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Autore: BebaTaylor    01/08/2014    0 recensioni
Shane ama Ellen, ma qualcosa — il destino, il fato, persone che credono di fare il meglio per lui — lo allontanano da lei. Ma sarà sempre il destino a fargli capire che lui ed Ellen sono destinati a trovarsi e ad amarsi, qualunque cosa accada. Perché...
«Siamo anime gemelle, tu e io.»
«Siamo destinati a stare insieme, qualunque cosa accada.»
Genere: Drammatico, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Niente di quanto narrato in questa fanfiction è reale o ha la pretesa di esserlo. È frutto della mia fantasia e non vuole assolutamente offendere la persona in questione. I personaggi originali appartengono alla sottoscritta.

Soulmates

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4.
Unbreakable
*** This love is untouchable ***

Sbadigliò e chiuse gli occhi, addormentandosi subito, vinto dalla stanchezza e dalle emozioni di quella giornata.

Ellen era a casa e il mattino dopo sarebbe partita per New York e lui, forse, non l'avrebbe mai rivista.

Si risvegliò dopo quelli che gli sembravano pochi minuti e guardò la sveglia, sorprendendosi di vedere che aveva dormito quasi undici ore. Si mise supino e inspirò a fondo, non ancora pronto per iniziare una nuova giornata. Si girò sul fianco e sospirò chiudendo gli occhi, si rimise supino e decise di alzarsi. Con passo stanco scese in cucina, si versò una tazza di caffè e si preparò un toast leggero.

«Hai fatto una bella dormita.»

Shane alzò le spalle e addentò il toast. «Ero stanco.» disse e mandò giù un sorso di caffè.

«Ho saputo una bella notizia.» esclamò Mae entrando in casa, Shane la fissò in silenzio, continuando a mangiare il toast. «Marie mi ha detto che ha visto i Green partire questa mattina alle sette, finalmente quella Ellen se ne va da Sligo...» 

Shane s'irrigidì e strinse il toast, sentendo sotto le dita il pane morbido che cominciava a spezzarsi.

«Speriamo che quella non torni più qui a Sligo...» aggiunse la donna, «Non mi piace, non è una brava ragazza, visto che si mette in mezzo. Speriamo che trovi qualcuno a New York e che rimanga sempre lì. Qui non la vogliamo una del genere.»

Shane gettò il toast mangiato a metà nel lavandino e uscì dalla cucina, salì velocemente i gradini e tornò nella sua stanza, gettandosi sul letto con un sospiro di frustrazione. 

«Perché fai così?»

Shane osservò sua madre, «Perché parli di Ellen in quel modo, come se fosse una sgualdrina?»

Mae fece un sospiro e si sedette sul letto. «Perché lo è.» rispose, «Perché si è messa in mezzo a te e Gillian. Fortunatamente adesso sai qual è la cosa giusta da fare.» disse accarezzando la testa del figlio ma Shane si scostò.

«Lei non si è messa in mezzo.» replicò, «E in ogni caso, anche se fosse successo, era segno che le cose fra me e Gillian non andavano.»

«Ma adesso funzionano.»

«No.» disse Shane, «Un bambino non è una colla.» esclamò, «Non amerò mai Gillian o il bambino come amo Ellen o come amerei un figlio mio e suo.»

Sul viso di Mae si dipinse un'espressione quasi disgustata, «Non dire una cosa del genere!» squittì, «Tu ami Gill, lo so, devi solo aspettare che questa fissa per quella ti sia passata.»

Shane respirò a fondo e capì che qualunque cosa avesse detto sua madre non avrebbe cambiato idea, così si girò sul letto, sdraiandosi sul fianco e dando la schiena alla madre. «Tu non capisci.» disse, «Per te Gillian è perfetta per me e vuoi che stiamo insieme. Ma ti sei mai chiesta cosa voglio io? Chi amo io?»

«Sei un ragazzino, hai bisogno di una guida.»

«Ho ventitré anni!» esclamò Shane mettendosi seduto, «Io non amo Gillian e non l'amerò mai!» gridò, «Io voglio solo Ellen e vorrò solo lei, delle altre non me ne frega un cazzo, possono pure sparire tutte, compresa la tua cara Gillian!»

«Shane, bambino mio, non dire così.» mormorò Mae, «Calmati. Fra qualche giorno avrai dimenticato quella.»

«Ellen!» gridò lui, «Si chiama Ellen!» disse, «E ora esci, voglio stare solo.» aggiunse e tornò a sdraiarsi.

Mae non disse nulla e uscì dalla stanza, lasciando Shane a un passo dalle lacrime. Il ragazzo aprì il primo cassetto del comodino e tirò fuori una foto di lui ed Ellen, la strinse al petto e pianse.

***

«Devi andare avanti ancora qualche giorno.»

La voce di Mae sorprese Shane che stava per aprire la porta.

«Tu dici?»

Shane si voltò verso Mark e posò l'indice destro sulle labbra e aprì di uno spiraglio la porta.

«Sì, sì.» riprese a parlare Mae, «Gillian, vai avanti ancora due o tre giorni e poi gli dici che il bambino non c'è più e piangi, ti disperi, fai una sceneggiata così lui ti starà vicino e sarete felici.»

Il cuore di Shane si fermò, e si disse che aveva capito male, che non poteva essere vero.

«Vedrai, il mio piano funzionerà. Tu e Shane tornerete insieme e sarete felici.»

«Come hai potuto?» gridò Shane entrando in casa, «Come hai potuto inventarti una cosa tanto orribile? Dirmi che stavo diventano padre... e poi voler fingere un aborto spontaneo? Sei una persona orribile!»

«Shane, tesoro, l'ho fatto solo per te!» esclamò Mae, «Cerca di capire... quella lì non va bene per te!»

Shane guardò lei e Gillian e si chiese come avesse potuto pensare che forse non era così stronza come pensava. «Hai rovinato la mia vita!» esclamò e corse in camera sua.

Mark osservò le due donne e non seppe cosa fare. «Vado da lui.» disse.

«Cerca di fargli capire che io l'ho fatto per lui!» squittì Mae e Mark annuì in risposta prima di andare da Shane.

«Quale persona fa una cosa del genere?» sbraitò Shane quando Mark lo raggiunse, «Inventarsi un bambino che non esiste, solo per farmi restare con lei!» 

Mark sospirò e si sedette sul letto per poi rialzarsi subito quando Shane  strattonò le coperte.

«Ha finto di essere incinta! E avrebbe finto un aborto!» continuò ad urlare Shane, «Cosa pensava, che avrei smesso di amare Ellen solo perché Gillian era incinta?»

Mark si sedette sulla poltroncina e osservò Shane camminare avanti e indietro per la stanza.

«Mia madre! Mia madre ha inventato tutta questa storia!» esclamò Shane, «Non dovrebbe volere la mia felicità?»

«Lei pensa che Ellen non è la persona giusta.» riuscì a dire Mark. «Ha sbagliato ma lo ha fatto in buona fede.»

Shane lo fulminò con lo sguardo. «In buona fede?» domandò inarcando un sopracciglio con fare sarcastico, «Non è buona fede, è una vera stronzata!» gridò e si avvicinò all'armadio, aprì l'anta all'estrema sinistra e prese una valigia blu scuro.

«Ehm.. sì.» disse Mark, «Cosa fai?» chiese guardando Shane che prendeva alcune magliette da uno dei cassetti del comò.

«La valigia.»

«Lo vedo.» disse Mark, «Perché?»

«Perché vado da Ellen.» rispose Shane. «Vado da lei, le dico tutto, che voglio stare con lei, le chiedo di sposarmi e la riporto qui.»

«Fra dieci giorni dobbiamo essere in studio.» fece notare Mark.

«Non me ne frega un cazzo.» disse Shane e frugò nell'ultimo cassetto del comodino, «Ma dove sono...» borbottò, poi sbiancò, si alzò in piedi e, come una furia, scese al pian terreno.

Gillian era ancora lì, che singhiozzava sulla spalla di Mae; sul tavolino con il ripiano in vetro spiccavano le due scatolette ricoperte di velluto blu.

«Non dovevi prenderle!» esclamò Shane afferrandole, osservò l'anello in oro bianco, con un piccolo smeraldo circondato da due brillantini.

«Pensavo che fossero per Gillian...» si giustificò Mae, «Mi stavo informando se si poteva far cambiare la scritta all'interno...»

Shane strinse le labbra. «L'anello è per Ellen, non per Gillian.» replicò. «E ho tutta l'intenzione di andare a darglielo, che ti piaccia oppure no.»

«Non vorrai andare da lei?» inorridì Mae.

«Sì.» rispose lui, «Anche stasera, se necessario.» disse e tornò di sopra, stringendo le scatolette.

Le infilò subito nella borsa e si ripromise di tenere d'occhio la valigia.

«C'è un aereo che parte domani alle tredici da Dublino.» disse Mark mentre Shane continuava ad aggiungere vestiti nella valigia. «Prenoto?» chiese e Shane annuì. «Passami i documenti e la carta di credito.»

Shane gli lanciò il portafogli, «Grazie.» disse, «Sei un vero amico.»

Mark sorrise, «Di nulla.» sorrise, «E comunque Ellen è mia amica.»

Shane sorrise, «Lo so.» disse, «Mi accompagni?»

Mark annuì e finì di digitare le ultime cifre della carta di credito, «Sì, tanto devo già andare a Dublino da un amico.» rispose.

«Perfetto.» disse Shane e chiuse la cerniera della valigia. «A che ora ce ne andiamo?»

«Alle sette?» propose Mark, «Così facciamo colazione a metà strada.»

«Va bene.»

«Dove pensi di andare?» gridò Mae entrando nella stanza. 

«Da Ellen.» rispose Shane e posò la valigia sul pavimento. «Che ti piaccia oppure no.» aggiunse e si avvicinò alla stampante e prese il foglio con la prenotazione e lo infilò in tasca. 

«Non puoi andare da lei!» strillò Mae, «Non è la persona giusta per te! Non dovresti stare con una che fa la modella, dovresti avere al tuo fianco una persona che rimanga a casa ad aspettarti!»

Shane sospirò e fissò Mark chiedendosi da quando sua madre fosse così ottusa e maschilista. «Ellie può fare quello che vuole.» replicò, «Io posso fare quello che mi piace e lei no? Deve stare per forza a casa?»

Mae annuì, «Sì!» rispose, «Tu meriti una persona che sia a casa quando torni.»

«Io merito una persona che non mi menta in un modo così terribile.» replicò Shane. «E adesso esci, io e Mark dobbiamo parlare.»

«Ma Shane!» squittì Mae, «Come puoi rifiutare Gillian? È una cara ragazza, tanto brava... lei ti aspettava sempre quando eri in tour, mentre quella... era sempre in giro!»

«Per lavoro!» esclamò Shane, «Io faccio quello che mi piace quindi lo può fare anche lei! E non deve chiedere il permesso a me e, tantomeno, a te!» continuò, «Io la amo, andrò da lei e quando torneremo saremo fidanzati! Che ti piaccia oppure no, sono stufo che tu decida della mia vita!» disse e spinse fuori la madre.

«Stai bene?» chiese Mark e osservò la porta, dietro la quale si sentiva Mae singhiozzare.

«Sì.» sospirò Shane, «No.» si corresse, «È tutto un gran casino!» disse sedendosi sul letto. Fece un altro sospiro e si sdraiò, «Spero solo che non sia troppo tardi.»

«Non lo sarà.» disse Mark e si alzò dalla sedia «Bhe... adesso devo andare, allora ci vediamo domani.»

Shane si mise seduto. «Okay.» borbottò, «A domani. Ti accompagno giù.»

Una volta fuori dalla stanza Shane, per la prima volta in vita sua, chiuse la porta della sua camera a chiave.

Accompagnò Mark alla macchina e tornò dentro e trovò suo padre che consolava Mae.

«Cosa gli hai detto?» tuonò Peter.

«Chiedi a lei cosa mi ha fatto.» replicò Shane, «Cosa ha fatto a me ed Ellen.»

Suo padre rimase in silenzio.

«Gillian non è incinta. Non lo è mai stata.» spiegò Shane, «Mamma le aveva detto d'inventarsi di essere incinta, e poi di inventare un aborto spontaneo solo per farmi lasciare Ellen.»

«Ma io l'ho fatto solo per te!» singhiozzò Mae.

«Io domani vado a New York da Ellie.» disse Shane. «E l'unico modo per fermarmi è sparami un colpo in testa.» aggiunse e andò verso le scale; quando aveva ormai raggiunto il piano superiore sentì suo padre chiedere spiegazioni.

Entrò in camera sua e si gettò sul letto, prese la foto di Ellen e la strinse al petto. “Ancora poche ore e staremo insieme, per sempre.” pensò. 


Due ore più tardi scese di nuovo in cucina, aprì il frigo e osservò l'interno, indeciso su cosa mangiare.

«Shane...»

Lui si girò con la ciotola dell'insalata mista in mano. «Che c'è?» sbottò.

Sua madre sospirò, «Non andare, ti prego.»

Shane rimase in silenzio. «Io vado, ormai ho deciso e ho prenotato l'aereo.» disse e posò la ciotola sul ripiano accanto al fornello, prese una piccola scodella dal ripiano sopra al lavandino e una scatoletta di tonno da un altro pensile. «Non riuscirai a farmi cambiare idea.» aggiunse mentre apriva la scatoletta.

«Ma io l'ho fatto per te!»

«Bhe... grazie tante.» replicò Shane con sarcasmo, «Hai quasi rovinato la mia vita, contenta?»

Mae tacque e Shane sentì i suoi occhi sulla schiena mentre prendeva un petto di pollo già cotto dal frigo e rimetteva a posto l'insalatiera — dopo averne versato un po' nella scodella —«Ma Shane... cerca di capire... sono tua madre, voglio il meglio per te!»

Shane sospirò e chiuse lo sportello del frigo. «Quello che tu pensi che sia il meglio per me non lo è.» replicò, «Tu hai voluto fare quello che era meglio per te e Gillian, io avrei dovuto starmene in silenzio.» sospirò e tagliuzzò la carne. 

«Ma tu stavi con lei! La amavi... la ami!»

Shane sospirò nuovamente, «Io stavo con lei solo perché tu hai insistito così tanto... io non ho mai amato Gillian e non l'amerò mai.» spiegò, condì l'insalata, afferrò un pezzo di pane e, senza aggiungere altro, tornò di sopra.

***

Shane controllò di aver preso tutto, strinse il manico della valigia e uscì dalla sua stanza.

«Shane...»

«Ci vediamo fra qualche giorno.» disse lui a sua madre.

«Non andare!» lo implorò Mae.

Shane sospirò, «Ne abbiamo già parlato.» disse.

«Per favore! Non darmi questo dolore!» piagnucolò Mae e strinse il braccio del figlio, «Ripensaci, fallo per me!»

Shane strinse le labbra, «Per te? Dovrei farlo per te, dopo che hai organizzato una roba così... terribile! Hai inventato un figlio che non c'era! Non lo hai fatto per me, ma per te, solo per vedere me e Gillian insieme.» esclamò e si voltò versa la finestra e scorse la macchina di Mark che si fermava davanti a casa. «Devo andare adesso.» aggiunse e si scostò. «Quando arrivo ti chiamo.»

«Shane...»

«Basta, mamma.»

Mae sospirò, «Allora... se esci da quella porta... non sei più mio figlio.»

Shane la fissò in silenzio per qualche secondo, poi strinse la presa sulla  maniglia del trolley. «Ciao, mamma.» disse, vide suo padre arrivare e gli si avvicinò e lo abbracciò, «Ciao, papà.» lo salutò e si voltò, uscendo da casa.

***

Shane sospirò e alzò il braccio destro, chiuse la mano a pugno e bussò, rimanendo in attesa. Sentì dei passi, qualcuno che rideva e poi la porta si aprì, mentre lui sbadigliava.

«Shane!»

Lui sorrise a Ellen. «Sorpresa!» disse e incominciò a sentirsi nervoso.

«Cosa ci fai qui?» chiese lei.

«Sono venuto a trovarti.»

«E Gillian e il bambino?»

«È di questo che sono venuto a parlarti.» rispose Shane, «Mi fai entrare?»

Ellen inspirò a fondo. «Stavo andando da Starbucks.» disse.

Shane la osservò e si sentì un po' deluso, «Ah...» sospirò.

«Metti la valigia dentro e vieni con me.» disse lei con un sorriso. 

Anche Shane sorrise, sentendosi più tranquillo, e sistemò la valigia vicino all'armadio a muro dell'ingresso.

«Come vanno le cose a casa?» chiese Ellen mentre uscivano dal palazzo.

Shane rimase in silenzio  per alcuni secondi, «Bene.» rispose, «Mark a un nuovo amico a Dublino.»

«Mi fa piacere.» disse Ellen. 

Entrarono da Starbucks e Shane si disse che quel silenzio era troppo imbarazzante e innaturale. «Gillian non è incinta.» esclamò mentre si sedevano dopo aver preso due cappuccini e un paio di muffin al cioccolato.

«Mi dispiace.» disse Ellen.

«Non devi.» replicò Shane, «Non è mai stata incinta.»

Ellen lo fissò, sorpresa, e posò il bicchiere sul tavolo e fissò il pezzo di muffin che teneva nella mano sinistra, «Che cosa?» strillò, «Quella stronza si è inventata tutto?»

«Non è stata una sua idea.» disse Shane.

«Di sua madre?»

Shane scosse la testa e l'abbassò, inspirò a fondo, poi guardò Ellen. «È stata... mia madre.»

«Cosa?» chiese Ellen, «Tua madre?»

Lui annuì, «Sì.» disse, «L'ho scoperto per puro caso, ieri. Ero in giro con Mark, siamo andati a casa mia e ho sentito mia madre dire a Gillian di andare avanti ancora un paio di giorni, poi di fingere... di fingere che il bambino non c'era più.» spiegò e guardò Ellen in attesa di una sua reazione.

«È terribile...» mormorò, «Dio mio... perché?»

Shane alzò le spalle, «Perché... perché...» sospirò, «Perché lei crede che io e Gillian siamo perfetti insieme, perché lei non lavora, mentre tu sì.»

«E cosa c'entra il mio lavoro?» domandò lei e sorseggiò il cappuccino, «Sono una foto modella, non un'attrice porno!»

Shane fece un piccolo sorriso. «Credo che ce l'avrebbe con te anche se non fossi una modella... il punto è che non sei a casa ad aspettarmi, quando torno da un tour, da un'intervista...» spiegò e le prese le mano. «Ma a me non importa,» sorrise, «io ti amo.»

Ellen lo fissò e Shane ebbe paura che lo mandasse al diavolo ma lei gli sorrise, «Ti amo anche io ma...»

«Ma cosa?»

«Ma non so se è il caso.» disse Ellen dopo un sospiro. «Forse è troppo tardi...»

Shane fece una smorfia e sentì il cuore dividersi in mille pezzetti. «Ellie... non dire così.» pigolò, «Per favore!»

«Shane...» disse, «Io ti avevo proposto l'alternativa...»

«Non avrei potuto fare quello che proponevi.» replicò Shane, «Mia madre avrebbe avuto il cuore spezzato.»

«Tua madre ha inventato una bugia orribile e tu ancora la difendi?»

Shane la fissò, finì il cappuccino in silenzio e si alzò in piedi, «Non la difendo.» esclamò, «Se vuoi saperlo, quando sono uscito di casa per andare in aeroporto mia madre mi ha detto che se uscivo di casa non sarei stato più suo figlio.» disse, «Bhe... sono qui.» ringhiò e uscì dal locale. Fece due passi e si appoggiò con le spalle al muro e inspirò a fondo un paio di volte per calmarsi.

«Sul serio ti ha detto quello?»

Shane si asciugò le lacrime — non si era neppure accorto di essersi messo a piangere — e annuì. «Sì.» rispose, «Me lo ha detto.»

Ellen lo abbracciò e lui la strinse, forte, come se temesse che potesse sfuggirgli via. Affondò il viso fra i capelli di lei e respirò il suo profumo. 

«Mi dispiace.» sussurrò lei, «Non avrebbe dovuto dirtelo.»

«Non preoccuparti.» disse lui, «Siamo insieme.» sussurrò e le baciò il viso.

Ellen sorrise contro la sua spalla e gli accarezzò la schiena, «Va tutto bene.» mormorò, «Andrà tutto bene.» 

Shane le baciò di nuovo la guancia e sorrise. «Lo so.» disse.

Ellen sorrise, «Vieni.» esclamò, «Ti porto in un posto che ti piacerà un sacco!»

«Dove?» chiese Shane mentre prendeva per mano Ellen e intrecciava le dita con le sue.

«Vedrai.» rispose Ellen con un sorriso.

«Dimmi dove, almeno.» disse Shane e rise mentre Ellen lo conduceva lungo la strada.

«Central Park.» esclamò lei mentre si avvicinavano all'ingresso della metropolitana.


Shane spalancò gli occhi quando capì dove l'aveva portato Ellen, «È un maneggio!» esclamò e si girò per guardare Ellen che sorrideva, felice, mentre osservava i cavalli.

«Ti piace?» chiese lei, «Contento?»

Lui annuì. «Sì.»

«Allora andiamo.» esclamò Ellen.

«Dove?»

Lei alzò gli occhi al cielo, «Secondo te?» fece di rimando, «Non ti ho portato qui per guardare i cavalli!» spiegò e lo condusse verso l'entrata.

Venti minuti dopo stavano cavalcando lungo i viottoli del parco. 

«È bello.» commentò Shane, «Mi piace.»

Ellen sorrise, «Sì, è bellissimo.» disse, «Se posso vengo tutti i giorni.» esclamò, «Anche se lavorando dalle sei del mattino alle dieci di sera è un po' difficile.» spiegò, «Anche se adesso ho quattro giorni di relax.» aggiunse e sorrise a Shane.

«Quattro giorni, eh?» fece lui e sorrise.

«Quando ricominciate a registrare?» chiese Ellen e svoltò a sinistra.

«Lunedì prossimo.» rispose, «Devo essere a Londra domenica, altrimenti Lou e gli altri mi strozzano.»

«Sanno che sei qui?»

«Solo Mark.» rispose Shane, «Mi ha accompagnato lui a Dublino.»

«Hai avvertito che sei atterrato sano e salvo?» 

Shane annuì, «Sì, ho mandato un messaggio a Mark appena sono atterrato.»

«E i tuoi?» chiese Ellen fissando davanti a sé.

Shane sospirò, «No.»

«Dovresti farlo.» replicò Ellen, «Saranno in pensiero.»

Shane guardò Ellen, «Lo farò. Dopo.» borbottò. «Ti amo, Ellie.» esclamò dopo qualche attimo di silenzio. Lei rimase in silenzio e Shane la guardò deluso, «Ellie...»

«C'è uno scoiattolo, lassù, su quella quercia.» mormorò Ellen, «Lo vedi?» chiese voltandosi a guardarlo.

Shane alzò la testa e vide l'animaletto su un ramo e annuì. Aprì la bocca per parlare ma Ellen si voltò nuovamente a guardarlo, «Ti amo anche io.» disse lei.

Shane la fissò, sorpreso, non aspettandosi una cosa del genere. «Co-cosa?» balbettò.

«Ho detto che ti amo, scemo.» rispose lei e sorrise, si girò e guardò la strada davanti a lei.

«Tu... tu mi ami?» chiese sbalordito Shane e all'ultimo scartò a sinistra per evitare un ramo, «Mi ami, sul serio?» domandò, «Non è una bugia?»

Ellen alzò gli occhi al cielo e sospirò, «Sì, ti amo, sul serio e non è una bugia.» esclamò e ridacchiò, «Hai una faccia così buffa... sembra che ti abbia appena detto che ho vinto il primo premio alla lotteria.» disse, «E chiudi la bocca, sembri scemo!»

Shane la fissò e chiuse la bocca, poi sorrise, «La lotteria l'ho vinta io.» esclamò, felice e si sentì leggero quando Ellen gli sorrise.

«Dobbiamo tornare indietro.»

«Cosa?»

«Nove ore di volo ti hanno fatto male.» commentò Ellen e fece un risolino, «Ho detto che dobbiamo tornare indietro, al maneggio. La nostra ora sta per finire.»

«Oh, ah...» Shane si sentì stupido — e innamorato —  «Certo, dobbiamo tornare indietro.» disse, «Ma se rifacciamo la stessa strada ci impiegheremo di più...» notò.

«Non dobbiamo fare la stessa strada, infatti.» replicò Ellen, «Fra poco giriamo a destra, stai dietro di me che il sentiero è stretto.»

«Mia cara Ellen Green, guarda che ti ho insegnato io ad andare a cavallo... non dirmi cosa devo fare, che lo so già!» esclamò Shane e immaginò che Ellen stesse alzando gli occhi al cielo.

«Tu mi hai insegnato a cavalcare, ma sono io che sono qui da tre settimane, e sono sempre io che prendo sempre gli stessi sentieri.» replicò lei e si girò appena e sorrise a Shane, «Quindi... taci e seguimi.»

Shane scosse la testa, divertito, sorrise e non replicò, troppo felice di essere lì con lei.


Shane sbadigliò, «Domani cosa facciamo?» domandò.

Ellen alzò le spalle, «Non lo so.» rispose, «Decidiamo domani mattina.» disse e Shane annuì prima di sbadigliare nuovamente,«Hai sonno?» chiese Ellen.

Lui annuì ancora e posò la testa sulla spalla di lei, «Ti amo, Ellie.» borbottò.

Ellen sorrise e infilò il cucchiaino nel barattolo del gelato al cioccolato e panna, «Ti amo anche io.» disse e prese un po' di gelato. «Ti amerei ancora di più se la smettessi di sbavarmi sulla spalla e andassi a letto, ti stai per addormentare.»

«Noo.» brontolò Shane, «Io rimango qui.» disse, afferrò un cuscino, lo posò sulle gambe di Ellen e vi posò la testa. 

Ellen sorrise e scosse la testa, «Hai sonno?» 

«Sì.»

«Vai di là, c'è un bel letto che ti aspetta.»

«Rimango qui.» ripeté Shane, sorrise e chiuse gli occhi.


Shane aprì gli occhi sentendosi confuso, si guardò attorno e non capì dove si trovava, si mise seduto sul divano e ricordò tutto: il giorno prima era andato da Ellen, le aveva raccontato tutto e lei gli aveva detto che lo amava. Sorrise a quel ricordo, poi si chiese come mai fosse sul divano.

Sospirò e si alzò, andò in bagno e poi nella camera. Ellen dormiva al centro del letto e lui la osservò, in silenzio, le labbra piegate in un sorriso. Andò accanto a lei e si sdraiò, l'attrasse a sé e si riaddormentò.

***

«Ma aveva detto dieci giorni!» protestò Shane, «Ne sono passati cinque!»

«Eh, lo so.» disse Mark. «Ci ha preso tutti all'improvviso, ma lui è il capo...»

«Ma io pensavo di rimanere qui di più...» sospirò Shane, «Non voglio!»

«Devi venire.» esclamò Mark, «Altrimenti Louis ti sbatte fuori.»

«Non può farlo.»

«Lo ha detto chiaro e tondo: “se tardate anche di cinque minuti siete fuori!”» disse Mark, «Quindi, Shane, non fare il coglione e prendi quel cazzo di aereo.»

«Voglio stare con Ellie!» protestò Shane e guardò la porta del bagno.

«Ci stai insieme, no?» fece notare Mark, «Tanto lei torna a casa fra due settimane, poi starete insieme tutto il tempo che volete.»

Shane sospirò. «Sì, sì.» borbottò.

«Non dirmi di sì in quel modo.» esclamò Mark, «Sforzati di più, si capisce benissimo che non sei sincero.»

«Devo andare, ora.» disse Shane, «Io e Ellie andiamo a pranzo fuori.»

«Va bene.» sospirò Mark, «Però non fare il coglione.»

«Come vuoi.» disse Shane, «Però adesso devo andare, sul serio. Ciao.» aggiunse e riattaccò.

«Cosa succede?» 

Shane sobbalzò sul divano e si voltò verso Ellen, che era uscita dal bagno e stava aprendo una confezioni di elastici per capelli. «Ehm... era solo Mark.» rispose.

«E cosa voleva?» chiese Ellen, riuscì a rompere la plastica, afferrò uno degli elastici blu e si sedette sul divano. «Shane... ci sono problemi?» 

Lui la fissò, non sapendo se mentirle o dirle la verità. «Hanno anticipato l'inizio della registrazione...» disse.

«Ah.» fece Ellen e si fermò, la mano sinistra che stringeva i lunghi capelli castani in una coda alta, «Quando devi rientrare?»

Shane la ignorò e fissò il televisore, spento, sospirò e si voltò a guardarla. «Dopo domani.» rispose, «Dovrei partire domani...»

Ellen finì di legarsi i capelli. «Dovresti prenotare adesso.» disse, «Mangiamo e poi passiamo all'agenzia viaggi...»

«Io non torno.»

«Cosa?» strillò Ellen, «Tu devi tornare!»

«Aveva detto che iniziavamo lunedì... non giovedì!» protestò Shane.

Ellen sospirò. «Shane... devi andare!»

«No.»

«Shane, tesoro... Louis s'incazza se non vai.»

«Ha detto che chi tarda di cinque minuti è fuori.» disse e incrociò le braccia al petto.

Ellen lo fissò, «Shane!» disse, «Devi andarci!»

«Io voglio stare qui con te!» ribatté lui e si girò verso di lei e le prese le mani. «Non voglio andare a Londra e starti lontano...»

Lei sorrise, «Sei molto dolce...» mormorò, «ma devi prendere quel cavolo di aereo!»

«Non voglio!»

«Mi ami?» chiese Ellen e Shane annuì, «Anche io ti amo.» disse lei e sorrise, «Quindi... se mi ami faresti qualunque cosa che ti chiedo, vero?»

«Sì!» esclamò Shane annuendo.

«Ecco, allora... prendi quel cazzo di aereo, vai a Londra e registra quell'album!»

Shane sospirò. «Ma io...» cercò di protestare ma Ellen gli posò un dito sulle labbra.

«Vai, Shane, registra quelle canzoni, fate uscire il vostro primo greatest  hits e spaccate il culo a tutti quanti!» esclamò Ellen. «Fallo per me, per noi.»

Shane sorrise, «Forse hai ragione.»

«Io ho sempre ragione!» scherzò Ellen «E chiama i tuoi, saranno preoccupati.» aggiunse, «Ma dopo, adesso andiamo a mangiare, altrimenti sarai te il mio pranzo!»

Shane sorrise e si alzò in piedi, attirò Ellen a sé e la baciò.  «Ti amo.» disse e la baciò ancora.

***

Shane sbuffò.

«Devi andare a casa, Shane.» esclamò Mark, «Manchi a tua madre.»

«Lo farò.» disse Shane, «Dopo essere andato da Ellen.»

«L'hai vista tre giorni fa!» replicò Mark. «Devi andare da lei e sentire cosa ha da dirti... siamo amici, ogni tanto potresti anche fare qualcosa per me.»

Shane sospirò e si sistemò meglio sul sedile dell'aereo. «E va bene.» sbottò e guardò Mark che sorrideva, «Ma scordati favori per i prossimi sei mesi!»


Shane entrò in casa, abbandonò le valige nell'ingresso e andò nel soggiorno. «Ciao, mamma.» disse, «Come stai?»

«Ellen ha quell'anello.» replicò Mae, «Gliel'hai dato, alla fine.»

«Io la amo.» disse Shane dopo un sospiro. «Ellie non mi ha mai mentito, non ha inventato storie assurde solo per farmi stare con lei.»

«Ma Gillian ti ama...»

«Gillian mi ama così tanto che ha cercato di incastrarmi.» esclamò e si accorse di essere stato sarcastico, «Ellie, invece... lei mi ha convinto ad andare a registrare l'album, lei mi ha convinto a venire qui e parlarti...» aggiunse e ripensò a tutte le volte che Ellen gli aveva detto di parlare con Mae.

«Ma io...»

«Ma tu... nulla.» ribatté Shane, «Io e Ellen stiamo insieme, ci sposeremo e avremo dei bambini.» disse non accorgendosi che la madre sbiancava sempre di più a ogni parola, «Se ti va bene ne sarò felicissimo, altrimenti...»

«Altrimenti?» pigolò Mae.

«Altrimenti... altrimenti esco da questa casa.» rispose Shane. «Vado a disfare le valige.»

***

Shane si strinse a Ellen. «Rispondi.» borbottò lei, «Altrimenti te lo faccio mangiare.»

«È mia madre, non ne ho voglia.»

Ellen sospirò e si rigirò nel letto, «Rispondi, per la miseria!» esclamò.

Shane si mise seduto e si sedette sul letto, afferrò il cellulare, lesse il nome di chi stava chiamando e rispose. «Ciao mamma.»

«Ciao, tesoro, spero di non disturbare...» disse Mae.

«Io e Ellie stavamo dormendo.» esclamò. «Cosa vuoi?» domandò bruscamente.

«Invitarvi a pranzo.» rispose Mae, «Tu ed Ellen.»

Shane rimase in silenzio per qualche istante, «A pranzo?» chiese, «Io ed Ellen?» continuò e si girò verso Ellen che lo fissava sorpresa.

«Sì.» disse Mae, «Tu e lei. Voglio che le cose cambino.»

Shane rimase qualche secondo in silenzio, troppo sorpreso per pensare o dire qualsiasi cosa. «Che cosa?» domandò, non sapendo cos'altro dire e fissò Ellen che si avvicinava lentamente al cellulare per sentire meglio.

«Voglio invitare te ed Ellen a pranzo.» ripeté Mae, «Sto preparando l'arrosto...»

«Mamma...» disse Shane, non sapendo come declinare l'invito.

«Ellen è vegetariana?» chiese Mae, «Posso prepararle qualcos'altro.»

«Non è vegetariana.» rispose Shane, «Aspetta un attimo.» disse, coprì il telefono con una mano e guardò Ellen. «Che c'è?» chiese.

«Dille di sì.» mormorò lei.

«Ellie...» fece lui e inspirò a fondo quando lei gli pizzicò la pancia.

«Dille di sì, altrimenti non te la do più.» mormorò Ellen e sorrise.

Shane sospirò, «Va bene, mamma.» disse al cellulare, «Io e Ellie veniamo, dimmi a che ora dobbiamo essere lì.»

«Per mezzogiorno va benissimo.» esclamò Mae e Shane si accorse che era felice, «Ci vediamo più tardi.» disse e riattaccò.

«Perché?» chiese Shane posando il cellulare sul comodino. «Perché mi hai costretto ha dire di sì?»

«Perché lei è tua madre.» replicò Ellen e si appoggiò alla testata del letto. 

«Ma è stata una stronza.» disse Shane, «Ha fatto di tutto per dividerci!» fece notare.

«È tua madre.» disse Ellen girando la testa per guardarlo. «E ha fatto un passo verso di noi...»

Shane replicò con uno sbuffo e incrociò le braccia al petto. 

«Shane...» mormorò Ellen.

«Lei ci ha fatto del male!»

«E se non andiamo si convincerà che sono una stronza.» replicò Ellen. «È vero, ci ha fatto del male, ma io non voglio che tu litighi con lei e con tuo padre a causa mia.»

Shane sospirò e strinse la ragazza a sé, «Sei incredibile, lo sai?» disse, «Cerchi sempre di sistemare le cose.» esclamò e le baciò la testa. «Ti amo.»


Il pranzo era finito da qualche minuto quando suonò il campanello, Mae si scusò e andò alla porta.

«Gillian!» esclamò.

«Sono qui per Shane.» disse Gillian.

Shane si alzò in piedi, afferrò Ellen e la strattonò verso la porta. 

«Dove vai? Shane!» esclamò Mae.

«Hai invitato Gillian... dove credi che vada?» replicò Shane, «Via da qui!»

«Io non l'ho invitata!» si giustificò la donna, «Credevo che fosse Marie, doveva venire qui per portarmi una cosa!»

Shane la fissò, domandandosi se fosse sincera, fissò Gillian e poi Ellen, che lo fissava in silenzio. «Giurami che non l'hai invitata.» disse alla madre.

Mae annuì, «Sì! Giuro che non l'ho invitata io!» esclamò, «Io non la vedo e sento da quasi due mesi!»

Shane annuì piano. «Sparisci.» esclamò alla sua ex e chiuse la porta, si avvicinò alla madre e l'abbracciò.

***

«Stupida rivista.» borbottò Shane e lanciò la rivista di gossip dall'altra parte della stanza.

Ellen la raccolse e vide Gillian in prima pagina. «Una ragazza si è messa fra me e Shane.» lesse mentre si avvicinava al letto, «E adesso se ne è accorta?» domandò, «Dopo sei mesi?»

Shane le strappò la rivista dalle mani. «È solo una stronzata, non leggerla.»

Ellen lo fissò, «Stavo leggendo.» disse, «E su quella rivista non c'è solo lei.» fece notare.

«Non voglio che leggi quelle minchiate.» disse Shane, «Sono un mucchio di stronzate.»

Ellen sbuffò e riprese la rivista, si allungò verso il comodino e afferrò una biro.

«Cosa vuoi fare?» chiese Shane, «Fare i baffi a Gillian?» domandò e sorrise.

«No.» rispose Ellen appoggiandosi contro la testiera del letto, «Voglio fare il cruciverba.» disse.

Shane posò la testa sulla spalla di Ellen, «Grotta.» disse.

«Cosa?»

«Il tredici verticale.» rispose Shane, «La definizione è grotta.»

«Grazie.» rispose lei, «Ma lo sapevo anche io.»

«La venti orizzontatale è...»

«Shane!» lo interruppe Ellen, «So farlo anche da sola!»

Lui ridacchiò, «Ma ti sto aiutando!»

«Tu ti stai divertendo a rompermi le scatole.» replicò Ellen con un sorriso.

«Non è vero!» disse Shane, «Voglio solo aiutarti!» si giustificò, «Per esempio, la sei verticale...»

Ellen chiuse la rivista e la posò, insieme alla penna, sul comodino.

«Non vai avanti?» chiese Shane, «Hai scritto tre parole...»

Ellen sbuffò, «No.» rispose, «Non con te che fai il suggeritore.»

Shane sorrise, «Ordiniamo la pizza?» chiese ed Ellen annuì. «Dai, andiamo di là.» disse ed Ellen annuì nuovamente, prima di posargli le mani sul viso e Shane si godette il tepore delle sue mani e la piccola zona più fredda dove si trovava l'anello che gli aveva dato quando era ripartito da New York. Sorrise e si sporse verso di lei e le baciò le labbra.

«Siamo forti.» disse mentre le scostava i capelli dalla fronte.

«Cosa?» chiese lei.

«Ho detto che siamo forti.» ripeté Shane mentre Ellen si sistemava fra le sue gambe, «Ne abbiamo passate tante eppure siamo ancora qui, insieme.» disse, «L'anno prossimo ci sposeremo e siamo felici.»

Ellen sorrise e gli prese le mani, «Lo so.» mormorò e piegò la testa di lato quando Shane le baciò il collo. 

«Prima la bugia di mia madre e Gillian, poi io che per poco non vengo sbattuto fuori dal gruppo...»

«Ma non era colpa tua.» disse Ellen e sfiorò l'anello di Shane, «L'aereo si è fermato a Parigi per maltempo!»

Shane rise, «Lo so!» disse, «E per fortuna che era in ritardo pure Kian!» aggiunse e abbracciò Ellen. «Ti amo, Ellie.» mormorò baciandole la testa.

«Biscotto! Cocco vuole biscotto!»

Entrami risero.

«Stupido pennuto.» esclamò Shane.

«Quel pennuto me lo hai regalato tu!» rise Ellen scivolando fuori dal letto.

«Lo so.» disse lui, «Ma ogni tanto parla a sproposito, e poi mi gira attorno e mi fissa con i suoi inquietanti occhietti neri.»

Ellen rise ancora, «Cocco non è inquietante!» protestò, «È tanto dolce e buono anche se un po' rompipalle.»

«Ogni tanto temo che mi mangi il naso.» disse lui.

«Non ti vuole mangiare il naso ne nient'altro.» replicò Ellen, «E comunque... non dovevamo ordinare la pizza?»

Shane annuì e si alzò in piedi, «Sì.» disse, «Andiamo.» aggiunse, piegò in avanti la testa e baciò Ellen. «Ti amo.»

***

«Dorme?» sussurrò Shane entrando nella cameretta.

Ellen annuì e posò Scarlett — aveva solo tre mesi — nel lettino e la guardò per qualche istante prima di coprirla. «Sì.» mormorò, «Finalmente.» aggiunse girandosi verso Shane.

Lui camminò verso di lei e fissò la figlia, «Sembra un angioletto...» disse sorridendo e sfiorò la piccola mano, «Sai a cosa stavo pensando?»

«No.» disse Ellen e raccolse un sonaglino da terra, «A cosa?»

«Che Scarlett è talmente bella che ne vorrei un'altra come lei.» rispose Shane.

Ellen lo fissò con la bocca aperta, «Sei scemo?» chiese, «Ha solo tre mesi! Non è un po' presto?» 

Shane le sorrise, «Non ho mica detto che voglio un altro figlio adesso,» replicò divertito, «Magari fra qualche mese... quando smetterà di svegliarsi sei volte ogni notte.»

Ellen respirò piano. «Bhe... se è come me ci vorranno almeno un paio d'anni!»

Shane la strinse. «Non essere pessimista.» disse, «Magari fra qualche mese dormirà quattro ore di seguito!» sussurrò e sfiorò la fronte di Ellen con le labbra, «E anche noi riusciremo a dormire quattro ore filate.»

Ellen sorrise e annuì. «E va bene.» disse, «Però forse adesso è il caso che andiamo anche noi a dormire.» mormorò prima di baciare le labbra di Shane.


Shane aprì gli occhi e si sentì confuso, si guardò attorno, intravide Ellen che rientrava in camera e sorrise, chiuse gli occhi e si riaddormentò.

   
 
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