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Autore: Veruska Marija    09/08/2014    2 recensioni
"La prima volta che la vidi pensai che fosse solo una pazza, una fan che si spingeva al limite pur di incontrarmi, ma mi sbagliavo."
A New York durante una pausa dalle riprese di The Originals una ragazza entra nella vita prima tranquilla di Joseph Morgan. Lei ha un passato problematico che fatica a raccontare e Joseph vuole aiutarla. Vuole conoscerla e pian piano riesce a farle svelare i propri demoni, quelli che l'avevano fatta finire in una casa di cure dalla quale la ragazza è scappata.
P.S. In questa storia la relazione tra Joseph e Persia White non esiste.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Joseph Morgan, Joseph Morgan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2. Little by little
 
Devo ammetterlo, dire che iniziò a parlare è una cosa grossa. Rispose alle domande che le avevo posto quel pomeriggio e si aprì molto considerando che ci conoscevamo da nemmeno un giorno, ma poi non parlò fino al mattino seguente.
 
Prima mi avevi posto delle domande, mi sembra giusto risponderti. Da dove posso iniziare? Allora, la cosa più semplice da dire è che ho 19 anni, li ho compiuti a maggio. Il resto è un po’ più complicato. Non voglio chiamare nessun parente perché tutti loro hanno chiuso i rapporti con me. Fino a tre anni fa vivevo a Manhattan con i miei genitori e mia sorella Vanessa. Vanessa ha un anno in più di me, è la mia unica sorella, eravamo molto legate. Poi tentai il suicidio per la prima volta e cambiò tutto. Decisero di farmi ricoverare in una clinica psichiatrica specializzata. Due settimane fa sono scappata perché non ce la facevo più a rimanere rinchiusa lì.
 
Dopo essersi aperta all’improvviso, non mi lasciò nemmeno il tempo di metabolizzare le informazioni che se ne andò in camera da letto a distendersi sul divano che le avevo preparato per dormire. Non so se fosse stata davvero stanca, se si addormentò subito o se lo fece solo perché non voleva o non poteva reggere un confronto in quel momento. Io, poco dopo, mi gettai sul mio letto a mia volta e, prima di addormentarmi, pregai che quella notte non facesse qualcosa di pericoloso approfittando del fatto che non avrei potuto fare niente per fermarla.
 
Le mie preghiere vennero esaudite, quando mi svegliai lei era ancora lì, il petto le si alzava e abbassava perciò era viva e non c’erano tracce di sangue da nessuna parte. Andai a darmi una rinfrescata al viso in bagno e quando tornai era sveglia. Era seduta a gambe incrociate che sbadigliava e si grattava svogliatamente la testa arruffando ancora di più i capelli. Rimasi quasi shockato dal fatto che fu lei a parlare per prima con la voce ancora impastata dal sonno e sorridendo:
-Buongiorno! Tutto bene? Io vorrei farmi una doccia, ma i pochi vestiti che ho sono nella stanza che avevo preso.
-Vuoi che ti accompagni a prenderli?
-Sì, ma c’è un problema. Ho lasciato lì la chiave prima di cercare di buttarmi dalla finestra.
-Allora dobbiamo andare in reception.
Il suo sguardo si fece cupo e gli occhi si riempirono di paura.
-Hey, stai tranquilla, non ti faranno niente, te lo prometto.
Annuì seppur esitante e dopo che mi fui vestito scendemmo insieme. Quello di cui non avevo tenuto conto erano i giornalisti e i paparazzi appostati fuori dall’hotel che tenevano d’occhio ogni movimento che avveniva all’interno dell’edificio e il poliziotto che ci stava aspettando. Lui, però, era dentro. Da bravo attore finsi di non averlo visto e mi diressi dritto verso la ragazza dietro al banco per chiederle come recuperare le cose di Jocelyn.
-Signor Morgan, tutti gli effetti personali della signorina sono in questo scatolone, una ragazza sarebbe passata in mattina a portargliele. Abbiamo pulito la stanza perché altri clienti la potessero utilizzare.
La ringraziai, presi lo scatolone e mi diressi verso l’ascensore. Jocelyn era rimasta rigorosamente dietro di me per nascondersi, ma il poliziotto ci avvicinò lo stesso.
-Signorina Demiens?
Jocelyn si fermò e fissò tremante l’uomo. Era alto e muscoloso, ma non incuteva timore, aveva i capelli bianchi e sorrideva, non un sorriso strafottente, un sorriso che manifestava sicurezza in un certo senso.
-Devo portarla alla centrale.
Jocelyn rimase muta, io aprii bocca per oppormi, ma l’uomo subito mi fermò.
-Signor Morgan, lei vada a lasciare quello che ha in mano in camera, poi ci raggiunga con il blocchetto degli assegni se è ancora intenzionato a pagare la cauzione come mi hanno riferito gli addetti alla sicurezza dell’hotel.
 
Feci chiamare un taxi e intanto andai a lasciare i pochi oggetti di Jocelyn nella mia suite. Quando tornai alla reception la ragazza dietro il banco mi disse che il mio taxi era arrivato e che mi stava aspettando sul retro perché potessi andarmene inosservato. Un uomo della sicurezza mi accompagnò lo stesso fuori per precauzione e salii sull’auto. Diedi al tassista le indicazioni e in quindici minuti mi portò a destinazione. Gli chiesi di aspettare assicurandogli che gli avrei pagato tutto al ritorno e accettò.
Entrai nell’edificio, non sapevo dove dirigermi, fortunatamente l’agente che era venuto a prendere Jocelyn all’hotel mi venne incontro.
-L’ho vista entrare dalla videocamera di sorveglianza, scusi se non mi sono presentato prima, io sono il commissario Black, Steven Black.
-Piacere, Joseph Morgan. Dov’è Jocelyn?
-Mi segua, è nel mio ufficio.
In silenzio seguii Steven e, come aveva detto, nel suo ufficio c’era Jocelyn. Era seduta su una delle due sedie di plastica davanti alla scrivania, si guardava i pugni chiusi appoggiati sulle gambe. Non alzò lo sguardo nemmeno quando entrai io.
-Allora signor Morgan, se è intenzionato a pagare la cauzione deve compilare e firmare questo modulo. La cifra è di 16.500 dollari. La signorina Demiens è accusata di furto e di possesso e utilizzo di documenti falsi.
Compilai le scartoffie, firmai e staccai l’assegno.
-Benissimo, potete andare. Arrivederci e tu non combinare altri guai!
Salutai e uscii, Jocelyn mi seguiva come se fosse stata un cagnolino. Salimmo sul taxi e tornammo all’hotel. Pagai anche il tassista e poi salimmo in camera. Lei non aveva ancora proferito parola, andò a sedersi sulla solita poltrona.
-Hey, Joce, posso chiamarti così? Che succede? È tutto sistemato adesso, puoi stare tranquilla. Stamattina mi sembravi così radiosa quando ti sei alzata.
-Scusa, mi sento così in colpa. Hai perso tutta la mattina per colpa mia e ti ho fatto spendere tutti quei soldi, non avresti dovuto, non mi conosci nemmeno! Perché l’hai fatto?! Come farò a ripagarti?!
Mentre parlava iniziarono a scenderle le lacrime e dopo l’ultima parola iniziò a piangere. Dio santo, io volevo solo aiutarla. La abbracciai e iniziai a parlare dolcemente.
-Jocelyn, ti prego, calmati. Volevo aiutarti e l’ho fatto, non voglio indietro nemmeno un centesimo.
Dopo qualche minuto smise di piangere.
-Sei la prima persona che si comporta in modo gentile con me dopo tre anni. Non me lo merito.
-Perché dici così?
-Perché io sono cattiva, non sono una brava ragazza, non me lo merito!
Ricominciò a piangere e l’abbracciai più forte. Non dissi più niente, volevo saperne di più sul suo conto, ma non era quello il momento.
Si addormentò piangendo tra le mie braccia e dopo un po’ entrai nel mondo dei sogni anche io.

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Eccomi di nuovo qui.
Volevo ringraziare come sempre tutti quelli che sono arrivati a leggere fino a qui e poi in particolare MaryLaRosa e Dakota Deveraux che hanno recensito, chipperina e di nuovo MaryLaRosa che hanno inserito la storia tra le preferite e gabrysalvatore e Velvet Von Black che l'hanno inserita tra le seguite.
Spero vi sia piaciuto anche questo capitolo, magari ditemi cosa ne pensate :)
Alla prossima,
Veruska Marija
   
 
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