Da quel giorno Kageyama iniziò ad impegnarsi al
massimo per combattere le sue paure. Il suo primo passo fu aspettare Cassandra
sul pianerottolo di casa: le prime volte era costantemente teso e sull’attenti,
si tratteneva a malapena dallo scappare dentro casa appena incontrava un suo
vicino, ma migliorò molto velocemente vedendo che, dopo qualche occhiata
stranita, non si curavano più di lui. Il suo secondo passo fu quello di
aspettarla per strada: visto che il minimarket dove lavorava la castana distava
solo pochi isolati da casa sua, il ragazzo pensava di aspettare la sua amica
ogni giorno qualche metro più avanti rispetto a casa sua. I primi giorni andò
tutto come previsto da Reiji, anche in quel caso la tensione iniziale andò pian
piano affievolendosi intanto che il castano si accorgeva che i passanti non gli
prestavano la minima attenzione. Un giorno però, quando ormai aveva superato
metà della strada che divideva casa sua dal minimarket, successe qualcosa che
mandò completamente nel panico Kageyama: incontrò dei ragazzi della Raimon. In
realtà non si può parlare di un vero e proprio incontro: l’attenzione di
Reiji venne attirata da degli schiamazzi
in lontananza e vide che un gruppo di ragazzi con la divisa della Raimon stava
camminando verso di lui. Un istintivo terrore si appropriò della mente del
castano, impedendogli di ragionare lucidamente: probabilmente non conosceva
nemmeno quei ragazzi, ma lui ne aveva paura comunque. Non sapendo cosa fare,
Kageyama si nascose dietro ad un grosso palo della luce alle sue spalle e
rimase immobile, trattenendo il fiato, fino a quando il chiassoso gruppetto non
l’ebbe superato. Una volta che i ragazzi si furono allontanati a sufficienza,
Reiji iniziò a tremare: si sentiva in pericolo e non sapeva cosa fare, non
c’era un valido riparo nei paraggi, quindi aveva solo due possibilità: tornare
a casa sua o raggiungere Cassandra. Resosi conto che i ragazzi erano andati
proprio in direzione di casa sua, il castano optò per raggiungere la sua amica:
prese un respiro profondo e poi iniziò a correre come un razzo in direzione del
minimarket, senza fermarsi un attimo e non guardando in faccia nessuno. Corse così
velocemente che impiegò meno di cinque minuti a raggiungere il minimarket, in cui
si fiondò come se fosse inseguito da chissà chi. Una volta che le porte
automatiche si chiusero alle sue spalle, il ragazzo si piegò su se stesso per
riprendere fiato: in quel posto si sentiva al sicuro, in fondo lì si trovava
Cassandra, ma quando rialzò lo sguardo e vide il proprietario del minimarket
che lo guardava scioccato non si sentì più così sicuro. L’uomo, dal canto suo,
non sapeva che dire o fare: non solo aveva visto un ragazzino irrompere nel suo
negozio alla velocità della luce, ma quel ragazzo era proprio Kageyama Reiji,
il giovane recluso a cui consegnava la spesa da qualche mese. Per lui era quasi
come vedere un fantasma. Dopo essersi ripreso un attimo dalla sorpresa, il
proprietario cercò di rivolgere la parola a Reiji, che gli sembrava decisamente
spaventato.
-Ehm… Posso aiutarti?
Kageyama fece un passo indietro, timoroso: non aveva
ancora provato a rivolgere la parola a nessuno all’infuori di Cassandra e dei
suoi familiari, ma cercò di farsi coraggio ripetendosi che non aveva nulla da
temere, doveva solo trovare la sua amica.
-Io… Io sto cercando Andrei…
La voce del castano era così flebile che l’uomo non
capì una parola di quello che aveva detto.
-Scusa, non ho capito. Puoi ripetere?
Quella semplice domanda fece agitare ancora di più Reiji:
per lui sussurrare quelle quattro parole era già stato uno sforzo titanico, non
aveva proprio idea di dove trovare la forza per alzare la voce. Sentì di nuovo
l’impulso di scappare, ma una vocina nella sua testa continuava a ricordargli
che lì c’era la persona che stava cercando, fuggire non avrebbe fatto altro che
peggiorare la situazione. Nel frattempo il proprietario rimaneva a guardarlo
senza dire nulla: poteva quasi avvertire il disagio di Kageyama, ma non sapeva
cosa fare e questo lo turbava non poco. Ricordava ancora la prima volta in cui
l’aveva visto entrare in negozio, mentre dormiva tranquillo nella carrozzina
sospinta da sua madre. Avere la famiglia di un grande campione che si serve
abitualmente nel negozio di sua proprietà per l’uomo era un evento più unico
che raro ed in quel modo aveva visto Reiji crescere anno dopo anno. Si era
affezionato al ragazzo, soprattutto sapendo quali difficoltà aveva dovuto
sopportare e l’idea di non poterlo aiutare lo infastidiva. Ma a rompere il
silenzio che si era venuto a creare ci pensò una terza persona.
-Kageyama…? Che ci fai qui?
Sentendo quella voce conosciuta, il castano si girò di
scatto: Cassandra era appena comparsa da qualche corridoio alle sue spalle e lo
guardava con un’espressione sorpresa. Vedendo la sua amica, gran parte
dell’ansia che Reiji provava scomparve quasi immediatamente: si sentiva così
sollevato che avrebbe potuto piangere. Corse incontro alla ragazza e la
abbracciò forte. Dal canto suo la castana, già sorpresa nel vedere il suo
compagno nel negozio, esitò qualche attimo prima di ricambiare l’abbraccio. Aveva
un sacco di cose da chiedere al ragazzo, ma si trattenne il tempo necessario
per permettere a Kageyama di calmarsi del tutto, poi si separò dall’abbraccio
e, tossicchiando per vincere l’imbarazzo causato del sorriso felice dipinto sul
volto del suo datore di lavoro, decise di prendere in mano la situazione.
-Ehm… Signore, posso prendermi una piccola pausa?
-Oh, certo! Usa pure la stanza per lo staff!
Ancora un po’ a disagio, la ragazza prese per mano
Reiji e lo condusse nella stanza che usavano i dipendenti durante le pause.
Appena ebbe chiuso la porta alle sue spalle, Cassandra sospirò.
-Beh… Vederti qui è di sicuro una sorpresa! Kageyama,
cos’è successo?
Il castano si morse un labbro: ripensandoci a mente
lucida il suo comportamento gli sembrava quello di uno stupido.
-Ecco, io… Ti stavo aspettando come al solito, però
poi…
Sospirò prima di continuare.
-Ho visto dei ragazzi della Raimon avvicinarsi e…
Ho avuto
paura…
Era quello che voleva dire, ma Reiji si vergognava
troppo ad ammetterlo.
-E ti sei sentito minacciato, vero?
Gli occhi di Kageyama si illuminarono ed annuì
energicamente. Non capiva come Cassandra ci riuscisse, ma adorava il modo in
cui riusciva a dire le cose, lo faceva sempre sentire a suo agio. Dal canto
suo, la castana sospirò.
-Non ti devi preoccupare, non è colpa tua. È
abbastanza normale che tu ti senta così dopo quello che ti è successo, ti stai
già impegnando tantissimo per uscire di casa…
La ragazza assunse un’aria pensierosa.
-A proposito, quando finisco il turno vuoi venire a
casa mia? C’è una cosa che vorrei darti…
Il castano annuì di nuovo, pieno di curiosità ma anche
un po’ dubbioso.
-Ok, ma io che faccio mentre ti aspetto?
Andrei sorrise e gli lanciò una rivista.
-Fai come fossi a casa tua, il mio turno finisce fra
un quarto d’ora.
Reiji si guardava intorno con aria sospettosa mentre
camminava al fianco della sua amica: nonostante si sentisse più tranquillo in
sua compagnia, il ragazzo temeva sempre che qualcuno spuntasse all’improvviso e
tentasse di fare del male a lui o a Cassandra. Anche la castana era piuttosto
attenta, non ad eventuali pericoli intorno a sé, ma all’aria tesa del suo
compagno. Avrebbe voluto dirgli di stare tranquillo, che non aveva nulla da
temere, ma sapeva bene che sarebbe stato inutile, se non controproducente. Di
solito ci impiegava dieci minuti in bicicletta per tornare a casa, ma visto che
era in compagnia stava portando il suo mezzo a mano. Ad un certo punto le venne
un’idea.
-Ehi Kageyama, sai andare in bici?
Il ragazzo guardò corrucciato la sua amica, non gli
sembrava un argomento così importante da distrarlo.
-No, mai imparato.
La castana si fermò e montò sul sellino.
-Allora stai dietro!
Reiji si corrucciò ancora di più.
-Perché dovrei farlo?
-Perché così arriviamo prima! E poi su un mezzo
saremmo un bersaglio meno facile per eventuali malintenzionati.
Anche se il ragionamento della ragazza non gli
sembrava sbagliato, Kageyama non era ancora del tutto convinto.
-Cadremo.
Cassandra fece un verso noncurante.
-Non è la prima volta che lo faccio, fidati di me.
Il castano sospirò e montò anche lui sulla bici,
sedendosi sulla parte di sellino che Cassandra aveva liberato. Non ci si
trovava per niente comodo, ma per arrivare a destinazione più in fretta era
disposto a qualche sacrificio.
-Tieniti a me, se no te ne voli. Alza le gambe e
tienile abbastanza dietro per non intralciare il movimento dei pedali, ma fai
attenzione a non toccare la ruota posteriore o finiamo a gambe all’aria!
Reiji seguì alla meglio le indicazioni dell’amica,
anche se era convinto che sarebbero finiti a gambe all’aria comunque. Quando fu
soddisfatta della posizione che aveva preso il suo passeggero, la ragazza si
diede una bella spinta e partì, recuperando subito l’equilibrio ed una velocità
costante ma non troppo elevata. Kageyama si guardò intorno, scettico.
-Tutto qui?
Cassandra ridacchiò.
-Di sicuro stiamo andando più veloci di prima!
Smettila di brontolare e goditi il momento.
Reiji se la prese un po’ per quell’ultima frase, ma la
cosa non durò molto: iniziò davvero a godersi il momento, provando qualcosa che
non aveva ancora mai provato stretto alla ragazza che gli piaceva. Chiuse gli
occhi e cercò di non pensare a nulla, concentrandosi solo sul rumore prodotto
dalla bicicletta. Rimase così fino a quando non arrivarono a destinazione.
-Allora, piaciuto il giretto?
Chiese la ragazza mentre parcheggiava la bici nel suo
posto preferito.
-Mh, pensavo peggio…
Rispose Kageyama, mentre pensava fra sé che, se fosse
stato meno orgoglioso, avrebbe potuto chiedere alla sua amica di insegnargli ad
andare in bici.
La prima cosa che Reiji notò entrando in casa di
Cassandra era il tavolo quasi completamente coperto di libri e fogli. Si
avvicinò e spiò i titoli dei libri: trattavano tutti di psicologia. Nel
frattempo la ragazza aveva iniziato a frugare nei cassetti della casa,
brontolando parole incomprensibili.
-Come mai hai tutti questi libri di psicologia?
-Mh? A-Ah, quelli! Non sono
niente, volevo solo informarmi sulla materia.
Notando l’imbarazzo della sua amica, Kageyama si
insospettì ed iniziò a leggere i brani evidenziati: parlavano tutti di grandi
traumi e dei trattamenti consigliati per farli superare, cosa che fece
inviperire non poco il castano.
-Li hai presi a causa mia?
Cassandra, che aveva smesso di frugare nei cassetti,
fece energicamente segno di no con la testa.
-No, no! Cioè, un po’ sì… La psicologia mi
incuriosisce davvero e pensavo che mi avrebbero dato consigli su come aiutarti
a superare il tuo trauma…
Reiji incrociò le braccia, indispettito.
-Non mi serve l’aiuto di quei libri, posso superare
perfettamente la cosa da solo!
La ragazza sospirò.
-Kageyama, sai che non è vero…
-È verissimo invece!
Cassandra sospirò ancora, più profondamente: sapeva
che era inutile continuare la discussione, sarebbero finiti a ripetere “invece
sì, invece no” finché uno dei due non si sarebbe stancato e la castana non
credeva di riuscire a spuntarla.
-Cambiamo argomento, ok? Sai, mi è sempre piaciuto
vederti giocare a calcio…
Kageyama avvampò di colpo, ma tentò di nascondere la
cosa.
-M-Mi hai visto giocare…?
-Oh sì, sono andata a tutte le partite del club di
calcio e secondo me tu eri uno dei più bravi: sei molto intelligente, capisci
in fretta le strategie dell’avversario, poi sei molto veloce e lo raggiungi in
un baleno ed hai abbastanza forza per commettere azioni davvero fallose…
Il ragazzo emise un verso contrariato: in fondo quella
era la ragione principale per cui passava gran parte delle partite in panchina.
Ma la castana continuò comunque.
-Sai, queste tue qualità possono servirti anche in
caso di una futura aggressione. Puoi capire facilmente se qualcuno ha cattive
intenzioni e con la tua velocità potresti seminare chiunque! Certo, magari non
sei abbastanza forte da fronteggiare aggressori troppo grossi, ma in caso
questo ti può aiutare.
E, detto questo, Cassandra diede in mano al suo amico
una piccola bomboletta spray. Reiji se la rigirò tra le mani, osservandola, per
poi alzare lo sguardo confuso sulla padrona di casa.
-Spray al peperoncino?
La castana annuì.
-Sì, quello per autodifesa. Pensa: capisci che
qualcuno ha cattive intenzioni, lo stordisci con quello e corri il più
velocemente possibile in un posto sicuro! È utile, no? Può farti sentire più al
sicuro…
Kageyama sorrise appena, sedendosi su una sedia: sì,
in effetti qualcosa del genere poteva farlo sentire davvero più sicuro, poi gli
venne un dubbio.
-L’hai letto su uno di quei libri?
Cassandra non riuscì a trattenere un sorrisetto rassegnato.
-Sì. Dicono che, una delle cose che bisogna fare per
le persone nella tua situazione, è aiutarle a ritrovare sicurezza. Pensavo che
facendoti sapere quali sono le armi a tua disposizione e magari fornendotene
una potevi sentirti più sicuro…
Il ragazzo riabbassò lo sguardo sulla bomboletta che
rigirava tra le mani: in effetti la cosa lo rassicurava un po’. Forse i
consigli di quei libri non erano tanto malvagi…
-Ma come mai hai qualcosa del genere, Andrei?
-Beh, mio padre pensa che una ragazzina che vive da
sola ha bisogno di qualche strumento con cui difendersi.
Subito Kageyama rialzò lo sguardo, fulminando la sua
compagna che cercò subito di correre ai ripari.
-Ehi ehi, tranquillo! Quella
è la bomboletta di riserva, ne ho una per me, non ti allarmare.
Reiji si calmò e ritornò a giocare con la bomboletta.
Ancora una volta era grato alla ragazza per il suo aiuto.
-Ehi Andrei, magari il prossimo fine settimana mi
insegni il modo corretto per usarlo, che ne dici?
Cassandra sospirò, sedendosi.
-In realtà il prossimo fine settimana parto…
Il castano sussultò sentendo quelle parole.
-Parti…?
Andrei annuì.
-Sì, vado ad Okinawa per una settimana…
Kageyama si sentì morire dentro: Okinawa era
lontanissima e non avrebbe potuto vedere la sua amica per un’intera settimana,
un’idea insopportabile per lui. Le parole che riuscì a pronunciare subito dopo
le disse quasi inconsciamente.
-Posso venire con te…?
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Angolino rotondo
Non dico più niente, non faccio più promesse perché
tanto non riuscirei a mantenerle. Ringrazio solo chi ha la pazienza di seguirmi
ancora, a tutti voi vi lecco di bene. A chi ha letto e non sopporta più i miei
ritardi chiedo scusa e vi ringrazio comunque che la pazienza che avete dimostrato.
Non è colpa vostra, sono io che puzzo. Ora vi saluto che come al solito
pubblico ad orari poco decenti…
A
presto,
-Lau ° 3 °