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Autore: Ariadne_Bigsby    04/09/2008    6 recensioni
...Harleen Quinzell entrò nervosa nella piccola cella.La lampada gettava un luce bianchssima sulla stanza. L'uomo che aveva visto per mezzo della telecamera installata nella cella di massima sicurezza girato verso la finestra dalla non si voltò subito verso di lei, ma alla sua entrata si mosse impercettibilmente. "Sono Harleen Quinzell..sono la psichiatra che..che è stata affidata a...ehm..il suo caso" Balbettò la ragazza al culmine del nervosismo. La figura dvanti alla finestra, abbiliata con la divisa tipica degli internati dell'Arkham Asylum si voltò lentamente... "Buonasera dottoressa...io sono Joker, il paziente che è stato affidato al suo....ehm....caso.." Dopo aver visto il film "Il cavaliere oscuro" e dopo essere rimasta fortemente impressionata dal personaggio del cattivo di sempre, il Joker mi sono decisa di scrivere questo ipotetico sequel, ben sapendo che a causa della morte di Heath Ledger, il fenomenale attore che ha dato vita a Joker non ci sarà nessun sequel con quel fantastico "villain".. Vi prego, leggete e recensite numerosi!
Genere: Dark, Azione, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Eccomi di nuovo qui, con un nuovo capitolo del “mio” sequel di Batman…

Prima di iniziare vorrei aggiungere una piccola dedica, visto che mi sono dimenticata di inserila nel capitolo precedente.

Dedico questa storia al mio piccolo Slon, che mi fa sempre incazzare, mi fa sempre disperare (quante belle cose eh?) ma che è....la mia vita…(e mia ispirazione per questa storia..)

 

 

 

CAPITOLO 1

 

 

 

“Buuuuuongiornoooo Gotham city!! Ben svegliati e bentrovati sulla vostra emittente radiofonica di fiducia…questa infatti è nientepopodimeno che…Raaadioo Gotham!!!!!”

 

La voce del giovane speaker rimbombò per tutta la casa.

 

Gordon, con gli occhi ancora chiusi cerco la maledetta radio per spegnerla con un pugno, come faceva tutte le mattine.

 

Sua moglie Barbara mugolò nel sonno:  non l’avrebbero svegliata neanche le cannonate.

 

Jim Gordon fissò il quadrante della radio, che faceva anche da sveglia.

 

L’ora che era indicata sul quadrante gli fece perdere ogni desiderio di tornarsene sotto le coperte: doveva andare al lavoro.

 

In un’ora era già in macchina a percorrere le strade trafficate di quella caotica città che era Gotham

 

Erano passate oramai 2 settimane dal “Grande disastro” come lo avevano definito i giornalisti.: per due settimane la faccia di Joker, affiancata a quella di Batman aveva campeggiato su tutti i quotidiani della città ed in buona parte di quelli del Paese.

 

“Il crimine ha due facce” così amavano ripetere i giornalisti di mezzo mondo.

 

“Stupidi idioti..” aveva commentato fra sé Jim Gordon “se solo sapessero la verità…il crimine ne ha 3 di facce...ma non quella di Batman…bensì le due metà di quella di Harvey Dent...e quella faccia sfigurata di Joker…”

 

Non erano ancora riusciti a far parlare il detenuto n°37..

 

Joker non rispondeva alle domande in cui gli veniva chiesto il suo nome né a quelle in cui gli veniva chiesto da dove venisse.

 

Si limitava a scuotere la testa a fare un inquietante ghigno, amplificato dalle due orrende cicatrici che aveva ai lati della bocca; ora che gli avevano tolto il trucco erano ancora più evidenti e spaventose.

 

Lui stesso aveva cercato di estorcergli informazioni: non aveva cavato un ragno dal buco.

 

Pian piano, in quelle due settimane il gigantesco ingranaggio che era Gotham, dalla sua completa immobilità era tornato a girare come sempre.

 

La malavita non era stata ovviamente debellata: ogni giorno arrivavano nuove segnalazioni di furti, omicidi, rapimenti, violenze…

 

Ma quel tipo di reati erano quasi considerati “normali”.

 

Gotham era sempre stata afflitta dalla criminalità: ormai anche nelle guide turistiche veniva consigliato ai potenziali turisti di tenere sempre a portata di mano uno spray irritante per eventuali aggressioni e di evitare strade buie ed anguste.

 

 Soprattutto di notte.

 

Il commissario parcheggiò la sua piccola macchina nel parcheggio sotterraneo della stazione di polizia.

 

Pensava già alle pratiche che lo attendevano ed alle numerose segnalazioni che avrebbe dovuto controllare.

 

Salì in ascensore, che lo portò direttamente all’interno della sua stazione di polizia.

 

I colleghi come sempre, lo salutarono con affetto"Ehilà Jimmy…ci sono 10 pratiche ancora belle calde che ti attendono!”  “Ciao Jim” “Buondì commissario..giornata niente male eh?”

 

Jim rispose con garbo ai saluti ed entrò nel piccolo ufficio.

 

La mattinata sembrava non trascorrere mai: fra pratiche, moduli da controllare, identikit da verificare, Gordon si appisolò quasi.

 

Ma, verso le 11 qualcosa spezzò la solita routine dell’ufficio.

 

Qualcuno bussò alla porta di vetro pacato del commissario.

 

“Si?” rispose Gordon sollevando gli occhi dall’ennesima pratica.

 

“Mr Gordon…c’e qui Mr Watkins che chiede di lei!” gli rispose Ann Stewart, una giovane collega.

 

Per poco Gordon non si fece scappare dalla mano destra la tazza di caffè che stava reggendo.

 

“Fallo entrare Ann” fu la risposta di Gordon

 

Nella stanza entrò un uomo alto e piuttosto in carne, di carnagione molto pallida e dai radi capelli brizzolati.

 

“ Philip..che piacere vederti!” Gordon si sporse per stringere la mano al suo ospite.

 

La bocca di Philip Watkins si aprì al sorriso, mentre ricambiava la stretta di mano “Amico mio…sono secoli che non ci vediamo” esclamò concitato.

 

“Eh già” concordò Gordon “e quando finalmente riusciamo ad incontrarci…ci incontraimo per lavoro! Eh, come è ingiusta la vita…”

 

“Concordo, amico mio” annuì cupamente l’altro

 

“Ma...siediti...mettiti comodo” lo invitò Gordon indicandogli una sedia libera davanti alla sua scrivania.

 

Watkins scostò leggermente la sedia dal tavolo e ci si sedette.

 

“Progressi?” si volle informare Gordon.

 

“Neanche uno..” ribattè cupo l’amico “il detenuto non parla…o meglio…parla...e dice una marea di sciocchezze….continua a blaterare di quelle maledette cicatrici, di Batman e di come l’anarchia ed il caos si intonerebbero bene a questa città!”  Watkins perforò Gordon coi suoi occhi verdi “ nella mia carriera ne ho visti di pazzi squilibrati...ma lui è davvero un caso unico”

 

“Lo so.” Rispose il commissario annuendo con la testa “per questo ci serve qualcuno veramente bravo per effettuare la perizia psichiatrica”

 

“Oh Jim..non guardare me! Io sono solo il direttore dell’Arkham Asylum..ho talmente tante cose da sbrigare...e poi…non me la sento di accollarmi quel…quell’uomo...se così lo si può chiamare..” aggiunse a bassa voce.

 

“Oh andiamo Philip!  Sei uno dei migliori in questo campo! Ci serve qualcuno di veramente abile per analizzare Joker…ti devo forse ricordare le nefandezze che ha compiuto quel criminale?”

 

Philip fece una smorfia “No amico…so benissimo con chi ho a che fare…e non voglio essere io ad occuparmene…ho già troppe anime di squilibrati a cui badare, come direttore…e non voglio concentrarmi su…su….beh, su di lui!”

 

“Ed allora cosa proponi?” sbottò Gordon in tono tagliente.

 

Per qualche minuto regnò il silenzio più assoluto.

 

Poi Watkins riprese la parola.

 

“Beh...io in verità...avrei qualcuno di…veramente bravo e sensibile per analizzare il nostro amico..”

 

Per Gordon fu un fulmine a ciel sereno “Scusa e perché non me l’hai detto subito?!” esclamò irritato.

 

“Perché non sapevo se avresti approvato…”

 

“Mi fido ciecamente di te e del tuo talento nello scoprire grandi capacità in una persona...cosa ti fa credere che non sarei d’accordo?”

 

“Bene” sospirò Watkins passandosi una mano nei pochi capelli rimastigli “allora ti spiego..io ho un nutrito ..staff di psichiatri che lavorano lì ad Arkham..ce ne sono molti bravi...ma….tra tutti questi....una persona in particolare spicca per sensibilità ed acume”

 

“E chi sarebbe questo genio?” si informò il commissario.

 

Watkins fece un altro sospiro e poi disse “La dottoressa Harleene Quinzell”

 

“Bene...allora mandiamo la dottoressa Quinzell ad analizzare Joker….se come dici tu è così professionale..” iniziò a dire Gordon

 

“Oh si….è molto professionale….ed anche molto carina..” aggiunse malizioso Watkins. Ma vedi….c’è una piccola magagna”

 

“Quale?” sbuffò Gordon spostando con uno scatto alcuni fogli sul tavolo.

 

“L’età....è una ragazza fresca di laurea…quasi una bambina!”

 

Gordon tamburellò sul tavolo con le dita

 

 “ Mmm…”

 

“A te va bene lo stesso? Garantisco io per lei….è una brava ragazza.”

 

“Vorrei incontrarla, prima di esprimere il mio parere...dopotutto il capo di Arkham sei tu.”

 

“Vedi Gordon…io..ecco....ti pregherei di fartela piacere: ha una famiglia sulle spalle e contano tutti su di lei.”

 

Watkins si interruppe, dopo aver visto la faccia pensierosa di Gordon.

 

“Philip” iniziò questi “ mi fido ciecamente di te. Quindi assumo formalmente la dottoressa Quinzell..però vorrei incontrarla per discutere con lei del soggetto che le affideremo.”

 

Watkins era il ritratto della felicità “ Oh, amico mio! Non sai quanto mi rendi felice..e non sai quanto renderai felice Harleene e la sua famiglia”.

 

Detto questo si alzò, stringendo vigorosamente la mano do Gordon, che gli sorrise di rimando.

 

In capo a 5 minuti, Watkins usciva dalla stazione di polizia, tutto gongolante, dirigendosi verso la casa della sua giovane dipendente.

 

                                   

   
 
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