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Autore: The son of rage and love    09/08/2014    2 recensioni
Kurt Gallagher è un ragazzo buono, intelligente, suona la chitarra da quando era piccolo e ha una band.
Ma il destino gli ha fornito delle pessime carte, portandolo su cattive strade e rendendo la sua esistenza un totale fallimento. La musica è l'unica a non averlo mai abbandonato, e con lei è riuscito a rialzarsi e a riprendere in mano la sua vita.
I problemi ci sono ancora, sempre, ma tutto sommato la sua vita ha preso una piega positiva, finché un giorno non incontrerà qualcuno: una ragazza, un esempio per molte persone, ma che in quel momento non può essere l'esempio di nessuno. Come lui, avrà perso la sua strada e Kurt cercherà di aiutarla a ritrovarla.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Hayley Williams, Jeremy Davis, Nuovo Personaggio, Taylor York
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era tutto il giorno che correvo a destra e a sinistra senza tregua: porta gli amplificatori, prepara le chitarre, sistema il palco; questo era il lato negativo dell'essere l'ultimo arrivato, oltre ad avere la paga più bassa.
- Gallagher! Ci servono quei cavi nel camion! ORA! - Urlò uno dei miei superiori, che altro non era che un vecchio ubriacone con un imbarazzante riporto.
- Vado subito! - Risposi, poggiando un set di pedali per chitarra su un ripiano a caso del backstage, per poi correre fuori nel parcheggio e avvicinarmi ad un grosso furgone pieno di attrezzature audio. Sbuffai, capendo che avrei impiegato un po' di tempo prima di trovare quei cavi.
Avevo bisogno di una pausa e di una bella dormita. Non mi ero fermato un attimo, e come se non bastasse avrei passato la serata come bodyguard tra il palco e quegli psicopatici dei fan. A quanto pare stavano risparmiando sul personale perché non ero esattamente un armadio di due metri e mezzo e se fosse scattata una qualche rissa molto probabilmente sarei morto. Ma per questo servizio c'era un pagamento extra, perciò poco mi importava della mia incolumità.
Finalmente trovai quegli stramaledetti cavi, me li caricai in spalla e mi voltai, ma appena lo feci mi scontrai con qualcuno che subito cacciò un urletto di dolore. Istintivamente portai la mano libera in avanti e afferrai un braccio del malcapitato.
- Oh merda! - Esclamai appena mi resi conto di essermi scontrato con una certa Hayley Williams e di averle rovesciato addosso il suo cappuccino. La lasciai e il mio cervello andò in standby per alcuni istanti, mentre lei si tirava la maglietta per cercare di non bruciarsi ulteriormente. Lavoravo come "operaio del palco" da oltre un anno e ne avevo montati di palchi per i Paramore, ma mai avrei pensato di incontrare proprio lei. Per fortuna il mio cervello riprese a funzionare e tornai alla realtà.
- Accidenti! M-mi dispiace... A-aspetta... - Le dissi balbettando come un idiota mentre mi abbassavo per poggiare i cavi a terra, senza neanche riuscire a finire una frase decentemente.
- No, tranquillo non fa niente. A dire il vero dovrei imparare a guardare dove vado. - Mi rispose sorridendo e sollevando lo sguardo dalla sua maglietta macchiata, continuando a sventolarla per cercare di raffreddarla un po'.
Sorrisi anche io a quelle parole e le porsi una bandana che tenevo nella tasca posteriore dei jeans, sollevando lo sguardo verso di lei che continuava a sorridermi. Era più bella ora, senza un filo di trucco e con un cappuccino sulla maglietta, che in quelle cose photoshoppate che si trovano sulle riviste.
- Scordatelo! - Esclamò di punto in bianco, assumendo un'espressione più seria - E' la tua "bandana punk", non pensarci nemmeno a darmela! - Aggiunse, per poi rilassare il viso in un sorriso che io ricambiai dopo un momento di panico dovuto alla sua esclamazione iniziale.
Mi alzai, stringendo la bandana in mano.
- E' che... M-mi dispiace, ti ho rovesciato il cappuccino e rovinato una maglietta... - Mormorai, ma lei mi interruppe.
- Sta' tranquillo, tanto avrei dovuto cambiarla per il concerto. - Mi rassicurò facendo spallucce.
Sorrisi mentre rimettevo la bandana nella tasca posteriore. Stavo per dire qualcosa quando una voce roca e fastidiosa interruppe ogni mio pensiero.
- GALLAGHER I CAVI!! - Urlò il vecchio, affacciandosi nel parcheggio. Sussultai, ricordandomi che stavo ancora lavorando e che rischiavo di perdere il posto anche solo per un'antipatia da parte di qualche mio superiore.
Raccolsi in fretta e furia i cavi che avevo lasciato per terra e me li caricai ancora una volta in spalla.
- Ok, credo che io debba andare. - Le dissi abbozzando un sorriso lievemente imbarazzato.
- Si certo, devi... Portare quei cavi. - Mi rispose indicandoli e ridacchiando, e io feci lo stesso, indietreggiando lentamente con un sorriso ebete stampato in faccia.
- A-allora ciao. - Aggiunsi abbozzando un cenno di saluto con una mano, per poi voltarmi e proseguire accompagnato da un suo "ciao" seguito sicuramente dal pensiero ma guarda questo idiota.
Avevo già fatto diversi metri quando mi ricordai una cosa.
- Ah e in bocca al lupo per stasera! - Esclamai voltandomi di nuovo verso di lei, continuando a camminare all'indietro. La vidi sorridere.
- Crepi il lupo! - Mi rispose e io sorrisi, tornando per la mia strada.
Portai i cavi agli altri operai e dopo essermi preso una strigliata dal mio superiore, tornai a sistemare il palco.
Solo ora che il mio cervello aveva ripreso a funzionare correttamente mi rendevo conto di aver appena conosciuto Hayley Nichole Williams e di quanto fosse semplice e gentile quella ragazza. Ok, lo era anche durante le interviste e con i fan, ma di solito la gente non le versava addosso bevande bollenti. Pensavo che avrebbe sbottato di brutto, reazione che avrei compreso a pieno, e invece niente, non aveva neanche cercato di liquidarmi con la scusa del soundcheck. Era stata gentile malgrado fosse una celebrità. Chissà perché le parole celebrità e gentilezza non le vedevo bene insieme.
Sistemai la pedaliera di Taylor York al lato sinistro del palco, dopodiché andai a prendere una particolare cassa e la posizionai quasi sul bordo di esso, al centro, con la scritta PARAMORE rivolta verso il grande stadio dei Los Angeles Dodgers ancora vuoto.
Pensare che fino a diversi anni prima non sapevo neanche chi fossero i Paramore. Me li fece conoscere una ragazza che frequentavo ed era andata completamente in fissa con la loro musica, ogni volta che ci vedevamo se ne usciva con un pezzo nuovo e con news sulla band, in neanche un mese sapevo persino il colore preferito di ogni componente. Riuscì anche a trascinarmi ad un loro concerto, ma a me non piacevano, ascoltavo musica completamente diversa Rancid, System Of A Down, Nirvana, Ramones e non pensavo che un gruppetto alternative come loro potesse davvero rapirmi.
Ma come iniziò lo show mi innamorai perdutamente di una certa cantante nana dai capelli rosso fuoco, che con la sua maglietta dei Ramones saltava e correva ininterrottamente da una parte all’altra del palco. Il sound spaccava, la lead singer aveva una voce pazzesca e le loro canzoni erano decisamente meglio live che nelle registrazioni in studio.
Chissà cosa si provava ad avere migliaia di persone che gridano il tuo nome, che cantano e impazziscono con te e per te. Con la mia band era già tanto se dopo un'esibizione qualcuno ci offriva una birra.
Sospirai quando mi accorsi di essermi perso un’altra volta nei miei pensieri e  che le transenne che avrebbero dovuto dividere i fan dal palco erano ancora ammassate in un angolo sotto ad esso. Così chiamai un'altro dello staff e saltammo giù nel prato prendendone un paio, iniziando a sistemarle e ad assicurarle l'una accanto all'altra.
Continuammo il nostro lavoro e dopo un po' notai del movimento sul palco: i Paramore si stavano preparando per il soundcheck e io non potevo trovarmi in un posto migliore al momento migliore. Provarono un paio di canzoni di tutti e quattro gli album, ogni tanto facendo qualche pausa per regolare i suoni e sistemare alcune parti, e nel frattempo io sgobbavo sotto il sole cocente godendomi le loro canzoni, prendendomi ogni tanto la libertà di sollevare lo sguardo verso di loro.
Incrociai più volte lo sguardo di Hayley e altrettante volte abbassai il mio, incapace di sostenere quello magnetico e dannatamente profondo della ragazza, che ogni volta si lasciava scappare un piccolo sorriso quasi divertito. Mi sembrava di essere tornato in terza media da quanto il mio cervello andasse in tilt ogni volta che il suo viso si distendeva in un sorriso.
Il soundcheck finì e la band si ritirò nel backstage per cambiarsi e sciogliere la tensione. Io invece indossai una maglietta nera con la scritta SECURITY e mi preparai psicologicamente per fare eventualmente a botte.
L'ora del concerto arrivò prima del previsto e mentre controllavo che nessun ragazzino tentasse di scavalcare le transenne partì un'energica introduzione di batteria: da quel momento in poi non avrei più potuto voltarmi verso il palco.
Ma andò bene, i Paramore spaccarono. Anche i loro fan... Una transenna, che fortunatamente non si trovava nel mio settore. Tuttavia quando Hayley chiamò una persona dal pubblico per cantare Misery Business con lei scelse proprio una balena di fronte a me, ma per fortuna l'armadio della security che mi stava accanto mi aiutò a tirarla fuori da quel mare di gente e a spiaggiarla sul palco. Credo che Hayley lo avesse fatto apposta, una sorta di vendetta per quel cappuccino finito sulla sua maglietta, lo capii dall'occhiata che mi lanciò quando arrancai verso il palco con il cetaceo tra le braccia.
Ma a parte il più che certo mal di schiena del giorno dopo fu un bello show, proprio come me lo ricordavo, almeno credo dato che non potevo voltarmi, ma le facce piene di gioia dei fan lo confermavano.
 Lo stadio si svuotò piuttosto velocemente e i fan si riversarono nelle strade di Los Angeles canticchiando ancora le loro canzoni preferite. Io invece, dopo aver preso alcune casse piene di materiale audio, uscii nel parcheggio riservato allo staff e caricai il tutto su un camion.
- Ehi Gallagher! - Urlò qualcuno e subito mi voltai per vedere chi fosse - Danno una festa a Silver Lake, che fai vieni con noi? - Mi chiese un tipo che lavorava con me, basso e tatuato dalla testa ai piedi.
- Non so Eddy, a dire il vero sono un po' stanco... - Risposi sospirando.
- Suonano i Black Belt Karate... Ed è gratis... Anche l'alcool. - Aggiunse il ragazzo con un sorrisetto furbo stampato in faccia.
Abbassai un po' lo sguardo e assunsi un'espressione pensierosa: avevo lavorato tutto il giorno, forse sarebbe stato meglio tornare a casa e riposare... Ma al diavolo! Imbucarsi ad una festa, non tanto per l'alcool, ma per assistere ad un'esibizione dei Black Belt Karate, quando mi ricapitava?
- Ok, dammi un attimo. - Dissi scendendo dal furgone e chiudendo la portiera posteriore, poi recuperai la mia maglietta e la mia felpa da un sedile del camion e le indossai, lasciando al loro posto la maglia della security.
- Possiamo andare! - Esclamai euforico, tornando dal ragazzo e con lui raggiungemmo Jason, un altro tipo poco raccomandabile che lavorava con me.
Salimmo sull'auto di quest’ultimo, una vecchia Camaro del '68 completamente nera e in ottimo stato. Tutte le volte che lo vedevo arrivare con quel pezzo di storia mi chiedevo dove diavolo trovasse i soldi per mantenerla in perfette condizioni.
Partimmo con una sgommata e con i Misfits al massimo volume, dirigendoci verso il quartiere di Silver Lake.
 


 
ANGOLO DELL'AUTORE

Saaalve ragazzi e ragazze, eccoci giunti alla fine del primo capitolo! Che detto così sembra una puntata di Art Attack… “Salve bambini, ben trovati, oggi vi insegnerò cose che non riuscirete mai a fare da soli! :D”
Pubblico adesso perché tra neanche un’ora parto per un weekend in un campeggio sul mare allo scazzo più totale, perciò non abituatevi alle pubblicazioni anticipate e soprattutto a questi orari indecenti del mattino perché posso assicurarvi che non ricapiterà mai più :’)
Ma cavolate a parte, non ho molto da dire sul capitolo, siamo solo all’inizio, perciò pensateci voi a dirmi cosa ne pensate con una bella recensioncina.
Ringrazio LaylaParamour e Lonni per le recensioni, e di nuovo Lonni, Icon of the darkness e Dragonstone
per aver aggiunto la storia tra le seguite :D

Detto questo, miei cari lettori, al prossimo capitolo!

Peace.

Ps. I Black Belt Karate sono una band emergente californiana originaria di Los Angeles, hanno un sound alternativo, un misto tra indie e garage rock. Insomma fate un salto ad ascoltarli se vi va.
  
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