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Autore: Aimondev    03/08/2014    1 recensioni
L'umanità è a rischio estinzione.
Ogni giorno Zeus distrugge una polis Greca.
Ermes è stato assassinato.
Nelle forge di Efesto è in lavorazione un'armata di colossi più grandi di qualsiasi edificio umano.
Esseri mostruosi fuoriescono dalle loro spoglie mortali affermando che l'inizio di una nuova era è cominciato.
Il mondo è già stato sconvolto ma adesso Klearcos, l'assassino più abile di tutta la Grecia, sa per cosa combattere.
Genere: Avventura, Drammatico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'alba degli eroi senza nome'
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Oreste rimase di stucco. Il suo volto olivastro impallidì.
I battiti del suo cuore fermarono per un attimo.

“Hai detto…Elettra di Micene? Stai mentendo.”
“Non ne avrei motivo.”
“Stai mentendo!!” 

Gli occhi di Oreste si riempirono di furore. Sguainò la spada e caricò il Falcone Nero.
Se fosse mai stato in grado di procurare danno a Sideris, non lo avrebbe mai potuto sapere poiché Pilade, Almo e Cercione si frapposero.
Cercione lo immobilizzò da dietro. Pilade e Almo gli bloccarono le braccia.

 “Accidenti cugino, calmati, ti prego! Non è il momento.  Se non manteniamo la calma avremmo perso in partenza, lo capisci questo?”
Pilade ora teneva stretto il suo volto tra le mani.
Oreste si accasciò seduto a terra. Piangeva.

“Elettra…Mi faceva avere sue notizie ogni mese, per anni… Poi smise di farlo all’improvviso. Non avrei mai creduto…Speravo…”
Ci furono attimi di silenzio. Poi si riprese.

“Che fine fanno coloro che contengono questo potere?”
“credo che i CONTENITORI periscano all’estrazione”

Oreste non disse più nulla.
Soter strinse i pugni.

“Se le cose stanno così, devo partire adesso! Non permetterò che Pandora…”
“Se partissi ora, non otterresti nulla. Troverai solo morte. Occorrono diversi giorni agli Olimpici per assorbire tutto quel potere. Devono applicare delle procedure lunghe. Abbiamo ancora tempo prima della morte dell’ospite. Abbiamo alcuni giorni.”

“Ogni secondo è importante” Ribatté Soter.

“E dove andresti? Vorresti recarti da solo sulla cima dell’Olimpo? Non faresti neppure in tempo ad avvicinarti prima di essere ridotto a un cumulo di cenere.
Tutto ciò che ci rimane, siamo noi stessi, lo capisci? Il mondo intero è alla nostra ricerca. Se qualche guardia cittadina, attratta dalle nostre luci, vedesse dei peregrini muoversi di notte s’insospettirebbe immediatamente. Ci darebbero la caccia e questa è l’ultima cosa che vogliamo.
Capite da voi che la situazione è critica. Non possiamo permetterci di scontrarci tra noi. Dobbiamo superare i nostri attriti per la salvezza. L’unico modo è raccogliere i vessilli di tutti gli eserciti.”

“Ma come possiamo noi pochi guerrieri in una tale impresa?...” chiese Aristomene e continuò  “…Ogni città è divisa tra rivoluzionari e fedelissimi delle divinità.”

 Ho un piano per riunire un’armata. Ma ho bisogno del vostro aiuto. Partirete domani, alle prime luci dell’alba.”

Dopo che Sideris ebbe illustrato le fasi della sua strategia, i superstiti allestirono esigui vettovagliamenti in quella zona. Erano abbastanza modesti da permetter loro di riprenderseli e ritirarsi velocemente in caso di avvistamento nemico.  Non prepararono neppure un braciere per combattere il freddo notturno.
L’orso Orico era scomparso tra le tenebre della foresta a caccia di selvaggina.

 Nessuno riuscì a trovare la serenità necessaria per assopirsi. Oreste si era isolato su un punto rialzato a contemplare l’infinità dell’orizzonte. Pilade e Aristomene stavano con i briganti Acheo, Ischi ed Elleno a ripeter loro le azioni del giorno che avrebbe seguito.  Almo e Cercione provarono a prendere sonno sulle proprie brande, ma senza alcun risultato.

 Sideris era rimasto a gambe e braccia conserte, come fosse in meditazione.
“Pensavo che quelli come te non avessero bisogno di dormire.” osservò Soter.

“Sto recuperando le energie. Ma non è da intendersi come la concezione di sonno che hanno gli umani, anche se il fine è lo stesso.” Rispose Sideris senza aprire gli occhi.

“Ho una domanda da farti. Quanto tempo fa sei stato creato dagli dei?”

“Il tempo è un concetto relativo, ma per come vuoi intenderlo…Le mie origini risalgono a prima della vostra storia”
Capisco. Dunque hai vissuto abbastanza da vedere rapiti e uccisi tutti i ‘contenitori’ prima di Pandora, giusto?” Chiese Soter curioso e provocatorio.
“E’ esatto.”

“E cosa hai fatto per impedirlo? Forse dormivi anche allora.” 

Se vuoi colpirmi con le tue parole, sappi che sprechi il tuo fiato. E’ una lunga storia. Troppo lunga perché sia narrata e recepita in una sola notte, e non abbiamo tempo. Ti basti solo sapere che perseguo questa missione dai tempi di Elena di Troia. Sia lei che Elettra di Micene furono rapite per quanti sforzi potessimo fare.”

 “Se avevi la capacità di trasformarti e compiere ciò che ti ho visto fare, per quale motivo non lo hai fatto prima per difendere Pandora?”
Sideris rimase in silenzio per qualche istante. Guardò con intensità il palmo della propria mano.
“Prima non sapevo, ma ora ricordo.”
“Di cosa stai parlando?”
“Non avevo questa capacità prima che Deimos mi colpisse in testa distruggendo parte del mio cranio. Quel colpo deve aver annientato un…Limite che le divinità avevano imposto su di me prima che fuggissi dal loro dominio. Le mie reali capacità rimasero sopite per decadi... Prima di oggi.
Quando ogni speranza sembrava essere perduta, ecco che la sorte ricominciò a scorrere dalla nostra parte.”

Sideris fissò il suo interlocutore, poi lo sguardo cadde sull’armatura.

 “Le probabilità che Deimos distruggesse quel limite, senza intaccare le zone vitali del mio cervello erano infime. Le probabilità che tu sopravvivessi una volta ingoiato dal mostro erano altrettanto basse. Tutto ciò è accaduto affinché ti salvassi la vita.”

 Soter constatò la verità nelle sue parole. Il demone che faceva di lui il guerriero maledetto lo aveva salvato da morte certa riuscendo, questa volta più delle altre, ad annichilire un’altissima probabilità di morte.

 “Ragazzo tutte le volte che ci sei di mezzo tu le leggi della statistica vengono meno. Ho osservato il tuo scontro con Phobos prima che si trasformasse.  Anche allora ti salvasti dalla morte con l’ausilio del caso.
Credo ci sia qualcosa in te…Un’ombra gigantesca che neppure io riesco a sondare. Qualcosa di così sconosciuto e nascosto che persino gli Olimpici hanno ignorato.  Ma il mio è solo un vago presentimento derivato da ciò che non riesco a comprendere.”

 “Eppure non mi ha aiutato a salvare Pandora.”

“Se davvero questa cosa possiede una coscienza…Credo voglia unicamente che tu resti in vita, nient’altro.”

 La testa di Soter pulsava forte. Aveva combattuto intensamente quel giorno e i diversi chock che aveva subito lo avevano stremato.
“Sono stanco. Vado a riposare.”
Si diresse verso la propria brandina. Aveva intenzione di levarsi l’armatura ma la stanchezza tradì le proprie aspettative e crollando su di essa fu colto dall’abbraccio di Morfeo.

 

Uno strattone alla spalla lo fece ridestare. Con uno scatto felino si rivoltò puntando la spada alla gola di colui che aveva avuto l’ardore di scuoterlo in modo così brusco.

 “C-Calmati”  disse Acheo, il giovane che lo aveva svegliato. 

“Dobbiamo nasconderci! gli Innominati sono tornati!”
“Che cosa?!”

Si guardò intorno. Era ancora buio, ma gli altri erano tutti svegli e velocemente stavano riprendendo il proprio equipaggiamento per correre nella zona boschiva vicina. La sua attenzione ricadde verso l’orizzonte, in contemplazione di qualcosa che sarebbe arrivata presto. 
Dove?” Si rivolse al ragazzo.
“Lassù” 

Indicò un punto nero molto distante, tra le nubi, che andava contro vento. Vista la distanza e le spropositate dimensioni della figura non poteva di certo essere un uccello normale. Si chiese come avessero fatto a notare un particolare così piccolo nell’immensità della volta stellata in un’ora così tarda, poi ripensò alle nuove straordinarie capacità di Sideris.
Velocemente, prese la sua roba e segui il gruppo verso la foresta.

 Gli uomini erano appostati dietro dei robusti tronchi d’albero a controllare la situazione.
L’aria pareva tranquilla fin quando non si udirono dei forti stridii di rapace,
gli stessi emessi dagli ippogrifi nel precedente attacco. Gli urli animaleschi facevano sussultare gli animi. Ischi sobbalzò e Cercione gli pose una nerboruta quanto salda mano sulla schiena per calmare i suoi tremori.

Affacciandosi videro che l’essere volava basso come se fosse alla ricerca di qualcuno.  Ma l’intero accampamento era stato abbandonato e gli unici superstiti si nascondevano ora nella foresta. Come pensavano, la creatura era un ippogrifo.
Tutti i rivoluzionari nascosti trattennero il fiato. Soter strinse l’elsa della propria spada.

 “C’È QUALCUNO!?” gridò il misterioso cavaliere in groppa alla creatura.
Gli astanti nascosti rimasero in silenzio.
“Se c’è qualcuno mi risponda. Sono uno dei vostri. Ho delle notizie.” continuava a gridare.

 La voce effettivamente non era nessuna di quelle degli Innominati conosciuti da Soter e Sideris, ma ciò non avrebbe certo implicato nulla. Poteva essere un inganno per farli uscire allo scoperto.

Non sapendo come reagire i falchi guardarono tutti il Falcone, in attesa di un comando. L’uomo si affacciò quel che bastava per inquadrare il cavaliere volante. Dopo alcuni istanti uscì allo scoperto.

“Cosa fai? È rischioso!” protestò Soter. 
“È disarmato.” Rispose Sideris.  “Vestito solo di pelli e stoffa. Non ha nulla con cui minacciarci se non la bestia stessa. Non abbiamo motivo di preoccupazione.”

Come poteva averlo notato da quella distanza? Si chiese Soter. Poi si rispose da solo.
Il Falcone trascendeva ogni normale capacità umana e anche la sua vista era sovrannaturale.
Uno ad uno i soldati seguirono il loro capo, e infine anche Soter uscì dal nascondiglio.
Il cavaliere volante che li aveva individuati dopo un paio di larghe manovre atterrò sul punto più alto della zona rialzata attigua all’accampamento.

 La creatura , maestosa e imponente, dall’alto dei suoi cinque metri dominava l’intera vallata con lo sguardo.  Era uno stallone bianco di forme e proporzioni grandiose. Se anche avesse avuto delle dimensioni normali, sarebbe stato comunque e con ogni probabilità il maschio alpha di un branco. I suoi muscoli marmorei e madidi di sudore brillavano di una luce di surreale magnificenza sotto i pallidi raggi di una luna calante.  Il suo cavaliere dovette usare delle scale a pioli per scendere dal suo dorso.

L’ippogrifo scalciò e sbuffò chiaramente innervosito dalla presenza vicina dei rivoluzionari. Gli uomini guardarono la bestia con reverenziale timore. La sua magnificenza levava il fiato.

Calmati, PEGASO!” disse il cavaliere cercando di acquietare la sua bestia. Poi si voltò.
Aristomene lo riconobbe.

“Bellerofonte!”
“Comandante!”

Gli altri seguirono la scena, confusi. Aristomene spiegò “è uno stalliere sotto il mio comando, un allevatore di…Cavalli”.

Guardarono la maestosa belva alata che dacché pareva minacciosa e terribile poco prima, adesso, sotto la mano rasserenante del nuovo padrone appariva calma e mansueta.  Comunque i presenti si avvicinarono con cautela.

Aveva perso il suo cavaliere Innominato. Era come imbizzarrito, ma io sono riuscito a domarlo!” Spiegò Bellerofonte.

Incredibile…” fu la reazione di quasi tutti i presenti. Soter a cui, da Innominato, non era stato mai né concesso né mostrato nulla di simile restò senza fiato.
Persino Sideris rimase costernato. Per quanto tempo avesse vissuto su quel mondo, gli esseri umani alla fine trovavano sempre un modo per sbalordirlo. Rimase comunque composto.

“Hai detto che avevi delle notizie, recluta.” Esordì. “Parla

 Bellerofonte si mise sull’attenti davanti all’enorme mole del Falcone.

“Poco dopo lo scontro li ho seguiti…Gli Innominati intendo.”
“E cosa hai scoperto?”

Sono andati a Sparta. Nel palazzo di Ares. Sono rimasto a controllare la zona qualche tempo ma non si sono spostati di lì”

Sideris era confuso. Perché non portare la donna direttamente sull’Olimpo? Che piani avevano per lei? Non poteva dare nulla per certo ma comunque aveva ottenuto un' informazione che avrebbe dato loro un piccolo vantaggio.

“Ottimo lavoro.”

Si avvicinò al cavallo alato con una mano protesa, ma a pochi passi di distanza la bestia stridette minacciosa.
“Sembra proprio che la creatura riconosca solo te come padrone.” Disse Sideris al ragazzo.

Bellerofonte guardò la sua nuova cavalcatura orgoglioso dell’impresa compiuta.

Non è stato facile.” Commentò senza superbia  ma adesso io e Pegaso siamo grandi amici.” 
L’ippogrifo sbuffò.

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Parentesi anacronistiche 4:

Armamentario 3: la frusta di Varsos

Il manico della frusta è l’oggetto tecnologicamente avanzato di Varsos. Dalla punta di esso è possibile riprodurre fino a quattro proiezioni illusorie della stessa frusta. Il manico contiene il thong, cioè l’intero corpo della frusta, super-compresso al suo interno. Dall’impugnatura è possibile tramite un pulsante, estendere la parte superiore in modo proporzionale al tempo in cui lo si è lasciato premuto. Quando si rilascia, la frusta si stabilizza a quelle dimensioni

Ha una lunghezza massima che arriva a diversi chilometri.


  
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