NOTE
DELL’AUTRICE (pre-capitolo):
Allora, che dire? Siamo giunti alla fine e non vi ringrazio
perché i
ringraziamenti saranno in fondo. Buona lettura.
VOGLIO
SALVARTI
22
– La fine è
l’inizio di una nuova era
La
mia teoria su Wayman è che
abbia del sangue di elfo nelle vene, lo vedo anche nelle sue orecchie,
un po’
più allungate della media; credo che quel pizzico di magia
che gli scorreva
nelle vene stesse cercando di proteggerlo, ma tutta l’energia
che gli
prosciugava dal corpo lo avrebbe comunque ucciso e così la
magia, cosa che non
riuscirò mai a capire fino in fondo, usò
l’energia sprigionata del fulmine per
alimentarsi; penso che qualcosa di quell’improbabile miscela
sia restato nel
corpo di Wayman e lui, col tempo, abbia imparato a controllarlo.
Ma non è questo il momento di
pensare.
Mi sento svuotata, la testa
fatica a connettere; gli arti sono pesanti e ingombranti. Le squame di
Ignem e
Glaedr si attaccano al mio collo, incidono la pelle fino a diventare
parte di
essa e pian piano si moltiplicano. Cado in ginocchio, per sostenere il
peso
eccessivo che sento al petto; lo stomaco mi brucia in maniera
inspiegabile e la
gola ancora di più.
Urlo.
Sento il mio urlo propagarsi e
echeggiare nella sala, non ha più niente di umano;
è roco e raschiante, troppo
forte per una gola piccola come quella umana. Sento gli artigli
graffiare il
pavimento a scacchiera e i muscoli tendersi sotto le squame, le ali
vibrare
nell’aria. Anche l’ossigeno sembra arrivare in
quantità esponenziali, i draghi
per volare ad alta quota hanno bisogno di respirare anche quando
l’aria è
rarefatta e a terra assimilano molto più ossigeno. Ora anche
io ho le sembianze
di un drago.
“Guardati” Ignem
mi manda la mia immagine, vista coi suoi occhi.
Sarei esattamente uguale a lei, se non fosse per la metà
dorata del mio corpo;
deve essere stata la squama di Glaedr, ma non credo che cambi
più di tanto.
Ruggisco e il fuoco divampa;
la barriera di elettricità si esaurisce e Wayman fa qualche
passo indietro,
esausto. In quello stesso istante Murtagh entra nella sala del trono,
ruggisco
contro Castigo e mi lancio verso Shruikan; tutti gli altri draghi mi
seguono.
Quello che segue sono artigli,
sangue, fuoco e i colori dell’arcobaleno che si mischiano e
cercando di vincere
l’uno sull’altro; alla fine del drago nero
rimangono solo poche membra
sanguinanti. Zoppico verso il centro della sala; non credo di poter
rimanere
drago ancora a lungo e Galbatorix non è ancora morto.
Mi sembra di abbassarmi, i
capelli tornano a solleticarmi il viso e il pavimento mi viene in
contro a
velocità innaturale. Sento il freddo marmo contro la pelle
nuda e un secondo dopo
il tessuto di un mantello mi si posa sulla schiena, cerco di tirarmi su
e dopo
pochi secondi ci riesco; prendo una boccata d’aria con i miei
polmoni e
finalmente la testa smette di girare.
Mi stringo nel mantello di
Wayman, per non dare spettacolo, non so nemmeno dove siano finiti i
miei
vestiti; cerco con la mente Ignem e, con mio grande sollievo, constato
che sta
bene e non è ferita. Abbasso gli occhi sul mio braccio
sinistro, che sanguina
copiosamente, lo guarisco e ora sono pronta per affrontare quello che
ho
davanti.
La porta si è aperta e molti
nobili si stanno riversando nella sala del trono; gentile opera di
Balor, il
soldato che seguiva i Varden, che si è recato nelle
città più importanti e non
devastate dalla guerra per riunire i nobili, per farli presenziare al
colpo di
stato. Faccio vagare gli occhi per la sala; le nobili figure si
assiepano
contro i muri, il più lontano possibile dalla battaglia.
Galbatorix è davanti al
soppalco, su cui è sistemato il trono, che si è
rovesciato; brandisce la spada
e fronteggia Eragon, gli occhi fuori dalle orbite e il volto distorto
in una
maschera di rabbia e dolore; anche in quelle condizioni Eragon non
potrebbe mai
vincere, ma io continuo a spostare lo sguardo.
La stanza ora è completamente
illuminata e Nasuada è diventata visibile, Arya è
al suo fianco e le sta
curando le ferite. Il mio sguardo continua a vagare; Murtagh
è di fianco a
Castigo, il drago rosso non è messo bene e il suo cavaliere
si sta occupando di
lui, lo guardo per un secondo e poi mi costringo a spostare lo sguardo
su
Wayman. Il volto del giovane uomo è imperlato di sudore, ma
è sorridente,
quindi sta bene.
“Hai portato i vestiti?”
Domando; lui annuisce e da una bisaccia, che in precedenza non avevo
notato,
tira fuori un paio di brache e una camicia, di una misura in
più. Prendo i
pantaloni e li indosso tenendo il mantello, sono costretta a toglierlo
per
indossare la camicia, ma do le spalle a tutti, tranne che a Wayman.
“Ora, per favore, prendi la
mia spada” Lui annuisce e fa come gli ho detto; lego il
cinturone alla vita e
mi preparo a compiere il mio destino.
“Eragon!” Chiamo,
avvicinandomi ai due duellanti; entrambi si fermano, ma non abbassano
la
guardia. “Eragon fatti indietro, ora tocca a me; se non farai
come ti dico
dovrò uccidere anche te” Saphira ringhia e si
avvicina minacciosa, ma Ignem è
subito al mio fianco e la respinge con la sua mole, senza farle del
male. Il
cavaliere ascolta le mie parole e si fa indietro, senza togliere gli
occhi da
Galbatorix.
“Sire, avete ancora intenzione
di resistermi? Avete perso il vostro drago, nuovamente” Urla,
un urlo rabbioso
e carico di dolore “Sarò buona con voi, siete
stato il mio maestro d’altronde,
vi risparmierò la vita e potrete vivere in questo palazzo e
non vi saranno
privati gli agi”
“No! Deve morire” Grida Arya,
da qualche parte dietro di me.
“Tu parli a me di
arrendersi?!” Gli occhi trasudano pazzia, e non la pazzia
razionale del re, ma la
pazzia che rende folli, la pazzia del dolore. “Io ti
ucciderò! Vi ucciderò
tutti! Come hai osato? COME HAI OSATO?!” Si scaglia su di me
brandendo la spada
a due mani; mi metto velocemente in guardia e paro il fendente che
arriva
dall’alto, schivo un affondo allo stomaco e ne tento uno alla
spalla di Galbatorix,
che viene intercettato.
Arretro di qualche passo, prendo
una boccata d’aria e torno ad attaccare, parata, affondo,
stoccata e nuovamente
parata; in una danza veloce e mortale. So benissimo che se dovessi
perdere non
resterei in vita abbastanza per rammaricarmene. Altro affondo e sento
che la
spada taglia la carne, l’urlo del re mina la mia
concentrazione e ritraggo la
spada, cosa che non avrei dovuto fare. Mi riprendo velocemente, paro
una
stoccata alla spalla destra e la spada bianca di Galbatorix vola in
aria; un
secondo e la mia è penetrata nel petto, vicino al cuore;
affondo fino all’elsa
e il sangue caldo mi bagna le mani.
Accompagno il suo accasciarsi
piegando le ginocchia “È questa la mia
eredità? Tutte le mie buone intenzioni
finiscono con due compagni morti e una spada piantata nel petto dalla
mia più
fedele accolita?” Tossisce e un rivolo di sangue gli scorre
da un angolo della
bocca “Io volevo farlo per lei…” Un
altro colpo di tosse.
“Lo so” e con queste parole
giro la lama nella ferita, con un gemito di dolore se ne va Galbatorix,
il
tiranno di Alagaesia. Estraggo la spada dal cadavere e questi si
accascia, gli
occhi annebbiati e la bocca aperta in un urlo muto. È stato
tutto troppo
semplice, quasi sbagliato; non dico che lui non fosse alla mia altezza
nella
scherma, ma avrei voluto ferirmi e urlare di dolore, forse persino
morire.
Mi giro verso la folla che ha
assistito allo scontro “Ecco a voi la vostra nuova
regina” dai nobili partono
degli applausi, molto probabilmente i discendenti di coloro che mi
avevano
giurato fedeltà, seguiti da tutti gli altri. Avanzo verso il
soppalco e, con la
magia, rialzo il trono e mi ci siedo; è sorprendentemente
scomodo.
“Anna” la voce di Murtagh
sovrasta gli applausi “Anna, vieni con me; lascia che ti
salvi da questo
destino orribile” la rabbia mi fulmina la mente;
perché non te ne sei già
andato?! Perché vuoi farmi questo?! Ho ucciso il mio maestro
per questo, non
posso infangare ancora di più la sua memoria e lasciare che
tutto quello che ha
costruito diventi solo polvere.
“Tu mi
vuoi salvare perché è la tua natura,
aiutare principesse indifese” Nella grande sala cade il
silenzio “Ma ti sei mai
chiesto, almeno per un secondo, se voglio essere salvata?”
Lui non risponde ma
continua a guardarmi fisso. Si inginocchia, senza staccare quegli occhi
profondi dai miei.
“Io voglio che tu sia felice,
ma non così” Mi alzo, è giunta
l’ora di fare la mia scelta, ho ritardato fin
troppo. Mi inginocchi davanti a lui; viso contro viso, occhi negli
occhi. Mi
prende il volto tra le mani e mi bacia; un bacio a fior di labbra,
leggero.
Resto immobile.
Una mano mi scivola agli
stivali, che avevo indossato poco prima del duello. Un sussulto di
sorpresa,
gli occhi spalancati e un ruggito di dolore; i draghi si agitano mentre
Castigo
si accascia a terra. Lascio la presa sull’elsa del pugnale,
come se il cuoio
fosse arroventato.
“Mi dispiace” una lacrima “Mi
dispiace” una seconda lacrima “Mi
dispiace” altre lacrime seguono i miei
sussurri. Mi stacco da lui; mi rivolge un ultimo sguardo, non vedo odio
nei
suoi occhi e questo mi ferisce ancora di più. Se tu mi
odiassi almeno potrei
dire che siamo pari; che non sono un mostro, ma ti prometto, ti giuro
che il
mio mostro sarà la parte migliore di te. Perché
ho imparato così tanto dal tuo
modo di vivere, dal tuo velato ottimismo e da quello che avresti voluto
per
noi; ma il problema è che un noi non ci può
essere. Io ho un popolo, mi è stato
assegnato quando si è schiuso l’uovo di Ignem e
quel popolo è un mio fardello,
non voglio condividerlo con te. Un giorno ti raggiungerò,
promesso e ti
restituirò la tua parte migliore; lo sai che pago sempre i
miei debiti.
“NO!” Il grido di Eragon e la
sua corsa verso di me non fanno altro che irritarmi, senza parlare lo
fermo e
con lui Saphira; continua a divincolarsi, ma non può
sciogliere la mia magia.
Wayman si avvicina, ha
intenzione di ricevere la sua ricompensa. Posa un ginocchio a terra,
nel sangue
ancora fresco e caldo; alza gli occhi su di me e con la sua voce
profonda, ma
al contempo estremamente divertita chiede: “Vuoi
sposarmi?”
Annuisco con le lacrime agli
occhi, non sono felice “Io sarò la regina e tu il
mio re” Perché in fono so che
non avevo bisogno di lui, del Cavaliere Rosso; è
dell’uomo che ora mi bacia di
cui ho bisogno.
E ora governerò in tua memoria,
Murtagh, e nella tua, Galbatorix; perché siete stati voi due
ad avermi mostrato
la strada e voi due avete versato il sangue per una nuova era.
FINE
NOTE
DELL’AUTRICE: Ciao a tutti; forse
in questo momento starete affilando i pugnali e vi capisco, lo farei
anche io… Ma mi dispiace molto per Murtagh
Ok, dopo questa premessa passo ai ringraziamenti:
Ringrazio una mia amica che ha prestato
il suo nome ad Anna, ringrazio tutti coloro che hanno recensito, chi a
messo la
storia tra seguite, ricordate e preferite; chi non ha abbandonato Anna
dopo
tutte le cose cattive che ha fatto e chi crede che ci sia ancora del
buono in
lei (perché in fondo, in fondo è la persona
migliore che Murtagh potesse
trovare… Nonostante tutto. Almeno per me). Grazie a tutti i
lettori silenziosi,
che senza parlare hanno mantenuto viva la fiamma di Anna e di Ignem.
Ciao e spero che continuerete a
seguirmi, nonostante io maltratti così tanto i nostri
personaggi preferiti.