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Autore: GGMiriel28    23/07/2014    0 recensioni
Le sue mani corsero istintivamente verso la profonda cicatrice che gli solcava la schiena: il marchio che gli avrebbe ricordato in eterno cosa significasse morire. Ricordò le ore di agonia silenziosa, gli inutili sforzi dei suoi compagni, la consapevolezza che aveva preso sempre più vigore mentre il suo corpo scivolava verso un torpore tormentato.
Laio non era più quello di prima: quella notte eterna lo aveva visto nascere una seconda volta.
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Laio, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Nei giorni seguenti, Laio fu curato e medicato. Al suo risveglio si era ritrovato in un altro ambiente, con a fianco tutte le sue cose: la spada era stata lucidata a dovere e adesso riluceva alla luce della fiaccola che illuminava l’ambiente. Le sue cure furono assegnate a Mala, dato che la caduta gli aveva provocato un infortunio al piede e il suo colpo gli aveva provocato una leggera lesione interna. Laio non si era ancora capacitato di come una ragazza potesse nascondere tanta forza: “Il pugno che mi ha dato non poteva essere normale”.
Durante le brevi visite i due non avevano scambiato neanche una parola, limitandosi a comunicare con lo sguardo e a piccoli gesti sfuggenti. Laio era stanco di questa situazione: aveva la capacità di farsi benvolere da chiunque incontrasse, mentre con Mala non era lo stesso. I suoi sorrisi sinceri non erano riusciti a scalfire la barriera che la giovane aveva eretto nei suoi confronti; i suoi sguardi sfuggenti lo mandavano in trepidazione, non riusciva a controbatterli. Fu così che il terzo giorno, il ragazzo decise di rompere il ghiaccio con le parole.
<<"Scusami per l’altro giorno, non volevo caderti addosso. Non mi sono ancora presentato a modo con te: mi chiamo Laio, piacere di conoscerti">>.
La ragazza non sembrò farci troppo caso e continuò a spalmare la sua caviglia con del balsamo; poi allungò la mano per cercare qualcosa accanto a sé, ma la sua espressione si fece piuttosto scocciata.
<< "Vado a prendere le bende, me ne sono dimenticata">>. Quando fece ritorno, si limitò ad accovacciarsi di nuovo accanto a lui.
<<"Ora tieni fermo il piede, devo fasciarlo nella posizione giusta">>.
 Laio sospirò sconsolato e ubbidì, temendo che la ragazza non avrebbe detto altro. Ma non fu così: <<"Non ti preoccupare, non è successo niente.. E non serve che ti presenti: conosco già il tuo nome. Sono io quella che invece dovrebbe farlo: mi chiamo Mala">>, alzò appena il volto verso di lui: per un attimo le sue labbra si schiusero in un dolce sorriso.
Poi un ciuffo scuro le cadde sulla fronte coprendola in parte, mentre tornava alla sua occupazione.
Laio si sentiva scombussolato per il suo improvviso cambio di atteggiamento, ma anche un po’ soddisfatto: era il momento buono per trovare una breccia in quel muro.
<<"Ti ringrazio per averlo sanato; il dolore è sparito, credo che potrei tranquillamente mettermi a correre">>.
Lo guardò appena, intenta com’era ad eseguire il bendaggio: <<"Non credo proprio; hai fatto un bel salto e il tuo piede è rimasto intoppato alla base del condotto: le sue ossa si erano tutte incrinate">>. Poi cambiò del tutto argomento: <<"Sai? Il saggio Mole deve averti preso in simpatia, ti ha ceduto la sua stanza">>.
<<"Davvero?">>, Laio ripensò all’anziano signore; una domanda gli sorse spontanea: <<"Tu sai cosa mi ha fatto?">>.
<<"Mole usa incantesimi antichi, ma non hanno natura malvagia. Inoltre è un uomo estremamente leale: non userebbe mai ciò che ha visto contro di te" >> la sua voce era del tutto sincera.
<<"Lo ha fatto anche con te?">> .
La ragazza si soffermò un attimo su quelle parole: <<"Si nota molto che non sono di queste parti, eh?Non che io mi sforzi troppo di nasconderlo in effetti..">>.
<<"è soprattutto per il colore della tua pelle: si vede che non hai vissuto in una terra dove regna il buio">>, Laio non riusciva a non essere sincero.
<<"Anche tu devi averci vissuto per poco">> gli fece notare la ragazza.
<<"Si, mio padre si trasferì nella Terra dell’acqua quando io ero ancora piccolo. E poi ho viaggiato molto al fianco del mio cavaliere">>. Il ricordo gettò il ragazzo in un tale torpore da rendergli impossibile proseguire la conversazione.
<<"Capisco">>.
Una voce chiamò Mala dal cunicolo principale; sembrava urgente. Forse avevano rinvenuto un altro ferito nella foresta, reduce dalla battaglia.
<<"Devo andare adesso. Mi ha fatto piacere parlare con te">> la stessa spinta col bastone e se n’era già andata.
*
 
Da quel giorno sia Laio che Mala si avvicinarono di più l’uno all’altra, e le brevi conversazioni cominciarono a protrarsi oltre il semplice orario di visita. Laio era molto interessato alle notizie riguardanti la sconfitta del Tiranno; spesso indagava per avere qualche informazione a proposito di Nihal. Il non sapere dove fosse in quel momento lo gettava nel più profondo sconforto: cominciò a dormire poco la notte, a mangiare lo stretto necessario. Il suo ricordo aveva cominciato a diventare insistente, a causa delle versioni che circolavano su di lei: ma coloro che vennero ospitati dalla colonia restarono molto vaghi e poco informati; nessuno di loro l’aveva mai conosciuta e l’aveva appena intravista durante la battaglia. Dopo circa una settimana il vecchio Mole chiese di incontrare il ragazzo: l’udienza avvenne nella stessa stanza, qualche giorni dopo l’ultima medicazione.
I due parlarono per molto tempo e il vecchio spiegò al ragazzo ciò che la sua mente gli aveva rivelato il giorno in cui era arrivato. Laio chiese spiegazioni circa la sua situazione, ma le risposte del mago restarono incerte.
<<"Il Talismano ha origini antichissime; la sua magia è incommensurabilmente potente. Ma l’incantesimo formulato da quella mezzelfa non corrisponde ad alcuna formula da me conosciuta. La tua situazione resta incerta: potresti tornare spirito fra un giorno come fra mille anni. Il tuo ciclo di vita naturale si era già concluso: credo però che dovrai aspettare l’invecchiamento e la fine del tuo corpo per scoprire cosa succederà alla tua anima">>.
Poi gli illustrò la storia della colonia: le genti che prima abitavano i territori presso i due monti della Terra della Notte erano dovute scappare per via del Tiranno; erano state costrette a dividersi in più nuclei che, non volendo abbandonare la propria patria, avevano trovato rifugio nel sottosuolo.  <<"Per fare questo abbiamo sfruttato alcune rocce tipiche di questo territorio: nere come la notte che aleggia qui attorno, resistenti ed in grado di essere scalfite solo da se stesse">>.
Infine offrì a Laio un posto nella colonia, invitandolo a rimanere con loro per qualche tempo. Non aveva intenzione di costringerlo ma notava la sua espressione vuota: i suoi occhi erano tristi, bui, come se avessero perso la strada.
<<"Resti sempre tu l’artefice del tuo destino. Non lasciarti influenzare da ciò che hai già vissuto; oppure fallo. Ogni tua scelta dipende solo da te">> gli aveva detto nel tentativo di confortarlo e spingerlo ad agire.
Laio, guarito completamente, cominciò ad affacciarsi su quella piccola comunità del sottosuolo; a conoscerne le abitudini, l’insolito funzionamento. Si attingeva l’acqua dai fiumi sotterranei, convogliandola in rudimentali acquedotti che terminavano in varie zone della roccia. Non si temevano allagamenti: i fori dei condotti d’aria erano situati in alto, oppure erano stati creati degli appositi scuretti da chiudere in caso di pericolo; la conformazione della roccia non permetteva che l’acqua si infiltrasse per eroderla. Ognuno aveva diritto ad una propria abitazione, composta da uno o due ambienti: per la restante parte dei bisogni giornalieri, si condivideva tutto con la comunità. C’erano cucine comuni, bagni comuni, ma anche un’infermeria, un’armeria ed una sorta di tempio; vi erano infine le grandi stanze da adunata, utilizzate come luogo d’incontro e di allenamento. Essendo rimaste in comunicazione fra loro, le varie colonie tentavano di supportarsi l’un l’altra: ogni tanto giungevano piccole carovane di mercanti che le rifornivano e accettavano scambi di merce. Per quanto riguardava il cibo, si viveva di ciò che si riusciva a cacciare, conservare e coltivare con l’aiuto della magia.
Laio viveva in uno strano limbo, incerto su cosa avrebbe fatto di sé stesso: voltarsi verso il passato era doloroso, ma procedere verso un futuro incerto alla ricerca di Nihal lo era altrettanto. Tanto valeva restare immerso in quel piccolo mondo e lasciarsi vivere nel presente. Si sentiva bene a fianco di quelle persone e la loro compagnia riuscì quasi a fargli dimenticare le sue ansie. Così il giovane andò a cercare Mole ed accettò la sua proposta.<<"Ora come ora non ho altro posto dove andare">>. 
In pochi mesi divenne amico di tutti, come era prevedibile. L’uomo biondo che aveva incontrato il giorno in cui era caduto dal condotto divenne un suo fedele compagno. Il suo nome era Ailmo, un abitante della terra dell’acqua sfuggito da una base del Tiranno qualche anno prima; sapeva lavorare ogni tipo di materiale, dato che aveva svolto svariati lavori durante la sua vita, e aveva una forza strepitosa. Da quando vi era stato accolto, non aveva desiderato più lasciare la comunità. Adesso vi viveva con la moglie, in attesa che nascesse il suo primo figlio.
Il pensiero di Nihal però ricominciò ad affacciarsi alla sua mente: sognava del tempo passato all’accampamento, del suo incontro con lei nei boschi; del viaggio compiuto alla ricerca delle pietre. La vedeva nel tremolio bluastro delle lampade della sua piccola abitazione: sognava che lo venisse a cercare per riportarlo via con lei. Ma infondo Laio conosceva la verità: Nihal non sarebbe tornata, sarebbe rimasta lontana il più possibile da lui, schiava del senso di colpa.


 
  
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