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Autore: Clary F    19/07/2014    14 recensioni
Clary si trova a dover affrontare un piccolo (enorme) problema. Con uno stick tra le mani e una propensione per gli attacchi di panico, probabilmente riuscirà a incasinare la sua (già abbastanza incasinata) vita.
Genere: Comico, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Clarissa, Jace Lightwood, Magnus Bane, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Fairytale'
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CHAPTER 4
NOT AT ALL A FAIRYTALE
 
 
«Ehi, Isabelle,» urla Aline, seduta in panchina in attesa del suo turno. «Vacci piano con Clary, dopotutto è incinta!»
 
Questi sono i momenti in cui vorrei avere uno stilo fra le mani, per creare un Portale che mi catapulti direttamente all'Inferno.
 
Difficile, visto che mi ci trovo già.
 
Izzy e Alec cercano invano di ricomporre le loro facce stralunate e mi si avvicinano lentamente, come due avvoltoi che accerchiano la loro preda.
 
«Sta scherzando, vero?» Chiede Alec, guardando prima me, poi Izzy, poi Aline.
 
«Vero, Clary?» Dice Izzy, calcando sulla prima parola.
 
«Oh, Dio. Scusami!» Aline si porta le mani alla bocca. L'espressione sul suo bel visino orientale sembra davvero sorpresa e dispiaciuta, ma questo non mi ferma dall'avere una deliziosa visione in cui io le strappo il cuore a mani nude. «Non credevo fosse un segreto, sai … pensavo che lo avessi detto ai tuoi amici
 
Questa ragazza vuole davvero che io le strappi il cuore. Perché diavolo non sta zitta, invece che peggiorare ulteriormente la situazione?
 
Non mi spreco a guardarla. L'unico che ha la mia attenzione è Jace. È rimasto dietro ai suoi fratellastri e il suo sguardo è basso e perso nel vuoto. Forse sta aspettando il momento in cui io nego tutto, seguito da una bella risata. Purtroppo non è Halloween, dove gli scherzi macabri hanno un senso. E, soprattutto, questo non è uno scherzo. Non riesco neanche a piangere, ho gli occhi completamente asciutti, nonostante dentro mi sento come se fossi andata in pezzi.
 
«Clary?» Izzy mi prende per le spalle e mi scuote. «Dicci che sta scherzando, ti prego.» Aggiunge in un sussurro che solo io posso udire.
 
La porta della sala allenamenti si apre di scatto e sia io, Iz, Alec e l'immonda traditrice (Aline), ci voltiamo per vedere chi diamine ha interrotto il momento.
 
«Oh! Eccovi,» dice uno stregone alto un metro e novanta, con glitter ovunque e un'aria decisamente eccitata. «Ho appena saputo che Tessa è ospite qui - Ciao, Alec, mio tenero fiore - potreste dirmi dov'è la mia amica …» la voce di Magnus si affievolisce. Probabilmente ha notato le nostre facce da funerale. Dopo un attimo di shock, la sua espressione diventa una maschera di orrore. «Immagino che tu abbia dato la notizia, biscottino.» Aggiunge guardandomi con comprensione e anche un po’ di pietà.
 
Sorvoliamo il biscottino. Tanto la situazione non può che degenerare.
 
«Cosa?!» Urla Izzy, in preda al panico. «Allora è vero! Sei incinta!» Non so se sia più sorpresa o disgustata.
 
«Tu lo sapevi?» Sibila Alec, fronteggiando Magnus dal basso. «E non hai detto niente? Jace è il mio parabatai, avevi l'obbligo di dirmelo.»
 
Magnus sospira, già esausto al principio della discussione, e tutto l'entusiasmo per l'arrivo di Tessa sembra svanito in un istante.
 
«Chi altro lo sapeva?» La voce di Jace fa cadere un tragico silenzio, ponendo fine ai battibecchi. Era tempo che non sentivo questa tonalità della sua voce. Quella piatta, fredda, distaccata, che nasconde quanto sia ferito in realtà.
 
Poso lo sguardo su di lui, ma non riesco a incontrare i suoi occhi, ancora bassi e rivolti al pavimento. Probabilmente non mi guarderà mai più. «Mia madre e Luke, Magnus, Simon. E Tessa.»
 
«E io.» Aggiunge Aline, annuendo.
 
La fulmino con lo sguardo. «Solo perché vai in giro ad origliare le conversazioni!»
 
«Potete lasciarci soli?» Mi interrompe Jace, rivolgendosi agli altri, guardando ostinatamente un punto vuoto accanto alla mia spalla.
 
Tutti annuiscono e, bisbigliando sommessamente, lasciano la sala degli allenamenti.
 
«Jace, ti prego, devi -» inizio con voce tragica, ma lui mi fa cenno di stare zitta e io obbedisco. Non voglio certo morire decapitata per mano del mio ragazzo, nonché futuro padre del bambino.
 
«Voglio solo sapere perché.» Dice con la stessa voce piatta di prima. Non mi guarda, fa di tutto per non guardarmi, e questo mi spezza il cuore.
 
«Perché abbiamo fatto sesso, ecco perché!» Sbotto, con voce isterica.
 
«Non intendevo questo,» risponde con voce di vetro. «Perché non me lo hai detto, perché non ti sei confidata con me, invece che con altre mille persone.»
 
«Solo cinque persone.» Ribatto, ma lui non sembra apprezzare la mia puntualizzazione. Prendo un bel respiro, prima di parlare. «Perché avevo paura, non volevo costringerti ad una cosa così grande. Volevo prima avere le idee chiare.»
 
«Le idee chiare?»
 
«Sì, su cosa farne, di questo,» mi indico la pancia, come se non fosse abbastanza ovvio a cosa mi stia riferendo. «Su come comportarmi.»
 
«Ah, certo.» Sorride, ma non c'è nulla di confortante nel suo sorriso. È freddo e distante. «Quindi volevi decidere cosa farne del mio bambino senza neanche chiedere la mia opinione, mi sembra giusto.» Sibila con la voce tagliente come la lama di un rasoio.
 
Il suo bambino? È pazzo!
 
«Io … beh …» il dono dell'eloquenza in situazioni disperate non mi è stato dato, se non si fosse ancora capito.
 
«Tu,» sputa lui, come veleno. «Che mi hai sempre chiesto di non escluderti, di non ergere un muro fra di noi, ora mi fai questo?» La voce gli si alza di un tono e quando alza lo sguardo, avrei preferito che non lo avesse fatto.
 
I suoi occhi non mi hanno mai guardato con una tale furia.
 
«Jace, mi dispiace, okay? La situazione mi è sfuggita di mano … ho diciassette anni, tutte le piante di cui mi sono presa cura sono morte!» Forse questo potevo evitarlo. «Non posso occuparmi di un bambino, di ecografie e di integratori vitaminici!»
 
Jace mi guarda come se fossi una folle con problemi di comunicazione.
 
In effetti lo sono.
 
«Cosa … le piante? Cosa c'entrano le piante!» Ora sta decisamente urlando. «Tu mi hai tradito, Clary, mi hai tenuta nascosta la cosa più importante, hai preso decisioni senza consultarmi, l'hai spiattellato a mezzo mondo tranne a me!» Jace è sconvolto, si passa le mani fra i capelli biondi ripetutamente e inizia a fare avanti e indietro per la stanza. «Non avrei mai creduto che potessi farmi questo.» Aggiunge con aria funerea.
 
«Beh, se vogliamo essere pignoli, sei tu che hai fatto questo a me!» Gli urlo contro anche io. Volevo essere ragionevole, ma non è nella mia indole a quanto pare. So che quello che gli ho appena detto è sbagliato e falso, ma lui mi ha ferita e io non riesco a tenere chiusa questa stupida bocca.
 
Jace mi lancia uno sguardo ferito, furioso, deluso e tradito, prima di lasciare la stanza, senza aggiungere una parola.
 
«Certo, vai via! Non ho bisogno di te e della tua negatività. Dopotutto non sei tu che fra sei mesi sarai grasso come una balena!»
 
Va bene, anche questa potevo risparmiarmela.
 
È passata una settimana da quella spiacevole discussione e la mia vita si è ridotta al puro stato amebico. Jace mi evita e non mi parla. Vivo sul divano di Magnus, avvolta in una coperta leopardata e consumo i pasti necessari giusto a non perdere coscienza, ovvero quando Magnus mi prepara il suo nauseante brodo di pollo.
 
«Non ti azzardare a cambiare canale!» Sbuffo, riprendendo il controllo del telecomando. «È l'ora del mio telefilm.»
 
«Non puoi monopolizzare la mia tv.» Ribatte Magnus, seccato. «Sai, anche Jace guardava le repliche di Laguna Beach, quando soggiornava qui. Evidentemente siete fatti l'uno per l'altra.»
 
«Puoi non nominare quel nome? Grazie.»
 
«Oh, avanti. Sappiamo tutti che farete pace, devi solo dargli tempo per elaborare.» Dice in tono perentorio.
 
«Non credo che questa volta gli basterà elaborare per tornare a parlarmi.»
 
«Beh, non è che abbia tutti i torti. Io te l'avevo detto di dirglielo al più presto.»
 
«Se non esistesse quella stupida traditrice orientale, ora non mi troverei qui. A piangermi addosso, avvolta in una coperta piena di peli di gatto!» Sbotto, mettendo il broncio e fissando lo schermo della tv senza realmente vederlo.
 
«Aline non l'ha fatto apposta. Si è scusata mille volte.» Risponde lui, ragionevolmente. «E il Presidente Miao perde il pelo nei cambi di stagione.»
 
Su questa teoria ho dei seri dubbi. Non sul Presidente Miao, ovviamente, ma su Aline.
 
«Stronzate.» Borbotto, avvolgendomi ancora di più nella coperta leopardata.
 
Il campanello di Magnus trilla e lui si alza imprecando. «Spero vivamente che sia il fattorino con il mio pollo thai che ho ordinato più di un'ora fa. I loro tempi d'attesa sono incivili.»
 
Vedete come sono ridotta? Incastrata su un divano, costretta a sentir blaterale uno stregone di polli thai, cambi di pelliccia felina e altre idiozie.
 
Dopo alcuni minuti, la voce squillante e imbronciata di Magnus giunge alle mie orecchie dall'ingresso. «Clary, il tuo amico Sheldon è venuto a trovarti.»
 
«Chi è Sheldon?» Sento dire alla voce di Simon.
 
«Caro ragazzo, hai le idee un po’ confuse.» Risponde Magnus, scortandolo fino al mio divano. «Ecco, Clary.» Dice ad un Simon più che un po’ confuso, indicandomi come se fossi parte del mobilio. «Ora che hai un nuovo babysitter, credo che uscirò per andare dall'estetista, le mie unghie necessitano di una rinfrescata. Divertitevi!» In meno di due secondi è già sparito.
 
Mi chiedo se stia cercando di liberarsi di me.
 
Impossibile, io sono adorabile.
 
Simon mi si siede accanto, lanciandomi occhiate di traverso. «Perché Magnus ti tratta come una bambina di due anni?»
 
Non c'è risposta a una domanda del genere.
 
«Ehm, ti trovo … bene?» Riprova, incerto, osservando i miei capelli aggrovigliati in stile nido d'api.
 
«Grazie.»
 
Seguono momenti di silenzio imbarazzante, ma non me ne preoccupo. Sono stata umiliata così tante volte, ultimamente, che l'incisione sulla mia lapide sarà: Clarissa Fray, figlia diseredata, fidanzata disprezzata, morta di umiliazione.
 
«Senti, che ne dici di uscire? Potremmo andare nel negozio di fumetti, fare un giro per la Fifth. Andare da Starbucks e ordinare un buon caffè.»
 
Maledetto. Sa che con l'ultima proposta mi sta tentando.
 
«Tessa mi ha detto che il caffè fa male in gravidanza.» Ribatto con voce atona.
 
«E tu fai sempre tutto ciò che dice Tessa, giusto? Tipo prendere gli integratori, assumere pasti regolari e fare un controllo ginecologico?»
 
«Non dire quella parola!» Sbotto all'improvviso, facendolo sobbalzare.
 
Rotea gli occhi, esasperato, forse perché la mia lista di parole proibite diventa più lunga ogni giorno che passa. Ad esempio, in mia presenza è proibito pronunciare: Jace, Aline, mamma, gravidanza, ginecologo, bambino, incinta … La lista potrebbe andare avanti per ore.
 
In effetti Simon ha ragione, non ho fatto nessuna delle cose che Tessa mi ha raccomandato di fare. Non mi sono neppure presentata all'appuntamento che mi aveva fissato per fare la prima ecografia.
 
Simon legge l'espressione nei miei occhi vacui. «Ecco, appunto. E in ogni caso mi sono documentato. Le donne incinta possono bere fino a due caffè al giorno, senza problemi.» Mi sorride benevolo.
 
«E va bene, se ci tieni così tanto … andiamo.» Sbuffo esasperata, anche se la prospettiva di un caffè fumante mi fa brontolare lo stomaco.
 
Mi srotolo dalla coperta-bozzolo e mi avvio verso l'appendiabiti, dove c'è la mia giacca. Simon rimane paralizzato sul divano, guardandomi con gli occhi spalancati.
 
«Che c'è?» Abbaio.
 
«Vieni … così?» Mi chiede, scioccato.
 
Mi guardo nello specchio appeso all'ingresso. «Sì, perché? Cos'ho che non va? Ora che esci con Izzy ti vergogni di me? Solo perché lei è bella e sa camminare sui tacchi, non c'è bisogno di essere crudele con la tua migliore amica.» Strillo, mortalmente offesa.
 
«Clary, sei in pigiama!» Esclama Simon, mettendosi le mani fra i ricci castani.
 
«Ah … giusto.» Mi avvio lentamente verso la camera da letto. «Vado a cambiarmi, ci metto un attimo.»
 
Simon annuisce, felice di aver sventato una possibile crisi isterica. «Ehm, fatti anche una doccia, già che ci sei …» butta lì, con nonchalance.
 
«Stai forse insinuando che puzzo?»
 
«Oh, no. No, no, no. Non lo farei mai.» Dice imbarazzato, indietreggiando di alcuni passi. «È solo un consiglio, sai. Dopo una bella doccia ci si sente molto meglio.» Sorride, anche se riesco a intuire che è terrorizzato da me e dai miei problemi emozionali.
 
Fa bene.
 
«Perfetto, allora!» Urlo, sbattendo la porta della mia camera. «Mi farò una doccia, se è questo che vuoi!»
 
Dopo una doccia ristoratrice, Simon mi ha aiutata ad asciugarmi i capelli e ha scelto i miei vestiti. Sì, proprio così, ha scelto i miei vestiti. Forse crede che quando una ragazza è incinta, il bambino assorba anche il suo buongusto in fatto di moda.
 
Lancio un'occhiata al pigiama di flanella con gli elefanti rosa, le pantofole di paillettes rubate a Magnus e la coperta leopardata che uso da una settimana come scialle.
 
Forse è proprio così.
 
In jeans, stivali e maglione di lana inizio a sentirmi quasi più umana, se non contiamo il fatto che i pantaloni stringono pericolosamente sul girovita. Dopo un tour approfondito al negozio di fumetti, un caffè e una boccata d'aria fredda, credo che la mia psicosi momentanea sia un pochino migliorata. Riesco addirittura a ridere, quando Simon per poco non inciampa su un minuscolo bambino, nell'affollata via del quartiere.
 
Merda. Ho appena riso all'eventualità che un bambino venga travolto e forse ucciso dal mio migliore amico. La credenza che io sia una pessima madre non fa che aumentare.
 
Tra le chiacchiere e la folla, seguo Simon senza rendermi conto di dove mi stia portando. Almeno fino a quando non mi trovo di fronte ad un enorme edificio squadrato, dalle finestre a specchio.
 
«Simon,» inizio con voce acida. «Vuoi forse spiegarmi perché ci troviamo davanti all'entrata del Beth Israel?»
 
«Beh, è un ospedale.» Risponde lui, teso.
 
«So bene che cos'è.»
 
«Un ospedale in cui lavora Catarina Loss. Che, guarda caso, ci sta proprio aspettando nel reparto di Ginecologia.»
 
«Non ci credo. Tu,» gli punto addosso un dito minaccioso. «Bastardo, traditore che non sei altro -»
 
Alcuni passanti ci guardano scandalizzati. Ai loro occhi sembrerò una fidanzata gelosa, mentre la verità è che sono un'idiota incinta, con problemi d'ira e un migliore amico traditore.
 
«Clary, vuoi abbassare la voce?» Mi sibila all'orecchio, imbarazzato, prima di afferrarmi per un braccio e portarmi di peso fino nella hall e poi al piano di Ginecologia. Durante il tragitto continuo a colpirlo con la borsa, lanciando insulti di vario tipo, tanto che un vecchio con un logoro camice da paziente (scrupolosamente aperto sul didietro), ci informa che la strada per Psichiatria è dall'altra parte.
 
«Ho visto più sederi oggi che in tutta la mia vita.» Asserisce Simon, pallido, seduto sulla sedia di una piccola saletta d'attesa.
 
«Anche io. Qualcuno dovrebbe ridisegnare la linea di camici per i pazienti.»
 
«Clary, sei venuta.» Una donna alta, blu, decisamente blu, in tenuta da infermiera mi porge la mano e mi spinge senza tanti complimenti in una stanza vuota, ad eccezione di un lettino e un apparecchio strano.
 
L'ecografia si è rivelata essere un'esperienza non troppo sgradevole, se non contiamo l'orrendo gel che Catarina mi ha spalmato sulla pancia. Ho sentito il battito del bambino e Catarina mi ha assicurato che è tutto a posto. Niente braccia o gambe in più, niente corna o altre stranezze sembrano affliggere il mio bambino. Volevo dire, bambino. Non il mio bambino.
 
«Scusa, ma l'ecografia non dovrebbe farla un medico?» Chiedo con poca gentilezza, mentre tento invano di ripulirmi dall'orribile gel.
 
«I medici sono sopravvalutati.» Risponde la mia nuova amica blu senza tanti preamboli.
 
Se lo dice lei.
 
Simon è rimasto al mio fianco per tutto il tempo, mi ha stretto la mano tanto da farmi male e, per un istante, ho creduto che stesse per svenire. Eppure non ci sono stati spargimenti di sangue. Una volta fuori dall'ospedale, ci fermiamo per analizzare nel dettaglio la foto dell'ecografia che Catarina mi ha dato da conservare per ricordo.
 
«Ha detto che queste sono le gambe e questo il busto,» dice Simon, strizzando gli occhi per mettere a fuoco.
 
«Sembra un fagiolo.»
 
Lui mi guarda, alzando un sopracciglio. «Vacci piano, Fray. È di mio nipote che stai parlando.»
 
Alzo gli occhi al cielo e do un'altra occhiata al fagiolo, voglio dire, bambino. «Ti assicuro che per me ha la forma di un fagiolo. Fantastico! Quel povero bambino ha già il destino segnato. Deriso da tutti gli altri piccoli Nephilim, per la sua strana malformazione.»
 
Simon scoppia a ridere e, dopo avermi preso sottobraccio, ci dirigiamo insieme verso Brooklyn.
 
Quando rientro nell'appartamento di Magnus, la musica è accesa e lo stregone è seduto al bancone della cucina. «Vedo che finalmente hai deciso di farti una doccia.»
 
Per l'Angelo, ma cos'è questa ossessione?
 
«Vuoi vedere?» Gli porgo la foto dell'ecografia e Magnus la studia, rigirandola da ogni lato.
 
«Assomiglia a un fagiolo.» Conclude, infine.
 
«È quello che dico anche io.»
 
«Chi assomiglia a un fagiolo?»
 
Mi volto di scatto verso il divano, da cui proviene la voce di Izzy. Credevo fossimo soli in casa. La ragazza si alza in piedi e ci raggiunge al bancone.
 
«Il bambino di Clary.» Le risponde Magnus, annuendo con convinzione, porgendole la foto dell'ecografia.
 
«Oh, è vero! Quel povero bambino verrà deriso da tutti. Eppure con un padre come Jace mi sarei aspettata di meglio.»
 
Sta forse sottilmente insinuando che io sia brutta?
 
«Senti, Clary, mi dispiace per l'altro pomeriggio. Ho reagito male alla notizia e non ti sono stata molto vicina. Credo che questa cosa» guarda terrorizzata la mia pancia «sia terribile, ecco.»
 
«Ti ringrazio per la sincerità, Iz.»
 
«Ma la situazione è tragica.» Continua lei, con sguardo serio.
 
«Spiegati meglio.» Inizio a sentire caldo dappertutto e ho la tachicardia.
 
«Jace. Non parla, né con me né con Alec, né con nessun altro. Quando andiamo a caccia si limita a impartire ordini o a suggerire strategie. Stop. Ha smesso anche di fare battute. E ogni sera sparisce.»
 
«Jace che non fa battute, sembra davvero grave.» Aggiunge Magnus, nello stesso istante in cui io urlo: «Cosa vuol dire sparisce
 
«A cena non si presenta. Sgattaiola via dall'Istituto e non torna fino all'alba. Un giorno l'ho aspettato alzata, gli ho chiesto dove diavolo fosse stato e lui, beh, non mi parla, quindi puoi immaginare la sua risposta.»
 
Oh, Dio. Jace mi tradisce. Lo so, lo sento!
 
«Fa così da giorni. Sono preoccupata, Clary.»
 
«Ragazze, ragazze calmatevi. Il biondo ha appena scoperto di stare per diventare padre, mi sembra plausibile che sia un po’ instabile.» Dice Magnus, con aria annoiata.
 
«Quindi cosa suggerisci? Di stare qui e aspettare che ritorni in sé?» Ribatto con rabbia e Magnus indietreggia.
 
Perché hanno tutti paura di me?!
 
«In realtà, ho un piano.»
 
Io e Magnus ci giriamo verso Izzy, con sguardo sospettoso. «Quale piano?»
 
«Lo seguiremo, mi sembra ovvio. Stasera.»
 
Izzy sembra molto convinta e soddisfatta del suo così detto piano. Peccato che la ragazza non si renda conto che il piano in questione, non sia assolutamente un piano!
 
«Io ci sto!» Dico con estrema convinzione.
 
Lo so, ho appena detto che il suo piano fa schifo, ma sono volubile. E soprattutto, devo scoprire se Jace mi tradisce.
 
«Mmmh, non so.» Si intromette Magnus-il-guasta-feste. «Non credo che fare un'incursione nella sua privacy possa migliorare la situazione. E poi dovremmo informare Alec.»
 
«Informalo, allora.» Sbotta Izzy, seccata.
 
«Non posso, non mi parla da quando ha scoperto che io sapevo.» Risponde Magnus, con aria triste.
 
«Comprensibile. Nemmeno io parlo a Simon,» fa Izzy, scuotendo la chioma nera, come se non parlare con il suo ragazzo fosse una cosa normale.
 
Ve l'avevo detto che questo bambino avrebbe rovinato l'esistenza di tutti i miei amici.
 
«Eccetto quando è Lord Montgomery.» Aggiunge.
 
Mi volto verso Izzy, corrugando la fronte. Spero che non sia stata colpita anche lei da quella strana malattia in cui si dicono cose a caso senza alcun filo logico. Dopotutto Tessa e Magnus ne sono affetti, quindi potrebbe essere contagiosa.
 
«Lord-che-cosa
 
«Lord Montgomery.» Ripete lei. «È un giochetto erotico tra me e Simon, sapete, lui finge di essere un nobiluomo che viola le virtù e io l'ingenua damigella in pericolo.» Spiega, senza traccia di imbarazzo.
 
Oh, santissimo Angelo! Cos'ho fatto di male? Non riuscirò mai più a guardare Simon negli occhi.
 
«Okay, possiamo concentrarci sul piano?» Alzo la voce, visto che Magnus sembra piuttosto interessato alla faccenda di Lord Montgomery. Probabilmente gli ricorda la sua terrificante prima volta con Romeo.
 
«Ci serviranno parrucche, trucco e travestimenti!» Dice Izzy, eccitata.
 
Eh?
 
«Hai detto parrucche?» Chiede Magnus, con gli occhi febbricitanti.
 
E poi sono io quella a cui indicano il reparto psichiatrico.
 
«Beh, sì. Se dobbiamo seguire Jace, dobbiamo essere irriconoscibili.»
 
Ma certo, ora è tutto chiaro. Inizio a pensare che Izzy abbia ideato questo piano solo per potersi travestire.
 
«Allora verrò anche io!» Esclama Magnus, battendo le mani e balzando in piedi. «Sì da il caso che io abbia un intero armadio pieno di parrucche!»
 
Chissà perché … ma non avevo dubbi.
   
 
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