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Autore: rihannasnose    21/07/2014    5 recensioni
John Mayer e Katy Perry si amano da ormai molto tempo, ma un vento freddo cade sui loro animi e porterà qualche cambiamento nel loro rapporto.
E se questa volta fosse Katy ad avere un momento di difficoltà chi sarebbe presente per aiutarla? Sarà la fine della loro relazione o tutto si sistemerà?
Non deve dimenticare che ci saranno gli amici pronti a sostenerla.
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Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Katy, sono due giorni che non ti alzi da questo letto e dormi."

 

Angela è qui da ieri mattina, ha lasciato la sua famiglia in California per stare vicino a me. Anche Tamra, che non sapeva niente fino a stamattina è arrivata per provare ad aiutarmi.

 

"Dammi solo un po' d'acqua, per ora mi..."

"No" Interrompe bruscamente Tamra, con il suo solito modo di fare: deciso e sicuro di sé "è arrivato il momento di tirarsi un po' su e di mangiare qualcosa."

"Su non essere così brusca." Interviene mia sorella "Però mangiare ti farà stare meglio, tesoro."

"Non hai chiamato mamma e papà, vero?" Mugugno io, con gli occhi socchiusi.

"No, non li ho sentiti, ma sappi che potrebbero chiamare loro." Mi guarda male "Ora prendi questi."

 

Mariàn entra nella stanza e passa un vassoio con un piattino di biscotti e una tazza di latte ad Angela che lo porge a me. Faccio un po' di fatica, ma mi costringo e riesco a mangiare e a bere un po'.

Ma, nella mia camera, ora che tutte sono uscite e mi hanno lasciata sola, posso pensare a tutto ciò che è successo nelle ultime quarantotto ore: non riesco a rispondermi alle domande che ho in mente, non riesco a capire cosa possa aver cambiato tutti i nostri piani così, da un momento all'altro.

Mi dispiace, credevo nel nostro rapporto.

Credevo in lui.

E' stato lui a consolarmi quando ero triste.

E' stato lui ad aiutarmi quando sono stata male.

Lo amo, come non ho mai amato nessuno mai.

Lo amavo da prima di conoscerlo realmente: era la sua voce che ascoltavo quando avevo bisogno di un consiglio. Era la sua voce al massimo volume nelle mie cuffie la sera, che mi rilassava dopo una giornata di lavoro. Perchè ora non c'è più? Che è cambiato? Che ho detto, o fatto, di male, che l'ha ferito?

Mentre la mia mente vaga per questi pensieri cupi, per questi ricordi che mi sembrano così lontani, anche se non lo sono effettivamente, Tamra entra in camera con una cartellina e il suo telefono in mano.

 

"Anche se il concerto verrà annullato, domani dobbiamo partire per Detroit lo stesso, non puoi saltare l'incontro con il management."

"Non possono venire qui? Perchè proprio a Detroit?"

"Stanno facendo gli incontri con tutti gli artisti lì. Mi hanno comunicato che sarà una riunione breve, ma è obbligatoria la tua presenza."

 

Dopo una notte insonne, Mariàn apre la porta con di nuovo un vassoio pieno di cibo, ma al solo pensiero di mangiare mi viene la nausea. Non ho proprio la voglia di alzarmi da questo letto e partire, prendere un aereo, ma anche solo semplicemente uscire da questa casa. Le finestre vengono aperte, le serrande alzate, scendo dal letto, mi gira la testa, mi siedo di nuovo, ma poi mi rialzo subito, apro il mio armadio: prendo una maglietta e un paio di jeans qualsiasi. Vado al bagno e mi faccio una rapida doccia, mi vesto, un paio d'occhiali da sole e aspetto sul divano del soggiorno il mio autista e il mio bodyguard, che mi accompagnano all'aeroporto, dove troverò Tamra e tutti gli altri.

 

"Katy, per favore, fammi un autografo."

"Katy Perry è qui."

"Katy, posso fare una foto?"

"Katy, dove eri finita? Cosa ti era successo? Rottura con Mayer?"

"Katy!"

 

Flash, macchine fotografiche, telefonini, microfoni, pennarelli, foglietti, cd davanti al mio viso: ecco quello che avrei voluto evitare, che non sono riuscita a evitare. Le domande indiscrete della stampa, le foto rubate dei paparazzi, i fan che non mi lasciano passare. Una grande massa di gente intorno a me. Tutti che mi ricordano John. Tutti che mi ricordano che mi ha lasciata, che se ne è andato via per un motivo sconosciuto. Tutti che mi domandano cose a me sconosciute. Non riesco a rispondere a me stessa, come posso rispondere a voi?

Scanso gli oggetti che ho intorno, aiutata dal mio bodyguard, per raggiungere il gate dove finalmente ho un po' di tranquillità. Continuo ad avere tanta gente intorno a me, che segue il mio passo veloce, ma ora nessuno mi fa domande, sono le persone che mi conoscono meglio, che sanno che non è il caso parlarmi, che è meglio lasciar stare per ora.

Percorro la strada per arrivare alla macchina e poi al piccolo jet che mi porterà a Detroit. Nel frattempo, mi sono messa un paio di enormi cuffie. Ma non riesco ad ascoltare nulla, nessun tipo di musica mi fa passare il magone che ho dentro. Mi butto su una poltrona a caso.

 

"Quello non è il tuo solito posto. Perchè oggi non ti metti lì? E' sempre stato il tuo finestrino scaramantico." Mi chiede Tamra, ma io faccio finta di non aver sentito e mi giro verso il finestrino. Lei non insiste.

 

Fisso il vuoto per gran parte dell'ora e mezza che passo su questo aereo: le nuvole nel cielo e le città che sorvoliamo non fanno parte di ciò che mi interessa in questo momento. Ormai non mi scendono neanche più le lacrime.

Il pilota annuncia che stiamo per compiere la fase di atterraggio.

Scendo nell'aeroporto della città natale di due dei miei artisti preferiti, due colleghi che ammiro molto: Eminem e Madonna.

Mi rimetto gli occhiali da sole. Passo di nuovo in mezzo a un altro mare di gente che parla di me, che mi indica, che urla il mio nome. Arrivo all'uscita e entro in una macchina nera, che inizia a sfrecciare per le vie di quest'altra città. Questa è la mia vita, in fondo: un giorno da una parte, un concerto e poi di nuovo subito in un aereo che mi porta in un altro posto. Tutto va in questa direzione, per un anno o anche più.

Mi fermo nell'albergo solo pochi minuti.

Sono costretta a sorridere in qualche foto fatta con i fan all'entrata del mio hotel.

Salgo nuovamente sulla macchina nera, che si dirige verso gli uffici nel downtown della città. Entro in un grande edificio, dove tutto lo staff, riconoscendomi, mi saluta formalmente ed educatamente, io rispondo, cercando di essere il più gentile possibile.

Saluto Mr. Larson e gli altri colleghi del mio management e ci sediamo intorno a un grande tavolo: fogli, tazze di caffè e bottigliette d'acqua per ogni posto. Non ho nessuna voglia di pianificare tre o quattro mesi di tour lontano da casa. Vorrei solo capire cosa sia successo. Me lo ripeto nella mente da troppo tempo, ma non riesco a distrarmi. Le persone intorno a me stanno continuando a discutere su argomenti di cui non mi importa nulla, che ascolto distrattamente.

 

"In effetti sarebbe meglio fermarsi solo dieci giorni e poi iniziare, che ne pensa Mrs. Hudson?"

"Si sono d'accordo." Ma non ho sentito niente di quello che mi ha chiesto.

"Ma non è troppo intenso così? Sei sicura di farcela?" Mi chiede Tamra. "Bird, tesoro, tutto bene? Che hai? Meglio che usciamo un secondo." Mi sussurra all'orecchio "Scusate, torniamo subito."

 

Sento Angela e Tamra che mi sollevano e mi portano fuori dalla stanza. Non vedo nulla. Nero davanti ai miei occhi. Mi fanno sedere su una poltrona e mi costringono a bere un thè caldo preso dalla macchinetta. Mi continuano a parlare, ma sono talmente debole che non riesco a sentirle. Dopo aver finito sorseggiato tutta la bevanda calda chiedo di essere riaccompagnata in albergo, aggiungendo che avremmo finito di sistemare tutto per telefono, domani. Mi sollevo a fatica, per poi ributtarmi sul sedile della macchina, con mia sorella a fianco che, in caso di problema, sarebbe pronta a intervenire.

 

Dopo qualche ora, varie bustine di zucchero e due caffè, mi riprendo e decido di essere in grado di fare il concerto.

 

"Ma sei proprio convinta? Fino a poco fa eri sdraiata sul letto con la pressione bassissima e non ce la facevi neanche a parlare."

"Ce la faccio, sono sicura di farcela. Non voglio perdere altro tempo."

"Non faresti neanche in tempo a prepararti, è tardi. E con il soundcheck?"

"Non importa, avvertite la band che lo faccia senza di me. Li raggiungerò subito. Non posso tradire le persone che sperano di vedermi stasera."




Spazio autrice:

Eccomi di nuovo qui, scusatemi tantissimo per la lunga assenza, ma ora ecco pronto per voi questo nuovissimo capitolo che avete appena letto. Come per l'altro precedente, vorrei precisare che Mr. Larson non è un personaggio reale, di mia personale invenzione. Grazie per aver letto fin qui, al prossimo capitolo.

  
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