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Autore: violet_harmon    28/07/2014    1 recensioni
Vi siete mai domandati che cosa sarebbe successo se Tate Langdon non fosse mai diventato un pazzo e violento omicida ? Che cosa ne sarebbe stato dell’amore che univa questo giovane ragazzo e la sua amata Violet ? Che cosa ne sarebbe stato della loro storia ?
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Non ne volevo più sapere nulla di quell’idiota ossigenato e la cosa era reciproca, infatti il girono dopo a pranzo Tate mi passò davanti abbassando lo sguardo e io feci lo stesso, ci sedemmo ognuno per conto suo e non ci rivolgemmo la parola.

Questo teatrino andò avanti per settimane e  a me andava bene, solo qualche volta mi mancava parlare con lui e sentirlo vicino proprio come un vero amico, ma riuscivo facilmente a liberarmi da quei pensieri e andavo avanti.
Un mattino mi svegliai e percepivo che nell’aria c’era qualcosa di strano, sentivo che stava per accadere qualcosa.
< buongiorno Violet  > < buongiorno mamma > < c’è qualcosa che ti disturba ? > mi chiese mentre sorseggiava la sua tisana < no, tutto normale > < se ci dovesse essere qualcosa vorrei davvero che tu ne parlasi con me e tuo padre,  abbiamo creato il cerchio della fiducia appositamente per queste cose > alzai gli occhi ali cielo, quella mattina non ne volevo proprio sapere delle stronzate di mia madre.
Mentre camminavo per andare a scuola sentivo che quella sensazione si stava facendo più forte e adesso mi stringeva la bocca dello stomaco come in una morsa,  se camminavo troppo velocemente mi  mancava il fiato, avevo paura che stessi per sentirmi male visto che già in passato era capitato che svenissi in mezzo alla strada; presi il telefono e digitai i miei sintomi,  aspettai impazientemente che la pagina di ricerca si caricasse e poi aprì uno dei link più quotati, “ stanchezza, giramenti di testa e forti mal di stomaco possono essere i sintomi di un improvviso calo di pressione , recatevi nel centro ospedaliero più vicino e fatevi visitare” sembrava che l’articolo fosse finito invece quando scesi ancora più giù vidi una frase, scritta in grassetto “  DEVI SBRIGARTI VIOLET, NON C’E’ MOLTO TEMPO” strizzai gli occhi scioccata, e quando gli riaprì la scritta era svanita.

Quella mattina non riuscì a stare attenta in classe, era tutto così strano, come se non fossi mai stata in quel posto, come se fosse tutto nuovo.

Quando suonò la campanella per il pranzo mi sentì sollevata a terrificata allo stesso tempo,  avevo paura dello scorrere del tempo e quella sensazione di angoscia si faceva sempre più forte, ormai non riuscivo neanche più a guardare il mio pranzo senza sentirmi male.
Mi sedetti ad un tavolo cercando di restare calma leggendo un libro e ascoltando un po’ di musica; alzai il volume così tanto che non sentivo più il vociare di centinaia di ragazzi, li vedevo e basta, vedevo chi sorrideva e immaginavo il suono di una risata, vedevo chi era triste e immaginavo la sensazione che si prova ad essere tristi, mi piaceva non poterli sentire e poter solo immaginare che cosa gli stesse succedendo.
Mi rimisi a leggere non badando al tempo che scorreva, ad un certo punto con la coda dell’occhio vidi prima uno, poi tre, quattro, venti, trenta persone che si alzavano e correvano verso il prato che si estendeva davanti ai tavoli da pranzo, alzai gli occhi dal libro e vidi le espressioni scioccate e preoccupate  sul loro volto; decisi di alzarmi anche io e lentamente mi avvicinai al punto dove tutti quei ragazzi si erano radunati, mi tolsi le cuffiette e tutte le loro riempirono in un solo istante le miei orecchie, “ CHIAMATE UN’AMBULAZNA !” , era l’unica frase che colsi di colpo, la sensazione che non mi aveva abbandonata per tutto il giorno adesso mi esplodeva dentro, sentivo lo stomaco bruciare, mi faceva male, non avevo mai provato così tanto dolore in vita mia, iniziai a correre, dovevo vedere con i miei occhi che cazzo stesse succedendo, mi feci spazio tra la gente, spinsi svariate persone e alla fine arrivai.
Rimasi immobile a guardare Tate, svenuto a terra, con un rigolo di sangue che gli scendeva dal naso e dalle orecchie, era più pallido del solito, mi inginocchiai di fianco a lui, non riuscivo a dire nulla, non capivo più nulla;  sentì che qualcuno mi stava allontanando, era un paramedico ,< mi lasci! >, l’uomo continuava a tenermi e a portarmi via con una forza tale che sapevo di non poter combattere, < ho detto di lasciarmi testa di cazzo ! lasciami ! >  < signorina si calmi > l’uomo mi mise a sedere su una panchina e mi si parò davanti impedendomi di vedere mentre portavano via Tate, < adesso voglio che si calmi e che guardi me, mi guardi > spostai il mio sguardo su di lui  feci un piccolo cenno con la testa  < il suo amico sta male e ha bisogno di cure mediche, non possiamo farla avvicinare fino a che non scopriremo che cos’ha,  però lo stiamo portando al Memorial Hospital > dopo avermi dato quell’informazione il paramedico se ne andò.

Corsi a casa, presi un po’ di soldi e mi feci portare da un taxi in ospedale.

Quando entrai un’infermiera si diresse verso di me sorridendo, < come posso aiutarti cara ? > da quando avevo visto il corpo di Tate a terra e il suo volto pieno di sangue non riuscivo a parlare, avevo solo gli occhi gonfi di lacrime, l’infermiera mi poggiò una mano sulla spalla < ehi tesoro, calmati, fai un bel respiro e dimmi di che cosa hai bisogno ok ? > seguì il suo consiglio, < s-sto cercando T-Tate Langdon > lei mi chiese di aspettare un minuto, sfogliò la cartella che aveva in mano, scorse con il dito una lista che sembrava non finire mai, < eccolo qui, è al terzo piano, se vuoi ti accompagno > feci di si con la testa.
Quando arrivammo davanti la sua stanza l’infermiera mi lasciò da sola.
  
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