Storie originali > Soprannaturale > Vampiri
Segui la storia  |       
Autore: Shiver414    04/08/2014    3 recensioni
L'amore sboccia come un fiore, un fiore dai petali bianchi, candidi, puri, macchiati dal peccato scarlatto della bramosia. Cos'è un vampiro? Un demone che gode nell'uccidere, nel cacciare. Ma cosa succede ad un vampiro che impara ad amare?
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Tadaaaan... Ecco il capitolo 8... In realtà è la one-shoot (e ricordo anche che era il vecchio prologo, che tra l'altro ho cancellato perché ne ho un altro in mente), un po' modificato... Ci sono dei momenti più dolci e belli tra Thomas e Angy u.u Quindi.... Grazie per la pazienza u.u
Un bacio,
la vostra adoratissima Shiver!

P.s. Adoratissima... Forse è esagerato ahahah 
Capitolo 8.
La verità.

 
Ero in pista. La musica rimbombava nel mio petto ad un ritmo frenetico. Avevo lasciato vagare la mia mente verso il nulla. Era vuota e così doveva restare per tutta la festa. I miei freni inibitori erano a briglia sciolta. Non perché volessi, ma perché ne avevo bisogno. Mi serviva per scacciare quella gelida sensazione che sentivo sulla pelle. Come se degli occhi stessero scandagliando con perversa accuratezza ogni cellula del mio corpo. Mi stava scavando dentro, sentivo quello sguardo muoversi tra le viscere.
Mi feci trascinare dal martellio insistente delle note e abbandonai il mio corpo. Mi muovevo, ballavo e più lo facevo più lasciavo che la folla mi inghiottisse.
Sentivo altri corpi intorno a me agitarsi, ogni volta che la loro pelle calda e sudaticcia mi sfiorava sentivo scivolare via la sensazione di gelo.
Sorrisi alla mia amica che per tutto il tempo tenne la mia mano ben salda nella sua e con sguardo ammiccante mi invitava a scatenarmi ancora di più. Risi a squarciagola. Una risata forzata, finta.
Mi fece un gesto. Aveva sete. Mi trascinò lontano dalla ressa e ci avvicinammo ad un bar improvvisato. Un ragazzo in canottiera tutto tatuato versava velocemente da bere nei bicchieri. C’era una fila interminabile ed io volevo tornare a ballare.
«Cosa vuoi?» Urlò la mia amica quando mancava ormai poco al suo turno.
«Acqua.» Dissi semplicemente. Lei alzò gli occhi al cielo e avanzò piano nella fila.
Mi guardavo attorno in cerca di visi familiari. In un angolino c’era un crocchio di ragazzi che chiacchieravano e ridevano tra di loro. Quasi tutti avevano un bicchiere in mano.. Li osservai.
Lanciai una rapida occhiata alla mia amica. Stava ordinando e flirtando con il barista. Ridacchiai. Quando mi voltai qualcuno mi urtò la spalla.
«Ehi, sta attento.» Dissi nervosamente massaggiandomi la spalla anche se non faceva male. Il ragazzo che mi trovai davanti non era sicuramente un tipo gentile ed educato. Lanciò una sequela di imprecazioni contro di me prima che due bodyguard intervenissero e lo trascinassero via.
«Ehi Angy.» La mia amica mi porse la bottiglietta d’acqua con un sorriso. Sembrava volesse dirmi qualcosa. «Vado a trovare un posto per sedermi, tu torna pure a ballare.» Non era da lei lasciarmi andare da sola.
«Giulia aspetta…» Scosse la testa con un sorriso malizioso dipinto sul viso e si immerse nella folla.
Ero rimasta sola e non sapevo che fare. Sicuramente in mezzo alla pista da ballo c’era qualcuno che conoscevo, ma al buio dubitavo di riuscire a distinguere le facce familiari. Vidi Lisa e altre ragazze che conoscevo, poco distante da me e mi affrettai a raggiungerle.
«Ciao Lisa.»
«Angy.» Mi abbracciò e poi tenendo ancora il braccio attorno al mio collo sorrise e mi fece un cenno con il capo. «Se sei sola vieni a ballare con noi.» Annuii grata di non dover restare sola.
Ridevo e ballavo. Ballavo e ridevo. Mi sentivo così leggera e allegra, sembrava che tutto quello che avevo sentito, che tutto quello che mi stava perseguitando da settimane all’improvviso fosse come sparito in una nuvola di fumo. Mi auguravo che non tornasse mai più.
Tesi le braccia al cielo quasi volessi raggiungere la luna che mi sorrideva da lassù. Era grande e pallida, tingeva di argento le cime degli alberi che circondavano quella specie di discoteca all’aperto.
 Il mio polso fu cinto dolcemente da una mano grande e calda che mi fece fare una giravolta. Mi ritrovai faccia a faccia con un ragazzo. Era alto, con i capelli scuri e gli occhi verdi. Thomas.
Sentii il panico salire dallo stomaco, artigliarsi alle viscere e salire lasciando dietro di se solo brandelli di carne. Un brivido salì ungo tutta la schiena e mi fece rizzare i capelli dietro il collo.
«Io sono Angelica. Qual è il tuo nome?» Ridacchiai. Mi ero avvicinata a lui per non urlare. Rise e mi strinse la mano stando al mio gioco. Fece un lieve inchino scherzoso e si portò la mia mano alle labbra. Sfiorò appena la pelle. Il suo respiro mi solleticò e stuzzicò appena.
«Thomas.» Aggiunse un sorriso. Troppe sensazioni contrastanti, ero attratta da lui ma ne avevo paura, tanta paura. Però era bello, davvero troppo bello.
Provocante e sensuale mi guardava sorridendo. Mi prese la mano e con un lieve strattone mi trascinò sempre più vicino a sé. Il mio corpo aderiva al suo, il mio respiro si mescolava con il suo. C’era qualcosa nel suo sguardo, sembrava… desiderio. Bruciante e inarrestabile desiderio, che mi attraversava il corpo come una scossa elettrica. Mi sfiorò la pelle nuda della schiena. Il suo tocco era rovente, rovente come la mia voglia di averlo.
Ero stretta tra le braccia dello stesso ragazzo che mi terrorizzava a morte. In quel momento, però, ogni cellula del suo corpo chiamava la mia. Certo era pericoloso, lo sentivo, ma non avevo paura. 
Mi fece roteare fino ad incontrarmi con il suo corpo. La sua mano sinistra era lievemente poggiata sulla mia spalla e la destra era stretta nella mia. «Sei bellissima.» Sussurrò al mio orecchio, sfiorandolo appena con le labbra. Arrossendo mi allontanai e ricominciai a ballare. «Potrei quasi innamorarmi di te per quanto sei splendidamente bella.» Fremevo. Le sue parole mi sciolsero il cuore e bastarono a farmi pensare che qualsiasi cosa volesse da me, non gliel’avrei negata. Era stupido pensarlo, ma sembrava quasi che un nebbia mi avesse offuscato a razionalità, pensavo solo a quanto sarebbe stato bello sentire il suo corpo nudo sul mio, pelle a pelle.
Presi un respiro profondo e un lampo di lucidità mi riportò alla realtà.
«Vieni.» Mi afferrò il polso prima che il mio cervello riuscisse ad elaborare cosa implicasse quella semplice parola. Mi trascinò con sé lontano dalla confusione. «Ti va se ce ne stiamo un po’ per conto nostro?» Un sorriso pericoloso affiorò sulle sue labbra.
«Aspetta non correre.» Ridacchiai seguendolo a stento. «Ho i tacchi, non riesco a correre.» Rise. Sembrava così… normale.
Uscimmo dal cancello principale e ci addentrammo in una zona isolata, senza lampioni.
Iniziavo ad avere un po’ di paura e forse non era stata una così buona idea seguirlo. Tirò fuori dalla tasca qualcosa. Un paio di chiavi. I fari di un auto si accesero poco dopo. Non l’avevo notata fino a quell’istante.
«Dove stiamo andando?» Mi aprì la portiera della macchina facendo un inchino per farmi entrare. Sorrise e i suoi occhi lampeggiarono di una strana, ammaliante luce.
Mi accomodai sul sedile e lui scivolò con eleganza al posto di guida.
«Ti porto a vedere un panorama che ti mozzerà il fiato.» Sorrise. Ok, era la cosa più stupida che avessi mai deciso di fare. Era pericoloso. Tremendamente pericoloso. Allacciai la cintura di sicurezza e cercai di calmarmi. Mi focalizzai sul suo respiro lento e regolare. Perché era così rassicurante essere lì con lui?
Guidò per circa mezz’ora. Mi guardò. Sul suo viso un sorriso sghembo e uno sguardo che sembrava dire “Sei pronta?”. Si fermò tra due alberi, davanti all’immensa distesa della città. Sembrava stessimo su una collinetta. Quando spense i fari mi resi conto di cosa intendeva con “mozzafiato”.
Le luci della città scintillavano nel buio e le stelle nel cielo erano più brillanti che mai. Rimasi a bocca aperta ammirando quello spettacolo. Scesi dall’auto. Thomas ridacchiava soddisfatto mentre si dirigeva verso il cofano. Ero talmente rapita che ignorai completamente quel che il ragazzo stava facendo lì dietro la macchina.
«Vieni.» Stese una coperta a terra e si accomodò. Tamburellò accanto a sé. Lo raggiunsi serena. Le ansie e le paure e quel senso di persecuzione era improvvisamente svanito.
Non so per quanto tempo restammo così, seduto l’una accanto all’altro senza nemmeno sfiorarci. D’ un tratto mi cinse le spalle con un braccio e mi trascinò con sé. Ero sdraiata con il viso verso la volta celeste. Thomas era sopra di me. Le sue ginocchia mi stringevano i fianchi e le sue mani erano poggiate poco più su delle mie spalle. Mi guardava famelico. Mi voleva.
Le sue labbra bramose lambirono le mie. I suoi baci erano così passionali da accendermi un fuoco dentro. Le mani toccavano la mia pelle desiderose sulla pelle nuda sotto il vestito. Sul seno sulla pancia tra le cosce e poi tornavano su, sfiorando tutti i punti più sensibili del mio corpo. Mi baciò a lungo e intensamente poi all’improvviso sentii la sua lingua sul collo. Un brivido di eccitazione scosse tutto il mio corpo. La sentivo calda e umida che assaporava la mia pelle. Mi abbandonai a quelle piacevole sensazioni chiudendo gli occhi e respirando a pieni polmoni il suo profumo.
«Mi fai male non mordere così forte.» D’un tratto quel lieve dolore si trasformò, divenne acuto e insopportabile, sentii quasi la pelle lacerarsi. Qualcosa di caldo colava mentre lui continuava a mordere. Ero spaventata, mi dimenavo ero pronta ad urlare, ma mi coprì la bocca con la mano. Il suo corpo mi teneva bloccata contro l’auto. Non riuscivo a capire cosa stava succedendo. Mi sentivo stupida per averlo seguito e ancora più stupida per aver pensato, per essermi illusa che forse gli piacevo davvero.
Quelle sensazioni che avevo provato dal primo momento nel salotto e nel bagno di Giulia, in casa mia, in piscina, anche alla festa. Dovevo seguire il mio istinto. Dovevo seguirlo sin dall’inizio.
«Thomas, per favore.» Piagnucolai contro la sua mano. Quando finalmente sollevò il capo soffocai un urlo di terrore. Le sue labbra erano sporche di un liquido scuro e i suoi occhi sembravano diversi, più malvagi. Mi girava la testa, ma dovevo riuscire ad andare via da lì.
«Ferma.» La sua voce era perentoria. Temevo cosa mi sarebbe potuto succedere se avessi provato a fuggire. Allora fissai gli occhi nei suoi e cercai di raccogliere tutto il coraggio che avevo. Comandai alle mie gambe di muoversi, ma non ci riuscii. Ero inerme sdraiata sulla coperta che fissavo il cielo e piangevo disperata.
«Ti prego.» Boccheggiai nel panico. «Non uccidermi.» Le braccia, che fino a poco prima mi avevano tenuto ferma, si allontanarono. Stava andando via. «Non andare.» Trovai la forza di dire solo quelle due parole. Ero sotto shock, ma volevo delle spiegazioni. Mi tremavano le mani. «Perché?» Mormorai tra i singhiozzi. «Perché proprio io?» Tornò accanto a me e sorridendo mi accarezzò il viso. Solo in quel momento mi resi davvero conto che erano soprattutto i suoi occhi a spaventarmi. La prima volta che lo avevo visto mi ero accorta della crudeltà nel suo sguardo. Ora la giada liquida delle sue iridi emanava un piacevole senso di rimorso e di dolcezza. «Quei complimenti, quei sorrisi, erano finalizzati a questo?» Ero stata stupida, mi ero lasciata ammaliare dalla sua gentilezza, dalla sua bellezza. In realtà era un uomo pericoloso. Scosse la testa.
«No, le pensavo davvero.» Non siamo in un libro o in un film queste cose non accadono nella vita reale. Lui… Era… Era un… E in quanto tale non poteva esistere, no? Quelli come lui non sono reali. Perchè però mi sentivo così? Solo quelle stupide ragazze nei libri si innamorano a prima vista di quegli sguardi. Io non… Non ero come loro. Mi piaceva leggere dei loro colpi di fulmine, però non poteva succedere a me.
«Che mi sta succedendo?» Singhiozzai. «Ti odio. Non puoi farmi questo. Non voglio esser più innamorami di te.» Lui mi guardava con gi occhi sgranati. Mi resi conto solo in quel momento del perché fosse diventato un’ossessione per me. Ero molto più che attratta da lui. Dalla prima volta che lo avevo visto dentro di me c’era un misto di gioia, dolore, paura, ma anche confusione. Confusione dovuta a quei sentimenti del tutto contrastanti.  «Non voglio sentire il mio cuore che batte forte.» Sicuramente stava pensando che ero una ragazza stana. «Mi hai illusa. Speravo che tu ti accorgessi veramente di me. Volevo che mi notassi ed è successo ma solo per questo.» Mi toccai il collo e con le unghie cercai di grattare via la sensazione delle sue labbra mentre beveva il mio sangue. «Sei solo un vampiro che gioca con la vita delle persone. Chissà quante persone hai ucciso.» Urlai mentre le lacrime scendevano copiose. «Ho ingannato me stessa tutto il tempo, ho cercato di autoconvincermi che non fossi veramente tu a perseguitarmi. Perché mi hai torturata?» Mi baciò. La sua lingua sapeva di sangue, ma c’era un qualcosa di dolce nel modo in cui accarezzava il mio viso.
«Ti ho notata dalla prima volta in cui ti ho vista a casa di Alex. Ammetto di essere un vampiro crudele e spietato, non ho mai esitato prima di uccidere qualcuno per potermene cibare. Ma tu… Tu sei del tutto diversa. Da quando ti conosco hai agitato dentro di me mille emozioni diverse. Avevo sete del tuo sangue, lo ammetto, ma quello sguardo così sicuro, quella risata così cristallina, quell’aura così celestiale che emani ha fatto tentennare il mio cuore così tanto da farmi credere che forse mi stavi cambiando. Ti odiavo per questo. Odiavo il fatto che non potevo illudermi di avere una relazione sana e normale con una ragazza, quindi ho pensato che l’unica soluzione fosse ucciderti. Ero venuto qui solo per questo ma vederti ballare e divertirti… Questa è la mia natura, non posso combatterla da solo. Fidati di me, per favore.» Aveva lo sguardo triste e malinconico. Credo che in quel momento fosse sinceramente umiliato e dispiaciuto di quello che era. «Avevo deciso di non ucciderti prima ancora di portarti qui, ma ho ceduto e me ne sono pentito. Non volevo morderti, né spaventarti, ma hai un profumo così invitante che non ho saputo resistere. Mi dispiace.» Mentre parlava continuava a tenere il mio viso stretto tra le sue mani. «Angelica, vuoi ancora dimenticare il tuo amore per me?» Scossi la testa. Avevo paura di lui, di quello che avevo visto nei miei sogni delle sensazioni contrastanti che avevo quando ero con lui, ma conoscevo la persona che era e forse prima o poi sarei riuscita ad innamorarmi anche di quel suo lato spaventoso. 
Non riuscivo a credere davvero che mi ero innamorata di lui. Era una cosa surreale. Impossibile.
Scoppiai di nuovo a piangere. Avevo così tanta paura. Non ero sicura che bastasse così poco per innamorarsi di una persona e soprattutto era impossibile pensare che mi fossi innamorata della persona che mi spaventava di più al mondo. 

Se arriviamo a 4 recensioni pubblico il prossimo capitolo u.u moooolto emozionante u.u Chissà che succederà tra Thomas e Angy... Secondo voi lei decide di restare con lui? Oppure non riesce ad accettare che lui sia un vampiro? O magari c'è qualche altro colpo di scena inaspettato... Mah chi lo sa u.u Mi state odiando?! Perdonatemi e vogliatemi bene *3* ahaha
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale > Vampiri / Vai alla pagina dell'autore: Shiver414