CAP.16
SGUARDI CHE PARLANO____ So che
non è galante portare una ragazza in
un ristorante così di lusso a piedi. Ma non è
stata una scelta casuale: avendo
parcheggiato l’auto vicino a casa sua, avrei avuto tutto il
tempo per calmarmi
e armarmi di coraggio per darle la collana durante il ritorno. In
più, il
ristorante non è molto lontano da casa sua; infatti, dopo
circa dieci minuti,
giungemmo a destinazione e un cameriere, vestito di tutto punto, ci
accolse
invitandoci ad attendere qualche minuto al piano bar.
-
Volete lasciarmi i vostri cappotti? -
Non
me lo feci ripetere due volte. Fuori faceva freddo,
ma dentro al locale, coperti in quel modo, faceva veramente troppo
caldo (e non
mi andava di sudare). Mi tolsi immediatamente il cappotto e lo porsi al
cameriere che lo prese piegandolo accuratamente e poggiandolo
sull’avambraccio,
mentre Leah si toglieva la sciarpa. La ragazza alzò lo
sguardo e mi osservò
attentamente sorridendo.
-
Bella camicia. -
-
Grazie. - E finalmente, anche lei si liberò del
cappotto. In quel momento, sembrava che i miei occhi si aprissero in
modo
esponenziale solo per vederla meglio. Era… uno spettacolo
unico… qualche tempo
fa affermai che non avevo mai visto Leah truccata, o vestita in maniera
femminile. E ora capivo il perché. Anche se era vestita in
modo molto semplice,
attirava l’attenzione di molti attorno a noi. Persino il
cameriere si fermò per
osservarla meglio, prima di allontanarsi coi cappotti. Indossava un
tubino
grigio che la copriva fino a metà coscia, stretto in vita da
una fascia nera
annodata da un lato. Lo scollo a barca permetteva alle clavicole, alle
spalle e
al decolleté di farla da padrone e il suo neo era in bella
mostra grazie anche
ai capelli raccolti. Alzai lo sguardo sul suo viso e vidi che mi
osservava in
attesa di una qualche mia reazione. Sembrava imbarazzata dal mio
sguardo più
che da quello degli altri… perché? Era
semplicemente…
-
Stupenda. -
Credo
che non si aspettava questa precisa parola da me. Dischiuse
la bocca sorpresa e arrossì di colpo, ma non smise di
guardarmi. E non lo feci
nemmeno io. I suoi occhi vagavano lungo tutta la mia figura,
soffermandosi in
particolare all’altezza delle spalle e sulla camicia, poi sui
capelli ed infine
sugli occhi. Si morse il labbro inferiore e mi guardò come
quel pomeriggio in
palestra. Bastò quel gesto a far reagire il mio corpo e a
farmi provare l’irresistibile
impulso di prenderla e baciarla, di portarla via e concludere subito la
serata
in camera da letto… un momento… cosa ho appena
pensato?!
-
Il vostro tavolo è pronto, signori. Prego, seguitemi. -
L’arrivo
del cameriere mi destò dai pensieri scabrosi che
avevo appena avuto (appena in tempo direi…). Schiarendomi la
voce, porsi
nuovamente il braccio a Leah che afferrò e, insieme,
seguimmo il cameriere il
quale ci condusse al nostro tavolo.
Il
locale era piuttosto grande, ben illuminato, con le
pareti color panna e le decorazioni oro e rosse. I tavoli (saranno
stati almeno
una cinquantina) erano ben distribuiti e adornati con tovaglie avorio
sulla
quale vi era poggiato un semplice portacandela dorato. Il nostro, era
quello
più vicino all’enorme finestra che mostrava un
giardino esterno ben curato. Il cameriere
ci fece accomodare e si allontanò, ma non prima di averci
consegnato il menù. Ne
presi uno, lo aprì e iniziai a leggere, seguito a ruota
dalla ragazza. Con la
coda dell’occhio, vidi che Leah continuava ad osservarmi da
dietro il menù e
che sorrideva. Alzai lo sguardo su di lei.
-
Qualcosa non va? -
Senza
smettere di sorridere, richiuse il menù e lo ripose
delicatamente sul tavolo per poi unire le mani e portarsele sotto al
mento.
-
Stavo pensando che è la prima volta per me, in un
locale del genere. Ma tu sembri a tuo agio. Ci vieni spesso? -
Richiusi
il menù.
-
No, almeno non qui. Da bambino cenavamo spesso in
locali simili, soprattutto per delle riunioni con i colleghi di mio
padre. Ma sono
anni che non lo fa più, quindi nemmeno io ci sono abituato.
La mia è una calma
apparente. -
-
Oh, quindi sei agitato? -
Temo
di aver parlato troppo. Si mise a ridere,
compiaciuta per averci azzeccato.
-
Beh, ti ringrazio per avermi portata qui. Ma andava
bene anche un fast food, chissà quanto ti costerà
questa cena. -
-
Per te, è anche poco. -
Smise
di ridere e mi osservò. In questi ultimi mesi, sono
riuscito a conoscerla meglio e certi suoi comportamenti, che prima mi
erano incomprensibili,
ora riesco a leggerli bene e a capirli. Stessa cosa per i suoi sguardi.
Mi erano
sempre sembrati spenti, ma ad un’occhiata più
attenta, ho potuto vedere certi
suoi microscopici segni di espressione che caratterizzavano ogni suo
sguardo. Ad
esempio: in questo momento aveva dischiuso leggermente le labbra, segno
di
stupore, una vena del collo aveva iniziato a pulsare più
vistosamente, segno di
agitazione, e il suo respiro si era fatto lievemente più
pesante, segno di
ansia. Scossi la testa.
-
Perché sei in ansia? -
-
Non sono in ansia. -
-
Non mentirmi, Leah. Ormai ti conosco abbastanza. Dimmi cosa
c’è che non va. -
Avevo
fatto centro. Per la prima volta, Leah abbassò lo
sguardo, vinta dal mio, e sciolse le mani appoggiandole sul tavolo.
-
Sei in pensiero per Nick? -
-
No, non è questo. -
-
Allora parlami. -
Tornò
a guardarmi. Lo sguardo che aveva ora, mi era
nuovo. Non glielo avevo mai visto e non riuscì ad
interpretarlo. Ma come
apparse, svanì e venne sostituito dal sorriso più
dolce che mi abbia mai rivolto.
-
Mi ami davvero così tanto? -
Sapevo
che non si riferiva al fatto che per lei sarei
entrato in bancarotta. La osservai per un po’ e vidi un
leggero velo di
tristezza nei suoi occhi. Allungai una mano e afferrai la sua,
stringendola. Era
calda e morbida. Inclinai leggermente la testa di lato e le sorrisi.
-
Si. -
Cadde
il silenzio. Non era un silenzio pesante, come quel
pomeriggio a casa sua. Era leggero e tranquillo. I suoi occhi parlavano
al suo
posto e, finalmente, ero in grado di sentirli. Mi stavano dicendo
qualcosa di
dolce che mi fece tranquillizzare. Mi stavano dicendo che anche lei
aveva
iniziato a nutrire qualcosa di più profondo nei miei confronti. Quello
sguardo, valse più
di mille parole. Mi sorrise. Il sorriso più bello di sempre
e ricambiò la
stretta della mia mano.
-
Perdonatemi, signori. Volete ordinare? -
Il
resto della cena trascorse tranquillamente. Dopo quel
discorso più serio, ne seguirono altri più
leggeri e demenziali. Ridemmo come
due matti, tant’è che la gente intorno a noi ci
lanciava occhiatacce
agghiaccianti. Ma ce ne fregammo e continuammo a ridere come se niente
fosse. Fu
davvero una splendida cena che si protrasse fino alle 22 circa.
Rendendoci conto
dell’ora, decidemmo di alzarci ed andare via. Recuperati i
rispettivi cappotti,
chiesi a Leah di aspettarmi fuori mentre avrei pagato il conto.
Così fece, ed
io, oltre a pagare, ebbi l’occasione di controllare per
l’ennesima volta se mi
ero ricordato di portare il regalo. Sedata la mia ansia, la raggiunsi e
ci
dirigemmo verso casa sua. Con mia sorpresa, questa volta fu lei ad
afferrarmi
spontaneamente il braccio stringendosi a me. È inutile dire
che mi mise
agitazione… molta agitazione, dato che la sentivo
estremamente attaccata a me
in tutta la sua fisicità… sentì il
volto avvampare e sfruttai la diversità di
altezza per nasconderle il rossore. Credo di esserci riuscito. Dopo
pochi minuti,
raggiungemmo il suo cancello.
-
Eccoci arrivati. -
-
Già. -
Si
staccò da me e, con una lentezza esagerata, aprì
la
borsa ed estrasse un mazzo di chiavi con la quale iniziò a
giocherellare.
-
Allora… grazie per la cena… -
-
Si… prego… -
La
ragazza annuì e si voltò avvicinandosi al
portone. Ora
il livello di agitazione era alle stelle. E non solo
l’agitazione, ma anche la
paura. Avevo una paura tremenda, ma non potevo lasciarmi sfuggire
quest’occasione!
Quindi, ora o mai più!
-
L-leah, aspetta! -
Si
voltò e mi osservò speranzosa. Speranzosa?
Ottimo! Avanti,
Nath, metti da parte la paura e affrontala! Sentivo il volto in fiamme,
molto
più di prima, e deglutì un paio di volte prima di
decidermi e mettere le mani
in tasca per estrarre il pacchettino. Lo osservai per pochi secondi,
poi,
sospirando, alzai lo sguardo verso di lei. Anche lei osservava la
confezione. Le
porsi il regalo.
-
Buon compleanno, Leah. -
Gli
occhi di lei danzavano dal regalo al mio volto. Era incredula.
-
Come… sapevi che… -
-
Ringrazia Lysandro. -
Sospirò
e dalla sua espressione capì che lo aveva appena
maledetto. Scosse la testa sorridendo e si avvicinò a me
prendendo il
pacchettino. Lo rigirò un po’ tra le mani,
palesemente imbarazzata, e lo aprì. La
sua espressione mutò improvvisamente. Aprì la
bocca un paio di volte,
probabilmente nel tentativo di dire qualcosa, ma la voce le
morì in gola. Fui io
a parlare.
-
Quando ti vidi in palestra la prima volta, ti trovai
affascinante
ed elegante. Ti paragonai ad una tigre, elegantemente
feroce, tremendamente stupenda. E, durante questi mesi, ho capito che
ci avevo
visto giusto. Tu sei come una tigre. Bella, affascinante, forte, letale
e
magnifica come questo felino. Ma anche dolce ed affettuosa, come una
mamma
tigre coi suoi cuccioli. Io vedo questo in te e vorrei che lo vedessi
anche tu.
Vorrei che questa collana risulti come l’impersonificazione
della tua anima. E che
rappresenti il sentimento che provo per te, Leah. -
Sollevò
lo sguardo. Aveva le sopracciglia aggrottate e
gli occhi lucidi. Le labbra erano serrate, nel vano tentativo di non
piangere. Dico
vano, perché una lacrima le scappò e scese lungo
la sua guancia che prontamente
asciugai con una mano. Feci per
parlare nuovamente, ma un improvviso fiocco di
neve mi distrasse e mi fece sollevare lo sguardo verso il cielo. Aveva
iniziato
a nevicare.
-
Nath? -
Tornai
a guardarla, ma non feci in tempo a fare altro. Sentì
una sua mano afferrarmi la nuca e spingermi dolcemente verso il suo
viso. La vidi
chiudere gli occhi e sentì le sue labbra poggiarsi sulle
mie. Il cuore mancò un
colpo e rimasi per poco con gli occhi spalancati, ma lei non si
staccò. Anzi,
socchiuse le labbra ed insinuò la sua lingua nella mia bocca
stuzzicando la
mia. Risposi al bacio. Chiusi gli occhi e la strinsi a me, sollevandola
leggermente. Lei avvolse le braccia intorno al mio collo. E ci baciammo
sotto
la neve.
Note:
Per farmi perdonare del ritardo nella pubblicazione
del precedente capitolo, ho deciso di pubblicare anche il 16 ^^
Tornando
alla storia… cosa ne pensate? Finalmente siamo
arrivati al bacio… aaah, come vorrei essere Leah…
pensavo a questo mentre
scrivevo il capitolo… sapete, inizio ad apprezzare sempre di
più Nath e mi
piacerebbe che si sciogliesse di più anche nel
gioco… come sempre, grazie per
aver letto e ci si vede al prossimo capitolo! Un bacione!!