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Autore: Dagyr    25/07/2014    1 recensioni
"Lo sguardo della giovane Stefy Kern vagava estasiata sulle quattro imponenti statue di Ramsete II che stavano a guardia dello spettacolare tempio di Abu Simbel, ai piedi di esse si ergevano, non meno imponenti le statue della regina madre, Nefertari, sposa prediletta di Ramses e dei suoi figli. Lo scenario era fiabesco agli occhi verde castani di Stefy, le statue sembravano emergere dalla roccia dorata stagliandosi verso il cielo terso, e lei ne fotografava avida ogni minimo dettaglio con la sua digitale super computerizzata, avuta per l'occasione prima di partire."
Genere: Azione, Suspence, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Lilli, seduta a terra, si appoggiò con la schiena alla ringhiera del belvedere asciugandosi con rabbia le lacrime dal viso, respirò più volte per riuscire a calmarsi, tentò di alzarsi, ma sembrava che le gambe non le rispondessero. Una donna anziana, vedendola in difficoltà le si avvicinò, e le tese una mano per aiutarla, Lilli, notandone l’aspetto gracile, le sorrise debolmente declinando con gentilezza l’aiuto, poi aggrappandosi con forza alla ringhiera riuscì finalmente a rimettersi in piedi. Con le mani si lisciò nervosamente il vestitino di cotone turchese, poi raccolse la borsetta che durante il litigio con Salvio le era caduta. Nel frattempo la donna, aveva preso dallo zainetto che portava a tracolla, un fazzolettino di carta, glielo porse rispondendo mestamente al suo sorriso; il suo viso, devastato dalla vecchiaia, le esprimeva tutta la sua comprensione, Lilli la guardò con riconoscenza, prese il fazzoletto e la donna, approfittando di quel gesto, si protese verso di lei accarezzandole il viso triste rivolgendole parole in una lingua incomprensibile ma dal tono molto dolce. Lilli non capì cosa le avesse detto, ma erano state sicuramente parole affettuose, così la ringraziò in inglese. Ella scosse affermativamente la testa dai bianchi capelli ben curati e acconciati, segno che aveva compreso, allungò nuovamente la mano rugosa e le diede colpetti leggerie affettuosi sulla spalla, poi, appoggiandosi al suo bastone da passeggio la salutò, allontanandosi con la sua andatura insicura e lenta. Anche lei si incamminò, asciugandosi gli occhi e soffiandosi di tanto in tanto il naso, voleva tornare a casa, scappare da quel luogo che non sentiva più suo. Si lasciò travolgere dal mare di umanità che affollava la piazza, e che la trascinò, suo malgrado, nella via delle Botteghe, piena fino all'inverosimile di bancarelle, colme di ogni genere di indumenti multicolori e souvenir, ma lei sembrava non vederle nemmeno, camminava come un automa, e durante il tragitto maledì Salvio più volte.

Non sapeva ancora dove avesse trovato il coraggio per affrontarlo, era sconvolta per l'accaduto, ma in fin dei conti un po’ se l'era cercata, la colpa era anche sua se quell’imbecille aveva reagito così, la sua disponibilità lui l’aveva scambiata per qualcos’altro. Maledetto il giorno in cui ebbe la brillante idea di fare amicizia con quell’animale; in principio le gentilezze di Salvio le erano sembrate innocenti e senza secondi fini, ma alla lunga, erano divenute pressanti, ossessive e a volte ne aveva quasi avuto paura. Così decise, una volta per tutte di parlargli chiaro, e, quando un giorno lo vide nel corridoio del piano superiore della pensione che portava via dalle stanze la biancheria sporca, lo chiamò.

Nel sentirne la voce, lui abbandonò lesto il carrello della biancheria e le corse incontro come se avesse le ali ai piedi, e in un attimo le fu davanti con un sorriso ebete stampato sulla faccia, ma che gli morì ben presto sulle labbra notando l’ espressione seria di Lilli.

“ Cosa c’è? “ le chiese preoccupato, ”Ho fatto qualcosa di sbagliato?”

“No, no…è tutto a posto, per quanto riguarda il lavoro almeno.” gli rispose giocherellando nervosamente con una ciocca di capelli dorati, “ciò che devo dirti è un'altra cosa..." Fece una pausa e respirò a fondo.

"Senti Salvio…io….” Lilli sembrava parlare con difficoltà, non era facile per lei, non si era mai trovata in una situazione del genere,”…a me fa piacere che siamo amici e tutto il resto,ma…”

“ Ma ? “ le fece eco, fissandola con lo sguardo nero come la pece.

“ Ma tu… ecco… ti aspetti da me qualcosa di più dell'amicizia, e io….bhè…sappi che…per te io non provo nulla...per me sei solo un amico e basta.“ Finì così debolmente che Salvio a stento riuscì a capire.

Il ragazzo aprì varie volte la bocca come per parlare, ma non riuscì a dire nulla, aveva la morte nel cuore e si torceva nervosamente le mani.

“Mi dispiace.” Gli disse sentendosi un po' in colpa ma sperando così che Salvio si mettesse l’animo in pace.

"No....” mormorò “... non può essere," il tono di Salvio era quasi supplichevole, " ti prego, non farmi questo...io..” degluttì varie volte prima di riuscire a parlare,

“ Io ti amo.” le sussurrò con straziante dolcezza.

Lei lo guardò con rammarico “ Mi dispiace, ma io no,” si abbracciò le spalle come se volesse proteggersi, poi continuò, quasi parlasse a se stessa, con lo sguardo perso nel vuoto “ io no.”

Impulsivamente e con un grido che la fece rabbrividire, Salvio scagliò un pugno nel muro ferendosi a sangue.

Lilli sobbalzò per quello scatto improvviso; intimorita si allontanò veloce da Salvio lasciandolo lì, da solo con la sua cocente delusione e a guardarsi inebetito la mano ferita.

Con questa inquietante immagine nella mente, Lilli cominciò a camminare più speditamente per la stradina ripida, poi, il suo passo si trasformò in corsa.

Sceso dalla funicolare Max si diresse al belvedere, nonostante le borse pesanti aveva deciso di ripercorrere il passato...Posò le valige in terra e poggiato le mani alla ringhiera lasciò vagare lo sguardo e la mente. Quanto tempo era passato...dieci? dodici anni? La nostalgia e il rammarico gli ferirono il cuore, già straziato per quello che era successo a Stefy al Cairo, non sarebbe mai dovuto accadere, era stato tutto così minuziosamente pianificato, ma no, lei doveva fare da esca...Strinse forte il bordo della ringhiera, mentre un senso di rabbia e frustrazione si impossessavano di lui. Il segnale del bracciale localizzatore della ragazza, avevano condotto lui e Rashid a Capri, Stefy era lì da qualche parte e aspettava solo di essere salvata pregando in cuor suo che non fosse già tardi. Riprese le valige e si avviò in cerca del suo albergo dove il collega egiziano già l'aspettava, durante il percorso gli ritornò prepotente la visione di Lilli che lo salutava dal molo dei vaporetti che l'avrebbero riportato a Napoli e da lì sarebbe partito nuovamente per Berlino per avviare i suoi studi universitari, le era mancata immensamente e si dette dell'idiota per essere sparito per così tanto tempo dalla sua vita. “Chissà come sarà diventata e dove sarà...” si ritrovò a pensare. Scosse la testa come per scacciare quel pensiero assurdo dalla testa, non era venuto a Capri per questo.

A Lilli sembrava di partecipare ad una gara di slalom gigante nella piccola strada di Capri, era un continuo urtare e chiedere scusa; l'aria era afosa e cominciava anche a farle male la testa, si sentiva intontita, e correndo a testa bassa scontrò violentemente una persona. Soffocando un grido cadde in avanti spingendo involontariamente il malcapitato, che, come una colonna cadde all'indietro trascinandosi appresso la ragazza. Istintivamente l’uomo trattenne forte Lilli con le braccia stringendosela al petto, lasciò andare le sue valige, una delle quali si aprì non appena toccò terra rovesciando tutto intorno il suo contenuto. Sbattè con la schiena sui sampietrini caldi della strada e l’urto, gli tolse quasi il respiro, restò immobile e senza fiato per pochi secondi, stringendo gli occhi e serrando la mascella per il dolore. Dopo alcuni istanti che a lui parvero secoli, si decise di guardare chi aveva salvato da quella rovinosa caduta. Aprì piano gli occhi guardando davanti a sé, e si ritrovò a vagare con lo sguardo su un mare di capelli biondi.

“Ti sei fatta male?” chiese preoccupato e con la voce arrochita dalla mancanza di fiato dovuta all’urto.

Lilli, stesa sulla pancia del suo salvatore, non riusciva a parlare, e a testa bassa cercò di alzarsi da quella posizione alquanto imbarazzante, ma le mani tremanti per la tensione nervosa persero la presa e la fecero scivolare, mandandola a sbattere con il mento sul petto dello sconosciuto, che imprecò per il nuovo dolore infertogli.

L’uomo la lasciò andare, e abbracciandosi il petto si mise steso sul fianco farfugliando parole incomprensibili. Lilli si allontanò da lui strisciando, poi si mise ginocchio sulla strada, lo fissava con le lacrime agli occhi, stringeva le mani indecisa sul da farsi, mentre dalle sue labbra uscivano confuse parole di scuse.

" Serve aiuto, ragazzi? "

Le parole improvvise di un vigile fece alzare di scatto lo sguardo di Lilli.

“Io… lui… cioè…” non finì di parlare e coprendosi il viso con le mani scoppiò a piangere. Era stato troppo per lei, prima Salvio, poi questo incidente…E dire che voleva solo tornare a casa!

L' agente le accarezzò il capo come per consolarla poi si dedicò al malcapitato che ancora giaceva per terra respirando a malapena.

“Signore…” il vigile toccò leggermente sulla spalla l’uomo, ” Si è fatto male? “ gli occhi preoccupati dell'uomo vagarono sul giovane soffermandosi sul viso dolorante, ”Su, mi dia la mano, l’aiuto a rialzarsi.”

Il giovane uomo lo guardò con gratitudine e allungando a sua volta il braccio afferrò la mano che il vigile gli aveva teso. Riuscì a tirarsi su con non poco sforzo, stringendo i denti per il dolore che il movimento brusco gli aveva provocato, e una volta in piedi barcollò appena, facendo in tempo ad aggrapparsi alla divisa del vigile che prontamente lo sostenne.

“ Grazie, grazie tante.” Disse in tono garbato e con accento straniero, poi volse lo sguardo verso il basso, dove Lilli ancora inginocchiata e a viso coperto, piangeva in silenzio, distrutta dagli ultimi inaspettati eventi, e questo gli provocò una stretta al cuore.

“ Vuole che l’accompagni da un medico?” chiese ancora il vigile preoccupato, notando le chiazze di sangue sulla camicia stracciata dell’uomo.

" No, no grazie, " Egli ridacchiò faticosamente " non è così grave, sono ancora tutto intero per fortuna, vede? " continuò tastandosi il busto coperto da una camicia bianca ormai sporca di sangue e polvere, e stracciata dietro la schiena all’altezza della spalla.

Lilli non aveva il coraggio di guardare, si vergognava immensamente per l’accaduto e restò inginocchiata a terra fissandosi le mani che, ora, stringevano nervosamente il bordo del suo vestito turchese; poi davanti ai suoi occhi si materializzò una mano tesa che la invitava a rialzarsi.

Finalmente si decise, e facendosi coraggio, alzò la testa e lo sguardo, e il cuore le si fermò di botto. Quegli occhi, verdi come due smeraldi li avrebbe riconosciuti ovunque, anche se erano passati decenni.

Imbambolata e incredula si lasciò tirare su, aprì varie volte la bocca, ma dalle sue labbra non uscì alcun suono.

" Ti sei fatta male? " ripetè nuovamente lo sconosciuto, che ora la guardava con più attenzione, cercando di ricordare dove avesse già visto quel viso e quello sguardo, lei scosse la testa energicamente, era ancora intontita e sorpresa.

“M…Max?” riuscì poi ad articolare con voce flebile e incerta.

L’uomo sgranò gli occhi verdi allontanandosi di qualche passo, sorpreso che quella ragazza sapesse il suo nome, poi all’improvviso come se una scossa elettrica gli avesse trapassato il cervello, la riconobbe, la prese per le spalle scuotendola piano, mentre sul suo viso dalla pelle chiara si allargò un grande sorriso.

“Lilli !?” domandò sorpreso, poi la squadrò da capo a piedi, “ Mein Gott…Lilli, sei proprio tu?”

“Si…” mormorò ridendo piano per la sua reazione.

“Io…io non posso crederci…” la guardò ancora, incredulo, l’aveva lasciata ragazzina, ed ora la ritrovava donna, una bellissima donna. L’abbracciò con trasporto, tanto che a lei mancò il respiro mentre ricambiava l’abbraccio.

Il vigile sgranò gli occhi sorpreso per quella scena curiosa, si sarebbe aspettato tutto ma non quello, sorrise divertito.

“Andrea impazzirà quando gli dirò che sei a Capri!”

Max la scostò delicatamente da se,” No, non dirgli nulla, voglio che sia una sorpresa, ok?”

Lei lo guardò in quegli occhi verdi che non aveva mai dimenticato.

“ Ci sei mancato un casino, sai? Specialmente ad Andrea.”

Se sapessi quanto tu a me” disse a se stesso mentre le mani scivolavano sulle braccia di Lilli catturando e stringendole le mani piccole e affusolate.

Un imbarazzato colpo di tosse riportò i giovani alla realtà, si erano proprio dimenticati del vigile, che, un po’ stupito e poi imbarazzato aveva assistito alla scena.

“ Oh, mi perdoni agente,” Sorridendo Max lasciò una mano di Lilli per prendere quella del vigile “ e grazie, grazie ancora per l’aiuto.” Disse ridendo e scuotendo energicamente su e giù la mano dell’uomo.

“E’ proprio sicuro di star bene e di non volersi far dare un’occhiata da un dottore?”

" No, no davvero, " rispose il giovane,” e la ringrazio per la solerzia e la cortesia con la quale è intervenuto, ma ora sono in buone mani,”

fece l’occhiolino a Lilli “ io e questa signorina siamo amici di vecchia data.” Concluse orgogliosamente.

" Bene, mi fa piacere, “ disse sorridendo sornionamente ai due ragazzi, “ e visto che non è successo nulla, non vi dispiacerà se riprendo il mio giro, sa con tanta gente non si sa mai quello che può succedere.” Il vigile ammiccò verso i due ragazzi ridendo apertamente, poi portò la mano tesa alla fronte e con un gesto militare e poco deciso li salutò.

” Allora arrivederci signorina, signore .."

Il vigile girandosi sparì veloce fra la folla che si era assiepata per guardare l'accaduto e che ora piano piano si disperdeva; i due rimasero l'uno di fronte all'altro, con le mani ancora strette fra loro, e Lilli arrossì.

" io…ti chiedo perdono per l'accaduto. Sei sicuro di star bene? " Gli chiese ansiosamente liberando la mano dalla sua stretta.

" Certo che sto bene, come vedi cammino ancora." Max le sorrise, si era accorto del suo nervosismo e per allentare la tensione fece qualche passo di danza tribale, scatenando l' ilarità fra i pochi curiosi che ancora erano rimasti ad assistere al piccolo incidente.

Anche Lilli rise, ora si sentiva più distesa, non riusciva a credere che fosse tornato, era come lo ricordava…incredibilmente bello.

Si fermò di botto davanti a lei, il sorriso ancora stampato sul viso,

“Mein Gott... come sono felice di averti incontrata...non avrei mai sperato che potesse accadere.” Le disse con dolcezza.

In quel momento sembrò che il suo cuore si fermasse, tutto di lui le riportava alla mente un lontano ricordo. Scosse la testa, come per allontanare ciò che la mente aveva riportato a galla. Con gentilezza si allontanò di qualche passo mentre aspettava che il cuore ritornasse a battere normalmente.

Poi il suo sguardo si soffermò sulla strada, e sul mare di fogli sparsi attorno a loro.

Anche Max si guardò attorno, all'inizio non capì, poi sussultò imprecando e lasciando le mani di Lilli si precipitò a raccogliere tutti i documenti che la valigetta aprendosi aveva parso in terra.

" Mi...mi dispiace…mi dispiace !!” continuò a ripetere costernata cercando di aiutarlo a recuperare le sue carte.

" Dai, non pensarci, “ la guardò sorridendo cercando di rassicurarla, “ sono solo carte, tranquilla!” Finirono di raccogliere i documenti buttandoli alla rinfusa nella valigetta, poi con uno scatto secco la richiuse, era stata una fortuna che avesse lasciato a Rashid il portatile e le documentazioni importanti.

“ Ecco fatto!” esclamò rimettendosi in piedi.

Max le sorrise di nuovo e le tese la mano per farla rialzare, lei esitò, troppi erano i ricordi che quel semplice gesto le provocava, sentimenti che aveva cercato di soffocare in questi anni, e che ora prepotenti riesplodevano. In un attimo si rivide ragazzina, sedici anni appena compiuti, e lui era lì, assieme a suo fratello che seduti sul muretto di casa bevevano birra e scherzavano. Aveva preso una cotta tremenda per quel ragazzo, che estate dopo estate l’aveva vista crescere, e ogni volta che egli posava i suoi occhi verdi su di lei e le sorrideva il suo cuore batteva come impazzito, ma Andrea rubava sempre la sua attenzione, forse si era accorto che l’interesse di Max alle sue battute era calato ed era volato altrove. Una mattina, tornata dalla spesa, se lo trovò davanti al cancello di casa, era poggiato con la schiena alle sbarre mentre una gamba piegata all’indietro poggiava alla grata sottostante. Quando la vide si staccò dalla cancellata per andarle incontro, aveva un’espressione seria e lei si preoccupò, lui e Andrea erano inseparabili, quindi pensò fosse successo qualcosa al fratello e le buste le caddero da mano.

“ Max…” chiese con voce preoccupata, “ dov’è Andrea? Gli è successo qualcosa?”

Per tutta risposta Max le prese le mani, ma non rispose.

“ Ti prego Max…” la voce ora era quasi un sussurro e incrinata per il pianto.

“ Non tenermi sulle spine, cosa diavolo è successo? “ finì quasi con rabbia staccando di colpo le mani dalle sue e stringendole a pugno.

Lui le sorrise, le riprese le mani e se le portò al cuore stringendole fra le sue.

Lei rimase sbigottita e confusa da quel gesto e istintivamente cercò di tirarle via, ma lui le strinse ancora di più avvicinando il viso al suo.

“ Shhhh…” la zittì con dolcezza riempiendole il viso di piccoli baci. ” Andrea sta bene… è andato a fare una commissione per tuo padre.”

Lilli era stravolta, credeva di sognare, non sapeva cosa fare, Max si comportava in modo strano e forse per lui era solo un gioco, un gioco molto crudele.

Lo spinse via con forza, “ Cosa fai Max? “ gli gridò contro, “ non giocare con i sentimenti delle persone! Non giocare con i miei di sentimenti! “ ora le lacrime le scorrevano per il viso dall’espressione adirata.

“ Nein, ich spiele nicht mit dir!” disse con tono severo e dolce allo tempo stesso, ma lei non capì e si arrabbiò ancora di più.

“ Parla italiano!” gridò pestando con rabbia un piede a terra “ non ti permetto di prendermi in giro ulteriormente!”

Max le si avvicinò e l’abbracciò cullandola lasciando che si sfogasse, poi con la mano le accarezzò la testa.

“ io..io non sto giocando Lilli,” disse imbarazzato,” tu…tu mi piaci, davvero…e…”

“ Hey…tutto bene? “

Lilli sobbalzò e si ritrovò nel presente a fissare il viso di Max che la guardava con ansia.

“ Si, tutto bene…” gli rispose con un sorriso, “ mi ero solo persa per un attimo fra i ricordi…” poi cominciò lentamente ad incamminarsi incrociando di proposito le braccia dietro la schiena per evitare ulteriori contatti con lui.

Max sospirò rumorosamente, poi sbuffò passandosi una mano fra i neri capelli, aveva capito che Lilli stava lottando con se stessa, come poteva biasimarla? Erano passati anni dall'ultima volta che le aveva scritto,così pensò di darle tempo per perdonarlo.

“ I ricordi almeno erano belli?” ridacchiò Max e vedendo che si era avviata e stava scendendo i primi gradoni della stradina che scendeva al porto, prese veloce le sue borse e la raggiunse.

“Lilli, aspetta!! Nicht zu schnell laufen!“ disse parandosi dinanzi a lei bloccandole il cammino.

Lilli rise guardandolo in viso, “ Ancora questo viziaccio di parlare tedesco con me, lo sai che non lo capisco.”

Lui fece spallucce “ Sai com’è, le vecchie abitudini sono lente a morire.”

“ Ma smettila …!” lo riprese Lilli ridendo e contemporaneamente spingendolo all’indietro per la spalla con la mano.

“ hai!!” a Max sfuggì un’esclamazione di dolore che gli fece portare una mano alla spalla ferita.

“ Cavolo, scusa, scusa…” sussurrò con ansia,”… avevo dimenticato l’incidente.” Lilli si strinse nelle spalle sorridendogli debolmente.

“ Non preoccuparti, non è successo nulla.” Le rispose accarezzandosi la parte lesa.

“La tua camicia dice il contrario però! “ lei gli indicò con il dito una parte di camicia stracciata e macchiata appena di sangue, dalla quale si intravedeva una parte di pelle graffiata .

Lui allungò il braccio tastando dove il tessuto era irrimediabilmente stracciato.

“ Verdammt!!…” Quella parola fu detta con tanta serietà che Lilli si bloccò di colpo, stava già male per l’accaduto, non avrebbe retto ad un’ennesima sfuriata, “… ora morirò dissanguato! “ La guardò serio, poi scoppiò a ridere.

Lei sentì che i suoi nervi stavano per cedere e lo colpì di proposito sulla ferita, lui soffocò nuovamente un urlo.

“ Stupido! ”

“ Ma scherzavo! “ disse lui ammiccando con sofferenza notando il nervosismo dell’amica.

“ Bhè, te lo sei meritato, non sono in vena di scherzi oggi…” mise le braccia incrociate sul petto mettendo il broncio.

Max dette un’occhiata al suo orologio," Accidenti è l'una passata! Dai per farmi perdonare ti offro il pranzo, ti va?”

Lei lo guardò di traverso.

" Veramente avrei dovuto fare una commissione, ma ormai è tardi,” sospirò,” e poi dovrei tornare a casa, Andrea mi aspetta.”

" Bitte!!...." le disse congiungendo le mani guardandola con gli occhi verdi supplichevoli,

“ bitte!!”

Lei lo fissò, poi mise una mano davanti alla bocca per soffocare un risolino divertito, era una delle poche parole che conosceva..." Va bene, " disse poi, " però sappi che ti restituirò fino all'ultimo euro, non è nel mio stile scroccare pranzi. “

La tensione cominciò a sciogliersi e Lilli si tranquillizzò.

" D'accordo, come vuoi... e Andrea? " Chiese poi con finta ansia.

" Oh, lui ormai è grande, saprà cavarsela benissimo anche senza di me, no? "

" Giustissimo....Bene, bella signorina, " disse inchinandosi cortesemente

" andiamo? "

Lilli gli sfilò improvvisamente dalla spalla sana la sacca a tracolla, lasciando Max brontolare da solo su una teoria di come le donne, avevano ucciso la cavalleria degli uomini, lei corse avanti per non lasciargli riprendere il bagaglio, allora lui si arrese alla sua cocciutaggine e la raggiunse portando la valigetta e il borsone.

Scesero i larghi gradoni chiacchierando allegramente, Lilli era al settimo cielo, e arrivarono molto in fretta al porto.

“ Se non ricordo male, qui doveva esserci quel ristorante che da ragazzo mi piaceva tanto.”

“ Ma che bravo, te lo ricordi !!” disse sorpresa.

“ Certo, come potrei dimenticare il luogo nel quale ho passato tanti bei momenti con te?”

Lilli arrossì alle sue inaspettate parole, e pregò che lui non se ne accorgesse, si lasciò guidare verso la trattoria, era ancora sottosopra per l'accaduto, e la sua vicinanza non le rendeva certo le cose più facili. Guardò Max che la tirava per un braccio, e quel semplice contatto la fece sudare freddo, così delicatamente gli tolse la mano dal suo braccio. Lui si fermò e la guardò senza capire la ragione di quel gesto.

" Cosa c'è, non ti piace più lì? Se vuoi andiamo altrove. "

Lei si dette dello stupida, poi gli sorrise “ No, no, è che senza volerlo mi stringevi troppo il braccio.” mentì spudoratamente, poi intravidero tra la folla alcuni tavoli liberi e si avviarono velocemente sedendosi il più lontano possibile dalla folla. Max si guardò intorno, la trattoria era come la ricordava, a parte qualche modifica avvenuta nel tempo, il grande gazebo, ricoperto di foglie di palma e costruito su di un antico moletto era rimasto uguale. Sotto di loro il mare, che tranquillo rompeva le piccole onde provocate dai vaporetti e aliscafi in arrivo e in partenza, sulla battigia. Tutto intorno, erano appese reti di pescatori piene di conchiglie e granchi rossi essiccati dalle chele enormi. Sul tavolo c'erano dei fiori dai colori vivaci in un bel vasetto fatto di minuscole conchiglie. Posò la valigia e il borsone accanto al tavolo.

" E'sempre bello qui ! " esclamò Max, " mi è sempre piaciuto questo posto, sai? E con il caldo di questa giornata un bel posto all'ombra è proprio quello che ci vuole."

Si allungò sulla sedia stiracchiandosi, poi estrasse un bel fazzoletto candido e cominciò a detergersi il sudore dalla fronte e dal collo, Lilli lo guardò divertita scuotendo la testa, “sempre il solito” pensò fra sé.

Arrivò il cameriere con il menù e un cestino di pane, li posò sul tavolo e andò via.

Lilli si scusò un attimo, aveva bisogno di allontanarsi un momento; Max cortesemente si alzò e lei si diresse velocemente nella saletta per chiedere del bagno.

Trovato il locale vi entrò, si guardò allo specchio, dentro di sé aveva una strana inquietudine. Si toccò il bel viso arrossato dal caldo e dalle emozioni, aprì il rubinetto dell’acqua fredda e pose la faccia sotto il getto gelato. Voleva liberarsi da tutto ciò che aveva dentro l’anima. Si asciugò guardandosi nuovamente allo specchio, ma quella sensazione non l'aveva ancora abbandonata. Sospirando forte lasciò il bagno e ritornò al tavolo

" Sei tornata, credevo fossi scappata via." scherzò Max quando la vide ritornare.

" Sono solo andata a lavarmi le mani,” sbottò seccata ” e la faccia, avevo caldo! “

" Mmmm ...ok..” alzò le mani in segno di resa, poi si alzò scostando la sedia dal tavolo,” allora vado anch'io....torno subito! "

Lilli lo guardò allontanarsi, ancora non poteva credere che fosse tornato, poi allungò una mano verso il cestino del pane e preso un pezzetto cominciò a sgranocchiarlo mentre sfogliava distrattamente il menù.

" Guarda che così ti rovini l'appetito.”

Lei sobbalzò, era così persa nei suoi pensieri e nella lettura, che non si era accorta del suo ritorno.

" Mi hai spaventata." lo rimproverò.

" Scusami, non era mia intenzione.” La baciò sui capelli facendo avvampare Lilli all’istante, poi si sedette nuovamente.” Allora.." disse fregandosi le mani, "... cosa c'è di buono? Ho una fame..."

" Dunque....vediamo un po'.....c'è …c’è…” imbarazzata dal gesto di Max non riusciva più a parlare, e lui ridacchiando le tolse da mano il menù.

" Fa un po' vedere? "

Visto che non le ritornava più la voce, Max decise anche per lei, così prese due belle grigliate di pesce, insalata mista, del vino bianco per lui e acqua per Lilli.

Finalmente arrivò il cameriere per prendere le loro ordinazioni, e quando ritornò al tavolo con i piatti fumanti, i due si sorrisero soddisfatti, e cominciarono a mangiare.

Tra una portata e l'altra parlarono, e lui le spiegò il motivo della sua sparizione. Lilli lo ascoltava silenziosa scuotendo di tanto in tanto la testa.

Lui allungò una mano sul tavolo per poggiarla su quella di Lilli.

“ Quello che mi hai raccontato ...non giustifica il tuo silenzio,” gli disse mestamente

“ ho sofferto…io credevo in te, in noi…” Ritirò la mano da sotto quella di lui nascondendola in grembo.

“ Lo so, ho fatto promesse che non ho mantenuto, mi spiace…” tristemente lui abbassò lo sguardo sul tavolo, mentre con il pensiero ritornò indietro nel tempo. Vide egli stesso che abbracciava una Lilli di sedici anni, e le dichiarava il suo amore, che anno dopo anno cresceva, e, anche se finita l’estate lui ritornava in Germania, era un continuo scriversi, telefonarsi e tornare quando fosse stato possibile…poi il vuoto, l’università lo aveva assorbito totalmente, poi era arrivato il lavoro e Lilli aveva cominciato ad essere un bellissimo e nostalgico ricordo, anche se in fondo al cuore sapeva di amarla ancora, e quanto desiderio aveva di poterla riabbracciare.

“ Mi dispiace tanto, davvero…” riprese tornando alla realtà guardandola negli occhi.

“ Ti prego Lilli, perdonami, so che è passato del tempo e…”

“ …Saresti venuto a trovarci vero? “ finì lei sarcastica.

“ Anche se sono qui per lavoro sarebbe stata la prima cosa che avrei fatto,” le disse accigliato e con tono severo, “ prima che ti scontrassi stavo appunto andando in albergo a posare le borse per correre da te e da Andrea.”

“ Perché non sei venuto da noi a Stella Maris?”

“ Lilli, non ho deciso io, se avessi solo lontanamente saputo che ci assegnavano il caso e che ci spedivano qui io…”

Lilli alzò di scatto lo testa e lo guardò.

“ Caso? “ domandò stupita, “ Che caso? Con chi sei venuto? “

Max sospirò, si era spinto troppo oltre, ed ora gli toccava rimediare per non coinvolgere nessun’ altro.

“ Ecco, questo è uno dei motivi per cui non sono più venuto…”

“ Già, non ero degna, cioè non sono degna…” continuò aspramente, “ di far parte della tua vita!”

“ Ora sei cattiva, “ la rimproverò, “ Tu non sai…”

“ Allora spiegami…” Gridò battendo la mano sul tavolo e facendo sobbalzare le persone sedute poco più in la.

Max le riprese la mano, se avesse potuto le avrebbe confessato tutto, ma il farlo equivaleva mettere in pericolo la sua vita e quella di chi gli stava attorno. Mise la mano libera nella tasca dei calzoni, tirò fuori il portafogli e glielo porse.

“ Cos’è ?”

“ Aprilo, è l’unica spiegazione che posso darti.” Le disse sommessamente.

Con mano tremante Lilli aprì l’astuccio di pelle, e colpito da un obliquo raggio di sole un distintivo brillò sotto i suoi occhi.

“ Cosa significa? “ gli domando con un filo di voce avendo quasi timore della risposta.

“ Che sono uno sbirro, tutto qui.” Cercò di scherzare alzando le spalle.

Lilli richiuse di scatto l’astuccio e lo lasciò ricadere sul tavolo come se scottasse.

“ Perché non me ne hai mai parlato? Pensavi che sarei stata un ostacolo per il tuo avvenire? I tuoi progetti? Il tuo...lavoro?”

“ Ma cosa stai dicendo? Quello che dici non è affatto vero…” le strinse le mani convulsamente “ ti prego, abbi fiducia in me…” la voce di Max si ridusse quasi in sussurro.

Lei lo guardò fieramente negli occhi verdi “ L’ho già fatto una volta e mi hai ferita…”

“ lo so, e ti chiedo di averne ancora, vuoi? ” la supplicò, “ non voglio perderti di nuovo.”

Lei scosse la testa,” In verità, ho paura delle conseguenze…” gli occhi dorati le si riempirono di lacrime, “ …non…non voglio soffrire ancora.”

Max sospirò rumorosamente e volutamente lasciò cadere l'argomento, non aveva più voglia di rivangare il passato, ora che era lì con lei voleva pensare al futuro.

" Scusami Max…"sussurrò, " Ma credo che tu mi debba dare un po’ di tempo, non puoi ripiombare nella mia vita e credere che tutto possa tornare come prima.”

“ C'è qualcun' altro?” le chiese con angoscia repressa, “ lo capirei se...”

“ No....” rispose con foga non lasciandogli finire la frase...” no...nessuno”.

Max sorrise sollevato, ogni cipiglio era passato dal suo viso chiaro, poi la guardò con gli occhi verdi e profondi.

“ Tutto il tempo che vuoi, tesoro…tutto il tempo che vuoi…”sussurrò portandosi la mano di Lilli alle labbra baciandola.

A Lilli si fermò il cuore e non ebbe il coraggio di tirare via la mano, in fondo anche lei non aveva mai smesso di amarlo, ma non voleva dargli la soddisfazione di darglielo a vedere. Poi lo sguardo cadde sul suo orologio e sussultò.

“ Cosa c’è? “ chiese ansioso Max.

" Oh, è tardissimo. Avevo un appuntamento." Disse lei sbuffando, “ l’avevo dimenticato.”

“ Spero non con qualche giovanotto! " abbozzò lui con falso risentimento.

Lilli lo guardò torva.

" Giovanna, te la ricordi? “ disse seccata per l’inopportuno commento di Max, lui scosse affermativamente la testa…

“ Mmm…si, ” mugugnò lui pensoso, “ …Credo che sbavasse per me, lo si vedeva lontano un miglio!” scherzò poi.

Lilli rise finalmente, ” Ma non è vero!! Sei sempre il solito scemo! Sarei dovuta andare stamattina, ma mi è accaduto l’impossibile, non credo mi ammazzerà per un paio d'ore di ritardo....”

" Un paio d’ore…” lui scosse la testa divertito. “ Per farmi perdonare ti accompagnerò da lei, vogliamo andare?"

Max chiamò il cameriere e pagò il conto, poi le si avvicinò e titubante allungò la mano.

" Ti ringrazio."

Lilli mise la sua mano affusolata in quella di lui, un grande senso di protezione l'avvolse e si lasciò guidare verso l'uscita.

Anche qualcun’ altro, nascosto dietro gli oleandri assistette alla scena, gli occhi neri si dilatarono e la rabbia e la gelosia presero il sopravvento, le sue mani strinsero forte i rami delle piante che sotto quella pressione si spezzarono, poi si girò per non guardare oltre.

Gridò forte dentro di se, mentre le mani si stringevano alla testa, era come impazzito.

Poco lontano, due uomini che discorrevano tranquillamente lo guardarono pensando che stesse male. Improvvisamente Salvio gridando sferrò un violento calcio nella portiera di una panda parcheggiata lì accanto a lui, uno dei due uomini gridò e gli corse incontro imprecando. Salvio fuggì rincorso dal proprietario del veicolo che gli vomitava dietro tutte le bestemmie che conosceva, ma lui era giovane e più veloce così riuscì a distanziarlo e a sparire prima che l’uomo potesse raggiungerlo.

   
 
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