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Autore: Strawbana    01/08/2014    2 recensioni
Una what if incentrata su una fantasia che mi è venuta in mente ascoltando la canzone No More di Hatsune Miku.
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Dopo una serie di spiacevoli eventi, il quattordicenne Kageyama Reiji si rifiuta di uscire di casa e di vedere anche i suoi stessi parenti. L'unica persona di cui accetta la presenza è Cassandra Andrei, una sua compagna di scuola di origini italiane che lavora part time nel negozio che consegna mensilmente delle provviste a casa del ragazzo. Lentamente, la giovane riesce a far uscire Kageyama dal suo guscio, convincendolo a riprendere la normale routine quotidiana. In seguito i due ragazzi si troveranno insieme ad affrontare il crudele trattamento che adolescenti giapponesi riservano a coloro che ritengono diversi. Fra pregiudizi, bullismo e sofferenza i due ragazzi riusciranno a trovare la strada per un futuro felice?
Bana part~
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kageyama Reiji, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Da quel giorno Kageyama iniziò ad impegnarsi al massimo per combattere le sue paure. Il suo primo passo fu aspettare Cassandra sul pianerottolo di casa: le prime volte era costantemente teso e sull’attenti, si tratteneva a malapena dallo scappare dentro casa appena incontrava un suo vicino, ma migliorò molto velocemente vedendo che, dopo qualche occhiata stranita, non si curavano più di lui. Il suo secondo passo fu quello di aspettarla per strada: visto che il minimarket dove lavorava la castana distava solo pochi isolati da casa sua, il ragazzo pensava di aspettare la sua amica ogni giorno qualche metro più avanti rispetto a casa sua. I primi giorni andò tutto come previsto da Reiji, anche in quel caso la tensione iniziale andò pian piano affievolendosi intanto che il castano si accorgeva che i passanti non gli prestavano la minima attenzione. Un giorno però, quando ormai aveva superato metà della strada che divideva casa sua dal minimarket, successe qualcosa che mandò completamente nel panico Kageyama: incontrò dei ragazzi della Raimon. In realtà non si può parlare di un vero e proprio incontro: l’attenzione di Reiji  venne attirata da degli schiamazzi in lontananza e vide che un gruppo di ragazzi con la divisa della Raimon stava camminando verso di lui. Un istintivo terrore si appropriò della mente del castano, impedendogli di ragionare lucidamente: probabilmente non conosceva nemmeno quei ragazzi, ma lui ne aveva paura comunque. Non sapendo cosa fare, Kageyama si nascose dietro ad un grosso palo della luce alle sue spalle e rimase immobile, trattenendo il fiato, fino a quando il chiassoso gruppetto non l’ebbe superato. Una volta che i ragazzi si furono allontanati a sufficienza, Reiji iniziò a tremare: si sentiva in pericolo e non sapeva cosa fare, non c’era un valido riparo nei paraggi, quindi aveva solo due possibilità: tornare a casa sua o raggiungere Cassandra. Resosi conto che i ragazzi erano andati proprio in direzione di casa sua, il castano optò per raggiungere la sua amica: prese un respiro profondo e poi iniziò a correre come un razzo in direzione del minimarket, senza fermarsi un attimo e non guardando in faccia nessuno. Corse così velocemente che impiegò meno di cinque minuti a raggiungere il minimarket, in cui si fiondò come se fosse inseguito da chissà chi. Una volta che le porte automatiche si chiusero alle sue spalle, il ragazzo si piegò su se stesso per riprendere fiato: in quel posto si sentiva al sicuro, in fondo lì si trovava Cassandra, ma quando rialzò lo sguardo e vide il proprietario del minimarket che lo guardava scioccato non si sentì più così sicuro. L’uomo, dal canto suo, non sapeva che dire o fare: non solo aveva visto un ragazzino irrompere nel suo negozio alla velocità della luce, ma quel ragazzo era proprio Kageyama Reiji, il giovane recluso a cui consegnava la spesa da qualche mese. Per lui era quasi come vedere un fantasma. Dopo essersi ripreso un attimo dalla sorpresa, il proprietario cercò di rivolgere la parola a Reiji, che gli sembrava decisamente spaventato.

-Ehm… Posso aiutarti?

Kageyama fece un passo indietro, timoroso: non aveva ancora provato a rivolgere la parola a nessuno all’infuori di Cassandra e dei suoi familiari, ma cercò di farsi coraggio ripetendosi che non aveva nulla da temere, doveva solo trovare la sua amica.

-Io… Io sto cercando Andrei…

La voce del castano era così flebile che l’uomo non capì una parola di quello che aveva detto.

-Scusa, non ho capito. Puoi ripetere?

Quella semplice domanda fece agitare ancora di più Reiji: per lui sussurrare quelle quattro parole era già stato uno sforzo titanico, non aveva proprio idea di dove trovare la forza per alzare la voce. Sentì di nuovo l’impulso di scappare, ma una vocina nella sua testa continuava a ricordargli che lì c’era la persona che stava cercando, fuggire non avrebbe fatto altro che peggiorare la situazione. Nel frattempo il proprietario rimaneva a guardarlo senza dire nulla: poteva quasi avvertire il disagio di Kageyama, ma non sapeva cosa fare e questo lo turbava non poco. Ricordava ancora la prima volta in cui l’aveva visto entrare in negozio, mentre dormiva tranquillo nella carrozzina sospinta da sua madre. Avere la famiglia di un grande campione che si serve abitualmente nel negozio di sua proprietà per l’uomo era un evento più unico che raro ed in quel modo aveva visto Reiji crescere anno dopo anno. Si era affezionato al ragazzo, soprattutto sapendo quali difficoltà aveva dovuto sopportare e l’idea di non poterlo aiutare lo infastidiva. Ma a rompere il silenzio che si era venuto a creare ci pensò una terza persona.

-Kageyama…? Che ci fai qui?

Sentendo quella voce conosciuta, il castano si girò di scatto: Cassandra era appena comparsa da qualche corridoio alle sue spalle e lo guardava con un’espressione sorpresa. Vedendo la sua amica, gran parte dell’ansia che Reiji provava scomparve quasi immediatamente: si sentiva così sollevato che avrebbe potuto piangere. Corse incontro alla ragazza e la abbracciò forte. Dal canto suo la castana, già sorpresa nel vedere il suo compagno nel negozio, esitò qualche attimo prima di ricambiare l’abbraccio. Aveva un sacco di cose da chiedere al ragazzo, ma si trattenne il tempo necessario per permettere a Kageyama di calmarsi del tutto, poi si separò dall’abbraccio e, tossicchiando per vincere l’imbarazzo causato del sorriso felice dipinto sul volto del suo datore di lavoro, decise di prendere in mano la situazione.

-Ehm… Signore, posso prendermi una piccola pausa?

-Oh, certo! Usa pure la stanza per lo staff!

Ancora un po’ a disagio, la ragazza prese per mano Reiji e lo condusse nella stanza che usavano i dipendenti durante le pause. Appena ebbe chiuso la porta alle sue spalle, Cassandra sospirò.

-Beh… Vederti qui è di sicuro una sorpresa! Kageyama, cos’è successo?

Il castano si morse un labbro: ripensandoci a mente lucida il suo comportamento gli sembrava quello di uno stupido.

-Ecco, io… Ti stavo aspettando come al solito, però poi…

Sospirò prima di continuare.

-Ho visto dei ragazzi della Raimon avvicinarsi e…

Ho avuto paura…

Era quello che voleva dire, ma Reiji si vergognava troppo ad ammetterlo.

-E ti sei sentito minacciato, vero?

Gli occhi di Kageyama si illuminarono ed annuì energicamente. Non capiva come Cassandra ci riuscisse, ma adorava il modo in cui riusciva a dire le cose, lo faceva sempre sentire a suo agio. Dal canto suo, la castana sospirò.

-Non ti devi preoccupare, non è colpa tua. È abbastanza normale che tu ti senta così dopo quello che ti è successo, ti stai già impegnando tantissimo per uscire di casa…

La ragazza assunse un’aria pensierosa.

-A proposito, quando finisco il turno vuoi venire a casa mia? C’è una cosa che vorrei darti…

Il castano annuì di nuovo, pieno di curiosità ma anche un po’ dubbioso.

-Ok, ma io che faccio mentre ti aspetto?

Andrei sorrise e gli lanciò una rivista.

-Fai come fossi a casa tua, il mio turno finisce fra un quarto d’ora.

 

Reiji si guardava intorno con aria sospettosa mentre camminava al fianco della sua amica: nonostante si sentisse più tranquillo in sua compagnia, il ragazzo temeva sempre che qualcuno spuntasse all’improvviso e tentasse di fare del male a lui o a Cassandra. Anche la castana era piuttosto attenta, non ad eventuali pericoli intorno a sé, ma all’aria tesa del suo compagno. Avrebbe voluto dirgli di stare tranquillo, che non aveva nulla da temere, ma sapeva bene che sarebbe stato inutile, se non controproducente. Di solito ci impiegava dieci minuti in bicicletta per tornare a casa, ma visto che era in compagnia stava portando il suo mezzo a mano. Ad un certo punto le venne un’idea.

-Ehi Kageyama, sai andare in bici?

Il ragazzo guardò corrucciato la sua amica, non gli sembrava un argomento così importante da distrarlo.

-No, mai imparato.

La castana si fermò e montò sul sellino.

-Allora stai dietro!

Reiji si corrucciò ancora di più.

-Perché dovrei farlo?

-Perché così arriviamo prima! E poi su un mezzo saremmo un bersaglio meno facile per eventuali malintenzionati.

Anche se il ragionamento della ragazza non gli sembrava sbagliato, Kageyama non era ancora del tutto convinto.

-Cadremo.

Cassandra fece un verso noncurante.

-Non è la prima volta che lo faccio, fidati di me.

Il castano sospirò e montò anche lui sulla bici, sedendosi sulla parte di sellino che Cassandra aveva liberato. Non ci si trovava per niente comodo, ma per arrivare a destinazione più in fretta era disposto a qualche sacrificio.

-Tieniti a me, se no te ne voli. Alza le gambe e tienile abbastanza dietro per non intralciare il movimento dei pedali, ma fai attenzione a non toccare la ruota posteriore o finiamo a gambe all’aria!

Reiji seguì alla meglio le indicazioni dell’amica, anche se era convinto che sarebbero finiti a gambe all’aria comunque. Quando fu soddisfatta della posizione che aveva preso il suo passeggero, la ragazza si diede una bella spinta e partì, recuperando subito l’equilibrio ed una velocità costante ma non troppo elevata. Kageyama si guardò intorno, scettico.

-Tutto qui?

Cassandra ridacchiò.

-Di sicuro stiamo andando più veloci di prima! Smettila di brontolare e goditi il momento.

Reiji se la prese un po’ per quell’ultima frase, ma la cosa non durò molto: iniziò davvero a godersi il momento, provando qualcosa che non aveva ancora mai provato stretto alla ragazza che gli piaceva. Chiuse gli occhi e cercò di non pensare a nulla, concentrandosi solo sul rumore prodotto dalla bicicletta. Rimase così fino a quando non arrivarono a destinazione.

-Allora, piaciuto il giretto?

Chiese la ragazza mentre parcheggiava la bici nel suo posto preferito.

-Mh, pensavo peggio…

Rispose Kageyama, mentre pensava fra sé che, se fosse stato meno orgoglioso, avrebbe potuto chiedere alla sua amica di insegnargli ad andare in bici.

 

La prima cosa che Reiji notò entrando in casa di Cassandra era il tavolo quasi completamente coperto di libri e fogli. Si avvicinò e spiò i titoli dei libri: trattavano tutti di psicologia. Nel frattempo la ragazza aveva iniziato a frugare nei cassetti della casa, brontolando parole incomprensibili.

-Come mai hai tutti questi libri di psicologia?

-Mh? A-Ah, quelli! Non sono niente, volevo solo informarmi sulla materia.

Notando l’imbarazzo della sua amica, Kageyama si insospettì ed iniziò a leggere i brani evidenziati: parlavano tutti di grandi traumi e dei trattamenti consigliati per farli superare, cosa che fece inviperire non poco il castano.

-Li hai presi a causa mia?

Cassandra, che aveva smesso di frugare nei cassetti, fece energicamente segno di no con la testa.

-No, no! Cioè, un po’ sì… La psicologia mi incuriosisce davvero e pensavo che mi avrebbero dato consigli su come aiutarti a superare il tuo trauma…

Reiji incrociò le braccia, indispettito.

-Non mi serve l’aiuto di quei libri, posso superare perfettamente la cosa da solo!

La ragazza sospirò.

-Kageyama, sai che non è vero…

-È verissimo invece!

Cassandra sospirò ancora, più profondamente: sapeva che era inutile continuare la discussione, sarebbero finiti a ripetere “invece sì, invece no” finché uno dei due non si sarebbe stancato e la castana non credeva di riuscire a spuntarla.

-Cambiamo argomento, ok? Sai, mi è sempre piaciuto vederti giocare a calcio…

Kageyama avvampò di colpo, ma tentò di nascondere la cosa.

-M-Mi hai visto giocare…?

-Oh sì, sono andata a tutte le partite del club di calcio e secondo me tu eri uno dei più bravi: sei molto intelligente, capisci in fretta le strategie dell’avversario, poi sei molto veloce e lo raggiungi in un baleno ed hai abbastanza forza per commettere azioni davvero fallose…

Il ragazzo emise un verso contrariato: in fondo quella era la ragione principale per cui passava gran parte delle partite in panchina. Ma la castana continuò comunque.

-Sai, queste tue qualità possono servirti anche in caso di una futura aggressione. Puoi capire facilmente se qualcuno ha cattive intenzioni e con la tua velocità potresti seminare chiunque! Certo, magari non sei abbastanza forte da fronteggiare aggressori troppo grossi, ma in caso questo ti può aiutare.

E, detto questo, Cassandra diede in mano al suo amico una piccola bomboletta spray. Reiji se la rigirò tra le mani, osservandola, per poi alzare lo sguardo confuso sulla padrona di casa.

-Spray al peperoncino?

La castana annuì.

-Sì, quello per autodifesa. Pensa: capisci che qualcuno ha cattive intenzioni, lo stordisci con quello e corri il più velocemente possibile in un posto sicuro! È utile, no? Può farti sentire più al sicuro…

Kageyama sorrise appena, sedendosi su una sedia: sì, in effetti qualcosa del genere poteva farlo sentire davvero più sicuro, poi gli venne un dubbio.

-L’hai letto su uno di quei libri?

Cassandra non riuscì a trattenere un sorrisetto rassegnato.

-Sì. Dicono che, una delle cose che bisogna fare per le persone nella tua situazione, è aiutarle a ritrovare sicurezza. Pensavo che facendoti sapere quali sono le armi a tua disposizione e magari fornendotene una potevi sentirti più sicuro…

Il ragazzo riabbassò lo sguardo sulla bomboletta che rigirava tra le mani: in effetti la cosa lo rassicurava un po’. Forse i consigli di quei libri non erano tanto malvagi…

-Ma come mai hai qualcosa del genere, Andrei?

-Beh, mio padre pensa che una ragazzina che vive da sola ha bisogno di qualche strumento con cui difendersi.

Subito Kageyama rialzò lo sguardo, fulminando la sua compagna che cercò subito di correre ai ripari.

-Ehi ehi, tranquillo! Quella è la bomboletta di riserva, ne ho una per me, non ti allarmare.

Reiji si calmò e ritornò a giocare con la bomboletta. Ancora una volta era grato alla ragazza per il suo aiuto.

-Ehi Andrei, magari il prossimo fine settimana mi insegni il modo corretto per usarlo, che ne dici?

Cassandra sospirò, sedendosi.

-In realtà il prossimo fine settimana parto…

Il castano sussultò sentendo quelle parole.

-Parti…?

Andrei annuì.

-Sì, vado ad Okinawa per una settimana…

Kageyama si sentì morire dentro: Okinawa era lontanissima e non avrebbe potuto vedere la sua amica per un’intera settimana, un’idea insopportabile per lui. Le parole che riuscì a pronunciare subito dopo le disse quasi inconsciamente.

-Posso venire con te…?

 

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Angolino rotondo

Non dico più niente, non faccio più promesse perché tanto non riuscirei a mantenerle. Ringrazio solo chi ha la pazienza di seguirmi ancora, a tutti voi vi lecco di bene. A chi ha letto e non sopporta più i miei ritardi chiedo scusa e vi ringrazio comunque che la pazienza che avete dimostrato. Non è colpa vostra, sono io che puzzo. Ora vi saluto che come al solito pubblico ad orari poco decenti…

A presto,                                                                                                                         

 

-Lau ° 3 °

 

   
 
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