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Autore: RandomWriter    03/08/2014    5 recensioni
Si era trasferita con il corpo, ma la sua mente tornava sempre là. Cambiare aria le avrebbe fatto bene, era quello che sentiva ripetere da mesi. E forse avevano ragione. Perchè anche se il dolore a volte tornava, Erin poteva far finta che fosse tutto un sogno, dove lei non esisteva più. Le bastava essere qualcun altro.
"In her shoes" è la storia dai toni rosa e vivaci, che però cela una vena di mistero dietro il passato dei suoi personaggi. Ognuno di essi ha una caratterizzazione compiuta, un suo ruolo ben definito all'interno dell storia che si svilupperà nel corso di numerosi capitoli. Lascio a voi la l'incarico di trovare la pazienza per leggerli. Nel caso decidiate di inoltrarvi in questa attività, non mi rimane che augurarvi: BUONA LETTURA
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'In her shoes'
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RIASSUNTO DELLA PUNTATA PRECEDENTE:
Quella che doveva essere una piacevole corsetta domenicale, si trasforma in un litigio tra Erin e Nathaniel quando la ragazza affronta l’argomento che ha portato alla rottura dell’amicizia del biondo con Castiel. Nonostante i tentativi di Erin di incontrare il segretario del liceo, quest’ultimo si fa negare. La ragazza si sfoga allora con i suoi amici e progetta di affrontarlo a viso aperto durante la gita.
 



 
CAPITOLO 19: ERIN VS AMBRA: SECONDO ROUND
 
Dopo un viaggio di tre ore e mezza, Erin non vedeva l’ora di arrivare in hotel. In pullman i professori, tra cui Miss Joplin, avevano organizzato la divisione delle camere e la ragazza era riuscita a farsi assegnare una tripla assieme a Rosalya ed Iris. Quella bella conquista però era stata precocemente guastata dalla notizia che Ambra e Charlotte avrebbero dormito nella camera accanto alla loro.
Le tre amiche si erano sedute a metà bus, anche se Erin avrebbe preferito restare in testa. Nathaniel infatti, in qualità di rappresentante degli studenti in gita, era stato monopolizzato dai professori per pianificare gli ultimi dettagli di quella lunga giornata.
 
Finalmente, davanti agli occhi dei trepidanti studenti, comparve la sagoma del loro alloggio; il pullman si inserì in una stradina circondata da un ampio giardino, illuminato qua e là da piccole lampade da esterno. La struttura aveva una forma a ferro di cavallo, alta nove piani, con un rivestimento color corallo.
Se la prima impressione dal di fuori era stata molto positiva, all’interno era anche meglio. I locali erano provvisti di mobili raffinati e l’arredamento era molto curato e di classe.
Miss Joplin si avvicinò al concierge e dopo una breve conversazione, si voltò per distribuire ad ogni gruppo di studenti la chiave magnetica per l’accesso alle stanze.
“siamo nella 407, quarto piano” esclamò Rosalya esibendo la tessera davanti agli occhi delle sue prossime compagne di stanza.
Erin cercò Nathaniel con lo sguardo chiedendosi in quale piano fosse dislocata la sua stanza, ma venne trascinata in ascensore da Iris prima che riuscisse a individuare il suo obiettivo.
 
Rosalya varcò per prima la soglia e si precipitò sul letto vicino alla finestra:
“questo è mio!” annunciò, buttandosi a capofitto sul morbido materasso.
Erin ed Iris avanzarono ispezionando l’ambiente: le pareti erano tinteggiante di un color pesca, tinta che si sposava alla perfezione con il mobilio. Il bagno era spazioso e fornito di una vasca e di una doccia.
“caspita, davvero niente male” commentò Erin ammirata, sedendosi sul letto centrale.
“già. Considerato che dormiremo qui per le prossime tre notti” approvò Iris aprendo lo zaino e frugandone il contenuto.
“beh, è stato Nathaniel a proporre l’alloggio” le informò Rosalya, aprendo la porta finestra che dava sul terrazzo. Erin abbassò il capo e diventò silenziosa mentre Rosalya tornò a sedersi sul proprio letto e la chiamò:
“Erin?”
La mora alzò lo sguardo e la fissò con l’espressione mogia di un cagnolino abbandonato.
“non essere triste. Vedrai che risolverete tutto. Ma non lasciare che questa storia ti rovini la gita”
Il suo tono fermo ma dolce rasserenò l’animo dell’amica che, rincuorata, annuì leggermente.
 
L’uscita del pomeriggio prevedeva la visita di un museo d’arte moderna della città.
Sin da quando era venuta a conoscenza del programma della gita, Erin non aveva potuto fare a meno di sospirare rassegnata. Il suo disinteresse per l’arte le impediva di distrarre la propria mente dal pensiero di dover parlare con Nathaniel. Nonostante l’urgenza di un chiarimento, la ragazza non era ancora riuscita a trovare l’occasione per avvicinarlo e in questo senso il segretario non le era di alcun aiuto.
Provò a distrarsi leggendo i volantini all’ingresso del museo, pensando che se almeno Castiel fosse stato lì con lei avrebbe avuto qualcuno con cui condividere quella noiosa attesa. Iris e Rosalya infatti erano prese da una conversazione con delle ragazze del club di disegno sulle opere che avrebbero ammirato di lì a pochi minuti.
“non fare quella faccia Erin!” la rimproverò d’un tratto Iris, salvando l’amica dall’autoemarginazione “l’arte non sarà la tua passione ma potresti anche trovare qualcosa di interessante”
La mora scrollò le spalle, poco convinta, attirando l’attenzione di Rosalya.
“non ti piace l’arte Erin?”
“diciamo che ho altri interessi”
La regina della nevi sorrise sorniona e commentò sibillina:
“non mi sorprende che tu e Castiel andiate d’accordo. Avete in comune più cose di quanto immaginiate”
Erin la guardò interrogativa, sentendo sulle spalle le mani di Iris che la spingevano nella prima sala.
 
Il museo era suddiviso in numerose stanze, piene di luce e molto spaziose. Ogni studente era stato munito all’ingresso di un’audioguida rappresentata da un lettore mp3. Una voce registrata, piuttosto nasale e monotona, li avrebbe guidati nel percorso tra le varie opere.
All’inizio Erin provò a prestare attenzione alla spiegazione ma il tutto le sembrava così freddo e didattico che spense il dispositivo, se lo mise in tasca e cominciò ad aggirarsi a caso per le stanze, senza soffermarsi su nessun’opera in particolare. La sua fretta di andarsene era tale da distanziare le sue amiche che invece osservavano scrupolosamente ogni quadro e scultura.
La ragazza si guardò attorno e notò che non era stata l’unica ad aver abbandonato le cuffie. Trevor, poco più avanti, insieme ai suoi amici stavano discutendo del torneo di basket di febbraio incuranti del professore della 5^C che li invitava ad ammirare le opere d’arte.
Mentre Erin osservava quella scena, una voce alle sue spalle la chiamò e si trovò di fronte Miss Joplin:
“non ti hanno dato l’audioguida all’entrata?” indagò la donna.
Erin arrossì a disagio. Quell’insegnante era troppo in gamba per sorbirsi le sue bugie.
“il fatto è che…”
Cogliendo l’imbarazzo della ragazza, la donna completò:
“non sei molto interessata all’arte”
La studentessa annuì ma la donna, anziché propinarle una tiritera sul fatto che si stava privando di una preziosa opportunità per la sua formazione culturale, le confessò sottovoce:
“se è per questo siamo in due. Non vedo l’ora di uscire da qua”
Erin rise per la sfrontatezza di quell’eccentrica insegnante. Non lo riteneva possibile, ma in quel momento scoprì di ammirarla ancora di più. Sentiva una sorta di sintonia tra di loro per modo di fare della donna nei suoi confronti.
Arrivò la professoressa Robinson ed Erin ne approfittò per allontanarsi.
Dopo qualche considerazione generale sull’andamento della visita, Miss Robinson commentò:
“Erin è una ragazza molto interessante. Mi dispiace però che Castiel non sia venuto in gita. Dopo il disegno che mi ha portato l’altro giorno ero curiosa di vedere in che rapporti sono quei due”
Miss Joplin sorrise ripensando alla conversazione che aveva avuto appena il giorno precedente con la collega.
 
“Jane disturbo?” chiese Miss Joplin facendo capolino nell’aula di arte. Con sollievo notò che la stanza era deserta e la collega era da sola, circondata da disegni.
“ah sei tu! Entra entra” la accolse l’artista.
“sono venuta a chiederti se ti va un caffè. Ho appena scoperto di non avere lezione in 3^ C” la informò la scienziata.
Miss Robinson ispezionò i fogli sparsi sulla cattedra e, dopo una breve esitazione, disse:
“certo. Però prima voglio farti vedere una cosa” e cominciò a frugare in quella montagna di carta alla ricerca di un foglio in particolare. Mentre era affaccendata in quella ricerca, Miss Joplin sorrideva per quella collega così disordinata ed eccentrica.
“guarda qua” le disse quest’ultima porgendole un disegno. Miss Joplin lo accolse tra le mani e lo scrutò.
“con questi capelli mi viene in mente una sola persona” riflettè osservando attentamente il ritratto “Erin Travis, della 4^ C”
“esatto” rispose soddisfatta la Robinson.
La collega le restituì il foglio senza capire cosa la donna volesse sentirsi dire.
“perché me l’hai mostrato?”
Miss Robinson si alzò e, guardando teneramente il ritratto replicò:
“l’ha fatto Castiel”
“in effetti non è proprio il massimo come disegno” rise la Joplin che era a conoscenza delle inesistenti capacità artistiche del ragazzo.
“sì ma non è la tecnica che mi ha colpito” chiarì l’altra “ma come ha realizzato certi dettagli” le spiegò la donna.
Miss Joplin riprese tra le mani il disegno, incuriosita da quel commento e ispezionò più approfonditamente l’immagine, cercando ciò che le era sfuggito dalla prima occhiata superficiale. Dopo qualche secondo però ammise rassegnata:
“mi dispiace Jane ma non ci arrivo. Cos’ha di particolare questo ritratto?”
Miss Robinson  sospirò e finì di ammucchiare gli altri disegni rimasti sul tavolo:
“osservando come sono stati disegnati i capelli, le ciglia, la bocca… sembra quasi che chi ha realizzato questo disegno sia innamorato del soggetto che ha ritratto”
 
Dopo che si era allontanata dalle due insegnanti, Erin trovò un corridoio secondario, seminascosto da un pesante tendaggio. Incuriosita, lo percorse ritrovandosi in una stanza più piccola rispetto alle altre del museo. Le venne il dubbio di essere finita in un locale in cui l’accesso al pubblico era vietato ma da una rapida occhiata in giro, niente le lasciò intendere di aver infranto qualche regolamento. Rassicurata, cominciò a scrutare i quadri, con lo stesso disinteresse e rapidità che aveva adottato fino a quel momento. Lesse qualche nome qua e là inciso sulle targhette metalliche ma nessuno di questi le risuonò familiare e ciò contribuì ad incrementare la sua apatia.
Stava ormai per fare dietro front e ricongiungersi al resto della comitiva quando un insieme confuso di colori la attirò. Focalizzò lo sguardo contro un quadro che non aveva visto e inclinò la testa, come se quella diversa angolazione le avrebbe aiutato a capire.
Il dipinto era di dimensioni medie e con una cornice modesta. In esso era rappresentata una donna dal viso afflitto e rigato dalle lacrime. I capelli si impastavano con esse e con la terra che si sollevava del suolo secco e polveroso. La posizione era incurvata in avanti, la testa affossata nelle spalle, quasi alla ricerca di protezione e conforto.
Nel complesso l’espressività e la drammaticità di quel volto aveva una carica emotiva tale da commuoverla.
 “ti piace?”
Erin sobbalzò: in primo luogo poiché era così assorta da non accorgersi della figura che era avanzata e si era messa alle sue spalle e in secondo luogo perché quella figura apparteneva a Nathaniel.
Gli auricolari dell’audioguida erano abbandonati sul collo del ragazzo e da essi non proveniva alcuna voce. In un primo momento la ragazza pensò che si trattasse di un guasto ma conoscendo Nathaniel avrebbe richiesto un altro lettore mp3.
Intanto il ragazzo si avvicinò alla targa metallica e memorizzò il nome dell’autore.
“è… molto bello” borbottò confusa. Con quella semplice domanda, il ragazzo l’aveva spiazzata. Le aveva parlato come se non avesse avuto motivo per non farlo.
“già”
Rimasero in silenzio ma mentre Erin era alla disperata ricerca di qualcosa da dire, Nathaniel osservava interessato il dipinto, studiandone ogni dettaglio.
Non sembrava badare alla presenza della ragazza che dal canto suo non sapeva come comportarsi.
“questa donna ha un che di dignitoso non ti pare?” commentò dopo un po’ il ragazzo senza staccare gli occhi dal quadro.
“ma se sta piangendo…” obiettò Erin con poca convinzione. Non si intendeva di arte e muoversi in un terreno che non conosceva la faceva sentire insicura anche delle proprie impressioni.
“sì, ma non lo fa davanti all’altra persona. Gli dà le spalle vedi?” le illustrò Nathaniel, indicando una sagoma indefinita alle spalle del soggetto principale.
Erin spostò lo sguardo nel punto descritto e realizzò la presenza di quel dettaglio che non aveva avuto il tempo di cogliere: a diversi metri di distanza dalla donna, quella che sembrava una figura umana, si stagliava contro un cielo dai colori dell’alba.
“non capisco se si sta allontanando da quella persona o se le si sta avvicinando” commentò Erin tra sé e sé.
Il biondo annuì e sorrise, decidendosi finalmente a guardare la sua interlocutrice. Quanto le erano mancati quegli occhi dolci e amorevoli. Si sentì sciogliere dalla gioia e un inaspettato amore per l’arte la pervase. Avrebbe passato ore a parlare con lui di quel dipinto.
 “fa parte del fascino del quadro. Ci puoi costruire una storia” riflettè Nathaniel “e poi guarda che dettagli nei capelli. È incredibile per un dipinto del 1300”
Mentre parlava, Erin spostò per un attimo lo sguardo sull’audioguida che il ragazzo continuava ad ignorare e quest’ultimo si sentì in dovere di giustificarsi:
“detesto questi cosi. Quando guardo un quadro ho bisogno di silenzio e pace attorno a me. Passerei ore in un museo come questo. Alcuni dipinti hanno qualcosa da raccontare se si ha la pazienza per osservarli. I dettagli tecnici o storici li trovo sui libri o su internet”
Ecco che ci ricascava: Nathaniel non poteva fare a meno di essere così maturo e affascinante. Non era un ragazzo come gli altri della sua età. Per esprimersi non usava solo la testa: ci metteva anche il cuore.
Erin sorrise debolmente. L’atmosfera tra di loro sembrava così assurdamente irreale: non capiva perché Nathaniel avesse abbandonato improvvisamente ogni ostilità e stesse fingendo che tra di loro non ci fosse stata alcuna discussione.
Vedendola così silenziosa il ragazzo però sembrò ricordare gli eventi recenti e le conseguenze che avevano lasciato dietro di sé. Aveva abbassato la guardia senza rendersene conto. Gli era bastato entrare e vederla là da sola, talmente affascinata da quel quadro da non accorgersi del suo arrivo. Aveva aspettato un minuto prima di distrarla e in tutto quel tempo Erin era rimasta immobile davanti a quella donna fatta di tela.
Gli aveva fatto tenerezza e l’istinto di tornare a parlarle serenamente aveva preso il sopravvento.
“ah siete qui?”
I due ragazzi si voltarono di scatto verso la porta della stanza da cui faceva capolino Miss Robinson:  
“gli altri sono più avanti, cercate di non restare troppo indietro” si raccomandò.
“arriviamo” soggiunse Nathaniel. Camminò a grandi passi, allontanandosi alla svelta da Erin, senza rivolgerle nemmeno un’ultima occhiata.
La ragazza invece, rimasta sola nella stanza, si voltò per l’ultima volta verso il quadro e pensò:
“non lo vedì Nathaniel? Siamo proprio come i due personaggi di questo quadro: non riesco a capire se ti stai avvicinando o se ti stai allontanando da me”
 
Dopo la visita al museo, i professori concessero due ore libere agli studenti, che Erin, Iris e Rosalya pensarono di trascorrere al parco lì vicino. Il posto era spazioso e nonostante l’inverno imminente, la vegetazione era ancora abbastanza folta e sugli alberi qualche foglia dorata resisteva tenacemente.  
Le tre amiche non furono le uniche a scegliere quel luogo per passare quel paio d’ore: diversi gruppetti si erano seduti su ciò che rimaneva del manto erboso e si intrattenevano chiacchierando e mandando messaggi.
“e così ti ha detto solo questo?” chiese Iris delusa, dopo che Erin le aveva riferito della sua fugace conversazione con il biondo. Erin strappò un ciuffo d’erba ormai ingiallito, mentre Rosalya era intenta a sistemare la treccia della rossa.
“non è male come inizio. Vuol dire che il nostro Nath sta abbassando le difese” fu la semplice riflessione dell’aspirante stilista, seguita da un occhiolino.
“il fatto è che non riesco più a parlare spontaneamente con lui. Non so come dirlo ma… è come se si fosse rotto qualcosa” spiegò Erin abbattuta “mentre eravamo da soli in quella stanza mi sono sentita… in imbarazzo” ammise, passando a torturare un eroico fiore che era sbocciato in una distesa di erba.
Iris sorrise e replicò dolcemente:
“davvero non l’hai ancora capito Erin?”
L’amica sollevò lo sguardo confusa:
“tu sei innamorata di Nathaniel” completò la rossa, posando la propria mano su quella dell’amica per interrompere il martirio del fiore innocente.
Erin aprì la bocca ma le parole le morirono all’istante.
 
Innamorata di Nathaniel.
 
Non che non si fosse mai interrogata prima suoi sentimenti per il biondo. Ne aveva sempre apprezzato le numerose qualità e perdonato i pochi difetti, ma non riusciva a capire se nell’insieme tutto ciò avesse scatenato qualcosa nel suo cuore.
A Castiel aveva detto di essere confusa a riguardo, e fu quello il termine che riportò anche alle sue amiche.
“non lo so Iris… sono confusa, specie dopo questa stupida lite” farfugliò Erin, abbracciando le ginocchia al petto e facendosi piccola piccola “oggi, mentre eravamo lì, da soli in quella stanza, ho sentito che il tempo si fermava. Lui mi fa sentire così… in pace con me stessa”
Rosalya si sistemò un ciuffo ribelle e guardando teneramente quell’amica insicura osservò:
“questo vorrà pur dire qualcosa, non ti pare?”
La ragazza arrossì mentre un gruppo di ragazzi si stava avvicinando al loro trio. Davanti a tutti figuravano Trevor e Liam, uno studente della 5^C.
Erin intuì le intenzioni del compagno di squadra e di classe e accantonò il pensiero di Nathaniel per prepararsi a mantenere fede alla promessa fatta in palestra il giorno prima.
Dietro ai due ragazzi, comparivano altri due suoi compagni di classe: Scott e un certo Gas, la cui origine del soprannome era ignota a tutti, compreso al diretto interessato.
“in che piano sono le vostre stanze?” chiese Erin, facendosi ombra in viso con la mano.
“al quarto, come voi. Ci hanno messo in una stanza da quattro anche se la Joplin non era molto d’accordo” riconobbe Trevor.
“infatti come un mastino si è acquattata in quella accanto alla nostra” osservò Liam.
“con quei capelli ricorda più un cocker” obiettò Trevor ridendo e la sua battuta strappò un sorriso alle ragazze che non faticarono ad immaginare le preoccupazioni avanzate dalla loro insegnante a mettere nella stessa stanza due individui come Liam e Trevor, notoriamente scalmanati.
“cercate di non distruggere la stanza anche quest’anno” si raccomandò scherzosamente Iris.
“sai che non mi ricordo più come era successo?” rispose Gas, inarcando le sopracciglia e fissando gli amici.
“Liam si era arrampicato sull’armadio per catturare lo scoiattolo che era entrato ed era saltato sul letto, sfondando le assi” riepilogò sbrigativamente Trevor che non staccava gli occhi di dosso ad Erin, aspettandosi che gli presentasse l’algida ragazza seduta accanto a lei che non aveva manifestato il minimo interesse per quella conversazione.
Cogliendo la trepidazione del ragazzo, Erin aspettò che calasse il silenzio per passare alle presentazioni:
“Rosalya questi sono Trevor, Gas, Scott e Liam”.
Rosalya fece un cenno silenzioso con la mano mentre i ragazzi si accomodavano sul prato. 
Trevor rimase ben presto deluso dai modi freddi e distaccati dell’oggetto del suo desiderio, delusione che sfociò nel più completo “arido vero” quando scoprì che la sua relazione con Leigh andava alla grande.
Il gruppo cominciò a chiacchierare del più e del meno, con i ragazzi che cominciarono ad insistere affinchè le tre amiche andassero nella loro stanza quella notte.
“e se ci scoprono?” chiese Iris con apprensione.
“non preoccupatevi. Pensiamo a tutto noi” la rassicurò Trevor, battendosi una mano sul petto. In quel momento vide passare da lontano Kim. La ragazza era da sola e teneva in mano una borsetta di plastica con il marchio di una nota ditta di supermercati.
“ehi Phoenix!” urlò, chiamando l’amica per cognome “dove sei andata?”
Kim si avvicinò, percorrendo con le lunghe gambe la distanza che la separava dal gruppo.
Si sedette accanto a Trevor, lasciando che la borsetta si accasciasse al suolo e finalmente rispose:
“mi sono dimenticata della roba a casa… sono andata a comprarla qua”
“tipo?” indagò Trevor allungando il collo verso la borsetta misteriosa.
Kim la accartocciò all’estremità, difendendola dall’invadente curiosità dell’amico e rispose secca:
“fazzoletti”
Trevor stava per protestare, quando la mora si rivolse alla sua compagna di squadra:
“allora Erin… come va con la caviglia oggi? Al club non hai potuto sforzarla molto”
Quell’interesse sincero sorprese la ragazza che esclamò:
“ormai non sento più nulla… è completamente guarita”
“ah giusto, avete il torneo di basket” ricordò Scott “quando inizierete?”
“beh intanto dobbiamo aspettare di avere la conferma di essere stati presi” chiarì una voce alle loro spalle. I presenti si voltarono e si trovarono di fronte Dajan.
Il ragazzo trovò posto tra Liam, suo compagno di classe e Kim. Una volta incrociate le gambe, si accese una sigaretta e venne imitato da Liam e Trevor.
“non è sicuro che parteciperete al torneo?” chiese Gas sconcertato.
“la preside dice che le vittorie che abbiamo ottenuto gli anni precedenti nelle competizioni nazionali ci rendono più che qualificati. Diciamo che la probabilità di passare la selezione è talmente alta che sarebbe stato stupido non cominciare subito l’allenamento per il torneo” spiegò Dajan.
“potremo venire ad assistere alle partite?” chiese Iris eccitata.
“immagino di sì. Il problema sarà che, essendo una competizione a livello nazionale, potremo finire in ogni angolo del paese. Almeno credo” ragionò Dajan. Quella notizia da un lato deluse i futuri spettatori, mentre dall’altro gasò i giocatori che cominciarono ad entusiasmarsi all’idea di poter girare il paese.
“beati voi. Salterete qualche lezione per questa storia del torneo”  sospirò per l’appunto Gas.
 
A parecchi metri di distanza dal gruppo, il solitario duo composto da Ambra e Charlotte, parlottava seduto elegantemente su una panchina:
“proprio non ci arrivo” stava dicendo Charlotte “con due come noi a disposizione, ti pare che quegli idioti debbano riunirsi tutti là da quella Travis? Cos’avrà di speciale poi?”
Anche Ambra era di cattivo umore per le mancate attenzioni maschili.
“se fosse venuto Castiel probabilmente in questo momento sarebbe seduto là, accanto a quell’acciuga piatta e sfigata” malignò Charlotte, stuzzicando l’amica.
Ambra però sembrò non prestare attenzione a quel commento. Tra le nove persone sedute davanti a lei, il suo sguardo si concentrava su un unico soggetto.
Aveva un sorriso spontaneo, degli occhi che brillavano ogni volta che qualcuno le rivolgeva la parola e quando camminava, anche se la bionda non l’avrebbe mai ammesso, aveva un’eleganza unica: Erin riusciva a calamitare attorno a sé le persone, che diventavano i pianeti di un sistema di cui lei era il sole.
Non doveva sforzarsi per attirare l’attenzione, né mettere in mostra il suo fisico, per altro meno attraente di quello prosperoso della bionda, eppure da quando quella ragazza aveva messo piede nel suo liceo, una parte dell’universo studentesco sembrava essere uscito dal caos, per realizzarsi in un modello ordinato. La timida e anonima Iris era diventata molto più aperta e spigliata, Castiel aveva cominciato a frequentare regolarmente le lezioni mentre Rosalya l’asociale era riuscita a trovare nuovi amici. Buona parte dell’ex gruppo di suo fratello si era ricomposto e tutto da quando era arrivata quella ragazza.
Nathaniel poi tornava a casa di ottimo umore come non lo vedeva da mesi. Solo negli ultimi tre giorni qualcosa non andava tra lui ed Erin ma l’assenza di un vero rapporto fraterno le impediva di conoscere i dettagli di quella faccenda. Quando la ragazza era andata da lei, nell’affannoso tentativo di rintracciare suo fratello, Ambra non solo non aveva aperto bocca ma aveva gioito interiormente: era gratificata dal fatto che, per una volta, anche Erin Travis avesse dei problemi.
“quanto mi dà sui nervi quella sfigata” petulava Charlotte nel tentativo di provocare una reazione in Ambra.
La mora era una persona subdola, più di quanto non lo fosse la sua bionda amica. Cattiva e codarda, Charlotte gioiva della sofferenza altrui ma temeva troppo le conseguenze delle sue azioni per sporcarsi le mani. Aveva imparato quindi a manovrare Ambra, per farle commettere dispetti e dire cattiverie che addossavano principalmente sulla bionda l’etichetta della “stronza”.
Ambra si alzò silenziosamente e Charlotte esultò tra sé e sé per l’ennesimo successo dei suoi tentativi. Mentre la seguiva, ripensò con sadico piacere alla punizione che aveva scontato Ambra appena una settimana prima: l’umiliazione di vederla pulire la scuola l’aveva ripagata di tutte le volte che si era vista mettere in ombra da quella scomoda amica.  
Il suo rapporto con Ambra, per quanto assurdamente ipocrita, era dettato dalla necessità: erano entrambe sole. Con il loro carattere (e cattiveria) era impossibile trovare qualcuno che fosse così sciocco da ricercare la loro amicizia, tranne l’ambiziosa Lin che ammirava lo stile sfarzoso delle due ragazze.
La cinesina però proveniva da una famiglia di origini umili se comparate a quelle di Ambra e Charlotte. Infatti il padre di Lin gestiva un piccolo ristorante orientale i cui guadagni, seppur sufficienti a mantenere la famiglia, non erano compatibili con le spese folli che la figlia avrebbe voluto concedersi (e che talvolta si concedeva) per stare al passo delle due amiche. 
Ambra continuava a camminare spedita verso il gruppo. Non sapeva di preciso cosa avrebbe fatto una volta lì.
Nei momenti come quelli voleva solo prendersela con qualcuno per non prendersela con sé stessa.
 
Davanti a sé, Erin vide Scott e Gas alzare il capo così si voltò per vedere l’oggetto del loro interesse.
Constatò con orrore la presenza di Ambra seguita dalla sua sanguisuga di nome Charlotte.
“avete da accendere?” chiese la bionda innocentemente, allungando una sigaretta.
Dajan si tolse la propria dalle labbra e le avvicinò l’estremità rovente.
Il cilindro di tabacco si infiammò e Ambra potè godersi l’inebriante fumo che perfuse i suoi polmoni. Nessuno aveva salutato le due ragazze e questo bastava a confermare che il loro arrivo non era stato gradito.
“ho sentito che ti eri slogata la caviglia” dichiarò Ambra in direzione di Erin.
La ragazza sentì su di sé gli occhi di Iris: la rossa voleva evitare che l’impulso dell’amica la cacciasse nuovamente nei guai.
“sono già guarita” replicò secca Erin.
Nessuno si stupì di quel tono freddo da parte della mora poiché dopo lo scherzo delle extencion, tutta la scuola era al corrente del rapporto burrascoso tra le due.
Più precisamente, proprio grazie a quell’episodio, Erin aveva conquistato la simpatia di chi non sopportava Ambra; in altre parole Erin era diventata l’idolo della scuola.
“sarei curiosa di sapere come hai fatto a farti male. Anche se non faccio fatica ad immaginarlo. Dopo aver visto la partita contro Castiel, sembra che tu abbia la prontezza di un bradipo” malignò la bionda mentre Charlotte ghignava trionfante.
“è molto migliorata dopo quella volta” la contraddisse spazientita Kim, che in quanto ex-membro del club di atletica, era stata presente durante quella sfida.
Ambra la guardò sprezzante, non tollerando quell’intromissione.
Erin invece aveva sorriso beffarda.
Nei momenti come quello, quando Ambra cercava di provocarla ed umiliarla, sentiva il corpo scosso da brividi di eccitazione. Non riusciva a non reagire a quegli attacchi e la sua impulsività la rendeva cieca alle conseguenze.
Con un ghigno sornione in viso che ricordava molto una tipica espressione di Castiel, Erin commentò:
“visto che parli di prontezza, sappi che ho fatto ginnastica artistica da piccola”
Tra i presenti arrivò qualche apprezzamento che Ambra non gradì.
Determinata a voler umiliare la sua nemica, la bionda rilanciò:
“scommetto che ora non sapresti fare neanche una ruota ora”
I ragazzi guardarono Erin eccitati da quello scontro verbale mentre le ragazze sperarono che non fosse causa di ulteriori guai per l’amica.
Erin si morse il labbro inferiore, evidentemente divertita dalla situazione. Alzandosi in piedi, fronteggiò Ambra e la sfidò:
“scommetti?” e sotto gli occhi avidi di colpi di scena dei presenti, si spostò da loro di qualche metro.
L’ex ginnasta era talmente concentrata che non si accorse dell’interesse che aveva destato tra le altre persone presenti nel parco quel giorno. Tra di queste c’erano alcuni degli studenti in gita e primo tra tutti Nathaniel, che non le aveva staccato gli occhi di dosso.
Nel frattempo Ambra aveva analizzato lo spazio circostante e qualcosa aveva attirato la sua attenzione. Grazie alla sua mente calcolatrice e brillante, macchinò un’idea che concretizzò con la frase:
“forza mettiti qui” stabilì, indicandole un punto a poca distanza da lei vediamo cosa sai fare”
Erin acconsentì, posizionandosi accanto ad Ambra.
Altro che ruota.
L’avrebbe lasciata a bocca aperta quella vipera. Sperò che i muscoli non la tradissero nonostante fossero un po’ fuori esercizio.
Il livello di adrenalina saliva sempre più, unito alla consapevolezza di avere gli occhi dei suoi amici puntati su di lei.
Indietreggiò di dieci passi, fece una rincorsa ed eseguì una velocissima rondata seguita da uno spettacolare flic all’indietro.
Aveva sentito esplodere applausi e urla di apprezzamento da ogni parte e si era sentita ancora più carica. Tuttavia quando i suoi piedi cercarono il suolo erboso non lo trovarono: come aveva astutamente calcolato Ambra, l’orgogliosa Erin non si sarebbe limitata ad una semplice ruota e volendo strafare, avrebbe finito per percorrere una distanza tale da farla finire nel piccolo stagno del prato.
Erin perse l’equilibrio e mentre cadeva, intravide le facce dei ragazzi, alcune stupefatte, altre preoccupate per la sua incolumità:
“Attenta!” urlarono in coro Iris e Rosalya, manifestando tutta la loro ansia.
Erin si portò le mani dietro la schiena nel tentativo di attutire un ormai inevitabile urto. L’acqua melmosa le bagnò i pantaloni e per sua fortuna il punto in cui era caduta era profondo appena una decina di centimetri. Una volta che fu chiaro che non si era fatta male, sentì crescere delle umilianti risate ma più di tutte le diede fastidio fu quella di Ambra.
“ahahah Travis, quanto sei impedita! Una ginnasta dovrebbe sapere calcolare lo spazio che ha a disposizione” la derise la bionda a voce alta, assicurandosi che tutti la sentissero.
Troppo ferita nell’orgoglio per replicare, Erin si limitò a lanciarle lo sguardo più feroce che le fosse possibile. Quanto ad intelligenza non c’era dubbio: Ambra la batteva. Lei era stata talmente presa da quella sfida da non considerare l’ostacolo che quella vipera le aveva messo davanti. Un viscido rospo saltava a poca distanza dalla ragazza che fortunatamente non ne era terrorizzata.
“dovresti approfittare di questo stagno per trovare il principe azzurro. Quel rospo laggiù mi sembra un buon partito” la canzonò la bionda, guardandola dal basso verso l’alto.
Iris accorse ad aiutare Erin, mentre Rosalya era scattata in piedi e si era diretta verso la bionda.
Da quando erano arrivati i ragazzi, non aveva aperto bocca ma di fronte a quella scena non riusciva a trattenersi:
“senti un po’ tu bionda. Vedi di darci un taglio” la minacciò.
Ambra si voltò verso la ragazza la cui bellezza era irraggiungibile persino per una come lei.
“sennò che mi fai?” la sfidò, avvicinando sfacciatamente il viso a quello di Rosalya. Quest’ultima si schioccò le nocche delle mani, in un gesto tipicamente belligerante:
“vuoi vedere?” la sfidò beffarda.
“oh, rissa tra ragazze!” esclamò Trevor eccitato.
Iris ed Erin guardarono Rosalya preoccupate. Aveva uno sguardo determinato ed eccitato. Se non l’avessero fermata avrebbe davvero alzato le mani sulla bionda.
 
“Rose non fare la stupida”
 
Nathaniel si era avvicinato alle due contendenti e aveva appoggiato la mano sulla spalla dell’amica. Quel contatto agì da calmante su quest’ultima che però non potè trattenersi dal continuare a fulminare con lo sguardo Ambra. Erin ed Iris aveva già notato come il ragazzo esercitasse una certa influenza sulla loro amica in occasione di un’uscita serale di qualche settimana prima.
Rosalya era una persona tosta, se aveva un obiettivo lo perseguiva con tenacia e nessuno le poteva far cambiare idea. Nessuno tranne il biondo.
Ambra frattanto si allontanava infastidita, indirizzando un rimprovero al fratello impiccione:
tu farti i cazzi tuoi mai, eh Nath?”
Avrebbe ricevuto volentieri un pugno da quella tipa se questo avrebbe comportato una nota di demerito per la nuova amichetta di Erin.
 Nathaniel aveva ancora la mano appoggiata sulla spalla di Rosalya e la scostò via, senza però staccarle gli occhi di dosso:
“ti saresti messa nei guai” la ammonì per giustificare la propria intromissione.
“dì piuttosto che avevi paura che rovinassi il visino della tua sorellina” sbuffò la ragazza, incrociando le braccia al petto.
“pensa ad aiutare Erin ad asciugarsi, piuttosto che fare a botte” le consigliò Nathaniel e dopo aver lanciato un’occhiata fugace alla ginnasta finita nello stagno, si allontanò.
Erin aveva osservato quella scena senza battere ciglio.
Eccolo là, il suo principe azzurro. Accorso al momento del bisogno e smaterializzatosi improvvisamente.
Nonostante la figuraccia dello stagno, Erin si riunì al gruppo che non tardò a farle dei complimenti:
“Porca trota Erin, non sapevo fossi così brava! Ma quanti anni di ginnastica hai fatto?” le chiese Trevor ammirato.
“un po’” rispose vaga la ragazza mentre cercava di allontanare le gocce di acqua dalle gambe. Nonostante la temperatura quasi invernale e i pantanloni fradici, non sentiva freddo: ribolliva letteralmente dalla rabbia.
Chiese ad Iris qualcosa per asciugarsi ma Trevor fu più svelto e sequestrò la borsetta di Kim con i fazzoletti che la ragazza aveva detto di aver acquistato.
Frugò il contenuto e appena sentì il contatto con una confezione di plastica la tirò fuori porgendola ad Erin:
“toh, prendi qua”.
Se il ragazzo fosse stato dotato di un maggior spirito di osservazione, avrebbe intuito che l’amica gli aveva mentito quando aveva dichiarato di aver acquistato dei comuni fazzoletti.
Le ragazze riconobbero immediatamente il marchio di assorbenti intimi mentre per i ragazzi ci volle qualche secondo in più.
Trevor rimase con il braccio a mezz’aria, dal quale Kim, con la velocità di un predatore, sfilò via il suo personale acquisto.
“idiota” sibilò diventando paonazza. Ripose la scatola nella borsa, sentendo su di sé gli occhi dei presenti.
Si trattava di comuni assorbenti ma per una persona estremamente riservata e pudica come lei erano una fonte di imbarazzo. Casualmente sollevò lo sguardo e incrociò quello di Dajan accanto a lei. Il ragazzo arrossì, un po’ a disagio mentre Kim sprofondava maggiormente nella vergogna.
In momenti come quello cominciava ad insultare mentalmente il pagliaccio che considerava suo amico: Trevor.
“ma mi avevi detto di aver preso i fazzoletti” si giustificò quest’ultimo ma lo sguardo minaccioso della mora zittì ogni sua protesta.
Erin nel frattempo aveva rimediato un fazzoletto offerto da Iris e cercava di darsi un’asciugata.
“è meglio se passo in hotel. Non posso venire in giro in queste condizioni. Con questo freddo poi non si asciugherà mai” considerò.
Si staccò quindi dal gruppo e raggiunse Miss Joplin che, fortunatamente era rimasta anche lei in quel parco. La professoressa la accompagnò all’alloggio dove Erin si cambiò in fretta e furia per poi tornare ad unirsi al resto della classe.
Durante il tragitto, l’insegnante le ricordò la tappa successiva della giornata:
“andremo all’orto botanico. È uno dei più grandi della zona orientale”
Erin alzò gli occhi al cielo. Non si era resa conto di quanto le uscite di quella gita fossero compatibili con le cose che meno la interessavano: l’arte e le piante. Visto che buona parte di quelle proposte erano scaturite dal segretario delegato, Erin si chiese se Nathaniel si fosse impegnato per farle detestare quel primo giorno.
 
L’entrata dell’orto era delimitata da un arco in stile romanico e la professoressa Joplin spiegò che era stato progettato sulla base di un orto presente in una famosa città del Nord Italia.
Iris era su di giri. Trascinò le due amiche in ogni angolo del giardino, riuscendo addirittura ad affascinare le ragazze con le sue spiegazioni dettagliate.
“sai un sacco di roba sulle piante” commentò Trevor ammirato, sentendo la voce di Iris. La ragazza annuì orgogliosa e toccò ad Erin ricordargli che stava parlando con la presidentessa del club di giardinaggio.
“e questo che cos’è?” chiese Rosalya avvicinandosi ad un fiore bellissimo, dai petali bianchi.
Iris stava per risponderle ma Trevor la anticipò:
“è una passiflora detta comunemente fiore del frutto della passione. È stato introdotto dall’America Latina. Ha molte applicazioni in campo terapeutico”
Le ragazze guardarono il cestista ammirate e stupite, ma ci pensò Scott a smontare l’amico:
“l’ha appena letto sul dépliant”
“ma sta zitto” lo rimbeccò prontamente Trevor che vedeva così sfumare l’occasione di guadagnare qualche punto agli occhi delle ragazze.
Iris notò la comparsa di un sorrisetto furbo sul volto di Rosalya che infatti si rivolse a lei:
“secondo te se me lo prendo, si arrabbia qualcuno?”
Erin rise per quell’impudenza mentre Iris sbiancò per poi montare su tutte le furie. Mentre la presidentessa del club di giardinaggio rimproverava Rosalya, ad Erin venne spontaneo un parallelismo: per certi versi quella ragazza era molto simile a Castiel; entrambi erano irascibili e tremendamente orgogliosi ma, sotto quella scorza, nascondevano atteggiamenti dolci e protettivi. Probabilmente proprio perché erano così simili talvolta non riuscivano ad andare d’accordo.
Non che Erin credesse a fenomeni paranormali quali la telepatia, ma quando sentì il proprio cellulare vibrare ebbe un sussulto esagerato. Pensò immediatamente a lui e quando realizzò che la sua sensazione era corretta il cuore accelerò i battiti e per un attimo si sentì disorientata.
 
CASTIEL: allora Rapunzel la caviglia cm va?
 
La ragazza non potè fare a meno di sorridere per quella premura, che giungeva con tempismo a conferma della conclusione a cui era appena giunta. Magari Castiel poteva non avere i modi educati e signorili di Nathaniel, ma a modo suo, qualche volta, riusciva ad essere gentile e premuroso.
 
ERIN: una meraviglia. Pensa che poco fa ho provato a fare un’acrobazia ma sono finita in uno stagno -.-‘
 
Aspettò la risposta, sapendo di aver fornito all’amico il pretesto per burlarsi di lei. Invece il messaggio che le arrivò la spiazzò:
 
CASTIEL: ti sei fatta male?
 
Quella domanda l’aveva disorientata. Era convinta che a quel punto l’avrebbe punzecchiata con una qualche battutina acida, giusto per farla ricredere sulla premura che si celava dietro al primo messaggio. Invece era sinceramente preoccupato per lei e ciò la lusingava e al contempo la confondeva.  
 
ERIN: sono ancora tutta intera. Adesso siamo all’orto botanico :S
 
CASTIEL: ti starai divertendo un sacco
 
Erin sorrise divertita, riconoscendo in quella frase il Castiel di tutti i giorni e rispose:
 
ERIN: risparmiami il sarcasmo e togliti quel sorrisetto beffardo!
 
CASTIEL: e come sai che ce l’ho?
 
ERIN: sei prevedibile Ariel…. Ormai conosco il  mio pollo;)
 
CASTIEL: chicchirichì
 
Erin scoppiò a ridere, attirando l’attenzione delle due amiche bisticcianti. Iris era convinta di essere riuscita a far desistere l’altra dal suo vandalico intento ma non appena venne distratta dalla risata di Erin, Rosalya strappò furtivamente il fiore per metterselo in borsa.
“che ti prende?” chiese la rossa ad Erin.
“niente, niente. Castiel. Il solito scemo” borbottò Erin divertita, scuotendo il capo.
 
Iris riuscì a trasmettere la sua passione per i fiori anche alle altre due, raccontandolo loro aneddoti e curiosità. Anche Miss Joplin e il professore della 5^ C la sentirono e si complimentarono per la sua preparazione.
Prima di concludere la visita, Erin si staccò dal gruppo per cercare Nathaniel e ringraziarlo del suo intervento nel sedare la lite tra Rosalya e Ambra.
Cercando il biondo però, incappò nella sorella che era intenta a discutere con Charlotte:
“quanto vorrei fumare in questo momento!”
“a chi lo dici” sospirò Ambra, accarezzando una foglia della pianta di cacao.
Erin sollevò lo sguardo, stizzita dalle abitudini insalubri delle due ragazze: erano circondate dal verde e la loro preoccupazione era inebriarsi di nicotina.
“sei stata tu Charlotte a incastrare la porta finestra della nostra stanza? Ho provato a chiuderla, ma era bloccata”
“no, era già così quando siamo arrivate... beh ma lo spazio per uscire sul terrazzo ce l’abbiamo. Se fossimo due balene come Grace allora sì sarebbe un problema” spettegolò la mora, imitando con le mani la forma di un sedere ingombrante. Ambra scoppiò a ridere e commentò:
“beh, possiamo anche lasciarla così, tanto siamo al quarto piano, non corriamo rischi”
Erin si allontanò, tornando al suo proposito: cercare Nathaniel.
Il giardino botanico però era talmente grande che, combinato al suo pessimo senso dell’orientamento, la ragazza si trovò al punto di partenza, con Iris e Rosalya che le chiesero dove fosse stata.
 
Sulla strada del ritorno per l’hotel, gli studenti insistettero per fermarsi nuovamente al parco in cui si erano stati dopo la visita al museo poiché nelle vicinanze c’erano negozi dove acquistare souvenir.
Mentre Iris era intenta a scegliere un regalo per il fratellino, Erin aveva la testa da un’altra parte.
Il suo cervello macchinava idee e pensieri ad un ritmo serrato.
L’occhio le cadde su un assortimento di statuine a forma di animali e tra di essi individuò l’idea che stava cercando disperatamente.
Chiamò a sé Rosalya e le due cominciarono a confabulare, approfittando della distrazione di Iris.
“però Rose, mi raccomando. Non dire nulla ad Iris. So già che non sarà d’accordo” si raccomandò Erin.
Rosalya si portò la mano in fronte assunto la posizione di un ufficiale militare rispose:
“roger!”
“allora io vado. Tu coprimi nel caso” disse Erin allontanandosi mentre l’amica la guardava trattenendo a stento una risata allegra.
Non si era sbagliata sul conto di quella ragazza. Erin era davvero una tipa tosta.
 
Una volta tornati in hotel, gli studenti si recarono nelle loro stanze per prepararsi per la cena.
Rosalya ed Erin insistettero affinchè fosse Iris la prima a farsi la doccia e la rossa accettò volentieri. Una volta uscita dal bagno, toccò a Rosalya così, rimaste sole, lei ed Erin poterono chiacchierare un po’:
“sai non pensavo che Rosalya fosse così simpatica. Una volta che entri in confidenza con lei è una persona divertente” ammise Iris asciugandosi i capelli.
In quel momento sentì una sorta di muggito e si voltò disorientata.
“che è stato?” chiese Iris allarmata.
Erin la guardò interrogativa e Iris insistette:
“Non l’hai sentito? Era un rumore strano…”
“non mi pare. Forse saranno stati dei rumori della stanza accanto” ipotizzò Erin guardando la parete.
“magari me lo sono immaginato” liquidò la questione Iris e tornarono al loro argomento di conversazione.
“Rosalya mi piace molto come persona. Infatti credo abbia certi lati del carattere che la accomunano a Castiel” ammise Erin.
“hai ragione. Proprio per questo bisticciano di continuo. Sono troppo simili” concluse Iris.
Dopo qualche minuto anche Rosalya uscì dal bagno. L’asciugamano in testa era avvolto come un turbante e un grande asciugamano le fasciava la vita, lasciandole scoperte le gambe affusolate.
In quel momento suonarono alla porta ma la ragazza anziché nascondersi pudicamente, andò ad aprire sfrontata.
Si trovò di fronte Trevor che alla vista di quel bendidio divenne paonazzo ed il suo livello di testosterone si innalzò immediatamente.
“ti serve qualcosa?” gli chiese Rosalya tranquillamente.
Erin ed Iris erano rimaste sconvolte e sconcertate dalla tranquillità e dalla compostezza con cui la ragazza si presentava di fronte al loro compagno di stanza:
“è-è per stasera” balbettò Trevor “per farvi venire da noi dico” farfugliò guardando l’incavo del seno di Rosalya che per l’appunto, ebbe l’impressione che il ragazzo stesse parlando con le sue tette:
“la mia faccia è qui” gli ricordò, indicandosela.
Le due amiche sorrisero divertite, rassegnandosi a quei modi così estremi della loro compagna di stanza.
Dispiaciuto di dover sollevare lo sguardo, Trevor rimase inchiodato da quegli occhi felini. Troppo in difficoltà ed in imbarazzo, concluse:
“ci mettiamo d’accordo a cena” e si allontanò in fretta e furia, mentre l’oggetto del suo desiderio chiudeva placidamente la porta.
“non credo dovremo andare” cominciò a dire Iris che era la più responsabile del trio. Era preoccupata per le conseguenze di ciò che sarebbe successo se i professori le avessero beccate ad ubriacarsi nella stanza dei ragazzi. Inoltre sapeva che Erin non gradiva l’alcol, ragion per cui optò per una decisione da persona matura.
“sono d’accordo” concluse Rosalya, sorprendendo la rossa. Quella che doveva essere la più scalmanata del trio si era rivelata sua alleata. Erin non mosse alcuna obiezione quindi Rosalya sentenziò:
“stasera ce ne stiamo buone buone a spettegolare” e facendo l’occhiolino alle ragazze aggiunse “e poi c’è la via cavo”
 
Durante la cena, i professori comunicarono ai ragazzi che avrebbero fatto la ronda per i corridoi per evitare ogni problema. Miss Joplin, che era famosa per essere una donna di parola, promise che chiunque fosse stato beccato in una stanza che non fosse la propria, sarebbe finito dalla preside una volta rientrato al liceo. La donna, astutamente, si era fatta assegnare la stanza accanto a quelle degli elementi più indisciplinati e, passando accanto a Trevor e Liam sussurrò loro:
“se questa notte non chiuderò occhio, domani me la prenderò con voi”
Rosalya riuscì a convincere un dispiaciutissimo Trevor della sua assenza e di quella delle sue amiche, adducendo come scusa la preoccupazione per la minaccia della Joplin. Detto da una che in quella stessa giornata era stata sul punto di fare a botte, risultava poco credibile, ma Rosalya aveva la stessa capacità di persuasione di suo fratello Lysandre.
Per tutta la cena, Erin lanciò occhiate fugaci a Nathaniel, nella speranza che lui le ricambiasse, ma sembrava sempre troppo preso dalla conversazione con i suoi amici.
Delusa per quella infruttuosa giornata, al termine della cena salì in camera accompagnata dalle due ragazze e dopo aver fatto le due a forza di ridere e chiacchierare, si misero sotto le coperte.
 
Verso le tre meno un quarto, Erin si alzò e si avvicinò alla porta finestra che dava sul terrazzo. La loro stanza era completamente immersa nel buio e solo il chiarore della luna le permetteva di distinguere la sagoma dei mobili ed evitare di urtarli.
“Iris?” bisbigliò sottovoce “Iris?” ripetè ma la risposta le arrivò da Rosalya.
“si è addormentata”
“ottimo”
Anche Rosalya si alzò dal letto e le due si diressero in bagno.
Quando uscirono Erin teneva in mano qualcosa di scuro e flaccido.
Le due ragazze si avvicinarono quatte quatte alla porta finestra che Rosalya cercò di aprire facendo il minor rumore possibile.
Iris si mosse, facendole sobbalzare; rimasero immobili nell’oscurità e ben presto si tranquillizzarono, vedendo che l’amica era ancora abbandonata alle braccia di Morfeo.
Uscirono sul terrazzo e dopo essersi guardate, annuirono in sincrono.
Erin lanciò sul terrazzo accanto al loro l’oggetto che teneva tra le mani e se le strofinò poi l’una contro l’altra.
“che schifo, vado a lavarmi le mani”
“adesso non ci rimane che sperare che entri” commentò Rosalya e le due rientrarono nella stanza.
 
Ad Ambra bastavano dei rumori minimi per svegliarsi: aveva un sonno molto leggero. Lo diventava ancor di più quando poi dormiva fuori casa.
Avvertì un rumore indistinto, una sorta di lamento gutturale  e maledì dentro di sé Charlotte. Se la ragazza avesse cominciato a russare, lei avrebbe passato la notte in bianco.
Era ancora intontita dal sonno quando quel verso si ripetè, seguito da una sorta di tonfo.
“quegli idioti. Ubriacarsi così in gita” pensò tra sé, incolpando la compagnia di Trevor a cui, era sicura, si fosse aggiunta anche Erin e la sua gang.
Lei e Charlotte invece non erano state invitate da nessuno e avevano trascorso la serata da sole, chiuse in quella stanza di hotel, ben al di sotto degli standard a cui entrambe era abituate quando viaggiavano.
Stava per riprendere sonno quando qualcosa di pesante le saltò in grembo.
Terrorizzata dalla paura, accese tremante la luce, non capendo se fosse un sogno o la realtà.
Quando la debole luce artificiale illuminò la pelle viscida e melmosa della creatura davanti a lei, Ambra lanciò un urlo agghiacciante. Scaraventò le coperte all’aria, e con esse l’orribile rospo dagli occhi neri con cui si era trovata faccia a faccia.
Svegliata di soprassalto da quelle grida, anche Charlotte aveva acceso la propria luce e riuscì appena a intravedere la sagoma della terribile creatura che le centrava in pieno viso.
“AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH!!!” strillò anch’essa saltando giù dal letto, agitando il corpo come in preda a spasmi incontrollabili nel tentativo di levarsi quel mostro. Involontariamente la mano le cadde sul tasto per le emergenze e un suono acuto si propagò nella stanza.
Tremando come foglie, le due ragazze si chiusero a chiave nel bagno della loro stanza, accucciandosi accanto alla vasca.
Inevitabilmente buona parte dell’hotel era stato svegliato da quelle urla.
Iris era balzata dal letto con la tachicardia mentre da ogni parte si sentivano serrature sbloccarsi e gli inquilini delle stanze uscire allarmati in pigiama.
La prima che accorse fu Miss Joplin, in vestaglia e con i capelli in disordine.
Bussò violentemente alla porta delle ragazze, gridò allarmata:
“RAGAZZE! CHE SUCCEDE?!?”
Anche il personale era accorso, in fretta e furia.
Iris aveva acceso la luce della stanza convinta di trovare le due amiche spaventate quanto lei, invece le due erano ancora sepolte dalle coperte.
Quando si avvicinò loro per svegliarle, sorpresa del fatto che fossero ancora addormentate, sentì un verso sommesso da parte di Erin.
Scostò la coperta e trovò l’amica raggomitolata su sé stessa nel tentativo di soffocare un sogghigno incontrollabile. Venuta allo scoperto, Erin abbandonò ogni resistenza e si lasciò andare ad una risata fragorosa. Seguì a ruota Rosalya che si sbellicò al punto da cadere dal letto.
“ma che avete?” chiese Iris basita.
Erin e la sua complice ci misero un po’ a riprendersi e a riuscire ad articolare una frase completa. Finalmente resero partecipe anche Iris del loro diabolico piano di vendetta, di come Erin fosse andata a recuperare il rospo dallo stagno, l’avesse nascosto prima in borsa, poi nel terrazzo dentro una scatola, successivamente in bagno ed infine l’avessero lanciato sul terrazzo di Ambra, sapendo che la loro porta finestra era aperta.
Ridendo a intermittenza, Erin riuscì a giustificarsi:
“ho pensato che non saresti stata d’accordo Iris. Quindi ho dovuto tenerti all’oscuro”
“infatti non sono d’accordo” confermò la rossa incrociando le braccia al petto “non hai imparato proprio niente dalla settimana di punizione?”
Erin tornò seria e replicò:
“hai ragione. Questa volta non devo farmi scoprire” e si nascose sotto il letto, fingendo di dormire mentre Rosalya tornava a scompisciarsi dal ridere.
Le risate della ragazza scemarono all’istante quando sentirono la voce di Miss Joplin dall’altro capo della porta. Iris sbiancò e anche Erin cominciò ad agitarsi. Non Miss Joplin. Qualunque professore, ma non lei.
Rosalya allora spense la luce e diede precise indicazioni:
“Iris rimettiti a letto, tu Erin rimani zitta. Me la sbrigo io” ordinò.
Si apprestò a dare dimostrazione del fatto che non era membro del club di teatro solo in veste di costumista: si arruffò i capelli, si stropicciò gli occhi e, controllandosi allo specchio, fece un finto sbadiglio. Era pronta per la commedia.
Riuscendo ad emulare una voce rauca dal sonno, Rosalya andò ad aprire la porta:
“oh, è lei prof. Abbiamo sentito delle urla che ci hanno svegliato di soprassalto. Si può sapere cosa è successo?”
Dietro alla Joplin, c’erano Charlotte e Ambra che la incenerivano con lo sguardo. Nonostante i capelli arruffati, l’assenza di trucco Rosalya era magnifica. Lo stesso non si poteva dire delle altre due: una senza extencion l’altra senza make up erano molto meno attraenti.
Oltre alle tre donne, Rosalya notò molti curiosi, tra studenti e ospiti dell’hotel che erano rimasti in corridoio, troppo eccitati per tornarsene a letto.
“siete state voi” ringhiò Ambra.
 “noi?” ripetè Rosalya con finto stupore  “a fare cosa?” aggiunse con ingenuità altrettanto artefatta.
La sua espressione risultò sinceramente sorpresa e innocente, convincendo la professoressa che tornò a guardare insicura le due studentesse:
“avete prove per accusarle?”
Ambra e Charlotte rimasero per un attimo senza parole e poi la bionda replicò:
“sono le uniche che potevano farlo. Il nostro terrazzo comunica con il loro. E poi Erin ce l’ha a morte con me”
“questo non ti dà il diritto di accusarci” la zittì Rosalya, incrociando le braccia al petto “poi scusa. Stai qui a dire che siamo state noi, ma ancora non ho capito cosa abbiamo fatto” aggiunse Rosalya sempre più spazientita e irritata, come lo sarebbe stata una persona ingiustamente accusata.
Sentendo la voce melodiosa di Rosalya, la porta dei ragazzi si aprì e uscì Trevor, ubriaco fradicio:
“ehi Rose!” la chiamò barcollando verso di lei poi cercando di mettere a fuoco biascicò “oh che peccato!” commentò deluso “niente asciugamano” farfugliò scuotendo la testa.
Era talmente brillo da accorgersi solo in un secondo momento dell’insegnate accanto a sé:
“oh, bella lì prof! Viene a fare festa con noi?” la invitò allungando una bottiglia di vodka.
A quella frase Gas uscì dalla stanza e trascinò dentro Trevor borbottando:
“non si preoccupi prof, lo mettiamo sotto la doccia e domani è come nuovo” la rassicurò alla velocità della luce, in preda all’agitazione.
La donna sospirò, abituata a quel genere di scene.
“con questa storia abbiamo svegliato tutto il piano e probabilmente anche tutto l’hotel. Però come vedete adesso devo occuparmi dei vostri compagni. Passerò sopra a quello che è successo dal momento che non ci sono prove per accusare nessuno. Tornate a dormire” e detto questo si guardò attorno rivolgendosi agli spettatori delle altre stanze:
“qui non c’è niente da vedere. Mi scuso con gli altri ospiti per l’inconveniente” e raggiunse la stanza dei ragazzi, pronta a dar loro una bella strigliata.
Gli ospiti tornarono delusi nelle loro stanze ma Rosalya, Ambra e Charlotte non si mossero dalla soglia della porta.
“non pensare di essere più furba di me White” le ringhiò contro.
A quel punto Erin si alzò da letto. Non poteva lasciare che fosse Rosalya a combattere la sua battaglia.
Affiancò l’amica ed esordì:
“Ambra, ti decidi a dirci cos’è successo? È tardi e vorrei dormire”
Gli occhi della bionda diventarono due fessure e si avvicinò minacciosa alla mora.
“non finisce qui Travis. Lo sai benissimo cosa hai fatto”
Erin sorrise beffarda e alzando il mento con atteggiamento di sfida replicò canzonatoria:
“sul serio Ambra. Dimmi cos’è successo. Forza… sputa il rospo”
A quella parole Ambra e Charlotte divennero paonazze e Rosalya, non riuscendo a trattenere le risate per quella battuta, sbattè loro la porta in faccia.
Lei ed Erin si accasciarono a terra dal ridere e a quelle risa si sommarono inevitabilmente anche quelle di Iris.

 
 
 
NOTE DELL’AUTRICE:
Ecco un capitolo che spero vi abbia divertito. Mi sento in dovere di anticiparvi che probabilmente sarà l’ultimo scherzo che Erin farà ad Ambra per cui volevo chiudere in bellezza, anche se, parlando di rospi, direi in bruttezza (pessima battuta scusate -.-‘’).
Questa volta non mi dilungherò molto in questo spazio, se non per ringraziarvi per le ultime recensioni:). Le leggo sempre troppo volentieri XD.
Alla prossima!!
 

 
 
 
 
 
  
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