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Epilogo
Era della Rinascita, Inverno
100, Quinto giorno di Nidar
Sulla città
di Crommeal,
capitale del regno di Mysal, il sole splendeva. La neve era caduta per giorni,
ma la tempesta sembrava essersi placata appositamente per le celebrazioni. Le
persone erano in fermento, lunghe bandiere rosse venivano stese dalle finestre,
sopra di esse spiccava un ricamo dorato, rappresentante un orrido albero
stilizzato e un lungo bastone, sormontato da una gemma, che lo trafiggeva. Non
c'era una casa che non fosse adornata da stendardi. Chi non poteva comprarne uno
l'aveva intessuto a mano, chi non poteva intesserselo lo dipingeva sulle porte e
ogni anno ne ripassava il contorno, fiero di poterlo esporre. La città
imbiancata di ghiaccio e neve era quindi costellata da piccole macchie rosse,
simili a gocce di sangue. Il sangue versato per distruggere l'Albero.
Nei templi, nel palazzo reale e nelle piazze la statua dell'eroe vittorioso si
ergeva in tutta la sua magnificenza. Per l'occasione l'avevano abbellita,
adornandola con manti cremisi. Nel tempio di Oebaden, stringeva in una mano la
gemma verde racchiusa in viticci grigi che era stata portata in città un secolo
prima, mentre nell'altra brandiva la riproduzione del bastone che era stato
usato per annientare la creatura e che era andato distrutto al compimento della
missione.
Tutta la città si stava radunando attorno alle statue: i nobili nel palazzo
reale, i cavalieri e i chierici nei templi, mentre la gente comune nelle piazze,
ad ascoltare come ogni anno la storia dell'eroe vittorioso che aveva riportato
la luce su Mysal.
In ogni angolo risuonavano le voci dei cavalieri e dei chierici che declamavano
la storia del lungo viaggio oltre i Cererith.
«Il primo guerriero perì durante la marcia lungo il deserto di Anzorg, ucciso
dai terribili Lyth che ne infestano le sabbie. Fas di Therras non poté dare il
suo contributo alla missione, ma nessuno potrà dimenticare il coraggio che
mostrò nel aggregarsi alla compagnia.» la voce baritonale del Sommo Sacerdote
risuonava nel tempio di Oebaden, raggiungendo ogni accolito presente alla
funzione. «Il secondo eroe che cadde fu un nostro caro confratello, Roven di
Crommeal,
nato e cresciuto in questa città, alla cui memoria abbiamo dedicato questo
tempio.
Egli perì nelle cupe profondità della foresta di Saliath, probabilmente per mano
di un compagno di cui si fidava e che lo ha abbandonato quando il pericolo
incombeva. Il vile non fu mai più guardato con gli stessi occhi dai suoi
compagni, ma fin dal principio la sua compagnia non era di loro gradimento! E
come poteva essere altrimenti?» la domanda non era rivolta a qualcuno, ma tutti
i presenti annuirono schifati, se non fossero stati all'interno del tempio sacro
avrebbero sputato per terra. «La potente Yska della torre di Zaffiro perì sulla
via dei Picchi, verso la fine della missione, se l'infame non avesse posto fine
alla vita del nostro confratello, anche lei sarebbe giunta alla fine della
spedizione … forse» la folla si ammutolì, rabbrividendo. «Nyr'de l'esploratore
trovò la fine per mano delle creature che sgorgarono dall'Albero.»
«Fu la puttana dai capelli scarlatti che lo uccise!» urlò un uomo dalla folla,
«Che l'Ordine di Shè sia maledetto! È solo per colpa sua che sono morti!» il
Sommo Sacerdote fece cenno agli uomini di tacere, la storia non era finita.
«Lo so. Fu lei a trascinare con l'inganno gli ultimi due Eroi verso l'immonda
creatura che era sua padrona. Fu lei che, una volta dinnanzi al suo Signore, si
inginocchiò offrendo le loro vite in sacrificio! Nyr'de morì nel tentativo di
difendersi dalla lama della sgualdrina, ma fu colto di sorpresa, troppo era
l'orrore che si trovava dinnanzi.» la folla iniziò a gemere, alcune persone
urlavano imprecazioni, altre maledizioni, altre ancora piangevano per i morti.
«La puttana figlia del Serpente cercò di eliminare Ardniss! Lo scontro alle
pendici dell'Albero fu cruento, ma il cavaliere del Sole Nascente era un prode
guerriero e nulla poté contro di lui l'infame demone! Ardniss il Grande la colpì
con il bastone che Yska gli affidò prima della sua morte. Il vile perì quando
entrò in contatto con la gemma incantata creata appositamente per trovare e
distruggere l'Albero! Si trasformò in una torcia di fuoco bianco e assieme ad
essa, grazie al legame che li univa, anche l'Albero venne distrutto!»
«Ardniss è stato troppo buono!» fu urlato da una donna in mezzo alla folla e
presto si unirono alla voce altri assensi «Doveva farla soffrire di più quella
puttana!»
«Il Grande Ardniss» il Sommo Sacerdote riprese a parlare non appena la folla si
fu placata «Fu mosso da pietà. Quella traditrice in fondo era stata una sua
compagna, avevano condiviso insieme mesi di viaggio, il suo nobile cuore non
voleva che altre persone soffrissero. È stata la pietà a muovere la sua mano!
Non dimenticatelo mai.» Il Sommo sacerdote proseguì come sempre, parlando del
viaggio di ritorno dell'Eroe, attraverso i picchi e poi oltre la foresta,
evitando il villaggio degli "amici" della traditrice, anche se, fortunatamente,
dovevano essere morti assieme a lei e al suo Signore. «La gemma che Ardniss
tiene tra le mani» disse indicando la statua alle sue spalle «è tutto ciò che
rimane di quell'infame viaggio che ha portato alla morte molti, ma che ha
salvato la vita alla nostra gente.»
Quel giorno iniziavano i festeggiamenti per l'ascesa di Ardniss il Grande, eroe
di Mysal, portatore di Luce.
Le celebrazioni sarebbero durate fino alla primavera successiva, ossia quando il
campione tornò ad ovest dei Cererith raggiungendo la città di Thiam, dove gli
Eitiem commerciavano con le popolazioni delle montagne. Ogni giorno del viaggio
di ritorno di Ardniss verso
Crommeal
sarebbe stato festeggiato quell'anno; era il centesimo inverno da quando
l'impresa era stata compiuta, tutto l'Impero avrebbe celebrato.
Durante le celebrazioni, un giorno particolare era sempre degno di nota; il
bando dell'Ordine del Serpente, e la successiva condanna a morte di tutti i suoi
adepti. Solo pochi di loro riuscirono a sfuggire alla carneficina facendo
perdere le loro tracce. Ancora oggi, dopo quasi un secolo, lungo le strade di
Crommeal si possono vedere i patiboli dove i traditori vennero giustiziati, a
ricordo dei misfatti compiuti dal loro ordine.
Quando il l’anziano re Hasniel Ken'bur III fu troppo vecchio per regnare,
affidò all'Eroe il comando dell'impero. Nessuno dei suoi figli osò protestare a
quella scelta, tutti furono ben felici che a sedere sul trono fosse Ardniss I,
il cui regno fu ricco e pacifico.
***
Era della Gloria, Inverno
3431, Quinto giorno di Nidar
Era della Rinascita, Inverno
1, Quinto giorno di Nidar
Un piccolo fuoco acceso sotto il cielo notturno intarsiato di stelle. Sollevando
lo sguardo oltre le alte guglie dei Picchi, si intravede un fiume lattescente di
astri che sembra scorrere nell'inchiostro. Le nubi sono sparite, tutto è finito.
Tutto è avvolto nel silenzio, ma non un silenzio soffocante come era stato in
precedenza, sembra come se la terra stessa sospiri.
La figura accanto al fuoco cerca qualcosa nel suo zaino ed estrae un piccolo
diario rilegato. Lo soppesa, indeciso se leggerlo o meno. Alla fine lo apre e lo
strappa a metà, gettandone le pagine sulle fiamme, lasciando che il fuoco le
divori.
Piccoli frammenti di cenere volteggiano nell'aria, come foglie sospinte dal
vento.