Libri > Divergent
Segui la storia  |       
Autore: L S Blackrose    09/08/2014    12 recensioni
Eric è uno dei leader degli Intrepidi. Freddo, calcolatore, spietato e crudele.
Ma non è sempre stato così. Cosa lo ha portato ad odiare a tal punto i Divergenti?
In questo prequel di Divergent, il suo destino si intreccerà a quello di Zelda, una ragazza tenace e potente come una freccia infuocata.
Può un cuore di ghiaccio ardere come fuoco?
Un cuore di pietra può spezzarsi?
- - - - - - - - - - - - - - -
dal capitolo 4 (Eric)
- - - - - - - - - - - - - - -
Sto per aprire bocca, per invitare le reclute a dare inizio al loro cammino negli Intrepidi, quando un movimento al limite estremo del mio campo visivo mi obbliga a voltare il capo.
Ormai davo per scontato che le disgrazie fossero finite, invece una figura esile si lancia dall’ultimo vagone del treno e fende l’aria come un proiettile.
A causa della luce del sole che mi arriva dritta in faccia, in un primo momento metto a fuoco soltanto una macchia indistinta, blu e nera.
Nella frazione di secondo che segue, sono costretto a spingere l’autocontrollo al massimo della potenza per non mostrare nessuna emozione, per mantenere la mia posa autorevole e l’espressione gelida.
Perché sono talmente esterrefatto da non riuscire a credere ai miei stessi occhi.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Eric, Four/Quattro (Tobias), Nuovo personaggio, Zeke
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Zeric - Flame of ice'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic



 

Capitolo 31




 

Zelda







Devo assolutamente spegnere il sorriso ebete che, da quando ho aperto gli occhi questa mattina, si è disegnato sulle mie labbra.

Trattenermi sta diventando arduo: vorrei gridare a squarciagola e saltellare di gioia, tutto in una volta.
Magari accompagnando il tutto scuotendo fianchi e capelli a tempo.

È la prima volta che mi accade, non avevo mai provato una così forte sensazione di gioia e benessere.
Di certo non per merito di un ragazzo: le uniche interazioni che ho mai avuto con l’altro sesso sono state alquanto burrascose e per nulla piacevoli da ricordare.

Ma Eric …

- Ah, allora ci siamo! – esclama una voce vivace, riportandomi con i piedi per terra.

Sbatto le palpebre e mi costringo ad accantonare le mie fantasie per prestare attenzione a Melanie, che mi guarda con un sorriso sornione dall’altra parte del tavolo.
La sua espressione curiosa e ironica si accentua quando nota il mio sorriso, che con tutti i buoni propositi del caso non sono riuscita a mascherare.
Mi passa una mano davanti al volto, muovendo le dita avanti e indietro. – Terra chiama Zelda! Pensi di ritornare in questo sistema solare, o devo venirti a prendere io? -.

Sbuffo, infastidita. – Guarda che ti ho sentita, non c’è bisogno di urlare – borbotto, inclinando la tazza per bere l’ultimo sorso di the alla menta, il mio preferito. – E poi dici cose senza senso. Cosa voleva significare quel ‘allora ci siamo’? -.

Mel strizza gli occhi, come se stesse esaminando un vetrino al microscopio. – Semplice. Sei già arrivata alla fase due -.

Inarco un sopracciglio. - La che? -.

Lei rotea gli occhi. – Ma cosa vi insegnano in quelle scuole Erudite? – si lamenta, passandosi una mano sulla fronte in modo drammatico. – D’accordo, cominciamo dal principio. Hai presente, quando incontri un ragazzo e ne rimani affascinata, pensi sempre a lui, a quanto è bello, spiritoso ecc … ecco, quella si chiama cotta . Tutto chiaro fin qui? -.

Ridacchio. – Credo di aver afferrato il concetto -.

Mel annuisce accondiscendente, come se fosse una maestra alle prese con una bambina indisciplinata e testarda. – Bene. La cosiddetta ‘cotta’ si articola in più fasi -. Si interrompe e alza un dito alla volta, mentre le elenca una per una. – Fase uno: ammissione dei sentimenti. Fase due: occhi a cuoricino e sospiri estatici. Fase tre: primo approccio. Fase quattro … beh, diciamo che questa fase non ha bisogno di parole, ma di fatti concreti -. Fa un sorrisetto malizioso e non posso fare a meno di scoppiare a ridere.

Perfetto, è venuto il momento di sganciare la bomba.

Rigiro un biscotto tra le dita, sforzandomi di mantenere un’espressione perfettamente innocente. - Se le cose stanno così, allora credo proprio di aver saltato la fase numero tre … –.
Lascio la frase in sospeso per alcuni istanti, e poi sparo di getto: - … perché uno dei fatti concreti, come li chiami tu, è accaduto proprio ieri pomeriggio -.

Mel boccheggia. Il muffin che stava per mordere le scivola di mano, andando a spiaccicarsi sul vassoio con un piccolo pluff.

Bomba sganciata. Prevista reazione di tipo isterico, che avverrà tra tre, due, uno …

– CHE COSA?! – strilla lei, con un volume di voce che dovrebbe essere dichiarato illegale.

Difatti molte teste si girano nella nostra direzione ed io alzo gli occhi al cielo. - Forse dovresti urlare un po’ più forte – replico, battendo le dita sul tavolo. Indico il lato più lontano della mensa con un cenno del capo. – Credo che quel ragazzo laggiù non ti abbia sentito -.

Melanie rimane a fissarmi per un istante, come inebetita, poi ingurgita il resto del caffè d’un fiato.
Sempre senza parlare, si alza di getto dalla panca, gira attorno al tavolo e mi prende per un braccio. Io emetto un sospiro di sconfitta e mi lascio trascinare fuori dalla sala senza opporre resistenza.

Quando passiamo accanto ad un gruppo di Intrepidi più grandi, che stanno osservando la nostra uscita di scena dandosi di gomito e sghignazzando, Mel affila lo sguardo e scopre i denti. – Che avete da guardare? – abbaia, facendoli ammutolire di colpo.

Loro alzano le mani in segno di resa e si spostano per lasciarci passare: il carattere poco paziente della mia amica è conosciuto e temuto da tutta la Fazione, a quanto pare.

Allungo la mano per aprire la porta, ma vengo preceduta da qualcun altro.
Il sorriso ironico che era spuntato sulle mie labbra dopo l’esclamazione di Mel svanisce e rimango come paralizzata.

Anche Eric si blocca sulla soglia non appena i nostri occhi si incrociano.
Mi fissa con un penetrante sguardo color acciaio e il mio cuore ha un fremito.

È incredibile come un’attività semplice e involontaria come respirare diventi superflua quando lui mi guarda in quel modo!

Eric si schiarisce la voce e interrompe per un istante il contatto visivo.
Caspita, sembra teso e impacciato quanto me!
Questo pensiero mi infonde un po’ di coraggio, per cui gli rivolgo un timido cenno. – Ciao –.

Più che un saluto è un bisbiglio, perché in questo momento non mi fido troppo della mia voce. Sono stanca di balbettare quando mi ritrovo in sua presenza: è già successo troppe volte, devo fare in modo che non diventi un’abitudine.

Il Capofazione risponde con un mezzo sorriso che provoca un aumento esponenziale dei battiti del mio cuore. – Zelda – mormora, inclinando il capo.
Come suona bene il mio nome sulle sue labbra, il suo modo di pronunciarlo mi dà i brividi …

- Zelda! -.

Ok, anche questa voce mi dà i brividi, ma non in senso positivo!

James spunta alle spalle di Eric e si fa avanti con le braccia spalancate, quasi volesse catturarmi e stringermi contro il suo petto.
Indietreggio involontariamente di un passo, ma lui riesce comunque ad avvinarsi tanto da allungare una mano per sistemarmi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
– Allora, come sta il tuo amico? – chiede, in tono allegro.

Non so come faccia a non accorgersi dell’occhiata fiammeggiante che gli sta riservando Eric.
Uno sguardo del genere potrebbe provocare un incendio meglio di un accendino caduto accidentalmente in una tanica di benzina.

James continua imperterrito a parlare, mentre io mi aspetto di vedere del fumo alzarsi dalla sua maglietta da un momento all’altro. – E’ veramente fortunato. Chi non vorrebbe un’infermiera personale bella e gentile come te? -.

I suoi complimenti mi stordiscono, specialmente perché vengono accompagnati dal solito occhiolino. - Lui sta … mmm … decisamente meglio – replico, prima di venire interrotta dalla voce squillante di Mel.

- Ehi, fratellone, togli subito le tue manacce da Zelda, se non vuoi che il suo ragazzo te le stacchi –.

Fratellone?!

James incrocia le braccia muscolose – credo che riuscirebbe a sollevarmi di peso con una mano sola senza il minimo sforzo – e rivolge un ghigno a Mel. – Buongiorno, sorellina -.

Sorellina?!

Mi giro repentinamente verso la mia amica, aspettando delle spiegazioni.
Lei ricambia il mio sguardo e si limita a scrollare le spalle, come se mi stesse dicendo ‘non è colpa mia se siamo parenti’.

Mi accorgo solo in quel momento di quanto si somiglino, hanno entrambi gli occhi azzurro cielo e una fossetta sul mento. – Un fratello Capofazione – commento, in tono lievemente ironico. – Potevi almeno accennarmelo -.

- Non è certo una cosa di cui vantarsi – ribatte lei, mordendosi un labbro.

Il cipiglio di James si fa minaccioso. – Attenta a come parli, mocciosa. Potrei casualmente inserire del veleno nel tuo siero di simulazione -.

Alla parola ‘veleno’, Eric corruga le sopracciglia, come se trovasse la battuta di cattivo gusto.

Melanie, invece, scoppia a ridere. - Ma certo, accomodati – rilancia, sicura di sé. – Ti ricordi cosa ha fatto papà quella volta che mi hai colorato i capelli con la vernice spray? -.

Le guance di James si fanno paonazze. – Azzardati a farne parola ed io … -.

Cominciano a battibeccare animatamente. Sospiro e mi massaggio la fronte: come ho fatto a non notare la somiglianza in precedenza?
Due caratteri così simili non possono che appartenere alla stessa famiglia.
Come nel caso dei gemelli, solo che, in confronto a loro, Xavier e Felix sono due agnellini.

Eric sembra pensarla allo stesso modo, perché emette un grugnito di fastidio e si strofina le tempie come se tutte quelle chiacchiere gli avessero provocato un tremendo mal di testa.

Mi chino appena verso di lui, approfittando del fatto che i due fratelli stanno discutendo senza sosta e non badano a noi. – Come va la ferita? – mormoro, sinceramente preoccupata.
Non avrebbe dovuto alzarsi dal letto. Un taglio del genere ha bisogno di alcuni giorni per rimarginarsi completamente, glielo avrò ripetuto almeno una quindicina di volte ieri sera prima di lasciare la sua stanza.
Sapevo in partenza che non mi avrebbe dato ascolto, ma avevo comunque voluto metterlo in guardia. Come si dice, ‘uomo avvisato, mezzo salvato’.

Purtroppo, pare che ad Eric non piaccia troppo essere salvato. Perlomeno non da me.

- Decisamente meglio – fa lui, usando le stesse parole che ho pronunciato poco prima.
Devo ammettere che ha una memoria formidabile, ricorda le frasi che dico sillaba per sillaba.

Afferro un ciuffo di capelli che mi solletica la fronte e lo arrotolo attorno ad un dito. – La tua capacità di imitazione lascia molto a desiderare – commento, strappandogli un sorriso. - Ti diverti così tanto a prendermi in giro? -.

- Abbastanza. Anche se, personalmente, credo di preferire il tuo modo di mettere a tacere la gente – replica, con una scintilla nello sguardo.
Quando capisco a cosa si riferisce, le mie guance cominciano a farsi più calde. – O forse dovrei temere quel ragazzo di cui parlava la tua amica? -.

Il tono sarcastico con cui ha evidenziato la parola mi fa ridere. – Tranquillo, non corri alcun pericolo. Per il momento non esiste nessun ragazzo che possa vantare diritti su di me -.

Mi guarda come se stentasse a credere alla mia precedente dichiarazione, ma ne fosse segretamente soddisfatto.

Credo stia per aggiungere qualcosa, ma Mel non glielo permette. – Scusateci, siamo di fretta – cinguetta, rivolgendo un rispettoso cenno del capo a Eric e una linguaccia a suo fratello.

Mi spinge fuori dalla mensa senza troppe cerimonie, ma, mentre lancio un’ultima fuggevole occhiata ai due Capifazione, riesco comunque a scorgere un lampo di delusione in quegli occhi argentati che tanto adoro.









 
* * *







 

Eric







James osserva le due ragazze sparire oltre la porta, poi si passa la lingua sulle labbra. – Che bel bocconcino – commenta, con un ghigno poco raccomandabile sul volto.

Quando realizzo che sta parlando di Zelda, i miei muscoli facciali si irrigidiscono. Mantieni la calma, Eric.

Mi precede verso il tavolo dei Capifazione – in quel momento completamente deserto - e si serve una generosa dose di caffè.
Prendo posto davanti a lui, tentando di convincermi che mettergli le mani addosso non sarebbe affatto una buona idea.

James, ignaro del mio conflitto interiore, mi guarda inarcando un sopracciglio. - Cosa sai di lei? Ha davvero il ragazzo? -.

Il mio autocontrollo comincia a dare segni di cedimento. Strano che la tazza che stringo tra le mani non sia ancora esplosa in mille pezzi. – Per quale motivo dovrebbero interessarmi le faccende personali degli iniziati? – sbotto, in tono freddo.
La maschera di disprezzo che ho deciso di usare regge solo perché non sto pensando a Zelda. Lei mi interessa eccome. – E poi non è un po’ troppo giovane per te? -, aggiungo, calcando l’aggettivo intenzionalmente.

James storce la bocca, come se avesse inghiottito un limone tutto intero. – Divertente – replica, scoccandomi un’occhiataccia. – Tanto per la cronaca, ho ventidue anni, non settanta -.

- Certo, ma agli occhi di una sedicenne sei già vecchio -.
Alzo le spalle e bevo un sorso di caffè per celare il mio ghigno trionfante.

James è una di quelle persone perennemente attive, piene di energia appena mettono piede fuori dal letto.
Insopportabili per un tipo come me che apprezza il silenzio, specialmente di prima mattina.

Il mio commento sembra avergli rovinato il buonumore.
Tiene un coltello da burro davanti al viso e continua a specchiarsi sulla lama, da ogni angolazione, forse in cerca dei primi segni della vecchiaia.
Camuffo la mia risata con un colpo di tosse e volgo lo sguardo altrove.

La ferita prude in modo fastidioso, ma sopportabile.
Ieri sera Zelda mi ha psicologicamente sfinito a suon di raccomandazioni – ‘non pensare neanche di alzarti dal letto per un giorno o due, il taglio era profondo, ha bisogno di cure’ -, prima di raccattare tutti i suoi strumenti da infermiera e salutarmi con un patetico cenno della mano.

Ed io che speravo mi prendesse in parola e usasse il suo personalissimo – e collaudato - metodo per chiudermi la bocca.

Ovviamente, non le ho dato retta. Per chi mi ha preso, per una femminuccia?
L’anno scorso ho sostenuto due combattimenti con una spalla slogata e li ho vinti entrambi. Non sarà certo una misera ferita a tenermi bloccato a letto.

Inoltre oggi è in programma il secondo giro di simulazioni, quindi devo assicurarmi di arrivare in tempo per ordinare a Quattro di togliersi dai piedi e di lasciarmi sovrintendere quella della mia trasfazione preferita.

Appoggio i gomiti sul tavolo e faccio oscillare la tazza, osservando assorto le onde che il movimento rapido crea sulla superficie del caffè.
Ripenso al sorriso che Zelda mi ha rivolto poco fa.

I nostri rapporti sono decisamente migliorati in questi ultimi giorni, ne devo assolutamente approfittare.
Specialmente visto che, grazie a non so quale miracolo, è ancora single.
Possibile che nessuno dei suoi ammiratori si sia fatto avanti? O è stata lei a respingerli?

Ho eliminato Quattro dalla lista, ma ci sono ancora i gemelli, Zeke … chi ho dimenticato?
Ah già, quel cretino che mi siede di fronte.

Per il momento non esiste nessun ragazzo che possa vantare diritti su di me.

Sogghigno, mentre porto la tazza alle labbra.

Ancora per poco, piccola. Ancora per poco.










 
* * *







 

Zelda






- Ti dispiace staccare le tue dita dal mio braccio? Mi stai bloccando la circolazione -.

Melanie si guarda attorno e mi lascia andare solo dopo essersi assicurata che non ci sia nessuno nei paraggi.
Si siede a gambe incrociate sul pavimento di roccia e con la mano mi fa cenno di imitarla. – Siamo in anticipo di mezz’ora, gli altri devono ancora fare colazione – dice, scuotendo leggermente la corta chioma ramata. – Forza, comincia a raccontare -.

Guardo con apprensione la porta che conduce alla stanza delle simulazioni, poi mi lascio scivolare a terra e appoggio la schiena alla parete. – Non so da dove cominciare –.

Mel gioca con i lacci delle scarpe, ma non mi perde di vista nemmeno per un secondo. - Ieri sera mi sembravi piuttosto su di giri quando sei tornata al dormitorio, ma avevo dato per scontato che c’entrasse il casino successo al Pozzo. Credevo fosse una reazione isterica dovuta allo shock – afferma, riducendo gli occhi a strette fessure. – Comincia col dirmi dove sei stata ieri pomeriggio. Immaginavo fossi stata ricoverata in infermeria, invece te la stavi spassando con Eric! -.
Pronuncia il nome del Capofazione con enfasi e nel frattempo mi dà una pacca sul ginocchio. – Ti decidi a raccontare? Voglio i particolari! -.

Prendo un profondo respiro. – Ieri, quando vi ho descritto i fatti, ho omesso un piccolo dettaglio – spiego, riducendo la voce ad un bisbiglio. – Il proiettile di Oliver mi ha mancato solo perché Eric si è messo in mezzo. Se non ci fosse stato lui, probabilmente ora sarei morta. Mi ha salvato la vita -.

Mel non fiata, si limita a massaggiarmi una spalla con fare rassicurante.

La ringrazio con un mezzo sorriso, prima di continuare. – Ha rischiato grosso. Se avesse reagito con mezzo secondo di ritardo, il proiettile l’avrebbe centrato in pieno, invece di limitarsi a colpirlo di striscio -. Rabbrividisco al ricordo della scia di sangue che ho seguito per raggiungere la stanza del Capofazione. – E quell’idiota non voleva nemmeno essere medicato! Avrei voluto prenderlo a schiaffi! -.

Mel ridacchia. – Non c’è dubbio, il tuo è vero amore. Di solito sono le persone a cui vogliamo bene quelle che ci fanno infuriare di più -.
Annuisce piano tra sé. – Poi che è successo? -.

Faccio una leggera smorfia. Meglio tralasciare la piccola parentesi che aveva come protagonista principale l’alcool e andare dritti al punto. – Beh, lui continuava a sbraitare come suo solito, non mi permetteva di medicargli il taglio, così l’ho … ehm … baciato -.
Mi gratto una guancia, mentre Mel spalanca occhi e bocca contemporaneamente. Mi affretto a spiegare. – Giuro che non l’avevo premeditato! In quel momento non mi è venuto in mente nient’altro per costringerlo a chiudere il becco! -.

Descrivere la scena in questo modo la rende più buffa di quanto non sia stata in realtà e  l’espressione sbalordita della mia amica di certo non mi aiuta a mantenere una parvenza di serietà.
Scoppio a ridere, seguita a ruota da Mel, che trova a malapena il fiato per esclamare: – Non ci posso credere. Zelda Blackburn, sei la ragazza meno romantica sulla faccia della Terra! -.

Non posso darle torto.

- E lui che ha fatto? Ha ricambiato il bacio? -.

Mi stringo nelle spalle. – Ecco … in realtà non gliene ho dato il tempo. Però da come mi guardava non sembrava gli fosse dispiaciuto -.

Melanie batte allegramente le mani. – Certo che no! Infatti anche stamattina ho notato che ti mangiava con gli occhi -.

Davvero? Perché io non me ne sono accorta?
Forse perché eri troppo impegnata a ricordarti di respirare. 
Ah, giusto.

Mel schiocca le dita ad un soffio dal mio naso. - Mi stai ascoltando? -.

- Scusa, ero distratta – confesso, con un sorrisetto. – Mi ero fermata a ‘ti mangiava con gli occhi’ e stavo gongolando in silenzio -.

Lei alza lo sguardo al cielo, come se stesse invocando l’aiuto divino. - Oddio, sei proprio innamorata persa – mormora, ma non riesce a trattenere un ghigno malizioso. – Comunque, se la qui presente signorina-dagli-occhi-a-cuore smettesse di fantasticare su Mr-spalle-larghe e mi prestasse attenzione, capirebbe che sto mettendo a punto un piano fantastico per la festa di questa sera -.

Oh, no. Non di nuovo.

Basta la parola ‘festa’ a terrorizzarmi, visto che per Melanie è sinonimo di vestiti indecenti, trucco esagerato e tacchi vertiginosi.
- Senti, non credo sia una buona idea … -.

- Zelda – tuona lei, puntandomi l’indice contro lo sterno.

Mi sbagliavo: i suoi occhi non sono color del cielo. Assomigliano più al bagliore blu scuro e pericoloso di una fiamma a gas.
Brillano minacciosi per un istante, poi si addolciscono assieme al suo tono. – Smettila di protestare e fidati di me. Cos’hai da perdere, in fondo? -.

Rifletto per qualche minuto, ma non trovo nulla da ribattere. – D’accordo. Faremo a modo tuo -.









 
 
- - - - - - - - - - - - - - -
Ciao gente ;) eccomi con un nuovo capitolo!
Ho dovuto tagliarlo in due parti perché cominciava a diventare troppo lungo, il resto lo pubblicherò in settimana ;)

la sorpresa che vi avevo preannunciato non riguarda i rapporti di parentela tra Mel e James (anche se è comunque una notizia importante), ma arriverà tra qualche capitolo, non temete ;)


Fatemi sapere che ne pensate (Eric comincia a darsi da fare, fate il tifo per lui mi raccomando!) xD
come sempre mando un bacio a tutte le persone che leggono/seguono/recensiscono la storia, grazie veramente <3


Alla prossima,

Lizz

 
 
 
 
 
 
   
 
Leggi le 12 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Divergent / Vai alla pagina dell'autore: L S Blackrose