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Autore: Monijoy1990    06/08/2014    1 recensioni
Mary è una ragazza di 22 anni. A seguito della scomparsa prematura di sua madre si ritrova a gestire le continue assenze di suo padre dilaniato dal dolore, oltre che fare i conti con le nuove responsabilità.
La sua unica ancora di salvezza è Andrea, suo fratello minore.
La sua vita, ormai giunta a un punto morto, cambia inesorabilmente con la partenza di suo fratello per il Giappone. Un insolito scambio, catapulterà un giovane e aitante ragazzo orientale in casa sua, sconvolgendo la sua vita ormai ordinaria.
Riuscirà Mary a gestire quest’altro uragano nella sua vita? E quell’insolito e misterioso ragazzo, quali segreti avrà in serbo per lei?
Genere: Drammatico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Hyunjoong
Note: Cross-over | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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CAPITOLO 16
PREPARANDOSI AL GRANDE CONCERTO
 
 

 
 
ITALIA
 
 
Mary era appena giunta al centro commerciale. Si muoveva sicura in quello spazio che ormai conosceva più della sua stessa casa.  In giro c’erano famiglie e coppiette innamorate che si affannavano per gli acquisti natalizi. C’era un’aria frizzante e allegra in giro.
“Alla fine è arrivato questo periodo dell'anno. Il Natale ha davvero il potere di cambiare tutto e tutti... Ma chi voglio prendere in giro... Se fosse davvero cosi, adesso tutti i miei problemi si dissolverebbero nell'aria come fumo ... ”.
Pensava sovrappensiero sospirando inquieta, proseguendo sicura nel suo abbigliamento sofisticato. In quello stesso momento, un ricordo depositato nel fondo del suo cuore venne a farle visita, irrompendo nella sua ostentata sicurezza.  Si trattava dellla sua ultima notte con Eichi. Era passato già un anno da quel triste addio. Nonostante i suoi innumerevoli sforzi, non era riuscita a mettere da parte i suoi sentimenti. Era mai possibile che l’arrivo di quell’atmosfera gioiosa fosse bastata a far riaffiorare in lei quei tristi pensieri?
Per un attimo esitò. Una musica che conosceva fin troppo bene catturò la sua attenzione . Era il nuovo singolo dei BB5. Anche se a distanza, non aveva mai smesso di preoccuparsi per lui. Aveva seguito con entusiasmo, anche attraverso le notizie di suo fratello, l’evoluzione della sua carriera musicale.  Era incredibile, che proprio in quel momento qualcuno avesse richiesto quel brano alla radio.
https://www.youtube.com/watch?v=xcuZVLjzdL8
Camminando rapita da quella melodia raggiunse il negozio “Acustica/2”.
Sicura, entrò. «È permesso?» domandò guardandosi in giro. Noto' con sua sorpresa che non sembrava esserci anima viva. Almeno, fino a quando, un uomo sulla sessantina barbuto, con un improbabile maglione multicolore anni 70’, uscì dal magazzino seguito da sua moglie. Stavano canticchiando entusiasti le parole di quella canzone, erano davvero buffi.  Entrambi trasportavano degli enormi scatoloni. Mary si avvicinò loro prontamente, per andare ad aiutarli.
«posso darvi una mano?» si propose.
«Ma figuriamoci! Qualcuno qui deve averci scambiati per due vecchietti impediti…» la riprese divertito Salvatore, il nonno di Eichi, rivolgendosi a sua moglie.
«fiore, cosa ci fai qui?» le domandò l’anziana signora dietro di lui, riversando il contenuto di quelle scatole sul bancone.  
«Ero venuta solo per salutarvi…» ammise Mary.
Ogni volta che sentiva il peso di quella prova comprimere il suo cuore andava a trovarli. Vedere i loro visi e il loro amore per la musica e per il loro unico nipote, le facevano ricordare il motivo per cui stava facendo tutto questo
«Hai sentito? Il nostro Eichi è diventato così famoso. Adesso trasmettono le  canzoni del gruppo anche qui in radio!» esultò orgogliosa la donna.
«Si, ho sentito. Dovete essere molto fieri di lui…» confessò in soggezione. Parlare di Eichi la metteva sempre un po’ a disagio.
L’anziana signora le si avvicinò e dolcemente le accarezzò il viso.
«Tutto bene cara?Sei così pallida» chiese preoccupata.
«Si, forse sono solo un po’ agitata per domani…»
«quindi, alla fine, hai deciso di sposarlo quel ragazzino viziato... » sottolineò in tono risentito l'uomo barbuto .
«Salvatore!»lo riprese sua moglie. Lo stesso sbuffando, si allontanò portando fuori con se la spazzatura. .
Per Mary era stato così difficile prendere quella decisione, se lo aveva fatto era stato anche per loro.
«Non farci caso,» la confortò la donna, «fa così, solo perché avrebbe voluto che tu ed Eichi… beh, sai… forse ci speravamo entrambi, ma se questa è la tua scelta noi saremo ugualmente felici per te…» la rassicurò, sorridendole comprensiva come sempre.  
«Grazie, ma la verità è che forse oggi rivedrò Eichi. Sono un po’ agitata…»
«ah, si?» chiese interessata l'anziana signora, facendole posto su uno sgabbello. Mary ci si sedette.  Doveva ammettere che si sentiva a suo agio con lei. Era come se nel profondo fosse sicura che quella donna non l’avrebbe mai giudicata.
«Si, mio fratello mi ha dato due biglietti per il suo concerto» lì tirò fuori dalla borsa «… mi chiedevo se a voi facesse piacere assistervi. Io non credo di averne il diritto…» ammise con sguardo colpevole. In quello stesso momento Salvatore rientrò nel negozio. Ancora risentito prese posto su un altro sgabello, catturata al volo una chitarra iniziò ad accordarla, ignorandole con intenzione. La donna gli lanciò uno sguardo contrito prima di continuare il discorso interrotto.
«Mia cara, non dire queste cose nemmeno per scherzo! Perché non dovresti andarci? Sai che, verremmo molto volentieri anche noi, ma non abbiamo ne l’età ne la possibilità di chiudere il negozio. Aspettiamo una consegna davvero molto importante oggi.» Poi come se la donna si fosse ricordata  qualcosa di davvero molto importante, corse a una mensola. Ritornò poco dopo verso di lei con un sorriso luminoso sul viso e tra le mani una scatola di latta tutta decorata. La consegnò a Mary.
«cos’è ?» chiese scrutando l’insolito oggetto.
«all'interno c'è un vecchio registratore. In questo modo potremo ascoltare tutto il concerto e sarà come se ci fossimo stati li anche noi.»
La ragazza stava per dire qualcosa, ma Salvatore la interruppe riprendendo a suonare con la chitarra classica che aveva appena finito di accordare, una melodia che aveva il sapore di tempi passati.
http://www.youtube.com/watch?v=ixlxsZBB7vc
«.. ci sono due strade che puoi percorrere,ma a lungo andare c'è sempre tempo per cambiare… » disse rivolgendo a Mary uno sguardo d’intesa. Subito dopo tornando a ignorarla, proseguendo con quelle noti tristi e solitarie.
«Non fare caso alle sue parole è solo una vecchia canzone» le fece notare con aria di superficialità l'anziana signora con le profonde rughe di espressione sul viso tondo e gentile. 
«Non è una vecchia canzone! Ma cosa vuoi capirne tu! La musica delle Led Zeppelin è intramontabile…» bofonchiò risentito Salvatore, colpito nel suo orgoglio di musicista mancato.
«Si certo e quella di Mozart che tipo di musica sarebbe allora?» l’uomo incollerito sbuffò e con un movimento della mano tornò a ignorare i commenti acidi della moglie.
Mary era sicura che con quelle parole lui volesse farle capire che era ancora in tempo per cambiare idea. Ma la verità era che non aveva poi molta libertà di scelta in realtà.
 Fissa con lo sguardo vitreo e spento continuava a seguire quelle dita muoversi su quelle sei corde. Quella musica aveva un qualcosa di celestiale. Poi improvvisamente la nonna di Eichi la richiamò sfiorandole un braccio, preoccupata.
«Fiore, adesso dovresti andare. Non vorrei che per colpa nostra tu facessi tardi...» disse spronandola con dolcezza. Mary gli sorrise grata. Le piaceva quando la chiamava con quell’appellativo. Era come se con quel semplice nomignolo lei potesse tornare indietro di anni, a quel tempo in cui la sua vita scorreva allegra e spensierata.
«d’accordo vado..»  convenne con fare accomodante.
«divertiti anche per noi al concerto…»
«ci proverò…» la rassicurò, tentando si rivelarsi il più convincente possibile, prima di voltarsi e uscire.
«di che concerto si tratta?» sbucò dal nulla una ragazza dai capelli biondi riccissimi, con degli occhi vispi e curiosi.
Ecco il pasticcio era stato fatto. Adesso sicuramente non si sarebbe scollata Mina di dosso nemmeno a pagarla.
 
 
 
 
 
 
PARIGI
 
 
 
«Bene ragazzi! Avete fatto davvero un ottimo lavoro!» convenne Andrea elettrizzato. Erano più di sei ore che provavano senza sosta. Quella sera si sarebbe tenuto il loro ultimo e più importante concerto. 
«Che stanchezza! Sono davvero esausto!» sbuffò stremato JJ.
«Ho deciso! Per premiarvi, alla fine del concerto, vi porterò tutti fuori a festeggiare. Non temete offrirò io. Contenti?» tentò di ammorbidirli il loro manager.  Doveva ammettere che ce la stavano mettendo tutta. Lavoravano senza sosta da un anno ormai.
«Non so quanto ti convenga Andrea, questo piccoletto mangia davvero come un maiale!» intervenne Rio divertito scompigliando i capelli del più giovane.
«ehi, a chi ha dato del maiale!» si divincolò infastidito JJ.
«si scherzava…»lo punzecchiò ironico l’altro.
«Ragazzi ma non è possibile che voi due litighiate ancora in questo modo!» si intromise Daisuke.
«credo dovrà contenersi per forza questa volta…» fece notare loro Andrea con una smorfia compiaciuta.
«e perché mai?» gli risposero all'unisono i tre, voltandosi nella sua direzione.
Hiro ed Eichi erano stati ben attenti dal mantenere le distanze da quell’assurda discussione.
Andrea distrattamente riposizionò le lenti scure sul naso, «diciamo che stasera ci saranno degli ospiti speciali. Non posso aggiungere altro.» concluse il giovane manager mantenendosi sul vago.
«e chi sarebbero questi ospiti speciali?!» chiesero  Rio e JJ scambiandosi poco dopo degli sguardi ostili.
Andrea con un movimento della mano, fece loro segno di voltarsi.
«come chi sarebbero?» chiese una ragazza dalle morbide curve con dei lunghi capelli castani. Rio e JJ si scambiarono delle occhiate sorprese e deluse allo stesso tempo. Yori nel frattempo, con aria di sfida si avvicinò a Rio. Accanto a lei c’erano Misako e Akiko.
«AH… ma sono solo loro? Credevo qualche personaggio importante,che so, Carla Bruni! » continuò sarcastico il più grande.
«Solo loro? ehi, tu brutto scellerato!» avanzò minacciosa la nuova e affermata cantante della Kings Record. Rio però, cogliendola di sorpresa, la immobilizzò in un abbraccio soffocante.
«mi sei mancata brutta combina guai». Yori, a quelle parole, si sciolse completamente. Tutta la rabbia sfumò. «per questa volta ti perdono…» concluse  allontanandolo con un bellissimo sorriso.
«è inutile al mio fascino non sa resistere proprio nessuno…» si beò a mento alto Rio, pomposo come al suo solito.
«ah, si? Vediamo se sarai ancora affascinante dopo che ti avrò ridotto quella facciaccia a cubetti come un quadro cubista!» lo riprese iniziando a rincorrerlo per tutto il palco.
«Certo che quei due non cambieranno mai» notò rassegnato, ma felice JJ. Akiko gli si avvicinò lentamente.
«Yuki »  lo richiamò in un sussurro. JJ le prese una mano e dolcemente con l’altra l'accarezzò scostandole un ciuffo di capelli dal viso.
«finalmente sei arrivata! Dopo il concerto ho un sacco di posti in cui voglio portarti.Dobbiamo visistare la Torre Eiffel, la cattedrale di Notre-Dame, Montmartre il Louvre e tanto altro. Non dobbiamo assolutamente perderci nulla» e le diede un bacio sulla fronte.
Akiko acconsentì entusiasta, arrossendo in imbarazzo.
Nel frattempo Misako si era avvicinata, rifilandosi da quel gruppo eccessivamente rumoroso, a Hiro e a Eichi, che erano stranamente taciturni.
«voi due che fate qui tutti depressi! Avete una faccia…» notò interessata.
«dici?» la canzonò Eichi prima di sollevarsi dalla cassa sulla quale si era seduto per riposare.
«Si. Sembra che abbiate visto un fantasma…». Misako conosceva benissimo il leader dei BB5 e aveva capito che qualcosa nel suo modo di fare non andava.
«beh, se è così credo sia meglio per me tornare in albergo. Ho proprio bisogno di una doccia e di riposo. Sicuramente ho questa faccia perché devo recuperare le forze» improvvisò prima di salutare e andar via. Misako nutriva il presentimento che quella fosse solo una scusa per dileguarsi.
Il giovane leader chiamò un taxi e facendo attenzione all’insediamento delle sue fan fece ritorno in albergo. Si sentiva a disagio anche a stare in mezzo alla sua famiglia, era come se lui avesse smesso di essere utile. Tutti erano cambiati così tanto e avevano il motivo del loro cambiamento al loro fianco. Sembravano non avere più alcun bisogno di lui.  Per un attimo si sentì messo da parte da tutti. Si sentiva solo come mai prima. Se agli altri poteva bastare l’affetto delle persone amate a lui invece cosa era rimasto? Nulla! Niente e nessuno a cui potersi appoggiare. Era solo.
«Misako…» la richiamò Hiro notando il suo sguardo triste e preoccupato.
«cosa è successo a Eichi?» chiese l’altra senza distaccare i suoi occhi dall’uscita laterale dalla quale si era appena rifilato il leader del gruppo.
«è una lunga storia…» gli spiegò sintetico.
«Hiro, raccontami tutto. Devo sapere!» lo esortò in apprensione.
Il ragazzo dai lunghi capelli corvini era stanco. Stanco di vedere la sua donna preoccuparsi in quel modo per un altro ragazzo. Non riusciva più a sopportarlo. Per quanto l’amasse era davvero ingiusto verso se stesso tollerare oltre quel comportamento. Misako non aveva ancora cambiato i suoi sentimenti. Poteva leggerlo chiaramente nei suoi occhi angosciati. Aveva provato a far finta di nulla, a ignorarlo, ma la verità era che così facendo avrebbe continuato a mentire solo a se stesso. Finché Eichi era in Italia era riuscito a tollerarlo, ma adesso che era tornato la situazione era inevitabilmente degenerata. Ogni volta che si rivedevano dopo tempo la prima persona di cui chiedeva Misako era Eichi. Dopo un anno le cose non erano cambiate di una virgola. Lui era al secondo posto mentre  Eichi era ancora al primo.
«anche se te lo dicessi cosa vorresti fare?» gli chiese in tono risentito.
«se non vuoi essere tu a dirmelo, vorrà dire che glielo chiederò io stessa…» convenne, allontanandosi offesa. Hiro la seguì fino dietro il palco. La bloccò tagliandole la strada a braccia spalancate.
«tu, non vai da nessuna parte! Adesso devi finirla! Lui non prova più niente per te! Lo vuoi capire?» Misako non voleva sentire quelle parole, non anche da lui.
«LASCIAMI PASSARE!» gli gridò.
«è cosi allora?» le sue braccia crollarono proprio come la sua remissività,
 «se vuoi andare và pure, non ti fermerò, ma ricorda che questa volta io non ti aspetterò. Se sceglierai lui ancora una volta perderai me per sempre,,,»
“Mi dispiace Hiro… ”
Misako contenendo le lacrime lo superò correndo da Eichi. Si era ripromessa di rinunciare a lui, ma ancora non riusciva a ignorare quello che sentiva dentro.
JJ raggiunse Hiro, aveva sentito delle urla e si era preoccupato.  Lo trovò che stava piangendo in solitudine. In quel momento quasi provò pena per lui. In quasi otto anni non aveva mai visto Hiro piangere. Cercando di fare meno rumori possibili, fece retromarcia e tornò dal gruppo ancora riunito sul palco. Non voleva infierire oltre sul suo orgoglio ferito.
 
 
 
Eichi, era appena uscito dalla doccia. Distratto accese la radio. Voleva eludere quella solitudine con un po’ di musica. Stavano trasmettendo un brano di James Blunt Goodbye my lover .
Si sedette sul divano e chiuse gli occhi.
Non poteva cancellare la memoria dei momenti trascorsi con Mary. Erano incisi troppo in profondità nel suo cuore a pezzi. In soli sei mesi era diventara tutto il suo mondo, avrebbe mai potuto vivere senza quel “tutto” nella sua vita. Era il suo sogno, il suo nuovo obbiettivo, il suo desiderio. Era tutto questo.
Due colpi netti alla porta lo riportarono alla realtà triste e solitaria di quella fredda stanza d’albergo.
Distrattamente la raggiunse. L’aprì  quasi controvoglia, ritrovandosi davanti la sua ex ragazza con il viso bianco dalla preoccupazione.
«cosa ci fai qui?» chiese abbandonandola sull’uscio della porta e tornando a buttarsi sul divano.
«Cosa è successo? Ti conosco e so che c’è qualcosa che non va!»
«Il tuo ragazzo non si arrabbierà?» chiese con gli occhi chiusi e il capo reclinato all’indietro. I suoi capelli erano ancora bagnati.
«cosa stai dicendo?» domandò Misako sempre più sconcertata da quel suo atteggiamento schivo.
«Noi due soli in una stanza d’albergo, non credi sia poco raccomandabile?»
«ma cosa stai dicendo?» la ragazza sapeva benissimo che Eichi stava cercando di metterla volutamente a disagio. Quella era senza dubbio una valida tattica difensiva, ma di certo non sarebbe bastata ad allontanarla.
«dico solo che non dovresti essere qui. E’ da un mese che non vedi  Hiro e invece di stare con lui sei venuta qui da me. Non credo sia la cosa più giusta da fare. E’ meglio se adesso torni da lui.»
La ragazza dai lunghi capelli castani tenuti stretti in una codina, prese posto accanto a lui sul divano ignorando il suo suggerimento, «a me puoi dirlo… » lo incoraggiò, sfiorandogli un braccio comprensiva.
Lui si sollevò di scatto allontanandosi.
«ho detto che te ne devi andare!Quale parte del discorso non ti è chiara?Vai, non voglio vedere nessuno!» sbottò in uno scatto d’ira. Ricomponendosi si avvicinò alla finestra.
«Cosa ti aspetti che dica? Che ho sbagliato ancora una volta? che lei è solo una traditrice, una bugiarda, un’assassina? quale di queste cose mi farebbe sentire meglio?Nessuna. Dirlo mi fa solo sentire peggio!» continuò battendo un pugno sul vetro. «visto che vuoi aiutarmi... Sai dirmi perché, nonostante tutto, io non riesco ad odiarla?». Misako diede un’occhiata in giro e vide una bottiglia di sakè mezza vuota sul tavolino. Che fosse ubriaco? Muovendosi cauta si avvicinò a lui alle spalle. Dal riflesso della finestra lo vide piangere. Erano anni che non vedeva quelle lacrime bagnargli il volto. L'ultima volta, era stato la sera in cui Roberto aveva detto loro addio e l'altra volta quasi 10 anni prima, alla notizia del matrimonio di suo padre . 
«Lei non merita tutto questo…» si avvicinò abbracciandolo.
«siete tutte uguali…» l’allontanò girandosi verso di lei. Misako non aveva mai visto Eichi soffrire in quel modo.
«non è vero, non siamo tutte uguali come dici. C’è chi ti ha ferito per salvarti e chi lo ha fatto solo perché non ti amava abbastanza!»
«cosa stai dicendo?»
«io, ti ho allontanato perché non volevo vederti soffrirei, ma alla fine è stato inutile. Non sono riuscita a difenderti dal dolore…» senza alcun preavviso Misako si avvicinò a Eichi e sollevandosi sulle punte dei piedi lo baciò.
Per un attimo lui si abbandonò a quel contatto. In quel momento davanti a se non c’era Misano, ma un'altra persona. La stessa che amava più di ogni altra. L’alcol aveva distorto la realtà. Cuore e mente non seguivano più la stessa direzione. Riaperti gli occhi ritornò in se, con un movimento rapido distanziò Misako da se.
«cosa stai facendo?» la rimproverò come se si fosse appena svegliato da un brutto incubo.
Misako lo squadrava perplessa, aveva avuto la sensazione che per un momento i suoi sentimenti fossero stati ricambiati.
«Cosa c’è di sbagliato? Ora che hai capito che lei non ti ama noi potremo ricominciare da capo. Tutto tornerebbe come prima...»
«… come puoi dire una cosa del genere? A Hiro non ci pensi?»
«capirà…»
«Misako, non puoi essere davvero così egoista. »
«io, non riesco a dimenticarti. Per me sei sempre tu al primo posto…» Eichi le cinse le spalle con le sue mani forti.
«Misako, io non posso amarti come vorresti. Mi dispiace.»
«Non importa io amerò per entrambi e questo basterà…»
«non è bastato in passato e non basterà adesso... »
«perché non possiamo tornare insieme?»
«Misako tu in realtà non vuoi rimetterti con me. Sei solo preoccupata che io soffra, è sempre stato solo questo. Ti sei sempre comportata come una sorella maggiore è anche questa volta è così... »
«io…» Eichi le serrò le labbra con il suo dito indice.
«Noi non siamo stati fatti per stare insieme. Quando due persone si amano dovrebbero essere capaci di condividere le proprie sofferenze. Se ci pensi nessuno dei due è stato capace di farlo con l’altro…»
«Ma …»
«Misako la verità è che tu non ti fidavi abbastanza di me, e avevi ragione, all’epoca ero diverso. Ora non sono più lo stesso ragazzo di prima. Sono cambiato grazie a lei.»
«è davvero così importante per te questa ragazza?»
«più di tutto, più di me stesso…»
«capisco.» concluse amareggiata allontanandosi da Eichi, trascinandosi sconfitta raggiunse la porta «non posso fare più nulla per te, dico bene?»
«Mi dispiace Misako..»
«Non dispiacerti, almeno tu hai trovato qualcuno da amare con tutto te stesso…»
«Misako, possibile che tu non te ne sia accorta?»
«accorta di cosa?»
«anche tu sei cambiata e già molto prima di me. Con Hiro non hai segreti da custodire, proprio come io non ne ho con Mary, dico bene?»
Misako non poteva che prendere in considerazione quelle parole con un vuoto d'aria allo stomaco.
Osserva Eichi disorientara.
“Io, sono davvero cambiata?”
«Misako, Hiro ti ama davvero. Non avere paura di buttarti tra le sue braccia, non avere paura dell’amore, di quello vero, fatto di verità, fiducia e comprensione. Non rinunciarci per un amore che neanche tu vuoi più. Torna da Hiro. Non è mai troppo tardi quando si ama davvero. So che anche tu lo ami, chiudi con il passato proprio come ho fatto io e tutto sarà più semplice.»
“Sarà davvero così? È davvero la paura e l'ansia per il vero amore a spingermi ancora nelle tue braccia?”
«Misako, pensaci. Cosa ti ha spinto ad aprire il tuo cuore a Hiro? Infondo sai già di avere la risposta a questa domanda. Tu ti fidi di lui, sai che qualsiasi cosa tu faccia lui ti capirà e accetterà ogni tua debolezza, cosa che io non potrei fare. Non lasciarlo ancora da solo ad amarti altrimenti come me perderai una persona molto importante. Non compiere il mio stesso errore. Non dare il suo amore per scontato. Non avere la presunzione di credere che sarà lì ad aspettarti per sempre... Non perdere la tua occasione di essere felice solo per colpa di questa paura insensata dell'amore... Ti voglio bene al pari di una sorella e sono anni che ci conosciamo. In tutto questo tempo ti sei sempre presa cura di me. Adesso lascia che anche io mi prenda cura di te, proteggendoti da te stessa. Non avere paura, non mi perderai mai. Sarai sempre la mia migliore amica e la mia sorella maggiore. Nulla cambierà. Adesso però corri da Hiro. Ho letto nei suoi occhi quanto ti ama. Non sprecare tempo prezioso proteggendo me, ma occupati di lui. Anche se non lo dimostra Hiro ha un animo sensibile. Ha bisogno di te. Da oggi è di lui che devi preoccuparti. Io saprò cavarmela anche da solo. Adesso va! »
Misako aveva finalmente capito tutto, l’attaccamento che provava per Eichi era solo dettato dall'amore fraterno che provava per lui. Eichi sin da quando erano al Liceo aveva visto in lei uno scudo capace di proteggerlo dalle tante sofferenze nella sua vita e lei alla fine si era abituata a quel ruolo. Solo adesso aveva capito che non aveva più bisogno della sua protezione. L' idea di proteggerlo era solo una scusa che si era costruita per nascondere la paura inconscia per un sentimento più forte, che lei non aveva mai conosciuto prima: l'amore. La persona che amava e che aveva sempre amato era Hiro, ma aveva non avuto il coraggio di ammetterlo. Non voleva essere più codarda ed egoista, Hiro non lo meritava, e lei non voleva perderlo.
Dopo aver chinato il capo sorridendo grata ad Eichi aprì la porta e uscì.
“Misako, corri, corri più che puoi. Non è mai troppo tardi… ma sarà davvero così? Potrebbe esserlo anche per me?”.
 
 
 
 
 
Hiro era nella sua stanza insieme agli altri. Mancavano solo quattro ore all’inizio del concerto.
«io, esco a fare due passi…» concluse sintetico prima di uscire.
«ma si può sapere che gli prende?» domandò Daisuke incuriosito.
«torno subito…» uscì anche JJ.
 
Erano nei corridoi.
«Hiro posso parlarti?» lo raggiunse il più giovane.
«cosa vuoi JJ. Non ho proprio la testa per le tue solite frecciatine…»
«non mollare. Volevo dirti solo questo…» l’altro lo fissò sorpreso.
«Cosa non dovrei mollare?» chiese incuriosito.
«Ricordi? Roberto ha detto che a nascondersi dietro un’armatura si perde se stessi. Smettila di mascherare la verità. Tu non vuoi perderla e allora lotta per lei. Togli quell'armatura fatta di una sicurezza che non ti appartiene e mostrale cosa provi, cosa hai sempre provato… lei capirà». In quel momento gli occhi di Hiro si sgranarono dal terrore. "Possinile che sappia ?"
«…non sarà che dietro le quinte tu…» tentò preoccupato il più grande senza avere il coraggio di completare quella supposizione,
 JJ gli sorrise divertito, «non so cosa ho sentito, so solo che il ragazzo da cui uscivano quelle parole, non era lo stesso che ho pensato di conoscere per tutti questi anni. Anche l’uomo di latta senza un cuore provava sentimenti. Ho finalmente capito che anche quella persona ha molto in comune con l'amico metallico di Dorothy. Pur fingendo, davanti al mondo di non avere un cuore, non può negare a se stesso di provare dei sentimenti.
Sai, adesso non riesco più ad odiarlo e disprezzarlo come in passato. Forse adesso riesco addirittura a capirlo. Credo sia ancora in tempo per conquistare la donna che ama, gli basta avere un po’ di fiducia in se stesso e nei suoi sentimenti» gli fece un occhiolino seguito da un leggero buffetto sul braccio, prima di tornare in camera dagli altri.
Hiro sorrise in solitudine. JJ era davvero un ragazzo fuori dal comune. Quando meno ce lo si aspetta è capace di mostrare grande maturità.
Stava per voltarsi e avviarsi all’ascensore quando dallo stesso uscì una ragazza dai lunghi capelli castano chiaro. Era Misako. Aveva il viso affannato e rosso di chi aveva corso parecchio. Con conquistato contegno si mosse nella sua direzione. Hiro la osservava immobile come una statua di cera. Nella sua testa ancora le parole di jj a fargli compagnia. La sera del loro primo bacio si era ripromesso che non l’avrebbe mai persa, no come l’aveva persa Eichi.
 JJ aveva ragione avrebbe detto tutto quello che soffrendo aveva custodito dentro di se. Avrebbe condiviso tutto con lei che amava più di tutto, più di se stesso e del suo amor proprio.
«Hiro, io devo…» iniziò la giovane affaticata dinanzi a lui.
«No, lascia parlare me», la interruppe. La stessa prese a fissarlo con aria preoccupata.
Hiro si morse le labbra nervosamente prima di iniziare, «quando ho scoperto che avevi una relazione con Eichi quasi sei anni fa, ero già perdutamente innamorato di te. Ho sopportato la vostra storia solo perché volevo che tu fossi felice. Quando quell’amore malato ha iniziato a distruggerti ho capito che non potevo più rimanere a guardare. Volevo salvare la persona che amavo più di ogni altra a questo mondo. In silenzio, ho deciso di sacrificare il mio rapporto con i ragazzi e passare per la bestia nera, solo per difenderti da te stessa. Per te avrei dato tutto. Ho sopportato quando mi ripetevi che non eri in grado di amarmi come meritavo perché nel tuo cuore c’era ancora lui. Ho sopportato i tuoi sguardi, le tue parole e i tuoi pensieri per lui. Ho sopportato tutto perché nel profondo speravo che un giorno ti saresti accorta di me. In tutti quei momenti avrei voluto gridarti che mi stavi uccidendo, ma non volevo ferirti, egoisticamente. O forse, più semplicemente, non volevo mostrarmi debole e insicuro ai tuoi occhi. In quel momento avevi bisogno di qualcuno che ti sorreggesse con la sua forza e non che ti affondasse con le sue debolezze. Credevo di poter resistere, mi ero ripromesso che non ti avrei mai lasciata andare come Eichi, ti avrei protetta ad ogni costo anche se questo avrebbe significato nascondermi e non mostrarti mai la mia sofferenza. Forse la verità è che non volevo che tu vedessi le mie debolezze. Non ho mai voluto che nessuno le vedesse, ma adesso sono stanco. Stanco di essere forte… Stanco di nascondermi…. Stanco di me stesso… voglio essere debole… voglio avere qualcuno che mi difenda perché questa è una battaglia che sento di non poter vincere da solo… ti prego non lasciarmi a combattere per entrambi… io non riesco a lasciarti andare anche volendolo, il mio destino non è questo… aiutami a capire qual è, se è al tuo fianco non lasciarmi!»
Misako non poteva credere che Hiro avesse nascosto il suo dolore per così tanto tempo. Con movimenti misurati si avvicinò a lui. lentamente avvolse il tronco del ragazzo con le sue esili braccia. Tremavano. Il suo volto era rivolto verso il basso e il suo orecchio sinistro era adagiato sul suo petto.
Hiro non riusciva a capire cosa significasse quel gesto. Era forse un addio? Perché non lo guardava in viso?
Lentamente si distaccò.
Misako piangeva, ma questa volta per chi e per cosa stava piangendo?
«mi dispiace…» eccole le due parole che aveva così tanto terrore di sentire.
“Adesso mi dirà che ama ancora Eichi e io dovrò lasciarla andare!”
«Hiro, perdonami per averti lasciato solo per tutto questo tempo. Non volevo ammettere che già da tempo avevo iniziato ad amarti, ero solo troppo spaventata. Puoi ancora accettarmi al tuo fianco? Puoi ancora fidarti di me? Puoi ancora lasciare che io con queste misere braccia ti difenda?».
Finalmente anche Misako aveva capito cosa avesse cambiato Eichi, e cosa a lei fosse mancato per diventare il motivo di quel cambiamento. La verità era che non aveva mai avuto il coraggio di lasciarsi andare e affidarsi a qualcuno prima di allora, e soprattutto non era riuscita a farlo con Eichi. Con Hiro, però, era stato diverso. Con lui si sentiva libera di essere se stessa di mostrare le proprie paure e debolezze. Con Hiro al suo fianco nulla poteva farle del male. L’aveva cambiata senza che lei se ne fosse resa conto. Non voleva più soffrire da sola ne tantomeno lasciarlo soffrire da solo. Lo amava e questa era la verità nascosta dietro le sue insicurezze. La vita adesso l’avrebbero affrontata insieme.  
 
 
 
 
 
 
 
 
Mina e Mary erano appena atterrate a Parigi.
 Mary era stata costretta a portarsi dietro quella piccola peste dai capelli biondi. La sua decisione era stata, per cosi dire,  forzata da una minaccia abbastanza sleale.  
“Se non mi porti, dirò tutto a mio fratello!” l’aveva attaccata Mina nel tentativo di convincerla.
 Anche se non c’era nulla di male, lei non aveva avuto il coraggio di rivelare il vero motivo della sua partenza.  Non voleva far preoccupare senza motivo Marco o più semplicemente aveva paura che sospetti inutili compromettessero ancora una volta il loro rapporto. Fatto sta  che, se  tornava a Parigi questa volta non era per iniziare nulla, ma al contrario per mettere fine e chiudere definitivamente la sua storia con Eichi. Il loro rapporto era rimasto, fermo a quel momento e in quel letto a Villa Rosa, in un tempo immutato nei ricordi, che Mary sapeva non sarebbe mai riuscita a rimuovere completamente dal suo cuore.  
«Mary dov’è Andrea? Sicura che debba venirci a prendere lui?» la domandò Mina in ansia. Era il suo primo viaggio fuori dall’Italia ed era visibilmente irrequieta. A differenza di Marco lei aveva trascorso gli ultimi otto anni in Italia con sua madre.
«Si, ha detto di aspettarlo qui all’uscita principale» la rassicurò più calma Mary.
Mina guardava Mary con aria poco convinta. Aveva deciso di seguirla perché un presentimento aveva iniziato a dilaniarla dal momento in cui aveva sentito parlare del concerto dei BB5. Aveva paura che qualcosa di poco piacevole si riaccendesse tra lei e Eichi. Non poteva rischiare di vedere suo fratello soffrire per colpa di Mary ancora una volta. Doveva tenerla d’occhio.
Un ragazzo alto di corporatura esile con indosso un cappotto lungo nero e un cappello le richiamò correndo concitato nella loro direzione. Era Andrea. Mary lo riconobbe immediatamente. Con un movimento ampio del braccio lo richiamò nella loro direzione. finalmente li raggiunse con un sorriso,  in affanno.
Per pochi secondi ancora Mina rimase bloccata con una espressione da ebete sul volto. Non poteva credere che quel ragazzo fosse Andrea. Erano passati solo due anni eppure l’amico d’infanzia che ricordava era cambiato in modo davvero così radicale. Il cuore iniziò a batterle forte in petto.
“cosa caspita mi succede?” con una mano provava a tener testa a quei battiti irregolari.
«Finalmente sei arrivato!» lo accolse sua sorella stanca e provata dal lungo viaggio.
«scusami, abbiamo appena finito le ultime prove…» improvvisò mortificato. In un angolo stranamente in silenzio c’era una ragazzina dalla chioma riccioluta che lo guardava in imbarazzo.  Andrea dopo pochissimo la riconobbe.
«Non è possibile! Mina sei davvero tu?» l’accolse incredulo. Entrambi avevano condiviso la passione per la cultura orientale, erano sempre stati ottimi amici.
La ragazza continuava a fissarlo disorientata. Adesso che lo aveva così vicino si era resa conto di quanto fosse diventato alto. A guardarlo bene era di venti centimetri più alto di lei. Era cambiato anche nell’atteggiamento. Adesso sembrava un uomo, non c’era più traccia del ragazzino timido e insicuro che lei spesso prendeva in giro. Doveva ammettere che era davvero affascinante in questa nuova veste. Arrossendo acconsentì con un movimento timido della testa. Mary la squadrò stranita.  
“Come mai tutta questa timidezza? Che abbia una cotta per mio fratello?”
«che ne dite di andare?» le esortò Andrea.
«certo andiamo!» acconsentì Mary.
Non vedeva l’ora di buttarsi sul letto e rilassarsi prima del concerto.
«Ho prenotato una stanza per voi nel mio stesso albergo! Però Mary potevi anche dirmelo che era Mina la ragazza che avresti portato con te! Mi sarei reso più presentabile!» scherzò rallegrato, prendendo i borsoni di entrambe le ragazze e caricandoli in macchina.
«tu piuttosto, quando mi presenterai questa fantomatica Yoko Ono?» chiese sua sorella punzecchiandolo.
«Yoko Ono?» si intromise Mina incuriosita.
«ci sarà tempo e luogo sorellina. Non devi preoccuparti!» le sorrise mettendo in moto.
 
Erano appena arrivati in albergo. Alla reception una ragazza dai modi composti e gentili confermò la prenotazione prendendo nota dei loro dati prima di consegnare a Mary la chiave della stanza.
 
«Bene. Io devo proprio andare. Ho messo a vostra disposizione una macchina che vi accompagnerà al concerto. Non dovete preoccuparvi di nulla, ho pensato a tutto io. Questi sono i pass per le quinte. Appena finisce raggiungetemi lì.» disse porgendone uno ad ognuna.
«Fratellino, quindi partiremo stasera come concordato? Sai, anche se la cerimonia è di pomeriggio io ho così tante cose di cui occuparmi…»Andrea le sorrise comprensivo, stringendola ancora una volta tra le sue braccia.
«prendila come una vacanza. Sei così sciupata che hai proprio bisogno di allontanarti e riprendere aria…» le sussurrò ad un orecchio prima di allontanarsi.
«riprendere aria? cosa vuoi dire?» lo squadrò perplessa Mary.
«ora devo andare…» si allontanò correndo lasciandola con una domanda senza risposta.
Mary sospirò rassegnata «come immaginavo, mi farà arrivare tardi anche il giorno del mio matrimonio! Che dici andiamo a vedere la nostra camera?» spronò Mina che aveva ancora un’espressione sconvolta sul viso. Non era per niente soddisfatta da quel cambio di programma.  
 
 
 
Marco era nel suo studio. Tra le mani quella piccola scatolina che aveva terribilmente paura di aprire. Con un movimento netto fece scattare il meccanismo di apertura. Eccole lì, le due fedi. Erano pronte. Luccicavano alla luce soffusa della luna che radente penetrava dalla finestra alle sue spalle.  Le aveva ritirate quello stesso pomeriggio. Prese la più piccola e se la rigirò tra le mani.
“E quindi domani ci sposeremo. Chissà se fingere di non sapere sarà la cosa giusta da fare. Quelle lacrime è come se le sentissi ancora sulla mia pelle. Come se mi avessero penetrato la carne. Le sento in circolo nel mio corpo.  Chissà, può darsi che un giorno mi pentirò di aver bendato i miei occhi e aver fatto finta di nulla. Eppure sono convinto, senza alcun dubbio, che sia la cosa migliore da fare. Dopotutto Eichi appartiene al passato mentre io faccio parte del suo presente e da domani anche del suo futuro. Non rinuncerò mai a lei e lei, sono convinto, non rinuncerebbe mai a me per inseguire un sogno passato che ormai si è sbiadito. Lei me lo ha promesso.”
La luce in quella stanza si spense. Erano le nove di sera in Italia, e mentre Marco faceva ritorno verso il suo appartamento, sua sorella e la sua futura moglie si preparavano ad assistere all’ultimo concerto dei BB5.
 
   
 
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