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Autore: _Maisha_    08/08/2014    3 recensioni
Ancora non si spiegava come fosse successo...
Una femmina, una femmina d'uomo. Eppure lo sentiva, insieme a quel tremolio interno, sentiva il fuoco crescere dentro lui quando era vicino a lei.
Un drago si fida sempre del fuoco, perché un drago è fuoco.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Katarina, Shyvana
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Fires



Myros sapeva che non avrebbero capito e sapeva anche che quello che stava facendo era sbagliato, troppo sbagliato.
Forti brividi lo scuotevano dall'interno, sovrastati dai vigorosi battiti delle sue ali, mai timorose, mai insicure.
Forse perché egli stesso non era insicuro, neanche in quel momento, quando in gioco vi era la sua stessa reputazione, il suo onore.
Ancora non si spiegava come fosse successo...
Una femmina, una femmina d'uomo. Eppure lo sentiva, insieme a quel tremolio interno, sentiva il fuoco crescere dentro di lui quando era vicino a lei.
Un drago si fida sempre del fuoco, perché un drago è fuoco.
Quando le prime stelle iniziarono a migrare Myros si avvicinò all'umana; non aveva quel loro odore tipico, di paura e morte. Aveva l'odore di chi paura non ne ha mai provata, di chi vive di forza, un odore quasi familiare.
Lei non avrebbe potuto badare a suo figlio, non avrebbe potuto proteggerlo con il fuoco e con il sangue, ma doveva essere sua. C'era il fuoco da qualche parte, dentro di lei.
Bastò un passo nella notte a farla destare dal suo sonno precario, da guerriera.
Un ringhio rimbombò tra le fauci di Myros, era l'ora di prendere la sua decisione.
La donna si avvicinò, il volto cupo, il pugno stretto intorno alla lama.
Con fierezza il drago avanzò verso di lei, che lo colpisse, se era quello che desiderava.
Ma ella non si mosse.
Neanche un muscolo reagì al muso della bestia a così pochi centimetri dal suo volto chiaro.
Con la mano ancora intorno al coltello, la donna sfiorò il capo del mostro.
- Dovrei ucciderti e sai che lo farò. Perché sei qui dopo tutti questi giorni di fuga? Ti sei arreso? Pensavo fossi una preda più difficile da cacciare, drago.
Myros non capiva la sua lingua, e non gli interessava neanche tanto.
Dovevano farlo, prima che nascesse il sole, subito.
Due draghi condividono il loro fuoco, ma un' umana? Come avrebbe fatto un' umana?
- Addio, compagno di viaggio.
Il drago non capì neanche questa volta, ma quegli strani suoni gli sembrarono un sì, quel forte colpo al petto gli sembrò un sì.
La lama gli perforò la carne, sentiva il cuore battere più forte, le ossa fragili, polvere.
Con tutta la sua forza ruggì, il petto squarciato dal fuoco, stordendo l'umana che aveva deciso di far sua.
Quel fendente, vibrato con tanta intensità, quella forza intrinseca nello spirito di quella donna era il suo fuoco, i suoi sensi avevano ragione. Quello che aveva sentito per tutte quelle settimane, mentre ella cercava di ucciderlo, era reale.
Dalla fiamma vigorosa che ancora bruciava la terra si levò un gemito.
Un'umana malvacea ricoperta di scaglie purpuree agitava le braccia verso il cielo.
Con un ultimo sguardo all'umana, madre di sua figlia, Myros portò via la bambina tra le sue fauci.
Sapeva di aver scelto una giusta madre, e sapeva che da quel momento ogni drago che avrebbe trovato sul suo cammino lo avrebbe affrontato, cacciato, disprezzato.
Ma egli era temprato nel fuoco e sua figlia ne era la prova. Nessuno lo avrebbe mai sconfitto, nessuno avrebbe mai toccato il fuoco del suo fuoco, la sua Shyvana.









Carminya osservava spesso sua figlia allenarsi. Era impressionante la loro somiglianza, ancor più nell'arte delle lame.
La bambina si destreggiava tra i coltelli come danzando, muovedo vigili gli occhi blu, così simili a quelli della madre.
C'era qualcosa che affascinava in lei, così esile, così piccola... forse la sua abilità, forse quello sguardo magnetico, forse quegli strani capelli.
Carminya non sapeva spiegarsi il perchè di quella particolarità, quei capelli fulvi tra l'aristocrazia Noxiana erano qualcosa di nuovo e di esaltante.
Li paragonavano a un futuro promettente, al sangue dei nemici, ma lei, lei no.
Perchè Katarina non le ricordava il sangue, no, troppo amico della morte. Katarina le ricordava la bruciante forza del fuoco, le ricordava un vecchio compagno, una decina d'anni prima. 
Un drago che lei stessa aveva ucciso e che era svanito tra le fiamme.
Katarina le ricordava qualcuno che non aveva mai conosciuto, ma che sentiva le appartenesse.
Le ricordava qualcuno che non aveva mai tenuto tra le braccia, ma del quale sentiva ancora il calore.

  
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