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Autore: Theautumncolours    27/07/2014    2 recensioni
Mike è stato costretto a vivere i suoi anni da bambino e da adolescente tra le critiche dei suoi coetanei, dovute al comportamento piuttosto strano che assumeva durante la giornata.
Aveva l’inverno dentro e l’autunno fuori che a volte si ostinava a diventare primavera, l’estate non c’era mai stata per lui, non l’aveva mai conosciuta, si considerava semplicemente un libro che non poteva essere interpretato da una persona qualunque ma bensì solo da chi era capace di osservare le sue pagine lievemente stropicciate.
“Mi hanno sempre detto di accettare le persone così come sono, in qualsiasi luogo mi trovassi, in fondo rimarranno sempre quelle e non si può pretendere che cambino per te e nessuno crederà mai in te stesso se non sei tu il primo a farlo.
Ma come si può accettare se stessi per piacere davanti agli occhi degli altri?"
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti
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Watton at Stone era stato il luogo d’infanzia di entrambi i ragazzi, vi erano all’incirca 600 persone, situata nella più pura campagna inglese a mezz'ora da Londra, collegata tramite le rotaie d’acciaio miste alla bricciolina. Era un villaggio circondato dal verde, dove il sole faceva capolino durante la giornata, Mike era innamorato del profumo di ogni tipo di fiore selvatico che cresceva tra i parchi, prima di concludere la sua giornata veniva a trovare qualcuno di essi in base al profumo più dolce che avevano assaporato le narici, e provvisto dal solito pezzo di agenda scarabocchiato si distendeva sul prato e sognava ad occhi aperti tutto ciò che avrebbe voluto progettare nella sua vita, lasciandosi scappare una piccola curva sulle labbra. I due fratelli avevano un rapporto speciale nonostante avessero poche cose in comune, erano come due soldati diventati amici tramite un scopo ben preciso: salvarsi la pelle a vicenda durante un conflitto di una guerra fredda e sanguinosa, a costo di morire per far rimanere in vita l’altro. Forse è questo l’unico principio che gli ha trasmesso il vecchio padre militare, che svolgeva gli anni davanti ai suoi occhi quasi con monotonia, davanti alla mira di un fucile pronto a far scattare il grilletto da un momento all’altro. Lui non c’era mai stato nella vita di Abby e Mike, era così distratto a tal punto da poter dimenticare la forma del loro viso, la consistenza della pelle, l’emozione di un abbraccio o per lo meno di una stretta, questo portava ad odiare in gran parte la persona che era in lui, ma ormai era troppo tardi per recuperare ciò che chiedeva l’anima dei suoi figli, in particolare ciò che esprimevano le gesta di Mike. Ormai il pensiero incognito che torturava la mente del militare era uno solo, infatti, date le conseguenze della presenza minima che aveva nel ruolo quotidiano da padre, si lasciava trasportare dalle scelte ingiuste e mai discusse di sua moglie che agiva in modo indifferente e patetico, scatenando una tensione emotiva incontrollata all’interno del suo umile corpo, di conseguenza venivano tramutati in piccoli attacchi nevrotici ed irascibili. Abby aveva un carattere particolarmente riservato, tutto ciò che le accadeva durante la giornata poteva solo raccontarlo a se stessa o magari poteva ideare una possibile conversazione con il giradischi in camera sua, ogni evento che le era passato per la testa non poteva renderlo vero discutendone ai suoi genitori, né tanto meno insinuarlo con dei gesti alla prima persona che si trovava da sempre davanti a lei due anni dopo la sua nascita. Una semplice mattina autunnale, fresca e ventilata come le tante, dopo la breve colazione che attuava velocemente in piedi davanti ai fornelli, uscì dal portone di legno della loro abitazione chiudendosi alle spalle la stanza vestita dal silenzio dei passi loquaci degli scarponi di suo fratello, così giunti nel sentiero colorato dalle pietre grigie incastrate tra loro, Abby si affrettò ingenuamente a circondare la spalla di Mike come semplice modo di protezione, fingendolo indifferente davanti a lui, ma più che evidente per la sua coscienza che le aveva appropriato la nomina di ausiliare per il resto dei giorni che avrebbe trascorso con lui. Questo comportamento insistente che assumeva la ragazza, spesso, infastidiva Mike che lo riteneva infantile per la sua età eppure anche un qualcosa che alimentava il sorriso e la quiete di Abby, difatti rimaneva allo stesso modo impassibile. Giunti nel luogo in cui avrebbero dovuto dare gli esami nei prossimi due anni, vennero accolti dagli stessi sguardi di sempre, che variavano dal più comprensivo e delicato al più ostile ed invidioso, la maggioranza era comunque dalla parte di quest’ultimi. Lo sguardo di entrambe le figure pressochè congiunte tra di loro venne rapito per un certo tempo da alcune sagome che rimanevano intente a fissarli senza scrupoli, con questo semplice comportamento colpirono il punto debole di Mike senza nemmeno averlo sfiorato. Successivamente turbato cercò di placare il nervosismo affondando le dita tra i vestiti in cerca della pelle da stuzzicare, non soddisfatto strinse i denti e dette un piccolo strattone al braccio nudo della sorella, esprimendo la voglia di imboccare la strada verso le scale dell’ Istituzione. La ragazza prevalentemente agitata, obbedì al gesto di Mike camuffando invano la tensione nell’aria fresca e cupa dirigendosi nella soglia del College. -“Ehi Mikelino, questa volta è il turno delle barchette che nuotano sui tuoi vestiti o degli uccelli che svolazzano?”- schiamazzò una voce maschile precocemente sviluppata dietro le loro spalle, a distanza di pochi centimetri. Anche queste solite frasi mattutine erano entrate nel programma della giornata, erano come un rituale, un Ramadam, una messa della domenica, il sole, la luna.. insomma qualsiasi cosa che avesse il medesimo processo ripetitivo, un’abitudine a cui il ragazzo doveva dar conto per non avere una reazione esagerata studiata nel tempo. -“Allora? Ora sei anche sordo? Dai ragazzetto da quattro soldi ci rispondi tu o l’assistente personale?”-seguirono così un coro di risate dei soliti compagni di banco lecchini a cui spesso “lo schiamazzo” si faceva consegnare lo spuntino della giornata per ottenere maggiore popolarità, quindi di conseguenza farsi notare eccessivamente dalle ragazze delle classi superiori; Mike simulava nuovamente un’indifferenza che feriva dapprima se stesso e poi a chi le era affianco in quel momento. Dopo un tratto breve di strada Abby ricambiò lo strattono al fratello e si inchiodò sull’asfalto, rabbrividì alla scena che si era formata intorno a loro, un poligono di gente che all’apparenza si sforzava addirittura di accennare una risata e all’interno della figura geometrica Ryan, che si piegava in due dalle risate, incosciente della possibile reazione che di lì a poco avrebbe dato vita grazie ai suoi insulti esagerati ed inadeguati giornalieri. Un soffio di aria gelida e gli occhi che si bagnavano di lacrime e poi il buio.
   
 
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