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Autore: Sharymore_    23/07/2014    5 recensioni
Tutti sappiamo quello che è successo a Katniss Everdeen e quello che ha provato dopo essere stata salvata dall'arena dei 75 Hunger games. Ma qual'è invece la storia di Peeta Mellark? Cos'ha provato il ragazzo del pane prima di essere salvato dai ribelli? In che modo sono riusciti a fargli dimenticare quanto grande fosse il suo amore per Katniss?
Ve lo racconto io.
Genere: Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Peeta Mellark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Non appena dalla mia bocca escono quelle parole di rassegnazione cala il silenzio. Tutti rimangono con gli occhi fissi su di me. Come se avessi detto un'assurdità, una cosa che va ben oltre i limiti della ragione. In realtà, penso di aver dato semplicemente una voce ai loro pensieri. Io sono un pericolo, non posso essere controllato. Se vogliono andare avanti nella missione, se vogliono avere successo, devono uccidermi. E' l'unico modo che ho per rendermi utile. Sacrificherò la mia vita, ormai non più tanto mia e darò loro un'opportunità. Passano un paio di minuti e finalmente qualcuno decide di interrompere il silenzio creatosi attraverso le mie parole. "Non essere ridicolo." dice la Jackson rivolgendosi a me. "Ho appena assassinato un membro della vostra squadra!" rispondo io gridando. Come possono non rendersi conto di quanto grave sia quello che ho fatto? Sento le guance diventare rosse per la rabbia. "L'hai spinto per togliertelo di dosso. Non potevi sapere che avrebbe attivato la rete in quel punto preciso." dice Finnick avanzando verso di me. Non capisco per quale motivo facciano tanta fatica a lasciarmi andare. Io non conto nulla per loro, nulla. Mi posiziono al centro della stanza, proprio davanti la televisione, cosi che tutti possano vedermi e ascoltarmi. "Chi se ne frega! E' morto no?" dico ad alta voce e finalmente realizzo quello che è successo. Dopo aver visto quelle immagini mi ero sentito un mostro si, ma non in questo modo. Dirlo ad alta voce, rende il tutto più reale. E' questo che sono adesso, un assassino. Cerco di tenere a freno le lacrime, ma come tante altre cose, non riesco a controllarmi. Le sento scendere. Tiepide lacrime che mi rigano il viso. "Non lo sapevo. Non mi sono mai visto cosi, prima." aggiungo cercando di non far tremare la voce. In realtà è l'unica cosa che al momento riesco a fare: tremo. Rivolgo per un secondo il mio sguardo verso Katniss e per quel breve istante ricordo tutte le cose brutte che le ho fatto, tutte le cattiverie che le ho detto. "Katniss ha ragione. Sono io il mostro. Sono io l'ibrido. Sono io quello che Snow ha trasformato in un'arma." dico alzando sempre di più il tono di voce. "Non è colpa tua, Peeta." ribatte Finnick mettendomi una mano sulla spalla cercando di calmarmi. Vogliono convincermi ad andare con loro. Si sentono troppo in colpa a lasciarmi qui, ma io non ho bisogno della loro pietà. Non ho bisogno della compassione di nessuno. "Non potete portarmi con voi. E' solo questione di tempo prima che uccida qualcun'altro." dico nella totale consapevolezza delle mie azioni future. Ho ucciso Mitchell, cosa gli fa pensare che non potrei fare lo stesso con un altro membro della squadre 4 5 1 ? Guardo i loro visi e ogni volta che i miei occhi si incontrano con quelli di qualcuno, quel qualcuno cerca di distogliere lo sguardo abbassando la testa. Nessuno mi risponde e quindi decido di continuare il mio discorso disperato. "Magari pensate che sia più gentile scaricarmi semplicemente da qualche parte. Lasciare che io corra il rischio. Ma questo equivarrebbe a consegnarmi a Capitol city. Non penserete di farmi un favore rispedendomi da Snow vero?". Non appena pronuncio quelle parole subito i ricordi di quella prigionia affiorano e mi rendo subito conto, senza pensarci troppo, che la morte a confronto sarebbe una cose del tutto piacevole. Non posso tornare a Capitol city, non da vivo. Ancora silenzio. Volti confusi e tristi è tutto ciò che mi circonda in questo momento. "Ti ucciderò io prima che succeda, te lo prometto." dice Gale dalla sua poltrona con tono piuttosto deciso. Per un momento rifletto sulla sua proposta, ma poi mi rendo conto che non sarebbe una via sicura, non posso rischiare di farmi prendere vivo. Scuoto la testa. "E' inutile. E se tu non fossi lì per farlo? Voglio una di quelle pillole avvelenate che avete tutti." rispondo indicando la parte del braccio in cui so che sono contenute. Nessuno mi ha parlato di quelle pillole, ma ho ascoltato la Jackson proprio ieri che ne discuteva. So che non mi è stata data perché considerato un soggetto instabile, ma so anche che sarei in grado di usarla solo in caso di stretta necessità. E comunque, anche se per sbaglio dovessi prenderla per disperazione, non credo che farebbe la differenza. Nessuno sentirebbe la mia mancanza. "Non sei tu il problema." dice Katniss alzandosi dalla sedia e avanzando al centro della stanza. "Abbiamo una missione e tu ci servi." continua per poi cambiare il discorso.
Alcuni si mettono alla ricerca di qualcosa da mangiare, altri provvedono ai turni di guardia, altri ancora mi tengono d'occhio. A quanto pare passeremo la notte qui. Quello che non sanno però, è che domani mattina io non andrò con loro. Arrivata l'ora di cena si mettono tutti seduti, chi sul divano, chi su una sedia, chi per terra e iniziano a mangiare le loro zuppe in scatola. Il mio sguardo scorre lungo la stanza e vedo Katniss che cerca qualcosa nello scaffale della cucina in alto a destra. Mentre tengo gli occhi fissi su di lei, mi viene passata una lattina. "Devi pur mangiare qualcosa." dice Finnick facendomi un sorriso. Prendo la lattina tra le mani e non appena leggo il suo contenuto nuovi ricordi affiorano nella mia mente. 'Stufato di agnello.' Ricordo il volto di Katniss ogni volta che ci veniva servito nel nostro appartamento durante la preparazione degli Hunger games. Ricordo in che modo chiudeva dolcemente gli occhi per concentrarsi al meglio sul profumo che emanava. Mi alzo in piedi e mi dirigo verso la cucina dove Katniss si accinge ancora a cercare qualcosa di commestibile. "Tieni." sussurro porgendole la lattina. Mi guarda stupita e poi la prende. Legge il contenuto sull'etichetta e riesco a rubarle un leggero e piccolo sorriso. "Grazie." dice con un filo di voce per poi aprire il coperchio. "Ci sono persino le prugne." continua facendo una piccola risata.
Ci sediamo insieme a tutti gli altri e mentre mangiamo alcuni biscotti ripieni di crema, la tv si accende e mandano in onda il sigillo di Capitol city. Segue subito dopo un servizio in cui viene annunciata la nostra morte. Snow si congratula con i pacificatori per il lavoro effettuato e per aver liberato il paese dalla minaccia della ghiandaia imitatrice. I ribelli presenti nella stanza iniziano a protestare ma tutto ad un tratto le proteste cessano e improvvisamente l'inquadratura cambia. Ora ad andare in onda è il distretto 13 e a parlare è la presidente Alma Coin. Parla di Katniss e di come la sua morte sia comunque stata di grande aiuto nella missione contro il governo distopico di Capitol city. Questa è una certezza, ora siamo davvero soli, dato che tutti ci credono morti. Dopo uno scambio di messe in onda la trasmissione cessa e i commenti non fanno fatica ad arrivare. Sembra che le parole di Snow e della Coin siano state un incentivo importante per la missione. Ora tutti sono decisi più che mai e iniziano a proporre una via sicura per raggiungere Capitol city il prima possibile. Io rimango in silenzio, seduto su un divano blu ad ascoltare con disinteresse dato che la cosa non riguarda. Come gli ho già detto, io non andrò con loro.
Dopo alcune ore e più di un'intuizione, alla fine la squadra decide di avanzare tramite le varie gallerie sotterranee di cui Capitol city è dotata. Mettono in ordine la casa, cercando di nascondere i segni del nostro passaggio e poi si preparano per andare. Io continuo a sedere sul divano immobile, con le braccia incrociate, sicuro della mia decisione. Rimangono tutti a fissarmi. "Peeta, dobbiamo andare." dice Finnick invitandomi ad alzarmi con un gesto della mano destra. "Io non vengo. Rivelerò la vostra posizione o ucciderò qualcun'altro." dico scuotendo la testa. "Gli uomini di Snow ti troveranno." ribatte lui alzando il tono di voce. "Allora lasciatemi una pillola. La prenderò solo se devo." rispondo. Ed è quello che penso davvero. Voglio restare qui e se davvero gli uomini di Snow dovessero trovarmi allora prenderò quella pillola e porrò fine alla mia esistenza. "Non è una scelta tua, cammina!" dice la Jackson avanzando verso di me e prendendomi per un braccio cercando di spostarmi e farmi alzare. Cerco di opporre resistenza. "Oppure cosa fate? Mi sparate?" dico facendo una leggera risata. Mi farebbero di certo un favore. "Ti mettiamo fuori combattimento e ti trasciniamo con noi, il che ci rallenterà e ci esporrà al pericolo." dice Homes intervenendo nella conversazione. Sembra che tutti si siano messi d'accordo per impedirmi di rendergli le cose molto più semplici. "Smettetela di fare i generosi! Non me ne frega niente se muoio!" Guardo i loro volti decisi e capisco che c'è una sola persona in questa stanza che può capirmi. Una sola persona che può aiutarmi. "Katniss, ti prego. Non capisci che voglio uscirne?" dico implorandola. Nessuno riesce a capire che l'unica cosa che potrebbero fare per aiutarmi è lasciarmi andare. Ormai vivere con me stesso è diventato un peso troppo grande da riuscire a sopportare. I nostri occhi si incrociano e rimangono fissi per alcuni istanti, fino a che non vedo il suo volto muoversi in una lieve negazione. "Stiamo sprecando tempo. Vieni di tua volontà o dobbiamo stenderti?" dice distogliendo lo sguardo. Non capisco perchè si stia comportando in questo modo. Non riesce a lasciarmi andare per quale motivo? E' perchè davvero tiene ancora a me o semplicemente non riesce a dare un'altra soddisfazione a Snow? Di certo non avrò risposta a queste domande, o almeno non ora. Nascondo il viso tra le mani ancora legate per alcuni istanti e poi mi rassegno all'idea che non mi lasceranno mai qui. Mi alzo e con il volto avvilito decido di collaborare e seguirli. "Gli liberiamo le mani?" chiede una delle giovani sorelle che fanno parte della nostra squadra alla Jackson. "No!" urlo io ritraendo le mani il più possibile. Ho deciso di seguirli, ma non voglio avere tutta questa libertà. In un certo senso quelle manette mi danno sicurezza. Sono un modo per controllarmi e non voglio di certo sbarazzarmene proprio adesso. "No." ripete Katniss a sua volta per poi rivolgere il suo sguardo verso di me, quasi stesse cercando di dimostrarmi che è dalla mia parte. "Però voglio la chiave.." aggiunge rivolgendosi alla Jackson. Katniss prende la chiave tra le mani e la mette nella tasca inferiore dei pantaloni.
Ci incamminiamo in un altro appartamento fino a che non arriviamo ad una porta chiusa sopra alla quale si trova la scritta "servizio." Castor la apre facendo una piccola pressione e finalmente la nostra via di fuga appare davanti ai nostri occhi. Mentre gli altri della squadra si accingono a scendere guardo il volto di Pollux, il senza-voce. Ha un'espressione impaurita. Suo fratello si avvicina lui per mettergli una mano sulla spalla nel tentativo di rassicurarlo. "Mio fratello ha lavorato quaggiù dopo essere diventato un senza-voce." dice Castor rivolgendosi a me. "Ci abbiamo messo cinque anni per riuscire a comprare la sua risalita in superficie. E lui non aveva visto il sole nemmeno una volta." dice continuando la sua spiegazione. Mentre suo fratello parla, io continuo a fissare il volto di Pollux e istintivamente sento il bisogno di rassicurarlo. "Bè, allora mi sa che sei appena diventato la nostra risorsa più più preziosa." sussurrò sorridendo. Castor ride e Pollux riesce a fare un sorriso. Dopo aver causato tanta sofferenza mi sento quasi soddisfatto nel sentirmi la causa di quel sorriso. Continuiamo ad avanzare, ma io mi sento così debole che la Jackson e Gale si offrono di aiutarmi nella camminata. Cosi iniziano a trascinarmi a fatica ed io mi sento un peso, come sempre. Tengo gli occhi fissi a terra, amareggiato e avvilito.
Ci muoviamo a una discreta velocità, ma dopo alcune ore ci sentiamo piuttosto stanchi e quando la Jackson propone di fermarsi nessuno si oppone. Ci accampiamo in un vecchio sgabuzzino e la Jackson organizza i turni di guardia. Io mi rannicchio in un piccolo angolo e resto lì senza riuscire però a chiudere occhio. Ho lo sguardo fisso nel vuoto quando ad un certo punto sento un rumore di passi. Katniss si siede vicino a me. Le sue gambe sono praticamente vicine alla mia testa. Mangia qualcosa rumorosamente e poi resta in silenzio per una decina di minuti. Sento il suo respiro affannato e pesante, fino a che quel respiro non si interrompe per dar spazio alle parole. "Hai mangiato?" chiede rivolgendosi a me con tono gentile. Scrollo il capo. Non avevo voglia di mangiare. Il cibo non è molto e sarebbe un peccato sprecarlo per me. Katniss apre una lattina di zuppa di pollo e riso. Allunga la sua mano verso di me e me la porge. Mi metto seduto a fatica e inizio a mangiare la zuppa rumorosamente non curandomi di masticarla. Katniss mi osserva in silenzio, distogliendo lo sguardo di tanto in tanto. Dopo un momento di esitazione si mette seduta davanti a me. "Peeta, quando hai parlato di quello che era successo a Darius e Lavinia, e Boggs ha confermato che era vero, tu hai detto che lo pensavi. Perchè in quel ricordo non c'era niente di luccicante. Cosa volevi dire?" chiede rivolgendo il suo sguardo nel vuoto, cercando di ricordare quel momento e le parole che ho pronunciato. E' interessata davvero ai miei pensieri o sta solo cercando di valutare con accuratezza il nemico che dovrà affrontare? Forse dovrei smetterla di farmi queste domande ed iniziare a fidarmi. Katniss sembra davvero interessata alla mia salute. "Oh non so come spiegarlo." dico iniziando il discorso, cercando di darle la spiegazione che cerca e che purtroppo io non possiedo del tutto. "All'inizio era tutto confuso e basta. Adesso riesco a distinguere determinate cose." continuo, ed è vero. C'erano dei momenti, per fortuna ormai passati, in cui anche le cose più semplici per me sembravano impossibili da capire. Ora invece, se presto attenzione, riesco a far luce su alcune cose. Faccio un leggero sospiro e continuo il mio discorso. "Credo ci sia uno schema che sta venendo a galla. I ricordi che hanno alterato col veleno degli aghi inseguitori hanno una strana caratteristica. E' come se fossero troppo intensi o le immagini tremolassero." dico mentre con la mente rivedo quei ricordi ricoperti di puntini che luccicano per dare una descrizione di ciò che c'è nella mia testa quanto più fedelmente possibile. Vedo Katniss perplessa. "Ti ricordi com'era, quando siamo stati punti?" chiedo. Annuisce con la testa. "Gli alberi andavano in pezzi. C'erano gigantesche farfalle multicolori. Io sono caduta in una buca di bolle arancioni.." risponde tornando con la mente a quei momenti. Rimane in silenzio per alcuni secondi, fino a che il suo viso non si illumina di colpo come se avesse raggiunto con il pensiero l'elemento che stava cercando. "Bolle arancioni luccicanti.." dice con tono sorpreso guardandomi negli occhi. "Giusto. Ma non c'era niente di simile nel mio ricordo di Darius e Lavinia. Non credo che mi avessero dato ancora il veleno." continuo io alimentando la sua sete di parole. Continua a fissarmi alla fine di ogni frase, come se stesse aspettando nuovi racconti, nuovi ricordi. "Beh, è una bella cosa no?" mi chiede accennando ad un sorriso. "Se riesci a fare una distinzione, allora puoi capire quello che è vero." continua mostrando nel tono di voce un gran sollievo. Io non mi sento sollevato, anzi. La confusione aumenta sempre di più e questo suo atteggiamento protettivo non fa che peggiorare le cose purtroppo. "Si. E se mi facessi crescere le ali, potrei volare." dico con tono sarcastico, ma allo stesso tempo del tutto amareggiato. "Solo che alle persone non crescono le ali. Vero o falso?" domando notando una strana reazione nel suo volto. "Vero." risponde lei per poi aggiungere nuove parole di sostegno a quella breve risposta. "Ma alla persone non servono le ali per sopravvivere." La guardo e vorrei poterle dire molto di più rispetto a quello che effettivamente riesco a pronunciare. "Alle ghiandaie imitatrici si." dico per poi mettermi a finire la zuppa sotto lo sguardo vigile di Katniss che sembra essere piuttosto delusa della nostra conversazione. Scruta il mio viso, e quasi mi vergogno del mio aspetto. Le mie occhiaie sotto la debole luce che ci consente un po' di illuminazione sembrano lividi violacei e io vorrei poterli nascondere. "C'è ancora tempo. Dovresti dormire." mi dice per poi prendermi la lattina ormai vuota dalle mani. Mi aiuta a stendermi sul freddo pavimento e poi si siede accanto a me. Rimango a fissare il vuoto cercando di sgomberare la mente per poter riuscire a riposare almeno un po'. Proprio mentre sto per prendere sonno sento la mano di Katniss spostarmi una ciocca di capelli dalla fronte. Subito rabbrividisco. Da parecchio tempo nessuno si è preso la briga di farmi una carezza, specialmente Katniss. Continua a lisciarmi delicatamente i capelli all'indietro. Il suo tocco suscita in me nuovi ricordi. Ricordi belli, felici. Ricordi di tutte quelle volte in cui Katniss ha rischiato la sua vita per salvare la mia. Ricordi che credevo di aver perso per sempre o peggio ancora, di non avere mai avuto. "Stai ancora cercando di proteggermi. Vero o falso?" bisbiglio. "Vero." risponde lei lasciando una breve distanza tra queste e le parole che subito seguono. "Perchè è questo che facciamo, io e te. Ci proteggiamo a vicenda." sussurra accostandosi al mio orecchio. Quelle parole sono quasi una sorta di ninna nanna che riesce a guidarmi verso il riposo sereno che da tempo aspettavo.
Poco prima delle sette vengo svegliato dalle voci dei miei compagni di squadra che si stanno preparando per riprendere il cammino nei sotterranei. Avanziamo lentamente, ancora presi dal sonno e dalla stanchezza quando improvvisamente nelle mie orecchie inizio a sentire dei strani rumori. Provo una sensazione che non avevo mai provato prima. Sento il respiro affannato di ibridi che corrono verso di noi, quasi fossi un animale della loro specie. Riesco a sentire i loro pensieri. "Katniss." continuano a ripetere senza sosta. Anche i miei compagni di sguardo, compresa Katniss stessa, riescono a sentire le loro voci. Le loro facce calano nella paura e nell'incapacità di prendere al volo una decisione e scappare. Ma quello che gli altri non riescono a sentire è il motivo per cui sono qui. Il motivo per cui Capitol city li ha generati e poi mandati in questi tunnel sotterranei. La vogliono uccidere. Sono stati creati per distruggerla, proprio come me. Katniss ha l'arco incoccato, decisa ad uccidere qualsiasi cosa o persona stia pronunciando il suo nome. "Katniss." la chiamo per spiegargli la situazione ma non appena il suo volto si rivolge verso la mia direzione noto nei suoi occhi la convinzione che quei suoni, quelle voci provengano da me. Che sia io l'artefice di tutto questo. Proprio ora che stavo riuscendo nell'impresa di farle capire che non voglio farle del male. Continua a fissarmi mentre io continuo a pronunciare il suo nome. Punta una freccia verso la mia direzione, pronta a lasciarla andare. Pronta a lasciarmi andare. Mi metto seduto, accovacciato per terra cercando di dimostrargli che non sono io il nemico. Inizio a tremare. I pensieri degli ibridi sono cosi forti che quasi mi impediscono di sentire i miei. Metto la testa tra le mani. "Katniss!" urlo per poi girare di scatto la testa verso di lei. Ha l'espressione impaurita, ma allo stesso tempo la sua mano è ben salda e pronta a scoccare la freccia. "Katniss! Esci di qui." le urlo a fatica cercando di porre fine a quelle voci. "Perchè? Cos'è che fa questo rumore?" chiede avvicinandosi a me. "Non lo so. So solo che deve ucciderti. Corri! Esci! Vai!" continuo a ripetere cercando di metterla in salvo ma lei resta li immobile ben lontana dall'idea di scappare. Abbassa l'arco e si rivolge al resto della squadra mentre io continuo a premere le mani sulle tempie. "Qualunque cosa sia, ce l'ha con me. Potrebbe essere l'occasione giusta per separarci." dice con decisione. La squadra immediatamente si oppone a questa sua affermazione e tutti dichiarano di voler restare al suo fianco in ogni caso. Si organizzano rapidamente con le varie armi che possiedono e poi usciamo di corsa dallo stanzino, inseguiti dagli ibridi che non smetteranno di darci la caccia. Avanziamo più velocemente che possiamo quando ad un certo punto, durante la nostra corsa sentiamo urla disperate che ci fanno rabbrividire. "Senza-voce." dico io ad alta voce cercando di rispondere alla domanda che tutti si stanno facendo nella loro mente. "Erano questi i suoni che emetteva Darius quando lo torturavano." continuo. "Gli ibridi devono averli trovati." dice Cressida dando appoggio alle mie parole. Iniziano a litigare tra loro, su chi debba fare cosa ma io non presto attenzione alle loro voci, bensì a quelle degli ibridi. "Ascoltate." dico suscitando il silenzio tra le loro voci. Le urla sono cessate ed ora le loro voci sono più forti e vicine che mai. "Katniss." ripetono senza sosta. "Mettete le maschere!" ordina la Jackson ma nessuno ascolta i suoi ordini. Respiriamo tutti la stessa aria. Riprendiamo la nostra fuga. Corriamo senza sosta. Improvvisamente ci imbattiamo in una delle trappole di Capitol city e senza rendercene conto, il corpo di Homes precipita in quella trappola, una specie di 'tritacarne', dalla quale viene risucchiato in pochi secondi. Tutti rimangono immobili, a fissare quel corpo fatto a pezzi. Nessuno reagisce, sono tutti troppo sconvolti. Ma non io, io non mi faccio impressionare da questi giochetti di Capitol city. Ho visto cose ben peggiori, posso sopportare questo, cosi decido di prendere in mano la situazione. "Non possiamo aiutarlo!" urlo iniziando a strattonare i corpi dei miei compagni. "Non possiamo!" continuo a ripetere cercando di convincerli. Poggio una mano sulla spalla di Katniss cercando di farle distogliere lo sguardo da quell'orribile immagine. Alla fine la squadra decide di darmi ascolto e continuiamo ad avanzare, questa volta con più prudenza.
Alle nostre spalle le grida continuano a farsi sentire più forti che mai e l'odore di ibridi è sempre più vicino. Pochi metri e siamo costretti a fermarci di nuovo. Apriamo il fuoco contro un gruppo di pacificatori. Ne uccidiamo più o meno la metà, ma ci rendiamo subito conto che altri ne stanno arrivando in tutta fretta. Guardo i volti spaventati dei miei compagni fino a che non rivolgo nuovamente lo sguardo a quelli che mi sembrano essere pacificatori. Ma non lo sono. Sono ibridi. Esseri bianchi, dotati di quattro arti, e grandi quanto più o meno quanto un essere umano adulto. Hanno lunghe code da rettile, schiene arcuate e teste protese in avanti. Avanzano e uccidono tutto ciò che incontrano, compresi i pacificatori stessi. "Da questa parte!" urla immediatamente Katniss cercando di farci muovere. Lei e Pollux prendono il comando e cercano la via più veloce per riportarci in superficie. Corriamo talmente forte che le gambe mi fanno male, ma cerco di tenere duro perchè se mi fermo anche solo per un momento a pensare sono perduto. Non c'è tempo per fermarsi a pensare, non c'è tempo di riflettere. Dobbiamo uscire di qui. Alcuni compagni della nostra squadra vengono presi e uccisi brutalmente. Tra questi anche la Jackson. Non possiamo aiutarli, non possiamo fermarci, ed è questa la cosa che più fa male. Mettersi in salvo con sottofondo le urla di persone che fino a poche ore fa hanno rischiato la propria vita per salvare la tua. Arriviamo ad una piccola scala e iniziamo a salire mentre altri, tra cui anche Katniss continuano ad aprire il fuoco contro gli ibridi. Ce ne sono troppi, non possiamo sconfiggerli. Possiamo solo scappare.
Non appena inizio a salire lungo la scala mi accorgo che Katniss è lì, immobile davanti agli ibridi. Urlo il suo nome con quanta più voce possibile ma lei sembra non sentirmi. "Gale! Gale! Prendi Katniss, ti prego prendi Katniss!" urlo verso il ragazzo che so che non la lascerà morire. La spinge con forza lungo la scala, ma non appena tutti riusciamo a raggiungere il piano superiore mi accorgo che il nostro numero si è dimezzato. Subito dopo una breve perlustrazione, mi rendo conto che una persona manca all'appello. "Dov'è Finnick?" chiedo lasciando silenzio dietro alle mie parole. Katniss mi guarda per un breve istante. "Qualcuno è ancora vivo!" urla subito dopo rivolgendosi a Gale che nel frattempo continua ad impedirle di scendere per accertarsi che altri membri della nostra squadra si mettano in salvo. "No, Katniss. Non verrà più nessuno. Solo gli ibridi." risponde Gale cercando di fermarla ma è tutto inutile. Riesce a liberarsi dalla presa e con il corpo si sporge in avanti per vedere cosa sta succedendo nel piano inferiore utilizzando la debole luce del fucile di Cressida. Io la guardo, in attesa di risposte e sento il cuore andarmi in mille pezzi non appena sento le sue urla strazianti. "No! No! Finnick no!" continua ad urlare disperatamente agitando il suo corpo. Non servono parole di conferma. Il ragazzo dagli occhi blu e dai capelli biondi non c'è più. Ha perso la sua vita, ucciso da Capitol city. Venire a sapere della sua morte fa male, e non perchè Finnick fosse un membro della mia squadra, ma perchè era un mio amico. E' quasi come se la sua morte avesse aperto nella mia mente il cassetto in cui tutti i miei ricordi del ragazzo del distretto 4 erano stati nascosti. Mi sembra di vederlo combattere con il suo tridente, mentre mi salva la vita. Lo vedo farmi gli scherzi con Katniss nell'arena. Vedo il suo sorriso spavaldo, pronto a nascondere quello che in realtà era: un ragazzo buono e gentile, vittima come noi, dei giochi di Capitol city. I miei nuovi ricordi, o meglio i miei falsi ricordi, mi hanno impedito di ringraziarlo per tutto quello che ha fatto per me. Se lui non mi avesse salvato la vita più di una volta ora non sarei qui. Incredibile notare come la mia vita comporti necessariamente la morte di qualcun'altro. Come se tutte le persone che cercano di aiutarmi siano in qualche modo destinate a morire per averlo fatto. Metto le mani davanti al viso cercando di nascondermi. Di nascondere le lacrime e il forte dolore che sento in questo momento.
Katniss, con il volto chiaramente afflitto, torna a rivolgere il suo sguardo verso di noi. "Non possiamo fermarci qui." dice cercando di nascondere la voce tremante. Gale si mette una benda al collo e i pochi sopravvissuti si preparano per riprendere la marcia, ma io no. Io me ne resto immobile, raggomitolato contro un muro. Ancora troppo sotto shock per fare qualsiasi cosa. "Peeta." sussurra Katniss iniziando ad avanzare verso di me. Non rispondo, non riesco neanche a parlare. Si inginocchia davanti a me, e mi scosta le mani ancora ammanettate da davanti il viso. "Peeta?" ripete Katniss sperando di ottenere questa volta una mia risposta. Cerco di spezzare il mio silenzio. Di sovrastare il dolore che mi si è piantato nel petto e che mi impedisce quasi di respirare. "Lasciami qui.." sussurro. "Non riuscirò a resistere." continuo a fatica con un filo di voce. "Si, invece, Ci riuscirai!" replica Katniss poggiando una mano sulla mia guancia. Scuoto la testa. "Sto perdendo il controllo. Impazzirò. Come loro." dico urlando. Sono stato creato per questo. Sono solo un'altra pedina di Capitol city. Un pezzo dei loro giochi. Sono un ibrido creato per far del male alle persone, alle persone buone. E' questo che sono, niente di più. Katniss mi fissa per un breve istante e poi si avvicina con decisione al mio viso fino a che le sue labbra non si uniscono alle mie. Io rimango immobile e sento un brivido percorrermi la schiena. Lei tiene la mia faccia tra le mani e continua a premere le sue labbra contro le mie senza sosta. Alla fine si stacca per riprendere fiato e vedo le lacrime scendergli lungo le guance candide. Fa scivolare le sue mani sulle mie e le stringe forte. "Non permettergli di portarti via da me.." dice scoppiando in un pianto liberatorio. Le sue labbra, il suo dolce tocco, le sue guance umide. Non so come, ma tutti quegli elementi sembrano aver risvegliato in me un sentimento che credevo di aver perso per sempre: amore. "No. Non voglio.." replico io stringendo le sue mani. Non voglio perderla. La amo, l'ho sempre amata e probabilmente la amerò per il resto della mia vita. Ora ricordo, ora ricordo perchè. E' per questa sensazione di forza che riesce a darmi. La capacità, anche con un solo sguardo di farmi sentire meglio. Di farmi sentire a casa. Le sue lacrime continuano a scendere e i suoi occhi restano fissi nei miei. "Resta con me." sussurra poggiando la sua fronte contro la mia. Sento il profumo dei suoi capelli ed è come se niente fosse mai cambiato dall'ultima volta che i nostri corpi sono stati cosi vicini. "Sempre." mormoro. 

 

Salve, salve :) Eccoci qui con l'11 capitolo! C'ho messo più del solito ad aggiornare (suppongo che vi stavate disperando in attesa che pubblicassi ahahah). Scherzi a parte, il capitolo è lungo 10 km, lo so, ma non ho potuto fare altrimenti e spero che non risulti troppo pesante e pieno di cose xD Finnick è morto, di nuovo, e penso che non mi rassegnerò mai a questa cosa. Ancora passo le mie giornate a chiedermi per quale motivo la Collins lo abbia ucciso. Non la perdonerò mai. Comunque, tornando al nostro Peeta, gli sono successe non poche cose. Piano piano, sta recuperando i suoi ricordi, anche se a caro prezzo. Alla fine ho deciso di scegliere il momento del bacio con Katniss per fargli ricordare quelli che erano i suoi sentimenti nei confronti della nostra ghiandaia, perchè secondo me non c'era momento migliore! Ma magari voi avevate pensato a un'altra parte, non so. Se volete siete libere di contestare la mia decisione ahahah! Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto e come al solito ringrazio tutte le persone che continuano a leggere e seguire la mia storia! Beh, ci vediamo alla prossima!
Sara :) 

  
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