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Autore: lamialadradilibri    29/07/2014    2 recensioni
E poi lo vidi. Mr. Lecter.
Il mio cuore perse un battito.
Perché c’era un angelo nella nostra classe?
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Una storia al di fuori dalle righe. Buona lettura!
Genere: Suspence, Thriller, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Capitolo Tre
 
 Il quaderno
 
La lezione di scienze, quel giorno, sembrava non dover iniziare più. La campanella era già suonata da dieci minuti abbondanti, ma di Mrs. Dalton non c’era traccia – non che mi dispiacesse poi così tanto, ma quella donna non era tipa da far ritardo. Me ne chiesi il perché mentre, distrattamente, passavo un dito sugli appunti di epica. Una materia così interessante, così piena di sfaccettature, l’unica in grado d’affascinarmi e d’appassionarmi toccandomi l’anima. Spesso Molly mi prendeva in giro, dicendo che ero una «malata di miti» e che mi piaceva l’Iliade soltanto perché avevo visto Troy. E cioè Brad Pitt, senza maglietta e con quei lunghi capelli biondi che... Oh, certamente non lo avevo disprezzato.
«Mrs. Dalton è stranamente tardi, oggi.» commentò il mio vicino di banco, sfogliando il libro di scienze.
Mi ritrovai ad annuire, osservando il suo profilo elegante. Mi mancò il respiro, un’altra volta. «Sì. Non è da lei, starà male» supposi, con aria pensierosa e quasi preoccupata. In realtà non m’interessava granché della salute della mia professoressa – anzi, il mio interesse era pari a zero –, ero soltanto inquieta per ciò che stava succedendo a me. Non era da me comportarmi così con un ragazzo, non era da me essere così ansiosa.
Cominciai anch’io a leggere qualche paragrafo di scienze. Mi muovevo a scatti, come una persona sotto stress da troppo tempo, o che non dorme più da giorni. Ma io dormivo regolarmente, fatta eccezione per i miei soliti incubi.
Incubi. Cercavo di nasconderlo anche con i miei parenti, ma non ne potevo più. Dal giorno dell’incidente... Da quel maledetto giorno, non riuscivo più a sognare. Soltanto incubi, soltanto urla. Ne avevo parlato con i miei genitori, nessun altro. Nemmeno con Molly, non volevo turbarla così tanto.
Ma non potevo più resistere. C’è chi dice che una persona non può vivere senza sogni.
In quanto tempo sarei morta? Mesi, settimane? Anni, giorni?
Una cosa era certa: il mio cuore era morto il giorno dell’incidente. Ciò che restava di me non poteva più essere definito a parole.
«Sì, può darsi» confermò la mia teoria Hannibal, chiudendo il libro. Si chinò verso di me di poco, ma quel poco bastò a mandarmi su di giri; mi si chiuse la gola e spalancai gli occhi. Ne volevo di più, non ne volevo più niente. Il ragazzo sembrò accorgersene e restò lì, in bilico tra la sanità mentale e la pazzia. Il problema era che non capivo da che parte fosse una e dove stesse l’altra: con o senza Hannibal?
«Tea, dormi regolarmente?» mi domandò qualche secondo dopo, con voce calma.
M’immobilizzai. «Cosa?» La mia voce uscì strozzata, terrorizzata. Afferrai con forza la prima cosa che trovai davanti a me – una matita innocente – rischiando di spezzarla a metà.
Il mio cuore cominciò a pompare sangue sempre più velocemente.
Possibile che sapesse ciò che mi era accaduto?... Ma no, doveva aver tirato ad indovinare. Magari avevo delle enormi occhiaie delle quali non mi ero accorta.
«Calmati, Tea. È una domanda più che comprensibile» Continuò Hannibal. Sembrava leggermi nella mente. «Sembri molto stressata, ti muovi a scatti. Hai un’aria così distrutta
Finalmente mi  voltai a guardarlo. Ora era più vicino, potevo sentirne il profumo fresco. Mi guardava con un’espressione interessata, ma sempre irraggiungibile e diffidente. Abbozzò un sorriso quasi imbarazzato ed io non riuscii a non arrossire di fronte a tale bellezza.
Deglutii, sentendomi un’idiota. Ovvio. Non sapeva nulla. «Ehm, scusa. È che sì... Sono stanca, non dormo così tanto. Ma sto bene.»
Il suo sorriso si ampliò, inquietante. «Menti così spesso, tu».
Sorrisi, a disagio. Sì, mentivo spesso; lo facevo per proteggermi, perché a dire la verità alle persone, poi ci resti secco.
Lui intuì il mio stato d’animo. O forse fu solo fortunato.
«Mi dispiace che tu sia così stressata, Tea» mormorò, con voce suadente. Sembrava stesse cercando d’ammaliarmi... e ci riuscì: dopo qualche secondo non riuscii più a distogliere il suo sguardo dal mio, ed Hannibal riuscì a stringermi una mano tra le sue. «Tutto passa e tutto passerà anche per te. E ciò che è successo... Beh, il passato è passato, dimenticalo.»
Sì... il passato era passato, ed io ero così tranquilla vicino a lui...
Così...
«Ciò che è successo che cosa, Hannibal? Cosa sai tu?» sibilai, allontanandomi di scatto. Oh, mio dio! Sapeva la verità! Sapeva tutto e io ne ero così certa che-
«Tea, l’ho detto per consolarti» Rispose Hannibal, indecifrabile. Si allontanò ancor più da me, ponendo fine ad ogni contatto fisico. Finalmente riuscii a respirare. «Sta’ calma» M’invitò. Ma usò una voce gelida, prepotente.
Mi alzai spaesata. La mia sedia raschiò sul pavimento. «Io... Sono un po’ confusa. Scusa!» sbottai, allontanandomi a grandi passi senza mai dargli le spalle. L’intera classe mi guardava, ora. Il volto di Molly era scioccato, d'altronde lei non sapeva nulla, non poteva capire.
Proprio quando arrivai alla porta, diretta al bagno, entrò Mrs. Dalton. Mi osservò con aria altezzosa, spostandosi i capelli bagnati di pioggia dalla fronte – s’era messo a piovere e io non me ne ero neppure accorta.
«Beh? Vuole già andar via, signorina Greene?» mi apostrofò, andando alla cattedra.
Arrossii vergognosamente. «Sì! Cioè, no... Insomma, volevo andare al bagno, tutto qui!»
Mrs. Dalton ripose lentamente l’ombrello fradicio sotto la cattedra. «Hai avuto ben sedici minuti per andarci, signorina. Va’ al tuo posto e restaci!» mi zittì, furibonda.
Incassai la testa tra le spalle, un po’ sorpresa. In realtà mi aspettavo che mi negasse d’uscire, ma perché aveva usato un tono così stronzo?
Cercando di non pensare a niente tornai al mio banco. Hannibal era lì.
Mi osservò per un momento senz’alcuna espressione. Poi tornò a prendere appunti – e la lezione non era neppure iniziata.
 
La lezione passò velocemente, o così sembrò a me. Molly, tra le T-A-C della classe, continuava a lanciarmi occhiate eloquenti – voleva sapere perché avevo litigato con Hannibal – e alla fine m’inviò persino un SMS.

 
Che cosa è successo?! Rispondimi!
 
Non le risposi. Non per farle un dispetto, ma sinceramente non volevo essere beccata dalla Dalton che era già furiosa, per poi essere espulsa seduta stante. Molly si limitò a lanciarmi un’ultima occhiata di rimprovero – lei e la sua curiosità! – poi tornò a prendere appunti.
«Ragazzi, tra una settimana esatta ci sarà un test su questo argomento» ci avvisò, prima di uscire, Mrs. Dalton. La classe sospirò, sconsolata.  I test di scienze erano impossibili, il voto più alto era stato un 7 ottenuto per grazia divina da Molly, in prima. Ed il più basso... Beh, 2. Il mio 2. «Signorina Greene, lei aiuterà Mr. Lecter a studiare, visto che è in classe da poco. Obiezioni?»
“Obiezioni? Sì, molte! Io e Mr. Lecter da soli? Per interi pomeriggi? Assolutamente no! Mi terrorizza! E poi non ha bisogno d’aiuto, ma dico, ha visto i suoi appunti? È geroglifico per me!”
Mi trattenni dal dirle ciò che in realtà pensavo. Quella era più una domanda da: Obiezioni? Nossignore, è tutto perfetto signore!
E così scossi il capo, sconsolata.
Hannibal, accanto a me, ringraziò la prof per la sua prontezza e lei uscì sorridente dall’aula.
«Allora, che ne dici di questo pomeriggio, Tea? Prima iniziamo a studiare, meglio è» propose Hannibal, senza sorridere.
Alzai le spalle guardando dritto davanti a me. «Alle quattro, da me
Assolutamente non volevo entrare di già in casa sua, nella tana del lupo. Assolutamente no e poi no!
«È perfetto. Così potremo chiarire ciò che è successo... prima» aggiunse a  bassa voce, ricordandomi la mia stupidità. Lui non sapeva nulla, non poteva sapere nulla e non avrebbe mai conosciuto la verità. Io ero un'idiota stressata isterica, lui un bellissimo ragazzo misterioso; eravamo vicini di banco, niente di più. E non sarebbe mai diventato niente di più - pensai tra me e me. Non c'era ragione d'essere preoccupati, non sarebbe successo nulla tra noi.
Volevo solo fuggire. Ma mi costrinsi a restare là, immobile.
Mi voltai e gli sorrisi. Fu uno dei sorrisi più forzati della mia vita.
 
Stavo per andare da Tea a studiare. Come se ne avessi bisogno. Avevo studiato l’anatomia umana per molti, troppi anni. Era così perfetta ma così fragile... Fattore che si rivelava più che utile durante le mie torture.
Lanciai un’occhiata al libro nero dove segnavo i nomi delle persone sospette. Le persone che avrebbero dovuto pagarla per ciò che avevano fatto. Lo aprii. L’ultimo nome era quello di Paul Stein, un tedesco che fino a pochi giorni prima aveva spacciato droga ed organi per mezzo mondo. Ora se ne stava nel cimitero dietro casa mia, seppellito con cura accanto a tutti gli altri. Ce n’erano a centinaia ma, a prima vista, il mio poteva sembrare un normalissimo giardino. Non c’erano bare, non c’erano riconoscimenti per i morti. Soltanto io sapevo dove si trovavano e perché. Sopra Paul Stein la terra era ancora smossa, i fiori presto ci sarebbero cresciuti in gran quantità.
Afferrai una penna, indeciso. Tea Greene. Chissà se avrei scritto il suo nome. Mi aveva dato prova d’aver fatto qualcosa d’orribile, in passato. In quel momento, però, le mie erano solo supposizioni – non potevo condannarla.
Riposi il quaderno al suo posto con un sospiro. Chissà, chissà come sarebbe andata a finire.
Uscii di casa canticchiando una marcia funebre d’altri tempi.

NdA Sono tornata c: come state? Che ve ne pare del capitolo? Recensite in molti <3 lamialadradilibri

PS. il mio TUMBLR è Sonosoltantoio - dateci un'occhiata! <3<3
  
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