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Autore: ShadowsOfBrokenGirl    31/07/2014    1 recensioni
Non riuscivo a smettere di guardarli, mi trasmettevano calore, speranza. Erano il qualcosa che cercavo. Erano l’unica bussola che potesse guidarmi verso un porto di pace. Un’ancora in quella tremenda tempesta che stava avvenendo intorno a me. Dentro di me.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chocola Meilleure, Houx, Pierre Tempête de Neige, Vanilla Mieux
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un’ancora nella tempesta

Chocola

Una promessa

-Volevo parlarti-
-E’ un po’ tardi … -
-Beh meglio tardi che mai. Non recita così un vecchio detto?- sorrise.
Strabuzzai gli occhi davanti al suo sorriso furbo. Come aveva potuto credere che avrei accettato di ascoltare le sue scuse, che avevano tardato tanto? Come aveva avuto il coraggio di tornare dopo tutto il dolore che mi aveva arrecato? Mi aveva 
portato via la mia migliore amica, che era come una sorella per me … E per di più aveva giocato con i miei sentimenti .
“You make me believe that you love me”.
Un forte dolore al fianco mi fece piegare e stringere i denti per non gridare. Di nuovo quella tremenda sensazione di abbandono. Di solitudine.

Mi riportò a due anni prima quando ero andata al suo castello per liberare Vanilla, il giorno prima della mia Incoronazione. Dopo il mio improvviso ritorno dalla Terra ,infatti, ero stata confinata nel Palazzo di Extramondo affinché restassi al sicuro e studiassi tutti gli incantesimi che potessero rendermi una strega potente. La più potente. E lo ero diventata e credevo che questo potesse bastare per liberare la mia amica. Mi ero dunque presentata al Castello degli Orchi intenzionata a convincerla a seguirmi e invece avevo incontrato Pierre. Splendido come non mai. All’inizio avevo avuto paura che lui mi attaccasse, che mi uccidesse.
“Non mi fai più paura, adesso sono capace di metterti in difficoltà anche io. E mi riprenderò Vanilla, costi quel che costi.” Avevo esclamato cercando di nascondere le mie insicurezze.
Ma lui con dolci parole, era riuscito ad ammansirmi. Mi aveva giurato di amarmi, di non aver pensato ad altro che a me dal nostro ultimo incontro. “Tu sei l’unica cosa buona che mi sia mai capitata e non voglio più separarmi da te” aveva concluso.
E quando il suo viso coperto da una barba ispida si era avvicinato al mio, giovane e delicato, e le sue labbra avevano toccato le mie, mi ero persa. Nei suoi occhi, nelle sue promesse, nel suo amore. Annegata in quel sentimento che non riuscivo a capire, né a governare.
Già imparare a gestire gli incantesimi non mi aveva reso capace di padroneggiare il più grande di tutti, l’amore.
“L'amore ha ucciso più di qualsiasi guerra”.
Ero vacillata e caduta direttamente tra le sue braccia. Avevamo ordito un piano : Vanilla il giorno successivo sarebbe tornata alla corte di Extramondo e ne sarebbe diventata la Regina. Io e lui, invece, saremmo scappati via facendo perdere le nostre tracce. Per sempre.
L’idea di fuggire via da incarichi che non avevamo chiesto, ci eccitava e il fatto di essere insieme rendeva tutto più magico.
Avevo preparato i bagagli in fretta e furia, senza che nessuno notasse nulla, distratti e affaccendati come erano per preparare il Castello al ricevimento organizzato per la mia Incoronazione. A mezza notte mio ero recata nella brughiera in compagnia di un’enorme valigia e di tanta speranza. Attesi molto, un’ora, due ore, tre ore, quattro ore.
Il Sole sorse illuminando le mie occhiaie e le mie lacrime. Lui non era venuto. Mi aveva ingannato.
Dopo aver trascorso la notte a rimproverare la mi ingenuità, quando tornai nella mia stanza avvertii solo una cosa, la solitudine. Un forte senso di abbandono. Per l’intera mattina non ero riuscita a sollevarmi dal letto, afflitta da una terribile fitta al fianco. La sera per fortuna ero stata capace di partecipare alla cerimonia dedicata a me, senza che nessuno si accorgesse di nulla. E lì avevo appreso che le parole di Pierre erano state tutte menzogne e che le sue labbra avevano sfiorate altre labbra oltre le mie. Quelle di Vanilla. Tutte le notti. E forse non solo quelle. Avevo presto, egoisticamente, smesso di preoccuparmi di lei. “Sta certamente meglio di me” mi dicevo. E lo credevo davvero : in fin dei conti aveva tutto quello avrei voluto io.
Per fortuna ero presto riuscita a riprendermi. Houx mi aveva trovato in quel baratro di tristezza e odio in cui vivevo, e mi aveva portato via. In salvo. Non mi aveva inoltre mai chiesto a cosa fosse dovuta la mia tristezza, forse l’aveva associata all’assenza di Vanilla. Comunque il senso di abbandono se ne era andato grazie a lui e per ringraziarlo un anno fa lo avevo sposato. Per gratitudine, non per amore. Perché, nonostante tutto, c’era una sola persona che amavo. E mi odiavo per questo!

Pierre mi strinse, evitandomi di cadere. Lo allontanai fulminandolo con lo sguardo e, mantenendomi ad un palo respirai profondamente. La fitta si alleviò e ripresi il controllo di me stessa.
-Perché non vai a comandare i tuoi soldatini? Ho sempre pensato che tu fossi spregevole, ma questa guerra è davvero la cosa peggiore che potessi fare! E’ un anno che muoiono migliaia di cittadini di Extramondo e di Orchi per nulla! Le città sono deserte e le strade piene di cadaveri solo per soddisfare un tuo capriccio.-provocai Pierre.
Avrei avuto ancora milioni di rimproveri da fargli in modo molto concitato, ma lui mi interruppe. Mi guardò fisso per qualche secondo e scoppiò in una fragorosa risata, come se avessi detto la battuta più divertente del secolo. Avrei voluto gridargli contro di tutto, ma ero così inorridita che non vi riuscii.
-Mi sopravvaluti, mia cara. Credi che sia stato io a volere la guerra? Io non sono altro che un fantoccio nelle mani di forze più grandi di me e di te.-
Si piegò e strappò un filo d’erba da uno dei cespugli che erano cresciuti lungo la strada a causa dello stato di abbandono in cui verteva. Lo passò tra le sue mani e lo trasformò in una corda d’oro, legato alla quale apparve una figura evanescente.
-Vedi?- Alzò un’estremità di quella corda e la figura alzò il braccio, la lasciò andare e lei lo abbassò. -Sono un burattino. Al burattino non è permesso pensare. Non è permesso rifiutare. Non è permesso essere stanco. Se il burattinaio ordina che lui deve alzare la mano. Lui la alza. Punto. All’istante. E quando lui non ha più bisogno di quel fantoccio semplicemente lo distrugge.-
Batté le mani una contro l’altra : la figura sparì. La cordicina tornata ad essere un filo d’erba cadde ai suoi piedi.
-Credo che accadrà molto presto. Per questo volevo parlarti, spiegarmi …-
Lo guardai per capire se stesse dicendo sul serio o stesse bleffando. Il suo sguardo prima sicuro e deciso, era adesso terrorizzato e smarrito. Mi chiesi come fosse possibile che i suoi occhi prima esprimenti fermezza potessero cambiarsi d’abito così presto. La sua pelle divenuta ancora più bianca aderiva perfettamente alle ossa, dandogli un aspetto per nulla salutare. La barba sul viso era incolta e i suoi vestiti sembravano esageratamente grandi. O forse era lui che era eccessivamente dimagrito. Trascurato ed estremamente debole : così mi apparve. Ricordai quando anche io ero nella sua stessa situazione e ne provai pietà. Dimenticai che era stato proprio lui a ridurmi così.
Gli suggerii di seguirmi in una delle case che ci circondavano : lì avremmo potuto parlare tranquillamente senza essere visti. Pierre forzò la serratura di una di quelle abitazioni ed entrammo. La stanza nella quale ci trovammo era poco accogliente. Gli unici mobili presenti erano una tavola posta al centro , circondata da un paio di sedie di legno al quanto malandate. Degli scaffali di legno coprivano le pareti altrimenti spoglie. Mi tolsi dalla testa il cappellino, che la moda imponeva alle donne di indossare e lo appoggiai su un grande camino situato alla mia destra. Spostai leggermente la sedia dal tavolo e mi ci sedetti, facendo attenzione a non strappare la larga gonna che indossavo. Nonostante da anni ormai portassi abiti eleganti e lunghi che meglio si addicevano ad una Regina, dovevo ammettere che non mi ci ero ancora abituata. Continuavano ad essere per me una grande scocciatura. Come i corsetti. O i tacchi.
-Devo ammettere che sei davvero cresciuta, dall’ultima volta che ti ho vista. Non sto parlando più con una ragazzina, ma con una vera e propria donna. Una bellissima donna.-
Cominciò ad accarezzarmi i capelli e le guance.
-Ma in fin dei conti sei sempre la stessa, così debole e innamorata. Innamorata di me.-
Ed eccolo di nuovo. La sua spavalderia faceva di nuovo capolino, mentre i suoi occhi blu, tornati sicuri, cercavano di ammaliarmi. Li guardai per un solo secondo. Quanto bastava per ricordarmi della loro bellezza. Il tempo era già passato.
-Arriva al punto, Pierre. Non ho tutto il giorno.-tagliai corto allontanandomi da lui.
Questa volta non ci sarebbe riuscito. Ad ammaliarmi. A fregarmi. A ferirmi. Incrociai le braccia e attesi le sue parole.
Lui sembrò confuso e smarrito per qualche istante, prima di cominciare a parlare.
-Volevo solo chiederti scusa. Per tutto. Ho sbagliato a farti promesse che sapevo non avrei potuto mantenere. Allora mi ero illuso che potessimo fuggire e avere una vita nostra. Lontano dagli Orchi. Lontano dalle costrizioni e dai problemi. Solo io e te. -
Mise la sua mano sulla mia. Abbassai lo sguardo a terra.
-Ma tutte le parole d'amore che ti dissi allora non erano menzogne. Credimi non lo erano. Io ti amo. E non ho mai smesso di farlo.-
Gli puntai gli occhi sul viso furiosa e folle di gelosia.
-E Vanilla? Dici le stesse cose a Vanilla? So che dormite insieme … Ami entrambe? -lo accusai.
Sorrise. – No. La uso soltanto. Ma quando sono con lei, indovina a chi penso?-
Le sue dita si mossero lungo il mio braccio con un tocco leggero. Ad ogni tocco sentivo un brivido lungo la schiena.
Gli tirai un ceffone. Nonostante avessi smesso di preoccuparmi della mia migliore amica, le volevo ancora bene e mi aveva inorridito sapere come lui la usasse senza ritegno.
-Sei un essere spregevole … -sussurrai.
-Può essere. Ma ascoltami : lei ne è consapevole. E credo che anche lei a modo suo mi usi. Siamo due persone sole e facciamo in modo che i nostri corpi si facciano compagnia. Che male c’è?-
Mi alzai e gli voltai le spalle disgustata. Non tanto dalle sue parole. Ma dall’immagine di loro due insieme.
-Quello che fate non è affar mio. Vorrei sapere che sei venuto a fare. A dirmi che non potremo mai stare insieme? Ne ero già a conoscenza! Perché provocarci altro dolore? Provocarmi altra sofferenza?-
Una lacrima rigò il mio viso. Ringraziai il fatto che fossi voltata e lui non potesse vedermi piangere. Asciugare le lacrime. Soffrire. Per lui.
Mise la sua mano sulla mia spalla. Che se ne fosse accorto ugualmente?
-Perché non mi sono ancora rassegnato all’idea di non poterti avere.-
Fu una frazione di secondi. Toccata nel profondo da quelle parole mi girai. Eravamo faccia a faccia. Occhi negli occhi. E i suoi occhi non potevano mentirmi. Lui mi amava. Era un mostro. Un Orco. L’essere peggiore che avessi mai conosciuto. Ma mi amava davvero. Ed io facevo altrettanto.
Le nostre labbra si sfiorarono e lui sorrise prima di baciarmi con passione.
Felice come se avesse catturato la più bella e pregiata di tutte le prede. Felice di esserci riuscito. Di nuovo . Ad ammaliarmi.
Chiusi gli occhi e per dieci secondi non pensai a nulla. Mi godetti solo quel bacio e le sensazioni che mi provocava.
Il decimo secondo scattò e tornai alla realtà.
-Pierre sono una donna sposata ed amo mio marito!-gli ricordai, allontanandomi lentamente da lui.
Le mie parole lo innervosirono. Si staccò da me e cominciò a picchiettare le dita sul tavolo, fissandomi furioso.
-Non mentirmi. Tu ami solo me e lo sai benissimo. Il vostro rapporto è solo una finta, come il mio con Vanilla. –
I suoi occhi sembravano supplicarmi. Mi pregavano di confermare le sue parole.
-Lui mi è stato vicino quando tu non c’eri, quando tu mi avevi abbandonato. Lo hai detto anche tu che non possiamo stare insieme … allora che male c'è se ho trovato la felicità in un altro uomo?–
-Felicità- batté il pugno sul tavolo, facendomi sobbalzare. – Mi vedi felice? Perché dovresti essere felice tu? Per noi non può esserci felicità … Non vedi come mi sono ridotto da quando ti sei sposata? Come mi sta riducendo la gelosia ogni volta che penso che tu non potrai mai essere mia? E che ormai appartieni ad un altro? Sto diventando pazzo!- gridò stringendo i pugni.
-Ti sbagli io posso essere felice e lo sono. Con qualcuno che non sei tu. Con Houx.-
Lo vedevo soffrire davanti ai miei occhi. Anche se lui cercava di non darlo a vedere, nascondendosi dietro la sua indifferenza come dietro ad una maschera. E un po’ il mio animo godeva perché gli stavo restituendo lo stesso dolore che lui aveva inflitto a me. Adesso non ero più fragile. Ero forte.
Si morse un labbro e mi fissò intensamente.
-Chocola, mi hai appena baciato … anche allora pensavi a lui?-
-Rivederti mi ha fatto ricordare di un tempo in cui ti ho amato. Ma sono trascorsi così tanti anni ed io sono molto cambiata. E ho imparato una cosa importante : Non si può ripetere il passato.-
Voleva capire se stessi mentendo. Ma lesse la verità delle mie parole nei miei occhi decisi.
-Vi auguro di essere molto infelici, allora. Quanto me ora-
Le sue parole che suonarono come una tremenda maledizione mostrarono il suo orgoglio ferito. Quello di un soldato che aveva vinto miliardi di battaglie e adesso doveva fare i conti con la sua prima umiliante sconfitta. Scappò veloce dalla porta, lasciandomi sola in quell’appartamento che col giungere della sera era diventato molto freddo.
Era tempo di tornare al Castello, alla mia vita. Cercai in tutta la casa uno specchio per rimettermi in sesto. Ne trovai uno al piano superiore. Era circondato da un’elegante cornice d’ottone, rovinata dal tempo. Mi ci specchiai. Respirai profondamente un paio di volte. Passai una mano sulle mie labbra, da poco sfiorate da quelle di Pierre. Avevano sorriso, baciato, detto parole d’amore. Ma soprattutto avevano da poco pronunciato menzogne, ostentando grande naturalezza. Avevano appena ferito un uomo eppure non tremavano per la vergogna o il pentimento. Erano immobili. Come la mia espressione.
Cosa ero diventata? Un’attrice. Una grande attrice. Che sapeva mentire a tutti tranne che a se stessa. Una lacrima attraversò il viso, ricordandomi la ragazzina fragile che ero un tempo. Ma la donna che ero diventata la cancellò subito. Si aggiustò i capelli e rimise il cappellino, decisa a lasciarsi alle spalle non solo quella casa, ma anche la tormenta che la agitava. Eppure sapeva che per fronteggiare questa tempesta si sarebbe potuta affidare solo alla promessa che Pierre le aveva fatto anni fa. E che adesso non sembrava più essere menzognera. Ma reale. Che lui l’avrebbe amata fino al giorno della sua morte, in qualunque modo fossero andate le cose.

Ragazzi spero che vi sia piaciuto questo capitolo. Trovo che qui le personalità di Pierre e Chocola siano molto simili : entrambi che si fingono forti, ma sono in realtà molto deboli. Entrambi si attaccano all’amore dell’altro per sopravvivere. Solo che alla fine ho voluto invertire i ruoli : Chocola sembra essere molto vendicativa e godere della fragilità che Pierre ha manifestato per qualche attimo. Secondo me si adatta bene al carattere di una Chocola più matura ! Secondo voi? Fatemi sapere i vostri pareri. P.s. Come ogni anno, andrò in vacanza nelle prossime due settimane...non so se quindi riuscirò ad aggiornarvi. Se non ci riuscissi, ci rivediamo presto.
  
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