Cap VII
Gli occhi osservavano impietriti quel vecchio pazzo che, nonostante l’età e la stanchezza combatteva accanitamente contro i suoi droidi di guardia; erano soldati perfetti quelle macchine, nessuna paura, nessuna esitazione, fedeli fino alla morte, completamente sottomessi a lui, composti da una lega plastica quasi indistruttibile, armati di raggi a particelle, dotati di un elaboratore personale e di uno centrale, in grado di prevedere le mosse del nemico, e di anticiparlo. Osservava quelle meraviglie della tecnologia fatte a pezzi da un vecchio pezzo di legno e da un uomo ancora più vecchio; e in cuor loro ebbero paura, e ripensarono a una scena, avvenuta molti anni prima, una scena remota e quasi dimenticata, eppure sempre rimasta presente nella sua mente, anche se a livello inconscio.
“Erano in una piazzetta, era un caldo pomeriggio di inizio estate sulla Terra, e i due occhi e un altro ragazzo stavano parlando animatamente seduti su una panchina.
«Ti dico che non è possibile, è una cosa che va contro le più profonde leggi fisiche! Non puoi tramutare questo foglio di carta in un gatto, sono formati da elementi troppo diversi, nessuno è in grado di trasformare i loro atomi! » «Certo che no! È ovvio che è impossibile, non ci proverei nemmeno!»
«E allora, come pensi di fare!??»
«Beh, ovvio, modificherei l’essenza, sarà poi lei a fare il resto! Aspetta, ti faccio vedere!» Il secondo giovane, con dei biondi capelli lunghi e gli occhi verdi, appoggiò un lungo bastone di legno fresco, appena tagliato, sul foglio di carta, chiuse gli occhi, si immerse nell’essenza, nell’anima del foglio e, lentamente, la prese, se la passò fra le mani della mente, la plasmò a suo piacimento, ci diede la forma che voleva, in quel caso, quella di un gatto. Poi riaprì gli occhi, lasciando che l’essenza modificata rifluisse nel corpo originario, operando le modifiche per cui era stata riplasmata. Dopo pochi attimi il foglio si contorse, fino a diventare un piccolo gatto rossiccio, con il pelo lungo, il muso un po’ schiacciato e le gambe storte.
«Ok, non è un gran che come gatto, però sono solo all’inizio, è già una fortuna che il gatto non sia morto… però vedrai, in un paio di mesi sarò in grado di plasmarne uno bellissimo e in perfetta forma. Quello tienilo tu se vuoi.».
Il giovane dagli occhi verdi si alzò sorridendo, e se ne andò.” Che fine aveva poi fatto quel gatto? Quegli occhi si ricordavano di averlo tenuto con loro, incuranti del brutto aspetto del felino; quell’animale gli era sempre rimasto accanto, almeno fino a quando non aveva ricevuto la maledizione. Le due iridi marroni erano sicure che fosse morto quella volta… ed effettivamente, cercando di ricordare, era così, rammentavano di aver visto il corpo senza vita del gatto, di un colore violaceo malato, crollare a terra e rimanere immobile. Probabilmente qualche drone della pulizia lo aveva buttato nei rifiuti.
Il crollo della paratia li riscosse dai loro ricordi, e una voce gioviale, una voce che non sentivano da molto tempo disse: «Quanto tempo che non ci si vede, fratello.»
*****
Gli occhi osservavano impietriti quel vecchio pazzo che, nonostante l’età e la stanchezza combatteva accanitamente contro i suoi droidi di guardia; erano soldati perfetti quelle macchine, nessuna paura, nessuna esitazione, fedeli fino alla morte, completamente sottomessi a lui, composti da una lega plastica quasi indistruttibile, armati di raggi a particelle, dotati di un elaboratore personale e di uno centrale, in grado di prevedere le mosse del nemico, e di anticiparlo. Osservava quelle meraviglie della tecnologia fatte a pezzi da un vecchio pezzo di legno e da un uomo ancora più vecchio; e in cuor loro ebbero paura, e ripensarono a una scena, avvenuta molti anni prima, una scena remota e quasi dimenticata, eppure sempre rimasta presente nella sua mente, anche se a livello inconscio.
“Erano in una piazzetta, era un caldo pomeriggio di inizio estate sulla Terra, e i due occhi e un altro ragazzo stavano parlando animatamente seduti su una panchina.
«Ti dico che non è possibile, è una cosa che va contro le più profonde leggi fisiche! Non puoi tramutare questo foglio di carta in un gatto, sono formati da elementi troppo diversi, nessuno è in grado di trasformare i loro atomi! » «Certo che no! È ovvio che è impossibile, non ci proverei nemmeno!»
«E allora, come pensi di fare!??»
«Beh, ovvio, modificherei l’essenza, sarà poi lei a fare il resto! Aspetta, ti faccio vedere!» Il secondo giovane, con dei biondi capelli lunghi e gli occhi verdi, appoggiò un lungo bastone di legno fresco, appena tagliato, sul foglio di carta, chiuse gli occhi, si immerse nell’essenza, nell’anima del foglio e, lentamente, la prese, se la passò fra le mani della mente, la plasmò a suo piacimento, ci diede la forma che voleva, in quel caso, quella di un gatto. Poi riaprì gli occhi, lasciando che l’essenza modificata rifluisse nel corpo originario, operando le modifiche per cui era stata riplasmata. Dopo pochi attimi il foglio si contorse, fino a diventare un piccolo gatto rossiccio, con il pelo lungo, il muso un po’ schiacciato e le gambe storte.
«Ok, non è un gran che come gatto, però sono solo all’inizio, è già una fortuna che il gatto non sia morto… però vedrai, in un paio di mesi sarò in grado di plasmarne uno bellissimo e in perfetta forma. Quello tienilo tu se vuoi.».
Il giovane dagli occhi verdi si alzò sorridendo, e se ne andò.” Che fine aveva poi fatto quel gatto? Quegli occhi si ricordavano di averlo tenuto con loro, incuranti del brutto aspetto del felino; quell’animale gli era sempre rimasto accanto, almeno fino a quando non aveva ricevuto la maledizione. Le due iridi marroni erano sicure che fosse morto quella volta… ed effettivamente, cercando di ricordare, era così, rammentavano di aver visto il corpo senza vita del gatto, di un colore violaceo malato, crollare a terra e rimanere immobile. Probabilmente qualche drone della pulizia lo aveva buttato nei rifiuti.
Il crollo della paratia li riscosse dai loro ricordi, e una voce gioviale, una voce che non sentivano da molto tempo disse: «Quanto tempo che non ci si vede, fratello.»
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Chiedo scusa a tutti i lettori per la lunghezza del capitolo, però ho preferito farlo corto ed evidenziare il rapporto fra i due personaggi piuttosto che seppellirlo in mezzo a molte altre cose (non preoccupatevi, nel prossimo tornerò alla lunghezza standar).
Ne approfitto inoltre per ringraziare Aurelianus per i consigli che mi ha dato e che spero continuerà a darmi!
Ne approfitto inoltre per ringraziare Aurelianus per i consigli che mi ha dato e che spero continuerà a darmi!
Buona lettura a tutti!