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Autore: POPster    06/08/2014    0 recensioni
Gerard dovette ammettere che sua madre aveva ragione: c'era un'aura particolare in quella casa. Era qualcosa di strano, ma poteva sentirlo. Si chiese chi ci abitasse prima, e perché l'avessero venduta.
Donna si voltò a guardarlo, dopo aver spalancato le imposte della grande finestra che dava sul vialetto d'entrata, e come se potesse leggergli il pensiero sorrise «Pensa che i vecchi proprietari l'avevano comprata da poco. Non hanno voluto dirmi perché l'abbiano messa in vendita. Dev'essere successo qualcosa di triste. Sembravano davvero giù di morale.».
Mikey, che era appena entrato in casa dopo aver recuperato il suo zaino dal portabagagli ed averci riposto dentro il suo lettore mp3 alzò gli occhi al cielo «Mamma, non cominciare con le tue storie di fantasmi, tragedie e spiriti, per favore!» disse guardandosi intorno.
Trovava quella casa alquanto inquietante. Lui non era come Gerard e sua madre. Quei due riuscivano a sembrare da manicomio, a volte, quando si mettevano a parlare di sesto senso e cose varie.
Mikey non aveva nessun sesto senso. Anzi, era più che lieto di avere solamente i suoi miseri cinque sensi, erano già tanto...
Genere: Generale, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5
 
 
 
Mikey rabbrividì.
Frank gli stava raccontando dell'incidente che aveva avuto con sua sorella quasi un anno fa, e per un attimo pensò che la Ivory del racconto di Frank potesse essere la stessa che lui aveva conosciuto qualche giorno prima...
...ma poi Frank disse che sua sorella ora era in coma, quindi non poteva essere.
E comunque era già ridicolo pensare che i fantasmi esistessero davvero.
Maledí sua madre e Gerard per avergli messo in testa tutte quelle cavolate.
«Beh... però potrebbe sempre risvegliarsi, no?» chiese guardando Frank che era diventato improvvisamente triste.
Lui fece spallucce «Dopo tutto questo tempo? Ormai non ci credo più» mormorò rassegnato.
Frank, a differenza dei suoi genitori, aveva smesso di sperarci.
Spiegò a Mikey che in casi come questi, la speranza generava aspettative che a loro volta avrebbero generato delusione, perché sua sorella viveva solo grazie a quei tubi e quei macchinari che le avevano attaccato al corpo.
Sua madre aveva deciso di andare a vivere in una casa più piccola proprio a causa di quei macchinari.
Ogni bip era di vitale importanza, disse. Non poteva rischiare che i suoni si disperdessero nelle varie stanze della casa precedente. Lei doveva sentire ogni bip per assicurarsi di poter correre nella stanza di Ivory non appena anche un solo bip avesse suonato in modo diverso.
Quei bip, invece, disse Frank, non cambiavano mai. Era sempre lo stesso monotono ritmo che gli entrava nella testa e gli ricordava che i macchinari stavano svolgendo il loro lavoro, niente di più.
Mikey avrebbe voluto cosolare l'amico, ma non sapeva davvero cosa dire, così lo salutò nei corridoi per dirigersi nella sua classe.
 
Durante tutte le lezioni non fece altro che ripensare a quel racconto. Continuava a pensare, anche se si sentva ridicolo, che davvero la Ivory di Frank potesse essere la stessa che lui aveva conosciuto... che pensiero stupido, si disse.
 
Tornando a casa dopo scuola sperò di incontrarla per strada, ma niente. Quel giorno non l'aveva vista, perché con Frank aveva percorso un tragitto diverso per andare a scuola. 
Rassegnato si sistemò sul divano in salotto per fare i compiti di storia.
Venne disturbato qualche ora più tardi da sua madre, che era rientrata in casa accompagnata da una signora dall'aspetto familiare.
Era una di quelle persone che si rivolgevano a Donna nella speranza di ottenere risposte eecose simili.
Mikey aveva visto più volte quel genere di persone. Quelle che credevano davvero nel sesto senso di Donna, che si rivolgevano a lei, disperate.
Sua madre gli disse di andare a studiare in cucina per lasciargli il salotto libero, così prese le sue cose e raggiunse Gerard che se ne stava seduto al tavolo della cucina a disegnare.
«Mamma è con una cliente» spiegò, poggiando il libro ed il quaderno sul tavolo. Si sedette davanti a suo fratello che non distolse lo sguardo dal suo disegno nemmeno per un secondo «Mi fanno quasi pena, queste persone... disposte  farsi truffare da una pseudo-sensitiva» mormorò.
Gerard gli lanciò addosso la matita che stava utilizzando «Idiota, mamma non truffa mica la gente! Si fa fare delle offerte, motivo per cui mangiamo sempre e solo cibo scadente».
Mikey fece una smorfia «Beh, comunque mi fanno pena lo stesso... cosa si aspettano di ottenere da un consulto con mamma?».
«A te che importa? Se le persone vogliono credere nei fantasmi e sperare di poterli contattare, buon per loro... io, per esempio, ci credo» disse Gerard.
Mikey rise «Certo che ci credi, mamma ti ha fatto il lavaggio del cervello con tutta questa storia! Pensa che per un attimo oggi ci ho quasi creduto anche io...».
 
Donna Way spiegò alla sua cliente che lei non sapeva predire il futuro, quindi non poteva assicurarle se e quando sua figlia si sarebbe risvegliata dal coma.
Generalmente a lei si rivolgevano persone che volevano mettersi in contatto con i propri cari defunti, e quella prr Donna era una situazione del tutto nuova.
Provò a concentrarsi, stringendo tra le mani un ciondolo che apparteneva alla ragazza.
E giurò di poter sentire la sua aura. Era come se lei fosse nei dintorni. Come se volesse tornare indietro ma non sapeva come fare. Sentiva un senso di confusione.
 
 
La mattina seguente Mikey si svegliò all'alba.
Aveva dormito malissimo, si era rigirato nel letto per ore disturbato da strani incubi.
Alla fine decise di alzarsi dal letto e prepararsi per un altro noioso giorno di scuola.
Per lo meno, si disse, sperava di incontrare Ivory, al solito posto.
Dopo aver preparato lo zaino uscì di casa e si diresse al solito Cafè. 
Fece colazione con un caffè doppio ed una fetta di crostata e quando uscì dal locale Ivory era proprio lì.
Anche questa volta non era riuscito a vedere quale strada avvea percorso la ragazza per raggiungere quel posto.
Contento di vederla, comunque, corse a salutarla.
Anche quella mattina però Ivory aveva un'aria pessima.
«Stai bene?» chiese Mikey preoccupato.
Lei sospirò «Si... credo... non lo so, mi sento strana...» cercò di spiegare.
Mikey notò che era di nuovo troppo poco vestita considerando quanto faceva freddo anche quel giorno «Forse ti stai raffreddando... non dovresti uscire vestita cosi, con questo tempo» suggerì.
Ivory fece una smorfia, offesa «Cosa hanno i miei vestiti di sbagliato?» chiese guardandosi addosso.
Lui arrossí imbarazzato «Niente. Assolutamente...».
Ivory avrebbe voluto spiegargli che non era quello il problema. Si sentiva strana, come se... era impossibile spiegarlo, perché nemmeno lei sapeva di cosa si trattasse.
Era come se dovesse andare da qualche parte, come se dovesse raggiungere qualcuno, ma non riusciva proprio a capire dove dovesse andare.
Si ritrovava sempre lì ogni mattina e non aveva ancora capito perché. 
E poi non sapeva perché proprio quel Mikey fosse l'unico in grado di vederla e di parlarle. Non aveva senso.
Miky notò l'espressione triste sul volto della ragazza e sorrise «Se vuoi ti racconto una cosa che sicuramente ti divertirà... cioè, non è proprio una storia divertente in effetti, ma è divertente il fatto che per un attimo ho pensato "non è che Ivory è un fantasma?"».
A quelle parole Ivory gelò «P-perché?» chiese quasi sussurrando.
Mikey rise scuotendo la testa «Lo so, è una cosa stupida vero? In pratica, ho scoperto che la casa dove mi sono trasferito apparteneva alla famiglia di un mio amico, e lui mi ha raccontato che aveva una sorella, e lei si chamava proprio come te, ed hanno avuto un incidente e».
Ivory sollevò una mano come per intimare Mikey a smetterla un attimo di parlare.
Aveva lo sguardo fisso a terra, ed improvvisamente aveva sentito una strana sensazione. 
«Come si chiama il tuo amico?» chiese poi guardando Mikey.
«Ehm, Frank... Frank Iero...».
Notò i lati delle labbra di Ivory sollevarsi in un bellissimo sorriso.
Al suono di quel nome, Ivory sentì una fitta al petto. Lei lo conosceva! Si che lo conosceva! Dopo tutto quel tempo finalmente aveva ricordato qualcosa.
«Ti prego raccontami dell'incidente!» supplicò speranzosa.
Mikey annuì, anche se non riusciva a comprendere tutto quell'entusiasmo.
Le raccontò la storia che aveva raccontato a Frank, di come quella mattina lui aveva supplicato sua sorella perché lo accompagnasse ad un appuntamento a New York. Doveva incontrare un ragazzo che aveva conosciuto su uno stupido sito di incontri online e mentre erano in auto, lungo la strada che portava al Cafè, ebbero un incidente. Una macchina gli tagliò la strada e Ivory perse il controllo dell'auto, e loro andarono a schiantarsi contro un albero.
Ivory rabbrividì.
Le immagini di quel giorno le riaffiorarono in mente, vivide come se fosse tutto appena accaduto.
Era come se finalmente i pezzi di un puzzle intricato avevano trovato il loro posto.
Improvvisamente ricordò ogni cosa.
Fece un respiro profondo, chiedendosi se fosse o meno il caso di dirlo a Mikey.
 
 
Sette mesi prima
 
Linda Iero guardò i suoi figli con sospetto.
«Cosa state tramando, voi due?» chiese scrutandoli.
Frank lanciò un'occhiata a sua sorella. Ivory sospirò.
«Niente, mamma» mentì. Notò che suo fratello la stava ancora fissando, così alzò gli occhi al cielo.
Quando ci si metteva, Frank era un vero e proprio rompipalle.
«Dovresti farci una giustificazione per la scuola...» disse poi versandosi del succo d'arancia nel bicchiere.
Linda sollevò un sopracciglio «Una giustificazione?».
Frank sospirò «Si, mamma, te lo abbiamo detto ieri sera... devo fare una ricerca per il corso di Storia, devo fare qualche giro in alcuni musei e in qualche libreria...» disse cercando di sembrare sincero.
«E non puoi andarci dopo la scuola? E comunque perché deve venire anche tua sorella?» chiese Linda dubbiosa.
Ivory sbuffó «Perché io sono un vero asso in Storia. E magari se non lo accompagno si ritrova a visitare il reparto sbagliato del museo ed invece della ricerca sulla Guerra Civile si ritrova a farne una sulla Prima Guerra Mondiale».
 Dopo aver convinto Linda, salirono in macchina. 
«Ce la fai a guidare fino a New York?» chiese Frank accendendosi una sigaretta.
Ivory sollevò un sopracciglio, mettendo in moto l'auto.
Il motore fece uno strano rumore, ma né Frank né Ivory se ne accorsero.
«Non andremo fino a New York in macchina!» puntualizzó «Andremo alla stazione e prenderemo il treno...».
Suo fratello sbuffó, accendendo lo stereo.
«...sai che dovrai fare qualcosa di davvero grandioso, per ricompensarmi del favore che ti sto facendo, vero?» chiese Ivory dopo un po, guardando la strada deserta davanti a sé.
Frank sbuffó di nuovo.
«Lo so, lo so...» mormorò tirando fuori il cellulare dalla tasca dei jeans.
Lesse il messaggio che aveva appena ricevuto e sorrise.
«Fatti fare una foto, Gerard mi ha scritto che viene con suo fratello ma che prima vuole accertarsi che tu sia carina almeno quanto me» disse sorridendo soddisfatto, puntando la fotocamera del cellulare verso sua sorella.
Ivory lasciò per un attimo il volante «Scherzi vero? Mi stai combinando un appuntamento al buio?» disse cercando di togliere dalle mani di Frank il telefonino «Io sono più carina di te!».
Poi fu un attimo. Un'auto scura passò l'incrocio senza rispettare il segnale  stop. Ivory e Frank si paralizzarono. Il cellulare cadde a terra.
Ivory cercò di sterzare per evitare lo schianto.
L'auto sembrava fuori controllo.
Fece un testa coda, si rigirò su se stessa.
Ivory cercò di tenere la presa sul volante ma fu inutile. La macchina non rispondeva ai suoi comandi. Il freno sembrava non volerle dare retta. 
L'auto si schiantò contro un albero, con un suono assordante. Il retro della macchina si sollevò da terra per poi ricadere con un tonfo. La parte frontale si piegò contro il tronco dell'albero quasi ad abbracciarlo.
L'autoradio smise di suonare.
 
______
 
Spero vi piaccia quanto piace a me :)
XO
 
   
 
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