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Autore: La Setta Aster    23/07/2014    1 recensioni
Vi è mai capitato, scrutando il cielo, di sentire dentro di voi la sensazione che altri occhi come i vostri siano puntati al firmamento in cerca di risposte? E se vi è capitato, avete provato a parlare con le stelle? Aster, una ragazza aliena di Neo Cydonia, e James, un giovane terrestre come voi, a distanza di anni luce hanno in comune un cuore sempre in fuga dal mondo, in direzione dell'universo.
Genere: Avventura, Science-fiction, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
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James si svegliò col cuore che batteva già forte. Chi me l’ha fatto fare di andare a letto così tardi, ieri sera?! Avrei potuto riposarmi, o ripassare in vista delle tre maledette interrogazioni di oggi! Incespicando nei pensieri angosciosi sulla scuola e sulle difficoltà della giornata, James si alzò dal letto, si cambiò, e trangugiando un caffè corse verso la bicicletta, e con quella pedalò come se fosse inseguito dai suoi professori fino a Gallarate. Quando riuscì a sedersi in classe tirò un sospiro di sollievo, riprese fiato, per poi fiondarsi sui libri, leggendo a fatica a causa dei battiti cardiaci. Ancora col fiatone, James ripassava, mentre i compagni di classe tentavano di distrarlo per godere di un altro suo brutto voto. Ma ciò che dicevano gli entrava da un orecchio e gli usciva dall’altro. Lo sventurato alunno che era stato messo di vedetta dai ragazzi più popolari della classe annunciò l’imminente arrivo della professoressa, al che nel giro di pochi secondi, ordine e silenzio regnarono sovrani come se tutti i demoni di quella classe si fossero mimetizzati nei panni di angeli. L’insegnante di filosofia non era certo la più terribile dell’istituto, anzi, era molto comprensiva, umana; ma se doveva dare brutti voti non poteva tirarsi indietro per favorire la sua bontà alla professionalità. Non appena entrò, James le si avvicinò con un sorriso terrorizzato ma risoluto stampato sul volto.

“mio caro italoamericano, non aggredirmi così per un autografo, fammi almeno entrare in classe e posare la mia roba”

“mi vorrei offrire” disse subito James. I compagni scoppiarono a ridere.

“che stronzi, i tuoi compagni di classe” scherzò l’insegnate “fossi in te andrei a lezione di arti marziali e gli farei un sedere come una capanna, ma torniamo a noi” quest’ultima frase la pronunciò senza nemmeno riprendere il fiato.

“mi vorrei offrire” ripeté James.

“sì, ho capito, prendi una seggiola e vieni qui di fianco a me, così siamo più appartati”

“ma non è giusto!” insorse una tediosa voce con fare arrogante.

“cosa non è giusto?” domandò l’insegnante.

“gli altri li fa uscire a parlare davanti a tutti, perché lui no?”

“perché quando si è offerto volontario per parare le chiappe a voi, lo avete schernito. E dimmi: con tutti gli altri avete fatto così?” attese una coraggiosa risposta, che non arrivò mai. “no, ergo per evitare risate e scherzi che potrebbero metterlo in difficoltà, lo farò colloquiare solo ed esclusivamente con me”

Questa sì che è un’insegnante coi controcoglioni pensò James peccato sia raro trovarne. Si sedette di fianco alla professoressa, e la fissò finché non giunse la domanda.

Le lancette corsero veloci, e quando James rispose in maniera esauriente all’ultima domanda, la docente decise che si sarebbe meritato un sette, dicendo “hai studiato bene, ma devi ancora migliorare nell’esposizione”. Oh, a me un sette basta e avanza “migliorerò, professoressa, grazie”

Non c’era tempo per festeggiare: arrivava un’altra interrogazione. L’insegnate di questa non era buona come la precedente, ma totalmente indifferente alla vita scolastica. Arrivata al culmine della pensione, la professoressa di latino e greco non aveva più interesse nell’insegnamento, né le importava un granché del destino degli studenti. Ma non per questo era malvagia. Parlava spesso con gli alunni di cose che non avevano nulla a che vedere con la didattica, e ne parlava persino durante le verifiche. La cosa migliore di avere una prof stanca ma simpatica è che se si fanno gli occhi dolci alla ‘gatto con gli stivali’, e hai avuto una interrogazione almeno da cinque, un sei te lo regala, tanto la pagano comunque. Quando entrò in classe, James si fece trovare col libro aperto davanti a se, e il naso immerso in una falsa lettura. Attese che la professoressa si fosse sistemata, prima di intervenire con fare timido ed impaurito.

“mi scusi, professoressa, potrei offrirmi in latino?”

“vieni pure, tanto non avevo voglia di spiegare a pochi giorni dal mare”

Si avvicinò alla cattedra con l’aria di un condannato che va al patibolo. Puntava tutto sulla pena. E funzionò: allo squillare della campanella, ottenne un buon voto, che lo salvò anche in latino. Ora però, a due ore da quel momento di gioia, rimaneva la prova più difficile: un’interrogazione con la più terrificante, subdola, conservatrice, arpia, crudele insegnante di tutto il Pascoli, e senza dubbio anche la più temuta, la professoressa di Italiano. James avrebbe dovuto essere sufficiente anche in quella materia, o sarebbe significata la bocciatura con quattro materie insufficienti. Ma si sentiva più al sicuro, ora che era riuscito a rendere sufficienti almeno due materie. Fu preso da una grande euforia, sperando che le insegnanti avrebbero tenuto conto dell’impegno finale, tanto che decise di non ripassare, ma di chiacchierare coi suoi amici, che, a differenza degli altri, lo avevano sempre sostenuto. A volte si finisce per dormire sugli allora anche quando si sta annegando. Quel momento non durò molto: non appena si udirono dietro l’angolo gli inconfondibili tacchi pesanti dell’insegnante di ferro, la vedetta tornò in classe inneggiando alla fine del mondo. James si sentì gelare il sangue nelle vene. Quando calò il silenzio, i lenti passi risuonarono come campane degli inferi. Una donna con fare da imperatrice, acida e con gli occhi di ghiaccio, prese possesso della cattedra, e squadrò i suoi sudditi.

“James Cervi, ho sentito che ti sei offerto in altre due materie. Mi ha fatto piacere sentire che ti sono andate bene. Mi piacerebbe molto negarti la possibilità di uscire interrogato e darti una meritatissima insufficienza, ma purtroppo sei l’unico che manca da sentire. Spero che tu sia pronto, perché dato l’andamento di questo quadrimestre – e di quello prima – dovrei farti domande su tutto il programma”

Ma come si permette di darmi l’insufficienza in italiano? Io che scrivo storie fin da quando sono bambino? Io, proprio io che amo i racconti? E per cosa, perché non le sto simpatico, perché i voti li basa su quello, meretrice che non è altro!

James stavolta non fingeva: si comportava come se fosse diretto a sedersi sulla sedia elettrica.

Il tempo gli sembrò non passare mai, e guardava sempre l’orologio. Iniziò esponendo timidamente, fra i balbettii, la lezione, ma poi giunse la domanda che lo fece ammutolire. Da quel momento, l’interrogazione andò sempre peggio. Ormai era perduta la speranza, ma la serpe ci teneva a continuare a seviziare la sua preda. Quando finalmente sentì il suono liberatore della campana, James poté andare al posto, deluso ma sollevato che fosse finita. Per il resto della giornata, non fece altro che guardare il vuoto e attendere la fine di quella giornata.

Una volta a casa, vi entrò come un fantasma riferendo ai suoi genitori i suoi risultati, e poi disse di avere un forte mal di testa. Con queste parole, si congedò nella sua stanza. Suo padre, però, lo raggiunse. Quando sentì che stava salendo le scale per l’abbaino, chiuse la porta a chiave.

“e quindi adesso hai sotto matematica col tre e storia col quattro, insieme ad altre due materie fra cui italiano col cinque. Dopo due bocciature non dovresti nemmeno avere debiti! Lo vuoi capire che qui c’è in gioco il tuo futuro? Se speri di far carriera con la musica, allora accomodati, ma io non ti mantengo a vita! Mi senti?” la risposta già la sapeva: James si era disteso sul suo letto, aveva tirato la tendina davanti alla sua finestra di osservazione, e si era conficcato le cuffie nelle orecchie. Si era isolato dal mondo, come amava fare.


ANGOLO DEGLI AUTORI:
Salve, sono uno degli autori della Setta. Questo capitolo è stato prodotto a quattro mani direttamente con Hanck, che si rifiutava di scrivere un intero capitolo ambientato a scuola da solo, asserendo che sarebbe stato banale. Sebbene non fosse pienamente soddisfatto del risultato, posso dire di esserlo io: a mio parere questo episodio raccoglie in se molte delle sensazioni che uno studente prova nei confronti della didattica durante un anno scolastico. Spero che anche in voi - studenti e non - abbia suscitato emozioni forti come le ha provate James durante questa dura giornata scolastica. Voleva riprendere il disagio di uno studente emarginato dai più e che non trova conforto nemmeno a casa, dove i genitori lo tormentano per il suo pessimo andamento scolastico (Jim non ha interesse per il mondo reale). L'unico luogo in cui è al sicuro è il suo mondo fantastico, isolato da tutto e da tutti

 
  
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