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Autore: Molly182    28/07/2014    1 recensioni
«Perché non mi hai mai detto che il tuo vero nome è Thomas?»
«Perché non me l'hai mai chiesto…»
«Spiegami perché avrei mai dovuto chiederti se quello fosse il tuo vero nome?»
«Perché pensavo che mi avessi riconosciuto»
«È piuttosto difficile vedere chi ho davanti, sai?», mi disse mentre stava riempendo due tazze di caffè caldo. «Soprattutto se il locale ha luci basse e quello che mi sta davanti ha un maledetto cappello che gli copre metà volto»
«Hai ragione», le dissi ridendo e appoggiando il cappello sul ripiano.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom DeLonge
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Chapter eight.
You should take my life, you should take my soul.
 
Mi preparai una tazza di thè e andai a sedermi nel bovindo della mia stanza da letto. Aveva di sicuro la vista migliore di tutto il mio appartamento.
L’intera città stava dormendo mentre noi c’eravamo persi nel momento.
Quello che era accaduto era sicuramente un enorme sbaglio che non ero riuscita a evitare. Ero stata io l’artefice di tutto ciò buttandomi praticamente sulle sue labbra.
Tutti i pensieri e le preoccupazioni che mi erano assalite all’inizio erano tornati mentre stavo trascorrendo le conclusive ore di buio a fissare le ultime luci che illuminavano la residenza. Appena trovai quest’appartamento ne fui estasiata. Era grande, luminoso, in un buon quartiere e il prezzo dell’affitto non era decisamente troppo alto e per di più si riusciva a intravedere il mare e qualche accenno di spiaggia. Non potevo chiedere di meglio, era tutto quello che cercavo eppure, se di solito mi bastava dare un’occhiata fuori dalla finestra per riuscire a rilassarmi, ora mi sentivo totalmente inerme.
Avevamo fatto quello che non dovevamo fare e ogni tanto lo ammiravo mentre dormiva serenamente disteso sul letto, con la sua possente schiena rivolta verso il soffitto e il braccio tatuato lungo il fianco sinistro.
Non potei fare a meno di sospirare.
Ero terrorizzata da ciò che avevo fatto. Quel ragazzo. Quell’uomo che dormiva nel mio letto era fidanzato, probabilmente in procinto di sposarsi se l’anello che portava all’anulare era l’allegoria di una relazione che durava da più di otto anni.
Il fatto che avesse a portata di mano dei preservativi nel portafoglio significava che presumibilmente non ero neanche la prima con cui aveva tradito la sua ragazza, ma la cosa non mi tranquillizzava per niente.
Non mi resi neppure conto di quando Thomas si alzò dal letto e si sedette di fianco alle mie gambe sul divanetto sotto la finestra. Le strinsi di più a me, circondate dalle braccia che tenevano ben stretta la tazza con due mani.
Rimase lì, in silenzio, non sapendo neanche lui cosa dire. Sembrava più uomo di quando, qualche ora prima, scherzava con me. I lineamenti del volto ben definiti, la barba leggermente incolta, i giochi di luce e di ombre che si riflettevano sul suo tatuaggio, le gambe lunghe che si tendevano sul pavimento, coperto soltanto dai boxer neri che indossava, quella ruga che si era formata sul suo viso mentre cercava delle parole da dire.
«Ti ho svegliato?», dissi rompendo quel silenzio.
«Non esattamente», rispose con una voce bassa, quasi irriconoscibile, che non gli appartenesse. Tra di noi cadde di nuovo il silenzio, rotto solo dai respiri che eravamo costretti a fare. Era tutto così dannatamente strano e statico. «Diventerà più semplice», sospirò. «È solo che è tutto nuovo… dovremmo solo abituarci…».
«Tom non posso farlo», dissi continuando a guardare fuori dalla finestra l’acqua della piscina che si muoveva in perfetta sintonia con le palme che la circondavano. Nessuno dei due aveva il coraggio di cerare gli occhi dell’altro. «Non posso essere io quella che rovinerà la relazione tra te e Jennifer, non voglio…».
«Ormai è già rovinata da un bel po’»
«Ma hai scelto me per distruggere qualcosa che hai costruito per diversi anni, perché?».
«È più complicato di quanto sembra…», attese di dire. «Cassie, puoi tornare a letto?», dichiarò infine alzandosi e mostrandosi per tutta la sua altezza.
«Sono quasi le sei, addormentarsi sarebbe inutile».
«Mi farebbe sentire più tranquillo se tu fossi qui e non avessi intenzione di scappare…».
«Non ho intenzione di scappare…», dissi forse non troppo convinta.
«Il tuo sguardo dice il contrario»
«Non hai una ragazza da cui tornare?», dichiarai infine, irritata dal fatto che riuscisse a leggermi nella mente. «Dovresti tornartene a casa tua…»
«È davvero quello che vuoi?», domandò guardandomi attentamente negli occhi, come se cercasse un mio cedimento.
«Si», dissi raccogliendo tutto il mio coraggio e cercando di non far tremare la voce.
«Bene!», dichiarò buttandosi sul letto e dandomi le spalle, ignorando completamente la mia richiesta. Rimasi allibita dal suo comportamento e infastidita dal fatto che non mi avesse ascoltato. Aveva fatto di testa sua e si era rimesso a dormire.
Odiavo quella situazione così mi alzai dal mio posto e presi una coperta e un libro e uscii dalla casa, costretta a far sparire dai miei occhi la figura di Thomas che giaceva immobile sulle lenzuola bianche.
Scesi le scale fino al cortile della residenza e mi andai a sedere su una degli sdrai a bordo piscina cercando di rilassarmi e ignorare tutti i pensieri che non mi davano pace.
 
Thomas P.O.V.
Sapevo bene che quello che avevo fatto era sbagliato e che probabilmente avrei dovuto lasciarla in pace, rimettermi i pantaloni e uscire immediatamente da casa sua appena me lo ebbe chiesto. Sarei dovuto tornare a casa mia e parlare litigare con Jennifer sperando di porre fine a tutto questo tormento di cui non riuscivo a liberarmi.
Nonostante ciò ero sdraiato sul suo letto e cercavo di ignorare la faccenda. Cercavo di convincermi che in fondo la sua fosse solo una piccola incertezza e non totale paura. Ma di cosa poteva avere paura? Della situazione? Di quello che era accaduto? Di me?
La sentii alzarsi dal suo posto e uscire dalla camera.
Voleva il suo spazio.
Eppure non riuscivo a darglielo.
Così mi alzai e andai alla finestra sperando che non scappasse da un momento all’altro. Non avevo la minima idea di dove fosse andata fino a quando non la vidi seduta su uno sdraio a bordo piscina.
Avevo fallito in un sacco di cose nella mia vita: il rapporto con mio padre, e con Jennifer, i miei dubbi sulla band e i rapporti occasionali con delle fan che avrebbero fatto di tutto solo per una scopata con me, Tom DeLonge, cantante e chitarrista dei Blink-182; Ma di due cose ero certo: la lealtà nei confronti di Mark e quello che stavo iniziando a provare per Cassie.
Avevo fatto tanti errori. Non potevo fallire anche con lei. Non potevo permettermelo.
Così mi rimisi la maglietta e i jeans, infilai le scarpe e la raggiunsi con due tazze di caffè fumante che mi ero permesso di preparare. Per quanto ne potevo sapere, quella del caffè poteva essere una pessima mossa, sia perché avevo fatto come se fosse casa mia, sia perché avrebbe potuto buttarmelo addosso, cosa che era di gran lunga peggiore di una sfuriata che sarebbe passata nel giro di cinque minuti.
«Posso?», le chiesi sedendomi nello sdraio di fianco al suo e porgendole la tazza ancora calda. Con un debole “si” accettò quella che per me era un gesto di pace e si portò lentamente alla bocca quel liquido nero.
E come il giorno prima, quando l’avevo accompagnata per la prima volta a casa, quando tutto il casino era iniziato, sembrava totalmente lontana con la mente, con gli occhi fissi sulle righe di quel libro che teneva sulle gambe chiare.
«Mi detesti così tanto da non poter stare nella stessa stanza?», le domandai cercando i suoi occhi che non volevano alzarsi.
«Io non ti detesto!»
«Allora perché continui a scappare da me?».
«Non sto scappando!»
«Cazzo Cassie, prima ti allontani dal letto e ora fuggi qui, se questo non è scappare non so come definirlo!».
«Non avevo sonno»
«E all’improvviso ti è venuta una smaniosa voglia di andare a fare due tuffi in piscina?».
«È rilassante qui»
«…e lontano dalla tua stanza»
«Dovevo pensare e con te non ce la facevo, okay?».
«Diamine! Perché non puoi fare come tutte le altre ragazze ed essere grata che ti degni della mia attenzione?», sbottai facendole, finalmente, alzare gli occhi dalla pagina. «Ci sono ragazze che farebbero di tutto per passare una notte con me mentre tu ti ostini a ignorarmi!», continuai a dire accorgendomi solo in seguito di quanto quelle parole fossero presuntuose e stupide. «Scusa, io…», provai a dirle passandomi nervosamente una mano tra i capelli, ma lei mi precedette quasi non sentendo le mie scuse.
«Bene, allora scusa se non faccio i salti di gioia!», esplose chiudendo il libro di scatto e facendolo cadere sullo sdraio. «Se volevi qualcuno che ti applaudisse o ti dicesse che sei stato meraviglioso potevi andare da una di quelle “tue ragazze” tanto desiderose di stare con te! Non sono come loro! Non so neanche chi sei, quindi non venire qua a dirmi che dovrei essere al settimo cielo solo perché mi hai portato a letto!», continuò. Sentii tutta la sua rabbia uscire dalla sua bocca. «Sai una cosa, Signor me-le-faccio-tutte DeLonge?». Quelle labbra che si muovevano velocemente. «Puoi andare a farti fott…», provò a dire ma inconsciamente la bacia.
Non sapevo neanch’io come, un gesto del genere, mi fosse uscito, ma non me ne pentii almeno finché Cassie non provò ad allontanarmi, nonostante il suo sforzo di provare a muovermi era pressoché inutile visto la differenza che c’era tra me e lei.
«Sei un idiota Thomas!“
«Mi fai ridere», ammisi con un dolce sorriso. Neanche pensavo di esserne capace.
«Non c’è nulla da ridere», disse. «E smettila di guardarmi così!»
«Sono gli unici occhi che ho»
«Thomas, ti prego, perché non torni dalla tua ragazza e mi lasci in pace?», sospirò portandosi le gambe al petto e stringendole forte. Era un modo per dirmi che non mi voleva, eppure avrei combattuto pur di farmi notare. Forse era proprio questo il motivo per cui mi piaceva tanto. Non era come le altre.
«Potremmo innamorarci»
«Potresti spezzarmi il cuore»
«Potresti amarmi così tanto da lasciarmelo fare?».
«Forse…», dichiarò abbassando lo sguardo e così la bacia di nuovo. Uno di quei baci che non ti aspetti e che ti lasciano senza fiato.
Succede che a volte accadono cose più grandi di noi e non sempre siamo posti davanti a scelte sempre giuste. Tutto questo era terribilmente sbagliato, ma perché avrei dovuto evitare qualcosa che mi faceva stare bene?
   
 
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