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Autore: xxdrewsbeauty    02/08/2014    6 recensioni
La sua infanzia non fa di certo invidia. E' un ragazzo pieno di problemi, e poi ci si mette pure l'amore. Lui ama lei, lei ama un altro. Ma la storia si ribalta. Lui amerà un'altra, lei amerà lui.
Genere: Drammatico, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jeremy Bieber, Justin Bieber, Pattie Malette, Ryan Butler, Sorpresa
Note: Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Justin’s POV
«Mi piace il tuo nome» le dissi; lei arrossì e non rispose.
  Quelle guance color porpora mi dimostravano che riuscivo a fare ancora effetto sulle ragazze, Lisa non mi aveva eliminato il fascino, potevo farcela. In quel momento, con quei begli occhi davanti, mi resi conto che non ero ancora riuscito a dimenticarla. Senza accorgermene ogni tanto pensavo a cosa avrebbe fatto Lisa se fosse stata lì, cosa avrebbe detto o pensato, eccetera. Però in quel momento fui incuriosito da quegli occhi castani, che assumevano una forma stretta e sottile appena le labbra accennavano un sorriso, creando anche quegli adorabili angoli.
  Ce l’avrei fatta. Lo sapevo. Tutti riuscivano ad uscire da quei buchi neri, vero? Avrei superato tutto e sarei andato avanti, non con Lisa, l’avrei eliminata dalla sua mente e non una volta ancora sarebbe stata il centro dei suoi pensieri. Ero stufo di dover sempre tener conto di lei, il mio cervello lo era, ma il cuore non se ne voleva staccare, sembrava troppo importante per lui. Ma non lo sarebbe dovuto essere più. In quel momento avrei voluto sorridere e dire “Anno nuovo, vita nuova”, ma sarei sembrato un pazzo per  due motivi: primo, c’era quella ragazza, Selena, difronte a me, e non poteva sclerare, secondo, era primavera. Il sole della mattina non accennava ad andarsene, e questa era una fortuna, io amavo il sole.
  Ancora una volta rimanemmo in silenzio, i nostri occhi a volte si incontravano, senza comunicarsi nulla oltre che imbarazzo. Imbarazzo di quella situazione. Entrambi volevamo liberarci di quella situazione, ma nessuno dei due lo diceva per primo. Quando mi ritrovai a parlare.
  «Di dove sei?» chiesi evidentemente per rompere il ghiaccio, quella benedetta lastra pericolosa.
  «Texas» rispose, con gli occhi che immaginavano la sua terra. «E tu? Sei di qui?» io annuii, sorridendo. «Mi sono ricordata che ho una cosa da fare..» disse alzandosi la ragazza.
  «Oh, va bene.» risposi, era già tutto finito. «Magari potremmo rivederci in giro.»
  Lei sorrise, rispondendo: «O magari in biblioteca». Accennai una risata. Ci allontanammo.


Selena’s POV
Nel mio cervello era tutto confuso, imbrogliato, e non capivo da dove iniziare per analizzare tutti quegli strani pensieri. Cercai di partire in ordine cronologico: la discoteca.
  Quella sera, ero uscita per costrizione della mia amica Lily, non ne avevo un granché voglia, avrei voluto rimanere rannicchiata nelle coperte a vedere un film strappalacrime, per sfogarmi anche su eventi personali. Il mio ex che continuava a farsi sentire, io che non ne volevo sapere. “Quel porco” pensai. Invece alla fine ero uscita, per farla felice, e alla fine lo ero stata anche io.
  Non pensavo che avessi potuto ubriacarmi, avevo iniziato con un piccolo bicchierino, poi un altro, e un altro ancora. Ma avevo completamente esagerato..
  Di solito qualcuno sta male per la persona che ama, per la persona che gli piace almeno un po’, ma quel ragazzo? Lo conoscevo a malapena, poteva mai piacermi? Certo, esisteva l’amore a prima vista, ma non era sicuramente il mio caso. Quando lo vidi la prima volta mi sembrava un ragazzo come un altro. Il problema fu che l’alcol mi rese abbastanza audace, per questo presi a parlare.
  Avrei voluto di colpo diventare muta quella sera.
  Però, nonostante non mi fosse piaciuto immediatamente, quando mi “abbandonò” mi sentii un po’ vuota. Non sapevo dire il perché, e non l’avrei saputo dire mai.
  Secondo punto: la biblioteca. Che mi era preso? Dove l’avevo preso tutto quel coraggio? Quella volta non ero né ubriaca né brilla, e tutta quell’audacia. Non ero mai riuscita a rivolgere la parola in quel modo ad un ragazzo senza conoscerlo. Eppure l’avevo fatto. E lui non era sembrato così scocciato, o lo era?
  «Ma perché tutte queste domande?» mi chiesi, con le mani ai capelli, entrando in casa. Mi gettai sul divano come un peso morto, ripensando a quel sorriso dai denti perfetti, a quegli occhi color mandorla, a quei capelli chiari che gli ricadevano sulla fronte.
  Senza accorgermene mi venne da sorridere, per un microsecondo ero riuscita a dimenticare tutto il resto, e quando me ne accorsi, tutto il dolore ricominciò a scorrermi nelle vene, insieme ad un pianto amaro dagli occhi. Volevo sparire, non riuscivo più a vivere in quel modo, e ogni qual volta si apriva un piccolo spiraglio, ecco che mi venivano alla mente brutti ricordi, tra cui il mio ex. Quella relazione era stata un completo sbaglio, mi aveva causato solo dolore, fisico e psicologico, ne avevo avuto abbastanza, eppure perché continuavo a pensarlo, a soffrire per lui, anche se sapevo che era la cosa sbagliata? Eppure, se proprio avessi voluto, avevo la possibilità di ritornare insieme a quel Marcus, ma non lo facevo. Le soluzioni erano due, o il dolore psicologico era minore di quello fisico, o ero completamente stupida.
  Mi ricordai, mentre le lacrime continuavano a scendere, le botte che avevo ricevuto da lui, quasi fossero state un regalo. Perché? Perché? Perché a me? Ne avevo abbastanza, davvero abbastanza. Sapevo di doverlo dimenticare, ma non ci riuscivo, quel sentimento di amore-odio era più forte di me e mai nessuno era riuscito a cancellarlo sostituendolo con altro. Avrei voluto essere una creatura capace di poter spegnere i sentimenti, o più semplicemente essere amata da una persona seria, bella e felice, così come avrei voluto essere io, e non perversa e malvagia. Che poi, lo sapevo, ma era come se non volessi ammetterlo a me stessa, quello che provava Marcus era troppo lontano da potersi chiamare ‘amore’. Mi serviva un nuovo inizio, con una nuova persona, nuovi amici, ma la cosa difficile era capire se avrei potuto sopportare tutto il dolore che una nuova persona avrebbe portato con se, perché sempre in ogni relazione c’è qualcosa che non va, da qualcosa di banale a qualcosa di estremamente più serio, ma mi dissi che non ci sarebbe mai stato nulla di più brutto della violenza. E forse avevo già capito chi poteva essere la persona giusta in grado di sostituire i miei sentimenti per Marcus, giusto?
 
Lisa’s POV
Camminavo per le strade, con lo zaino pieno delle mie cose, e con il piede dolorante. Dopo essermi buttata dalla finestra del primo piano, ero atterrata bruscamente su un cespuglio, e nonostante avessi cercato di stare attenta, avevo preso una storta, o almeno speravo che fosse così e magari non qualcosa di più grave. Cercavo di non zoppicare eppure a volte il dolore nell’appoggiare il piede sull’asfalto era così forte che non potevo fare altrimenti. Avevo una mezza idea di dove andare, tipo la casa di Justin, ma pur volendolo vedere non mi sembrava il caso di piantarsi davanti la porta, me l’avrebbe chiusa in faccia. Così mi diressi verso la casa di una mia amica, guardandomi dietro ogni tanto per controllare che nessuno, cioè John, mi stesse seguendo. Davanti alla soglia della mia amica Claire, la pregai di farmi entrare, in seguito le avrei spiegato tutto e chiesto se avesse potuto ospitarmi almeno per un po’. Non si vedevano da un bel po’ di tempo e naturalmente Claire si chiedeva se non fossi lì solo perché avevo bisogno, se prima o poi fossi andata lì per salutarla, senza secondi fini.
  Dopo avermi fatta sedere, mi disse: «Cosa è successo? Sembri sconvolta.»
  «Ti ricordi di John?», non sapevo da dove cominciare, quindi quello mi sembrò la cosa più logica.
  «Certo, il tuo ragazzo. State ancora insieme?» chiese. E ignorando la sua domanda, continuai: «Ecco. Ho scoperto che è una persona violenta. Mi ha violentata.» dissi, con le giuste pause, così da essere abbastanza chiara e da creare quella giusta sfumatura di tensione nel salotto decorato dal gusto moderno. Iniziai a piangere come mai ebbi pianto nella mia vita, rendendomi conto solo in quel momento di cosa era successo davvero.
  Sapevo di aver bisogno di una cosa, di dover cambiare.
 
Justin’s POV
Dovevo assolutamente rincontrarla. Era  così strano il fatto che durante quei minuti fossi riuscito a non pensare a nient’altro a parte quei suoi bellissimi occhi? Erano davvero stupendi, e ora che ci stavamo lasciando, cercavo di fissarle gli occhi più tempo possibile, così per stamparmi un’immagine che avrei continuato a guardare per tutto il giorno. Mentre entrambi ci allontanavamo prendendo ognuno le proprie strade, io mi girai sperando che lei facesse lo stesso, ma in realtà non successe; la sua andatura era così composta, come calcolata, con nessuna sbavatura, perfetta, come quella di una donna sicura di se, eppure non lo era.
  In quei pochi minuti avevo capito tutto, tutto quello che si nascondeva dietro la sua corazza, tutto quello che però era riuscito a trapelare nel momento in cui lei si era alzata per seguirmi allo scaffale per parlarmi.  Mi sentivo ancora maledettamente in colpa, ma nel profondo avevo anche una buona sensazione. Sapevo che questo incontro avrebbe portato a qualcosa di buono, a qualcosa che mi avrebbe reso felice, perché per essere felice avevo di bisogno davvero di poco, una parola, un saluto, e per essere triste, di nulla.
  Non vedevo l’ora di rincontrarla, avevo bisogno di quegli occhi, di quel sorriso, e volevo sapere che suono avrebbe avuto il mio nome sulle sue labbra.  E poi, quel suo tacito invito, ero sicuro del fatto che ci saremmo rivisti in biblioteca, ma volevo sapere quando. Quando. Non mi resi davvero conto di come tutti quei pensieri stessero navigando nella mia mente ad una velocità mai vista, un groviglio di consigli che il mio io mi stava dando per far si che il prossimo incontro andasse per il meglio. Forse sarei andato in biblioteca il giorno dopo, perché avevo davvero voglia di vederla, come se quegli occhi fossero una droga nuova e irresistibile. Per un momento pensai che l’universo era dalla mia parte, che quella sera, in discoteca, stracciato dal dolore, avevo un toccasana sotto il naso, e l’avevo ignorato. Doveva tenerci proprio tanto a me, il destino, per darmi una seconda occasione, un’occasione che non andava persa e rovinata per nessun motivo al mondo.
 Tornato a casa mi stesi sul divano, immaginandomi la scena, e dicendomi che si, l’indomani sarei ritornato in biblioteca, avrei fatto la figura del fesso rammollito per una ragazza e davanti a lei non avrei cercato una scusa per nascondere il fatto che fossi lì per lei, gliel’avrei detto. Erano finiti i tempi  in cui il mio unico pensiero era Lisa, me lo sentivo. Non l’avevo pensata per tutta la giornata, e mi era tornata alla mente solo quando mi capitò nel campo visivo una tazzina di porcellana che mi aveva regalato lei. Mi alzai e con una forza che non avrei mai avuto prima, la buttai nel cestino. Ero un uomo nuovo. Sapevo di averlo detto tante altre volte, però non era mai successo nulla che me lo facesse credere davvero. Adesso sentivo una strana sensazione tra le viscere ed ero sicuro che fosse il ricordo di Lisa che stesse scivolando fuori dal mio corpo. Era inutile, per eliminare un sentimento così forte come quello che provavo per Lisa, doveva entrarne in circolo un altro. E forse c’era. Non volevo essere così affrettato nel dare un nome a quello che provavo, ma ero davvero sicuro che fosse qualcosa di forte. L’unica paura che avevo in quel momento era quella di aver incontrato un’altra stronza che avrebbe sfruttato i miei sentimenti, ma dopo averci pensato meglio mi dissi che non c’era nulla di peggio di quello che aveva fatto Lisa. Pensando questo mi tranquillizzai, mi alzai dal divano rendendomi conto che l’ora del pranzo era passata e non avevo ancora mangiato. Presi qualcosa dal frigo.
Il mattino dopo mi svegliai più presto del solito, e questo mi spaventò un po’ perché ero rimasto tutta la notte a pensarla e credevo di non aver dormito per niente. Invece avevo una strana energia, e se non fosse stato per il fatto che fossero solo le sette, mi sarei alzato da letto, mi sarei fatto una doccia veloce e sarei corso in biblioteca. L’edificio apriva solamente alle 10, quindi avevo ancora tre lunghissime ore. Non sapendo cosa fare mi alzai e diressi in cucina, dove trovai in una dispensa un pacco di cereali ancora sigillato. Lo aprii e versai un po’ del contenuto all’interno della mia tazza di latte. Dopo aver finito di mangiare diedi uno sguardo all’orologio sul polso sinistro e vidi che erano le otto. Ancora due ore. Andai in bagno e mi chiusi dentro la doccia. Passai un po’ di tempo sotto l’acqua calda ad immaginarmi lei che mi salutava dal tavolo affollato della biblioteca.
Alle dieci in punto uscii di casa e mi incamminai. Ero già pronto da una mezz’oretta, ma per non far capire che non vedevo l’ora di essere lì mi sforzai di fare un po’ ritardo, ma tanto lei l’avrebbe capito lo  stesso. Una volta arrivato davanti alla biblioteca con le porte spalancate, entrai dicendo ‘buongiorno’ alla bibliotecaria, e scorsi subito i suoi bellissimi capelli castani ad un tavolo che aspettava solo me.
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Ciao bellissime, dopo quattro mesi sono tornata, iuppi. come minimo avrò perso tutti i 'fan' della storia, ma pazienza, non avevo avuto davvero tempo e l'ho trovato solo ora, insieme a tanta voglia di scrivere. ero insicura sul fatto di continuare a pubblicarla, ma poi mi sono detta, perchè no? 
spero vi piaccia, e scusatemi ancora, mi farò perdonare<3
  
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