< chi sei tu ? > chiesi improvvisamente a Tate mentre stavamo rileggendo il nostro capitolo di storia, lui mi guardò con un’aria perplessa < che cosa intendi ? > < vorrei solo sapere se tu sei solo questo – dissi indicandolo con la penna - o se c’è dell’altro all’infuori del ragazzo con il migliore amico morto e una situazione familiare di merda > < mi piace moltissimo come parli dei miei problemi, li fai sembrare insignificanti e non tendi ad ingigantirli come fanno tutti gli altri, in un certo senso mi aiuti a superarli > < ti ringrazio, faccio del mio meglio > < comunque, ritornando alla tua domanda, penso che ci siano moltissime parti di me di cui non sai nulla > < allora parlamene > < beh vediamo, per prima cosa vado pazzo per i cuccioli, lo so che non è una cosa virile ma li adoro, infatti spesso d’estate lavoro per un paio di mesi al canile . Adoro ascoltare la musica e leggere, mi piacciono le lunghe passeggiate e le moto, mi piace vivere ma spesso vorrei morire, adoro respirare a pieni polmoni l’aria di montagna e trattenere il respiro sott’acqua > < siamo praticamente uguali > < benissimo così non ci sarà il rischio che uno si innamori dell’altro > rimasi leggermente scossa da quella affermazione < perché dici questo ? > < lo sanno tutti che due persona uguali di carattere e nei gusti non potrebbero mai stare bene insieme, alla fine si annoierebbero l’uno dell’altra e la noia è una cosa orrenda ti logora dentro come nessun’altra cosa > < sono pienamente d’accordo con te > Tate mi sorrise e ricominciò a leggere il suo capitolo di storia, io dentro di me avrei voluto prenderlo a schiaffi urlandogli che lui mi piaceva e che quello che aveva appena detto mi aveva ferita e che non glielo avrei mai perdonato.
Dopo aver finito di studiare Tate tornò a casa sua e io rimasi in camera mia, da sola, cercando di capire in che guaio mi stessi cacciando.
Ad un certo punto sentì la porta bussare
Quella sera la passai a pensare a quello che mi aveva detto mia madre, dovevo capire se Tate mi piaceva, dovevo farlo prima che qualcuna me lo portasse via o prima che diventassimo troppo amici.
Bussai alla porta, una signora di bell’aspetto mi venne ad aprire e mi fece accomodare sul divano, mi si sedette vicina e da quella distanza potevo riconoscere sul suo volto quello di Tate.
< allora cara, tu devi essere Violet > < si sigonora , sono io > < Tate mi ha parlato di te, mi ha detto che eri una ragazza molto bella e adesso che ti vedo non posso dargli torto > non sapevo che cosa dire perciò le mie guancie presero fuoco e la signora sorrise, < sai cara, Tate non ha molti amici, anzi nessuno. Lui è un ragazzo davvero particolare ma capace di dare tanto a chi se lo merita > annuì senza neanche prestare molto attenzione a quello ce mi stava dicendo, proprio mentre la conversazione giungeva inesorabilmente ad un punto morto, Tate entrò nella stanza.
Rimase fermo a guardarci senza dire nulla per qualche secondo, era molto seccato glielo leggevo in faccia, < mamma puoi lasciarci soli ? > la madre uscì dalla stanza con la testa bassa come un cagnolino ammaestrato < Violet, non puoi stare qui, se mi devi parlare andiamo fuori >, mi prese la mano e mi trascinò quasi con forza fuori di casa sua non facendomi neppure a salutare sua madre.
< Perché sei venuta qui ? > < perché dovevo parlarti e non rispondevi al telefono > < ok scusa, la prossima volta cercherò di rispondere, ma se non dovessi farlo tu comunque evita di venire qui > < ma perché ? che cosa c’è di così brutto lì dentro ? è per tua madre ? perché se è per lei devi stare tranquillo, l’ho conosciuta proprio adesso e mi è sembrata adorabile > < no Violet, tu non hai capito. Se io ti chiedo di non venire a casa mia tu dovresti rispettare le mie decisioni, la mia famiglia è un tasto dolente che ho deciso di raccontarti ma non di mostrarti ! > mi accorsi che si stava agitando e che stava alzando la voce, anzi che mi stava urlando contro e questo mi fece incazzare come una bestia, quindi mi avvicinai ancora di più alla sua faccia per guardarlo bene e gli risposi tenendo i denti serrati < vaffanculo Tate, se vuoi stare da solo non incasinarmi la vita. > me ne andai, resistendo alla tentazione di voltarmi.