Insieme - Atto 16
Odette era
rimasta
sulla soglia della porta, osservando il lungo corridoio da cui avrebbe
dovuto
vedere arrivare Derek. Passarono i minuti e di lui nemmeno
l’ombra.
- forse ho fatto
una
stupidaggine! - si portò le mani alla testa –
potrebbero averlo effettivamente
visto e catturato, io volevo solo dargli una
possibilità… - sospirò fra
sè e sè.
Una mano le si
posò
leggera sulla bocca, per trattenere un grido involontario, lentamente
scivolarono all’indietro all’interno della stanza e
poi chiusero la porta a
chiave facendo scattare la serratura.
La sua bocca fu
di
nuovo libera,
- ho dovuto fare
attenzione, sono aumentate le guardie nel castello -
Odette si
girò e gli si
strinse forte contro. Per tutto quel tempo non aveva desiderato altro,
e dopo
parecchi giorni in cui non si erano visti lei si era resa conto di
quanto lui
le mancasse.
L’abbracciò
con una
stretta forte quasi da far male, aveva temuto per la sua vita, aveva
avuto
paura che non avrebbe più avuto la possibilità di
abbracciarlo, e tutto perché
lei era stata così…stupida.
Derek combatté
con se stesso, una parte di lui voleva abbracciarla forte stringerla
con la
stessa intensità, ma l’altra parte era ancora
arrabbiata e ferita e proprio
quando decise di riabbracciarla lei sciolse il contatto e lui perse
quella
possibilità.
- è
colpa mia, ho detto
che c’era un intruso per fargli lasciare la guardia alla mia
stanza. – si
giustificò lei col fiato corto, si ritrovò
esitante davanti a lui, fragile e
insicura, Derek le sembrava freddo e distaccato e
quell’abbraccio seppur
partito con le buone intenzioni le sembrò meccanico e quasi
innaturale; eppure
qualche istante fa avrebbe potuto giurare di averlo visto felice.
Era malconcio e
stanco
si vedeva chiaramente e Odette si sentì in colpa nel vederlo
così e a fare
tutti quei pensieri egoistici sul perché o meno non
l’avesse abbracciata.
- siediti,
riposati un
po’ mentre prendo qualcosa per medicarti le ferite - gli
disse indicandogli lo
scrittoio lì accanto.
Derek si sedette
in
silenzio ad aspettarla, era parecchio stanco aveva cavalcato tutta la
notte,
per non parlare della battaglia la sera prima e il lunghissimo viaggio
che
l’aveva condotto in molti paesini prima di ritrovare una sua
traccia e
rivederla. Come un cacciatore aveva seguito la scia di indizi seppur
pochi che
lasciava, fino ad averla ritrovata durante la notte
dell’assedio.
La ragazza
bionda
ritornò dal bagno con una scodella piena di acqua calda e
diverse fasce bianche,
Derek non si era accorto che lei aveva indosso ancora le vesti da
notte.
Abbassò
lo sguardo
vergognandosi poco prima di rimproverarla, in tanti anni che si
conoscevano non
l’aveva mai vista in quello stato. – Odette ma ti
pareva il caso di aprirmi in
queste condizioni?! -
La ragazza lo
ignorò,
inzuppò una benda nell’acqua calda e gli
sollevò il viso, tamponandogli la
guancia, portando i loro occhi sullo stesso livello. –Non
è certo cambiandomi
un vestito che si può giudicare quanto tu sia rispettoso nei
miei confronti…- lo
fissò a lungo mentre con piccole carezze
gli ripuliva il volto.
Il sangue
incrostato
iniziò a sciogliersi lasciando vedere i graffi, la benda
bianca si tinse di
rosso mentre il volto del ragazzo ritornava candido.
- sai che non
è consono
che un uomo veda una donna così prima del matrimonio. E
potrei non essere io a
portarti all’altare. - la guardò intensamente
senza mostrare il minimo segno di
cedimento, la ragazza percorse tutto il volto del castano fino ad
averlo
definitivamente medicato, abbassò quindi lo sguardo passando
al suo braccio.
- io vorrei fossi ancora tu. - disse a voce talmente bassa
che Derek fu convinto di
esserselo sognato.
Il ragazzo non
le
rispose, si limitava a guardarla in attesa che facesse o dicesse
qualunque cosa
che confermasse ciò che aveva appena udito.
- io…
- iniziò lei con
tutte le buone intenzioni di portare avanti un discorso, fece un grosso
colossale errore, alzò lo sguardo su di lui, venendo
travolta da due severi
occhi blu che la fissavano come a volerla incatenare per sempre ai
propri, che
la guardavano con aria severa, per un attimo colse lo stesso sguardo di
suo
padre. Il suo piano
era miseramente
naufragato, e adesso non aveva la minima idea di cosa dire.
- mi dispiace -
disse
solo stordita da quel contatto visivo poco prima di riabbassare il capo
verso
il pavimento, verso la sua salvezza.
Derek era
confuso, lei
era scappata aveva cercato il conforto di un altro ed ora? Ora diceva
semplicemente un mi dispiace?
-
non
sarà un tuo mi dispiace a sistemare le cose… - le
rispose duramente con il
cuore martellante in petto.
Se prima aveva
qualche
dubbio nel vedere la sua esitazione nell’abbracciarla adesso
le sue paure
diventavano concretezze, ora che lei aveva capito quale strada
intraprendere
Derek non l’avrebbe più aspettata, e quelle sue
dure parole la colpivano in
pieno petto.
- ho fatto delle
cose che non avrei dovuto fare… -
iniziò a ripensare a tutto quello che le era successo in
quelle ultime
settimane, cercando di rimediare in qualche modo con le parole.
- scappare via
in quel modo, cacciarmi in un guaio
dopo l’altro, ma forse queste sono le cose minori; - come un
flashback le
vennero in mente tutte le azioni che l’avevano portata ad
essere lì, davanti a
lui adesso. Quest’esperienza le era servita molto
più che dello studio sui
libri, aveva avuto modo di maturare quanto le sue scelte influenzassero
il
corso degli eventi attorno a lei, e per la prima volta si rese conto
dell’importanza del compito cui la sua nascita
l’aveva destinata. Era una
principessa, un punto di riferimento per tutti, un esempio da seguire,
la sua
parola era legge, scappare via e fuggire dalle
responsabilità aveva messo solo
in cattiva luce il suo disprezzo verso quel fardello che invece avrebbe
dovuto
portare con onore.
Teneva lo
sguardo basso e con esso anche la voce, i
capelli biondi le coprivano il viso.
- aver perso la
fiducia del mio popolo… aver perso la tua e averti spezzato
il cuore, sono
queste le cose per cui ti chiedo scusa. - sussultò arrivata
alla fine.
Derek
l’osservava accuratamente, durante tutto il
viaggio non vedeva l’ora di rivederla, di poterle parlare e
nella parte più
nascosta di se, stringerla forte fra le sue braccia e baciarla.
Com’era ironico
il destino, una volta ritrovatasela davanti era stato incapace di
muovere un
solo dito, forse era convinto di vivere in un sogno e di potersi
risvegliare da
un momento all’altro nel suo letto, a palazzo, e scoprire che
Odette non c’era.
- sei
così sicura di avermi spezzato
il cuore? - Quelle parole gli uscirono così spontaneamente
che una volta resosi conto di ciò che aveva detto se ne
pentì amaramente.
Odette
alzò di scatto il volto, e solo allora Derek
potè vedere che i suoi occhi azzurri erano divenuti umidi,
lei stava piangendo
e probabilmente a causa delle sue parole.
-
ma…?- Odette
ripensò alle parole di Bromley a come l’aveva
descritto, non era possibile che
mentisse, le era sembrato davvero preoccupato.
- dopotutto,
sono solo affari giusto…? – continuò
lui
-
…solo affari? - Odette abbandonò la benda nella
tinozza d’acqua, sconvolta si alzò avvicinandosi
alla finestra, portandosi le
braccia al petto - non sono solo affari Derek, non lo sono mai stati!- gli disse quasi urlando.
– io
ho sbagliato e me ne rendo conto, quindi capirò
perfettamente se tu vorrai definitivamente chiudere i nostri rapporti,
ma non
sono mai stati solo affari!- strinse la mano sul cuore,
mancava qualcosa ma
non sapeva bene cosa…
Un altro
flashback la colse d’improvviso, il
ciondolo che portava sempre al collo donatole da Derek per il suo primo
compleanno, il ciondolo raffigurante un cigno simbolo
d’eleganza e onore era
rimasto a palazzo, lì dove l’aveva volutamente
abbandonato prima di partire,
gettandolo nel cestino. Scossa dal pensiero di non avere più
con se quel pegno d’amore
con riluttanza dopo alcune incertezze gli si avvicinò
nuovamente, e ricominciò
a medicargli il braccio avvolgendogli la mano in quel silenzio
diventato ormai
troppo pesante persino per lei.
- mi ferisce
pensare che per te lo siano stati …- disse
tentando di controllare le sue emozioni.
- affari e
sentimenti non vanno sempre d’accordo… -
Odette
sollevò il viso guardandolo sconvolta, erano
le stesse parole che aveva detto quel re che la teneva rinchiusa
lì, Derek
sarebbe diventato come lui o forse lo era già?
- come puoi dire
questo !- strinse
la benda pulita con cui avrebbe dovuto
medicargli l’altro braccio.
- tutti hanno
dei problemi, e se ci si ama si può
risolvere qualunque cosa! - fece una pausa e poi si sedette sul tappeto
portandosi
una mano fra i capelli. – ma forse questa è solo
una mia idea. Forse tu la
pensi in modo diverso, beh se è davvero così ti
devo fare i miei complimenti
perché ci ho creduto davvero, questo è stato il
tuo miglior scherzo Derek. Farmi innamorare
di te. –
Derek si
alzò dalla sedia e si avvicinò alla
finestra, massaggiandosi la mano da poco medicata. –i
sentimenti sono un grosso
guaio… grosso davvero; senza di essi probabilmente si
vivrebbe meglio – bisbigliò
tra sè e sè
- o non si
vivrebbe affatto…- completò lei.
Derek si
girò per guardarla, era ancora più bella di
quel che ricordasse, e cosa ancora più importante aveva
detto di essersi
innamorata di lui. Certo, aveva anche aggiunto che pensava fosse tutto
un
ennesimo scherzo, un gioco, ma lui l’avrebbe fatta ricredere,
le avrebbe
dimostrato che questa volta faceva sul serio.
- Credi ancora
che tutto questo sia un gioco per me?
– cercò i suoi occhi e li trovò, da
quel momento sarebbe stata sua prigioniera,
non l’avrebbe lasciata andare fino a che non avesse finito. -
Tu non puoi
immaginare neanche lontanamente quello che ho passato, e sto passando
tutt’ora!
- disse quasi giustificando le sue precedenti parole.
- e tutto per
causa tua. - le
disse in tono rassegnato.
Odette si
sentì morire in quel momento, lui potè
vedere il suo sguardo mutare espressione, se lei non fosse stata
già sul
pavimento sarebbe caduta di certo. Non si sarebbe mai aspettata di
sentirselo
dire così di schietto in faccia.
- Sei scappata
via, con un altro. Ed io non ho
saputo più nulla di te. Improvvisamente da un giorno
all’altro te ne sei
andata, e l’unica cosa che sapevo era che la mia vita non era
più la stessa
senza di te, era come se fossi stato svuotato di una parte di me. - strinse un pugno lungo i
fianchi, ricordare
quel periodo buio fu veramente dura per lui.
- come credi mi
sia sentito sapendo che sei fuggita
con un altro uomo? - le
dita gli si
conficcarono nei palmi strette in una morsa sempre più dura.
– sapendo che io
non ti bastavo – fu
troppo anche per
lui, dirle quelle cose non abbandonando il suo sguardo fu quanto di
più
difficile avesse mai fatto. Abbassò il volto tentando di
calmarsi. Nelle ultime
settimane si era tormentato con miliardi di pensieri, ma specialmente
quell’ultimo era quello che lo faceva stare più
male.
Odette si
alzò incespicando nei propri passi, si
avvicinò lentamente con le lacrime agli occhi. –
Derek – gli sfiorò la mano,
aveva paura e quasi tremava al solo pensiero di sfiorarlo, - non
c’è mai stato
nessun altro – si fece coraggio e gli prese la mano, era
calda e poteva sentire
il suo sangue pulsare. – Non posso rinnegare di essere
scappata, ma non voglio
che ci siano altre incomprensioni tra di noi, voglio avere almeno
l’opportunità
di spiegarti, la decisione dopo spetterà solo a te, -
Con lo sguardo
indicò la porta – una volta varcata
quella soglia non ci legherà più niente, e
così come sei arrivato, potrai
tornare indietro… magari dicendo di non avermi trovata. -
Derek la
guardò attentamente, Odette si sentì
scrutare fino al profondo dell’anima.
-
Risponderò a qualunque cosa tu vorrai - disse lei
lasciandogli andare la mano ancora stretta in un pugno.
Derek avrebbe
voluto tempestarla di domande, ma
avrebbe solo peggiorato le cose, si limitò a fare la domanda
da cui avevano
origine tutti gli altri eventi.
- tu lo ami? -
- mi aspettavo
che chiedessi il motivo per cui fossi
scappata… - rispose imbarazzata lei.
- se lo ami,
la domanda sul perché sei scappata è inutile, non
credi? - le disse seriamente
- si hai
ragione…- asserì
lei
- quindi lo
ami?-
- No Derek,
te lo ripeterò quante volte vorrai sentirlo, mai io non amo
Roran. Non sono
fuggita via con lui. Sono scappata da sola, la mattina della partenza
– gli disse
stringendosi nelle spalle asciugandosi le lacrime in vano, ne ebbe solo
la
percezione, ma le sembrò di vedere tirare a Derek un sospiro
di sollievo.
- allora
perché sei scappata? Credevo fossi fuggita
con lui. – il suo pugno lentamente si sciolse, il sangue
tornò a circolare nelle
nocche diventate bianche – Credevo…- prese un
respiro – che tu ne fossi
innamorata –
-
io…ero confusa e spaventata. Avevo fatto una cosa
terribile. –
Il ragazzo la
guardò, quello che lei le stava
raccontando era del tutto diverso da quello che lui si era immaginato.
-Avevo tentato
di rompere il nostro fidanzamento ma
come conseguenza mio padre aveva deciso che non ci saremmo
più rivisiti sino a quel giorno.
Non volevo che le cose
andassero in quel modo… avrei voluto solo le tue scuse ma
poi è andato tutto
storto e quindi sono scappata. –
-certo…
un ragionamento logico indubbiamente. – la
guardò confuso Derek.
- Derek io ero
offesa a morte con te, - lo
guardò lei onde evitare equivoci.
- con
me…?! Se solo mi avessi lasciato il tempo di
parlarti…
volevo chiederti scusa per aver detto quelle cose e volevo spiegarti la
situazione per cui tu te l’eri presa tanto con Bromley e me
senza motivo, ma
poi scopro che sei scappata e che casualmente anche uno dei nostri
stallieri
con cui tu hai avuto un avventura ha deciso di andarsene.-
- avventura!?
– quasi gli urlò - Ti avevo detto che
non era successo niente! - gridò arrabbiata lei.
- infatti
certo… perché oggi giorno si va in giro
baciando tutti !- ironizzò
lui poco
prima di vedere Odette avvampare.
- tu…
- il suo tono di voce si abbassò – sei uno
stupido. –
Derek tacque, la
guardava tremare in attesa che
continuasse.
Odette si
avvicinò al letto e si sedette, poi con un
fazzoletto si asciugò gli occhi e decise di raccontargli
cosa fosse avvenuto
quella sera di un tempo che le sembrava molto lontano ormai.
- Ero tornata
nelle stalle al castello, ero zuppa d’acqua
e non potevo certo passare per la porta principale perché
tutti mi avrebbero
vista. Stavo piangendo perché ancora una volta mi avevi
presa in giro. Era
stato tutto perfetto fino a quando Bromley non aveva parlato e allora
io avevo
capito tutto. – Derek si avvicinò e si mise
davanti a lei.
- non avevi
capito proprio niente. – le disse
invece. – avevo organizzato tutto è vero, ma non
per prenderti in giro o
baciarti. Quello non l’avevo affatto programmato. Volevo dichiararmi a te. –
La bionda perse
il respiro, non aveva mai pensato a
una cosa del genere, eppure Derek era proprio davanti a lei e tutto
quello era
davvero reale.
Il ragazzo le
scostò una ciocca di capelli dal viso
e la accompagnò dietro l’orecchio.
- Quando quella
sera sei scappata via da me… durante
il temporale… non sai quanto ti ho cercato. –
Odette guardò i suoi occhi,
sembravano zaffiri liquidi.
- ero solo
inciampata in un gradino mentre lui mi
riaccompagnava nelle mie stanze,
era buio e gli sono finita addosso, ma non è successo altro.
– si
sentì in dovere di continuare - Anche se
lui può aver detto in quel modo, ai miei occhi quello non
è stato un bacio. - le
sue gote si tinsero di rosso, poi
approfondì – non come quello che c’era
stato tra di noi. -
Il suo tono era
basso e addolorato, ricordava bene
quanto era stata male quel giorno, quanto aveva sofferto per lui.
- potevamo
parlarne prima, non c’era bisogno di
scappare…- concluse
lui.
- è
proprio questo il problema. Noi non parliamo, le
cose ci vengono imposte da altri, noi non prendiamo mai nessuna
decisione,
scappando volevo avere l’opportunità di scegliere;
tornare a casa mia e non
vederti fino al matrimonio non avrebbe risolto le cose. - si alzò in piedi
lei.
-
perché invece scappare e cacciarsi in un guaio
dopo l’altro le ha risolte le cose, vero..? - Quella
conversazione non stava
portando proprio a niente, Derek era riuscito a scoprire finalmente che
nonostante lei fosse fuggita da palazzo e mandato a monte il
fidanzamento non
amava un altro e ciò gli alleggerì notevolmente
il cuore da quel macigno che
gli si era insinuato dentro chiamatosi
Dubbio.
- Derek, siamo
solo due ragazzi… - Parlò la giovane
con tono più dimesso come a volersi giustificare in parte
per tutto quello che
aveva fatto.
- Odette
dimentichi che abbiamo dei doveri - La
riportò con i piedi per terra lui.
- abbiamo un
regno da governare, e non abbiamo spazio
per incertezze o dubbi!- rimbeccò.
- ma non sarebbe
splendido poter scegliere? - i suoi
occhi luccicavano, mai parole di Derek erano più vere, loro
avevano dei doveri,
ma anche avere dei sogni faceva parte dei doveri verso loro stessi.
Il ragazzo non
parlava, non poteva controbattere,
sarebbe stato bellissimo poter scegliere ma … - non pensiamo a quello che
non possiamo avere…-
riuscì
solo a dirle.
- a me le
cose stavano bene anche in quel modo…- continuò
lui
- lasciando gli
altri a decidere chi dobbiamo
sposare?! - gridò lei.
- si!! A me
andava bene sposarti! -
Odette
sollevò lo sguardo basita.
- perché mi
sono innamorato di te, stupida! - le gridò al limite
dell’esasperazione, quanto
poteva essere tonta quella biondina davanti a lui!
- come puoi non
averlo capito!? Sarei ancora qui se
non fosse che ti amo?! - si scompigliò nervosamente i
capelli, adesso il dado
era tratto, lui aveva fatto la sua mossa, quale sarebbe stata la sua?
“mi sono innamorato di te” queste
parole
le rimbombavano in testa, era a conoscenza dei sentimenti di Derek, in
un modo
o nell’altro aveva capito di non essergli del tutto
indifferente o comunque, il
rapporto che li legava non era sancito solo dagli affari; ma aveva
usato il
presente, non le aveva detto io mi ero
innamorato ma
aveva detto mi sono innamorato questo
stava a
significare che l’amava nonostante tutto.
L’ennesima conferma le giunse con la
sua ultima frase che le ribadiva che lui era lì solo
perché l’amava.
- Non si
può smettere di amare qualcuno solo perché
l’altro non ricambia o ha cambiato idea. È un dato
di fatto e basta. Non so
come né quando ma è successo anche a me. - alzò le spalle
lui.
- non si sceglie
di amare… capita e basta -
Come se avesse
intuito i suoi pensieri Derek le
aveva risposto in maniera esaustiva, ma ancora non poteva crederci, le
sembrava
impossibile.
- se tu mi
vuoi ancora, sono qui. - le disse accennando un sorriso.
- ma non
perché la nostra unione avrà dei vantaggi
politici o altro, ma semplicemente perché mi ami. - sorrise,
forse un sorriso
amaro, in tutto quel tempo era cresciuto, la solitudine
l’aveva fatto maturare
e riflettere su quello che era giusto fare e quello che si doveva fare.
- Non sono
venuto a cercarti perché tu fossi una
principessa o per doveri politici o altro. Sono venuto a cercarti
perché ti amo
e anche se mi ci è voluto un po’ di tempo ho
capito che nonostante ti amassi
non ti potevo lasciare libera così come avevo creduto
all’inizio. – fece un
passo verso di lei. – lo so, penserai che sono un egoista
ma… -
Odette non
pensava affatto che lui fosse egoista. Era
così felice che lui fosse lì.
- Se tu non mi
vorrai, ti aiuterò io stesso a
scappare, a ricominciare una nuova vita in un altro posto se
è questo che
desideri, poi uscirò per sempre dalla tua vita. –
un altro passo verso di lei e
adesso si ritrovarono alla distanza di un respiro.
- ma se
così non dovesse essere, prendi la tua
decisione in base a quello che senti e non perché gli affari
ce lo impongono. -
“Amare
voleva anche saper dire lasciare andare qualcuno, adesso lo sapeva
anche lui, ma
non l’avrebbe lasciata andare senza prima combattere per lei,
senza tentare il
tutto per tutto. E per quanto gli costasse prometterle di aiutarla ad
allontanarsi il più possibile dal suo regno, sapeva che se
lei lo desiderava
lui non doveva esserle d’intralcio anzi l’avrebbe
sostenuta…”
- ma quindi tu
mi ami ancora…?- Odette
era senza parole. Lo amava, era certa
dei suoi sentimenti, ma non poteva credere che dopo tutto quello che
fosse
successo anche lui teneva ancora a lei.
- cosa vorresti
dire con ancora? - le sorrise lui
scherzoso, da quando aveva sentito dalla bocca di Odette pronunciare le
parole
che dichiaravano il suo non coinvolgimento sentimentale con Roran si
sentiva
meglio, più leggero, come se finalmente il fardello che si
portava d’appresso
da tempo si fosse sciolto come neve al sole.
–
non ho mai
smesso- Le disse serio.
Odette si
portò una mano sulle labbra commossa e
stupefatta allo stesso tempo, avrebbe volentieri pianto di gioia, si
portò il
volto tra le mani per nascondersi, stava effettivamente piangendo come
una
bambina.
-
c…che hai? - le chiese preoccupato il ragazzo
dagli occhi blu vedendola singhiozzare.
- nulla... -
disse lei – solo che ti tirerei
volentieri un pugno! – gli disse tra i singhiozzi.
– se solo mi avessi fermata
quel giorno… se solo mi avessi detto queste cose…
- Odette alzò lo sguardo. –
Io non sarei mai scappata. -
Derek le
posò una mano sulla guancia asciugandole
con il pollice qualche lacrima che ancora scendeva – mi
dispiace, sono un po’ in
ritardo. -
La
guardò con occhi speranzosi –… non
dovresti dirmi
qualcosa? – l’esortò lui.
– vuoi
ancora sposarmi? - chiese titubante lei.
- lo stai
chiedendo alla persona sbagliata. – le sorrise
con il cuore colmo di gioia.
- Derek- Odette si
avvicinò poggiando lentamente le sue
mani sul suo ampio torace. Il ragazzo la guardava con
l’irresistibile voglia di
poter toccare ancora le sue labbra, doveva attendere che lei finisse di
parlare
o almeno provarci.
- io ti
am…- le
sue labbra non finirono di proferir parola
che vennero sigillate da quelle di lui. Derek non era riuscito a
fermarsi, era
troppo felice e inoltre aveva troppa voglia di sentirla ancora sulla
sua pelle,
di farla sua, di inebriarsi del suo sapore e perdere i suoi confini in
quelli
di lei. L’abbracciò e la strinse forse a
sé, l’aveva desiderata per così tanto
che
avrebbe voluto recuperare tutto il tempo in cui non aveva potuto
sentirla sulla
sua bocca con un unico bacio. Lei lo amava e lui amava lei. Il resto
non
contava.
I confini del
tempo e dello spazio si dilatarono, i
due ragazzi non sentivano altro che le loro labbra le loro braccia e i
loro
corpi intrecciati, emozioni così forti che nessuno dei due
aveva provato, così
forte da lasciarli storditi dalla felicità.
Quando il
respiro iniziò a mancare dovettero
separarsi, mai quella separazione gli sembrò così
sbagliata.
Odette stava
riprendendo fiato mentre si reggeva
ancora a Derek, se lui l’avesse lasciata andare era sicura
che le gambe non l’avrebbero
sorretta. Il cuore le martellava in petto, sentiva il sangue scorrere
in ogni
parte del suo corpo, sulle labbra sentiva ancora il suo sapore. A pochi
centimetri dalle sue labbra gli bisbigliò un rimprovero
– cosa
credevi volessi dirti? -
Sulle labbra di
Derek spuntò un sorriso, Odette era
lì tra le sue braccia, ed era quello il suo posto,
– che mi ami – dopodiché si
chinò ancora sulle sua labbra e le rubò un
baciò leggero.
- non lo saprai
mai… magari era ti am-miro, o
Ti am-mazzo- lo
guardò con aria scherzosa lei ancora
provata dalle turbolente emozioni provate poco prima.
Derek la
guardò titubante – ne dubito fortemente
– le
accarezzò una guancia e si beò di quel contatto.
Nessuno, ne era
certo, avrebbe amato Odette più di
lui.
Le
scostò una ciocca di capelli dall’orecchio e le
sussurrò suadente – non sei brava a mentire -
Odette
avvampò, risollevò lo sguardo per inchiodarsi
agli occhi di lui che come mai erano stati fissi su di lei. Si
avvicinò al suo
volto alzandosi con le punte dei piedi, adesso si trovava ad un respiro
da lui,
lo poteva sentire respirare e da quell’angolazione vedeva
meglio anche le sue
labbra. - Forse non con te -
E le loro labbra
si unirono in un altro bacio,
Odette aveva incrociato le braccia dietro la testa di lui, Derek la
teneva saldamente
per la vita, deciso più che mai a prolungare quel momento il
più possibile.
Ad un tratto si
udì bussare alla porta – Principessa
Odette, Aprite presto! - gridavano le guardie da dietro la pesante
porta di
legno chiusa a chiave.
Subito quel
dolce contatto si ruppe, e sul volto di
Odette fece largo un sentimento di terrore. – presto, ti devi
nascondere! - gli
disse a bassa voce,
Derek si
avvicinò all’armadio – no qui
sarà il primo
posto dove guarderanno! - Odette gli fece cenno di andare sotto il
letto ma
Derek scosse in capo con veemenza.
- Sono in veste
da camera, non posso aprire - gridò
lei avvicinandosi alla porta.
- è
stato visto uno sconosciuto entrare in questa
camera, dobbiamo perquisirla. - detto questo la serratura
scattò.