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Autore: Puffy_MikaMarilyn    23/07/2014    1 recensioni
[Marilyn Monroe]
[Marilyn Monroe]E se Marilyn Monroe tornasse nel ventunesimo secolo...sarebbe ancora una diva?
Essendo una super fan di Marilyn, in questa storia lo scoprirete...
Genere: Romantico, Slice of life, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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A pranzo aveva cucinato Peter, vantandosi di saper cucinare benissimo l'italiano: risultato? Gli spaghetti erano come un agglomerato gommoso e al sugo sembrava fosse stata sostituita la salsa con la vinavil.
Per mandarli giù si erano scolati due bottiglie di birra e si erano stesi, sbronzi e un po' stanchi, sul divano. Marilyn aveva addosso una camicia a righe viola di Peter che le arrivava a metà coscia, i capelli spettinati e gli occhi persi; sembrava proprio una ragazza appena uscita da un night club!
Continuava a ridacchiare come una scema e, ad un certo punto, afferrò un cuscino e lo scaraventò addosso a Peter. Il ragazzo contraccambiò e si scatenò una vera e propria guerra; c'erano piume in ogni parte della stanza che si univano al casino che c'era già.
Pareva un campo di battaglia!
Poi Peter si mise a farle il solletico. Tra le risa generali, Marilyn si sbracciata implorandolo di smetterla e colpendo qualsiasi cose le capitasse a tiro. Si sent' il fracasso di un vaso finito in frantumi sul pavimento, ma nessuno ci fece caso.
Solo quando si sentì suonare la sveglia delle due Peter, in un attimo di lucidità, si bloccò: alle tre doveva essere alla redazione del “New York Times” per consegnare le sue nuove vignette!
Fece per alzarsi e solo allora si accorse della posizione in cui era: sdraiato sul suo divano con sotto di lui una ragazza che era ancora in preda a piccoli spasmi per le troppe risa.
Il cuore prese a battergli fortissimo. -S-scusa...- balbettò senza sapere neanche perché, mentre si alzava. Marilyn lo guardò con i suoi occhioni di un nocciola intenso e gli sorrise, facendolo sentire subito più rilassato.
-Io devo passare al “New York Times”, se mi accompagni andiamo a prendere qualcosa per te, okey?- le disse facendole capire che si trattava di vestiti.
Marilyn si alzò dal divano stiracchiandosi e ringraziò Peter con un bacio sulla guancia. Nel punto dove si erano posate le labbra della ragazza, Peter sentì aprirsi una voragine; era stato ancora meglio del primo bacio ricevuto da lei. Probabilmente era diventato rosso come un pomodoro!
Si domandava il perché di tutte quelle emozioni contrastanti: sentiva il bisogno di abbracciarla, lo faceva stare bene; e di scrutare quei suoi occhioni che cambiavano sfumature a seconda della luce...prima erano di un marrone intenso, dopo diventavano quasi verdi.


Dopo pochi minuti erano già pronti per uscire; Marilyn indossava la stessa camicia e un paio di jeans si Peter che si erano ristretti per colpa di un lavaggio sbagliato.
-Tranquilla, tra poco indosserai qualcosa di meglio!- la rassicurò Peter.
In effetti Marilyn non si sentiva molto a suo agio in quei vestiti; d'altra parte non aveva scelta, il suo abito rosso era sporco e pieno di strappi.
Appena furono in strada la ragazza non potè fare a meno di notare quante cose erano cambiate da quando si era recata a New York l'ultima volta. Era in compagnia di quello che sarebbe poi diventato il suo terzo marito, il commediografo Arthur Miller. Era lì che lui le aveva chiesto di sposarlo. Peccato che alla fine fosse finito tutti, e la colpa ricadeva sempre su di lei.
“Marilyn Monroe spezza il cuore agli uomini”, si divertivano a scrivere i giornali. E lei ci soffriva, perché in fondo chiedeva solo un po' d'amore, un po' di calore che l'accompagnasse nei momenti belli e in quelli brutti.
Le strade di New York pullulavano di negozi nei quali alti manichini mettevano in mostra capi stravaganti. Le persone, inoltre, la guardavano in modo strano; non che non fosse abituata agli sguardi, ma quelle occhiate erano più allibite che emozionate di averla di fronte.
Cercando di ignorarle, il suo sguardo cadde su una vetrina dove era esposto un miniabito color azzurro cielo lungo fino alle ginocchia e stretto in vita da un morbido nastro del medesimo colore.
-Peter...posso vedere quello?- chiese al ragazzo di fianco a lei. Dopo una rapida occhiata al prezzo il ragazzo rabbrividì, ma disse comunque a Marilyn di entrare e provare quello che voleva.
Dovette aspettare un bel po' prima di vederla ricomparire ma, nonostante la sua scarsa conoscenza in campo femminile, capì che era abitudine delle donne essere ritardatarie e ovviamente la Monroe, simbolo di bellezza e femminilità, non poteva essere da meno.
Ma quando finalmente uscì dal negozio Peter, alla sua vista, si trattenne dallo spalancare la bocca...era bellissima! Come poteva aver dubitato che quell'angelo fosse la vera Marilyn Monroe?
Un filo di vento e sarebbe stata la replica della famosa scena della gonna nel film “Quando la moglie è in vacanza”, in versione azzurra.
Dopo aver sfoggiato un sorriso degno di essere incorniciato, Marilyn raggiunse il ragazzo e gli domandò:- Perché mi guardi così? Non mi sta bene?-
“Ma sei matta?” pensò Peter, e rispose con un :-Stai benissimo!-
-Adesso andiamo dove lavori tu...- gli ricordò la ragazza, altrimenti il suo sguardo sarebbe rimasto fisso su di lei per un bel po' ancora.


Peter aveva preferito andare da solo a consegnare le sue nuove tavole, lasciando Marilyn all'ingresso. Ci aveva impiegato solo una ventina di minuti, ma erano bastati perché la ragazza si accorgesse di molte cose a lei sconosciute: quelli strani oggetti che quasi tutti stringevano in mano, quelle automobili così diverse da quelle che circolavano a Los Angeles...le sembrava che New York avesse fatto un salto avanti nel tempo di cinquant'anni.
Non disse nulla a Peter per paura di fare a figura della stupida.
Fecero un giro al Central Park, passando dai vialetti affollati di ragazzi che facevano jogging ai sentieri più riparati e romantici. Si sdraiarono su un grande prato e si rilassarono come lucertole al sole. Peter convinse Marilyn ad assaggiare il famoso hot-dog newyorkese, che lei gustò con piacere.
Verso le sette tornarono a casa e si sedettero sul divano di Peter. Non sapendo cosa fare, il ragazzo propose: -Devo avere un film da qualche parte...ti piace “A qualcuno piace caldo”?-
Marilyn rise dandogli una spintarella sulla spalla. Quel ruolo era uno dei suoi preferiti, perché comprendeva parti recitare, cantate e ballate.
Guardarono insieme tutto il film, ridacchiando ogni tanto sulle scene più divertenti e le espressioni buffe di Marilyn nelle vesti della sensuale Sugar.
Arrivarono ai titoli di conda e i due non la smettevano un attimo di ridere. Ad un tratto, però, Marilyn gli toccò il braccio invitandolo a fermarsi.
-Peter...-sussurrò.
Il ragazzo la guardò molto seriamente: c'era qualcosa di diverso nel suo sguardo, qualcosa di magnetico che allo stesso tempo gli incuteva un po' di paura.
-...Peter, tu sei stato gentilissimo ad ospitarmi, ma per favore, devi riportarmi a Brentwood.-
-A Brentwood?- chiese senza capire il ragazzo.
-Io vivo lì. Non so per quale motivo mi trovavo a New York quella sera...è una cosa assurda, ti capisco benissimo. Ma ti prego, fallo per me!- lo implorò la ragazza senza allontanarsi dai suoi occhi.
Peter non sapeva cosa fare. Avrebbe dovuto dirglielo subito? Non l'aveva fatto per paura di farle del male e aveva rimosso quel pensiero anche lui. Era rimasto talmente colpito da Marilyn da mettere da parte ogni logica.
-Marilyn...i-io non posso.- esordì. Aveva ricominciato a balbettare.
-Perché non puoi? Peter io ho bisogno di tornare a casa...mi sforzo di capire cosa sia successo ma non riesco a darmi una spiegazione. Tu sei l'unico che può aiutarmi!- esclamò Marilyn . Come avrebbe spiegato la sua improvvisa sparizione alla cronaca?
-Io n-non posso perché...t-tu sei morta cinquant'anni fa.-
Ecco, l'aveva detto. Ma non sentiva affatto il cuore leggero come succede sempre dopo essersi tolti un peso, anzi, si era fatto più pesante. Non osava guardarla in faccia.
Mantenendo lo sguardo sulle sue ginocchia, allungò una mano verso di lei.
-Non toccarmi.- fu la risposta secca della ragazza.
Peter stava per dire qualcosa, ma Marilyn lo precedette:-Non è possibile...non è possibile...- ripeteva.
Trovò il coraggio di guardarla. Si stava allontanando sempre di più da lui e quando raggiunse il bracciolo del divano si alzò in piedi di scatto. Era rossa in viso, c'era della rabbia in lei, ma era più che altro scioccata, spaventata e incredula.
-Marilyn...- provò a dirle Peter, senza avere la minima idea di come avrebbe continuato la frase.
La ragazza si passò velocemente una mano sugli occhi e gridò:-Non chiamarmi Marilyn! Marilyn Monroe non esiste più!-
Scoppiò in lacrime e corse via, nella sua stanza.
Peter non sapeva che fare, gli si era aperta una voragine all'altezza dello stomaco. Si accorse di quanto teneva a lei. Perché solo se si tiene veramente ad una persona, quando egli sta male si viene contagiati dalle sue stesse emozioni.
A volte subentrano anche gli istinti, che ci guidano a fare cose che non ci saremo mai immaginati. Così accadde a Peter. Prese una busta da lettere, vi mise all'interno un biscotto di quelli che la ragazza aveva preparato di mattina e ci scrisse sul dorso: “Ti prego, sorridi. Ogni volta che vedo un tuo sorriso nel mio cuore nasce l'arcobaleno. Peter”
Neanche lui sapeva da dove gli erano uscite quelle parole, ma venivano direttamente dal cuore. Fissò la busta sulla porta della stanza degli ospiti e si chiuse anch'egli in camera sua.



Ciao!! =) Eccomi qui con il promesso quarto capitolo...spero vi piaccia, personalmente ne sono molto soddisfatta. Ringrazio di cuore la mia amica Zaffiro_Lunare...che mi ha fornito un sacco di spunti **salvatrice <3**
Recensitemi, accetto consigli, complimenti e anche critiche ;)
Al prossimo aggiornamento!
Ida xxx

   
 
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