Tra poco brucerà i nostri dossier, mi ha detto una delle mie guardie.
Perfetto, così se a qualcuno venisse in mente di continuare le sue ricerche non troverebbe più nulla.
Apparentemente va tutto bene, in realtà mi mancano tutto e mi manca persino Poway, la cittadina da cui ho sempre voluto andarmene.
Ogni tanto faccio qualche giro lì e una volta sono passata davanti a casa mia e ho visto i miei con le gemelline. Giocavano nel prato sotto il loro sguardo attento.
Mio padre sembra stare meglio, mia madre invece ha spesso momenti di vuoto, Johnny mi ha detto che non è più ricoverata, ma continua a vedere uno psicologo.
Le gemelline si chiamano Chiara e Isabel, come noi.
Mi sembra un gesto tenero, molto bello e io mi sento una merda come non mai per averli abbandonati.
Se fossi rimasta sarebbe stato meglio per loro, ma li avrei messi in pericolo ed è bene che io sia una sconosciuta ora.
Sospirando torno a casa mia, la zia di Jen non c’è e guardo un po’ la tv, dopo farò i compiti.
In questo momento non mi sento in grado di farlo, sono troppo triste.
In un certo senso mi fa male vedere come la vita possa andare avanti senza di me e, se non ci fosse Tom a ricordarmi quanto mi ama, penserei di essere stata solo una meteora insignificante nella vita di tutti.
Tom mi salva ogni volta e non se ne rende nemmeno conto, dovrebbero farlo santo o giù di lì!
Finito il mio esercizio di zapping faccio i compiti pensando che domani non ho voglia di fare una verifica di matematica e di consegnare un saggio di inglese.
Mi mancano i miei vecchi insegnanti, questi mi sembrano estranei, non sono cattivi, solo… non li conosco. Dopo anni di liceo impari i punti deboli di tutti e li sfrutti a tuo vantaggio, qui non posso farlo, anche se i ricordi di Jen sono nitidi a riguardo.
A mezzanotte ho finito i compiti, mi lavo e chiudo a chiave la porta di casa, mia zia rientrerà con le chiavi se rientrerà. Le piace la vita notturna e scoparsi chi vuole, Jen pensava fosse una puttana, io sono d’accordo con lei.
Nel dormiveglia la sento rientrare alle due e – a giudicare dai tonfi e dalle imprecazioni – deve essere ubriaca marcia. Vada all’inferno.
Finito il liceo mi prenderò un appartamentino o una casettina sull’oceano da sola, senza zie ubriache tra i piedi e in cui possano venire i miei amici e Tom.
Il mattino dopo mi sveglio con la verve di un cadavere, chi diavolo ha voglia di andare a scuola circondata da sconosciuti che dovresti conoscere?
Mi vesto e vado a scuola, faccio la verifica di mate e temo sia andata male, il saggio di letteratura invece ha più possibilità di andare bene.
A mensa mi siedo con Pete e gli altri, lui è tornato il solito, anche se si tiene un po’ distante, forse per via della sua cotta.
Buon per lui, non vorrei mai che Tom facesse qualche cazzata.
Tom…
Chissà come se la stanno cavando gli altri?
Mi mancano molto e ogni mese che devo trascorrere qui mi sembra lungo come un anno di galera, voglio andarmene!
Quando diavolo arriva il diploma?
Durerà solo qualche mese, mi dico, poi potrò smettere di essere chi non sono e provare a essere di nuovo me stessa.
I giorni e le settimane passano lenti, si avvicinano il ballo di primavera e il diploma, il secondo è un sollievo, il primo una noia.
Pete torna all’attacco.
Un giorno mi blocca nel parcheggio della scuola e già dalla sua faccia non si presagisce nulla di buono.
“Ehi!”
“Ehi!”
“Ti va di andare al ballo con me, Jen?”
“No, non so nemmeno se ci andrò e comunque voglio provare a chiedere a Tom.”
Lui sbuffa.
“Chissà cosa ci troverai in lui….”
Io non dico nulla ed entro nella mia  macchina, pensando se davvero avrò il coraggio di chiedere a Tom di venire a questo ballo.
Creerò qualche problema?
Un pomeriggio alla casa nel deserto trovo solo Keisha che sta facendo i compiti.
“Ciao, speravo di beccare te o Anne.”
Lei alza lo sguardo dal foglio e mi guarda.
“Come mai?”
“Ho bisogno di un parere femminile.”
“Dimmi pure.”
“Secondo te dovrei invitare Tom al ballo della mia scuola?”
Lei rimane un attimo in silenzio e poi si volta verso di me.
“Credo che dovresti, al massimo direte a tutti che siete solo amici.”
“Direi che è una buona idea, non ce la faccio più a stare separata da lui, ho bisogno di vederlo.
Conto i giorni che mancano al diploma.”
“Non ti preoccupare, tra un po’ lo vedrai e penso sarà felice di venire al ballo con te.”
Mi butto sul divano e poco dopo la porta si apre ed entrano Anne, Johnny e Tom, Keisha mi lancia un’occhiata eloquente. Io sospiro, a disagio.
“Tom?”
“Sì?”
“C’è una cosa che vorrei dirti, potresti uscire un attimo?”
“Perché non puoi dirla davanti a tutti?”
Johnny è il solito importuno, Anne, che forse ha intuito l’argomento gli rifila una gomitata.
Io torno Jen ed esco con Tom nel calore del deserto, lui ha le mani affondate nelle tasche dei  jeans.
“Cosa c’è?”
“Beh, nella mia scuola si tiene il ballo di primavera.”
“Anche nella mia.”
Perché i ragazzi non rendono mai facile le cose?
“Ti andrebbe di venire con me?”
Gli chiedo intimidita, lui sorride e mi fa fare una giravolta.
“Con grande piacere!”
Io sorrido e sento che parte della mia preoccupazione se ne è andata, gli detto l’indirizzo dove abito ora e l’ora a cui deve presentarsi.
Lui annuisce e si segna tutto su un piccolo taccuino che tiene nella tasca posteriore dei jeans, lo porta sempre con sé in caso di ispirazioni improvvise.
“Avevo paura che tu mi dicessi di no.”
Butto lì con noncuranza, prima di entrare.
“Io avevo paura che non mi avresti chiesto una cosa del genere, che avresti detto che era troppo presto o cose del genere.”
“Mi manchi, Tom, non hai idea di quanto.
Ci sono mattine in cui cerco Isabel per andare a scuola e vedere te ed entrambi non ci siete.”
“Succede lo stesso anche a me, ma tra poco non ti lascerò più andare, sarai mia.”
Rientriamo e ci mettiamo a chiacchierare con gli altri come se niente fosse successo, John ha uno sguardo confuso, credo che Anne più tardi gli chiarirà un paio di cose, a giudicare dalla sua faccia ha capito benissimo cosa ho chiesto a Tom e le va bene.
Tra poco dovrò cercarmi un vestito adatto e cose del genere, ma non sono dell’umore giusto, mi ricordano che l’ultima volta che ho fatto una cosa così Isabel è morta.
“Cosa c’è, Chia?”
Mi chiede Keisha con in mano una tazza di the fumante.
“Niente, sto pensando che l’ultima volta che ho cercato un vestito per il ballo Isabel è morta.
Credo che utilizzerò l’armadio di Jen Jenkins, di sicuro contiene più abiti femminili del mio.”
Annuiscono tutti.
I mesi passano velocemente, finalmente arrivano gli esami e io mi impegno al massimo in ogni materia per non dover rimanere qui un altro anno.
Il giorno dopo la fina degli esami c’è il ballo alla sera.
Alla fine non ho comparo nulla di nuovo, ho solo cercato bene nell’armadio di Jen e trovato qualcosa che facesse al caso mio e l’ho trovato.
Indosso un bel vestito di seta azzurra che arriva appena sopra il ginocchio e con un fiocco sulla scollatura, la mia milleottanta, un braccialetto d’argento e un paio di sandali neri con i tacchi alti, il tutto accompagnato da una borsetta minuscola che contiene a stento il mio portafoglio e le sigarette.
Tom arriva puntuale, alle otto, mia zia finge un po’ di felicità, ci scatta qualche foto e finalmente ci lascia andare ponendo fine a un momento imbarazzante per tutti. Echi di un momento simile si sovrappongono al presente rendendolo doloroso.
In macchina non riesco a dire una parola, Tom mi appoggia una mano sul ginocchio.
“Tranquilla, lo so che non ti piace e che non è facile rivivere questo momento, ma insieme ce la faremo.”
Io annuisco piano, trattenendo le lacrime.
Da quando Isabel è morta ho in odio i balli studenteschi, non che mi piacessero prima, ma ora è proprio odio conclamato.
Lui parcheggia e poi entriamo nella palestra, prima di accedere alla sala vera e propria c’è l’angolo del fotografo, a pagamento potrai avere immortalato qualcosa che farà morire dal ridere i tuoi figli per via degli abiti o dei capelli.
Io e lui ci guardiamo un attimo, poi ci facciamo fare la foto.
Fatto questo entriamo nel locale e cominciamo a ballare al ritmo di un lento, lui ha le mani sui miei fianchi, io le braccia intrecciate sul suo collo.
“Giurami che non finirà mai, che in qualche modo ce la faremo sempre a stare insieme e che nessuno ci separerà mai.”
“Te lo giuro, cercherò di fare del mio meglio per evitare che questo finisca. Sei quella a cui devo la vita e che amo immensamente, per quanti cambiamenti possa fare.”
“Dammi un paio di settimane a San Diego e tornerà me stessa!”
Lui sorride felice.
“Non vedo l’ora.”
Anche io non vedo l’ora.
Sono stanca di questa maschera che devo portare tutti i giorni e che non mi appartiene, sono stanca di mia zia, sono stanca del liceo e di Pete che cerca sempre e comunque di provarci garbatamente. Anche ora, con Tom presente, sento il suo sguardo addosso.
È uno sguardo ferito, ma non poteva andare diversamente, io amo e amerò sempre Tom, non lui.
Balliamo felici e impacciati come solo due adolescenti possono esserlo e questo momento mi sembra perfetto.
Non è stato facile arrivare qui, non sarà facile andare avanti in futuro. Probabilmente litigheremo e ci manderemo a fanculo, ma per ora tutto questo è lontano come un ricordo sfuocato.
Tutto è perfetto.

Angolo di Layla.

Beh, settimana prossima posto il seguito. Ciao.

   
 
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