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Autore: Ayr    09/08/2014    4 recensioni
Arden è un giovane Cacciatore di draghi, uccide queste creature per prelevare il Sospiro del Drago, una sostanza preziosissima altamente infiammabile. Elleboro è una Lingua di Fuoco, una leggenda, lei i draghi li protegge.
Quando la ragazza incontrerà Arden e lo salverà da un attacco di draghi, inizierà per lei una missione: fargli conoscere e cercare di fargli apprezzare queste meravigliose creature, facendogli capire gli orrori che i Cacciatori come lui compiono contro di esse.
Riuscirà Elleboro nella sua missione? O avrà ragione Passiflora e Arden tornerà ad uccidere draghi, come ha sempre fatto?
Dedico questa storia a mio fratello che ne ha trovato il titolo e ad una mia amica, che come me ama i draghi ed è innamorata di un Cacciatore.
Genere: Fantasy, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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VII
 
 
Quel giorno Elleboro era particolarmente allegra. Aveva un piano in testa e sperava con tutto il cuore che funzionasse.
«Buongiorno» disse allegramente entrando nella stanza di Arden.
«Come mai così allegra?» domandò il ragazzo contagiato dal suo buon umore.
«Oggi voglio farti conoscere un amico» annunciò lei «Un mio grande amico», Arden aggrottò le sopracciglia.
«Sbrigati!» lo incitò la ragazza «Abita piuttosto lontano e vorrei arrivare lì prima dell’ora di pranzo. Diventa piuttosto scorbutico e intrattabile quando ha fame»
Arden uscì dal letto, di malavoglia, ricordandosi solo all’ultimo momento di essere completamente svestito, la sua faccia prese fuoco.
«Scusami» balbettò, ricoprendosi immediatamente con il lenzuolo, Elleboro scoppiò a ridere «Tranquillo, non ho visto nulla. Ti aspetto fuori, così puoi vestirti» disse ammiccando.
Non appena la ragazza chiuse la porta, Arden si vestì il più velocemente possibile. Erano passati due giorni da quando Ailea gli aveva guarito la ferita, due giorni di forzata convalescenza, durante i quali era uscito molto poco all’aria aperta e l’unico svago che si era potuto permettere era stato quello di giocherellare con i draghi di Elleboro. Arden, si stava affezionando parecchio a quei draghetti, soprattutto a Tanatos, il suo preferito; gli piaceva vedere come si avventava sulle prede, o come volava altero verso l’alto per poi scendere in picchiata libera, e spesse volte lo costringeva a fare capriole nell’aria e altre evoluzioni. A Tanatos, però, non di spiaceva fare bella mostra di sé e delle sue capacità, era un drago parecchio esibizionista ed era contento di aver trovato in Arden uno spettatore che apprezzasse il suo talento.
Arden, appena uscito dalla stanza venne travolto proprio dal piccolo drago nero, che non vedeva l’ora di mostrare le sue acrobazie al ragazzo. Arden lo prese tra le braccia e lo accarezzò piano sulla testa per tentare di calmarlo.
«Ormai sei condannato» disse Elleboro ridacchiando «Ha finalmente trovato uno spettatore per i suoi spettacoli e non lo lascerà andare così facilmente»
«Suona come una minaccia» rispose Arden con un sorriso, Tanatos emise uno sbuffo di fumo giallo dalla narici, era ancora troppo giovane per riuscire a sputare fuoco, il suo sospiro troppo acerbo, per il momento si limitava a emissioni di fumo sulfureo e qualche piccola scintilla. Nosos, invece, riusciva già a creare piccole fiammate, non troppo forti né pericolose ma tali da suscitare l’invidia del fratello; in quanto a Fobos, era troppo piccolo e fragile anche solo per emettere sbuffi di fumo.
«Verranno anche loro?» chiese indicando il piccolo drago che gli morse un dito, grazie a quell’espediente si stava mitridatizzando contro il loro veleno, lo stesso metodo era stato usato per Elleboro, ormai completamente immune.
«Non lo so» rispose la ragazza «La presenza di altri draghi potrebbe infastidirlo»
«Di altri draghi?» la interruppe Arden squadrandola con aria interrogativa, Elleboro non rispose ma si limitò a sorridere e fargli cenno di seguirla. Come sempre, quando passarono nell’atrio, la sorella di Elleboro e gli ospiti con cui parlava gli gettarono uno sguardo ricco d’odio. Sapeva che era solo grazie a Elleboro se non era ancora morto, ma si chiese per quanto tempo sarebbe rimasto ancora vivo.
Appena uscì, Arden chiuse gli occhi, lasciandosi investire dall’aria fresca di quella mattina invernale. Il sole cercava di fare capolino dalle nubi che ricoprivano il cielo e se si aguzzava la vista, verso nord, si riuscivano a distinguere delle piccole forme scure stagliarsi contro il grigio.
«Draghi» disse la ragazza seguendo lo sguardo di Arden «Probabilmente draghi del gelo, prima o poi te ne farò vedere uno» promise, mentre si addentrava nel bosco di sempreverdi che circondava il Rifugio. Il viaggio fu piuttosto lungo, erano arrivati alle pendici delle montagne, dove le ultime propaggini di bosco cercavano di inerpicarsi sul versante scosceso e costellato di grotte. Entrarono proprio in una di esse e Arden rimase senza fiato: davanti a lui si stagliava la possente figura di un drago, la sua mole occupava l’intero interno della grotta lasciando uno spazio bastante a stento per i due ragazzi, il suo corpo longilineo e dalle forme armoniose era coperto di squame di un verde brillante e iridescente, le ali, ripiegate sul dorso, avevano la membrana lacerata in più punti, nonostante questo rimaneva una creatura magnifica che lasciò a bocca aperta il ragazzo. Il drago studiò i due nuovi arrivati con i suoi occhi dorati che sprigionavano una saggezza e un’intelligenza secolari.
«Arden ti presento Nartex; Nartex, questo è Arden» fece le presentazioni Elleboro, Arden rimase impalato a fissare il drago, incantato; ne aveva visti molti da vicino, ma nella maggior parte dei casi erano agonizzanti a terra, stretti da funi e con le ali bloccate dagli arpioni.
«Molto piacere Arden» rispose il drago e il ragazzo si stupì che parlasse la sua lingua.
«Credevo che i draghi usassero la lingua dei draghi» osservò incredulo.
«È così infatti, ma io ho imparato anche la lingua degli uomini e adesso riesco a comunicare con loro» spiegò il drago, con somma sorpresa da parte di Arden.
«Nartex è stato trovato dieci giorni fa, non in fin di vita ma in condizioni davvero disastrose. La cosa strana era che aveva ancora più della metà del Sospiro nella sacca, come se i Cacciatori non avessero fatto in tempo a prelevarlo tutto» disse la ragazza avvicinandosi al drago «Le lesioni alle ali, purtroppo sono piuttosto gravi e pur utilizzando la magia curativa ci impiegheranno molto a guarire e può darsi che Nartex non riuscirà nemmeno più a volare» il tono di voce della ragazza si abbassò improvvisamente così come lo sguardo del drago, Arden si sentiva terribilmente in colpa, erano stati dei Cacciatori come lui a ridurre in quello stato quella creatura così magnifica che una volta solcava i cieli sfidando le nubi e le correnti e faceva a gara con le montagne per riuscire a salire più in alto sino a toccare il sole; sapere che non sarebbe più riuscito a volare provocava in Arden una profonda tristezza e sentiva un peso insistente gravare sul suo stomaco.
«Non essere triste per me, ragazzo» disse il drago con la sua voce profonda e cavernosa, che pareva provenire dai recessi più profondi e bui della terra «Neanche tu sai volare, a quanto mi sembra, eppure non sei infelice» osservò.
«Ma io non ho mai volato, non ho mai provato questa sensazione» replicò il ragazzo mesto «Cosa si prova a volare?» chiese poi al drago; questi sorrise, come possono sorridere i draghi e iniziò a parlare dei bei tempi in cui era l’indiscusso sovrano dei cieli dell’ovest, Arden rimase rapito ad ascoltarlo mentre Elleboro si occupava delle ferite del rettile, applicando quel poco di magia curativa che riusciva a evocare, non era molta, ma bastante per ricucire pian piano le ferite e rinsaldare le membra.
Era pomeriggio inoltrato quando i due lasciarono l’antro di Nartex per tornare a casa.
«Posso venire anche domani?» chiese Arden, Elleboro sorrise.
«Non credo che a Nartex dispiacerebbe un po’ di compagnia, è sempre solo, lassù. Vede solo me, Passiflora e qualche altra rara Lingua di fuoco. Ma nessuno parla mai con lui, a parte me. Mi piacciono i suoi racconti» rispose la ragazza.
«Anche a me» confermò il ragazzo «Sembra davvero incredibile che fino ad adesso io abbia avuto il coraggio di uccidere creature simili. Sono così affascinanti, sagge e per nulla pericolose come le hanno sempre descritte» continuò poi, entusiasta. Elleboro sorrise compiaciuta, il suo piano stava procedendo e anche meglio di quanto si aspettasse.
 
*
«Dove sei stata?» le investì Leisha in tono accusatorio, non appena la ragazza entrò in cucina.
«Da Nartex» rispose quella con aria indifferente mentre immergeva i piatti vuoti nell’acquaio.
«E ci hai portato anche il cacciatore?!» chiese l’altra ragazza.
«Non gli ha fatto niente. Hanno solo parlato come se fossero amici» rispose Eilesha, sua sorella strabuzzo gli occhi.
«Sei impazzita! Perché l’hai portato da lui?» domandò
«Per farglielo conoscere»
«Non ti sei fermata a pensare del pericolo nel quale può incorrere adesso il drago?» domandò Leisha esasperata, il suo tono di voce aumentava di un’ottava dopo ogni parola «Ora è a conoscenza dell’esistenza di Nartex, un drago ferito, che non può muoversi e con una sacca piena di Sospiro, e sa anche dove si trova. Non hai pensato che potrebbe approfittarne per andare da lui di notte, prelevargli il Sospiro e finirlo?»
«Impossibile» rispose la ragazza tranquillamente «È pericoloso andare nella foresta di notte, soprattutto se non la conosci. Inoltre non può uscire dalla sua stanza a meno che non si arrischi a fare un volo di due metri e non credo sia così stupido»
«Stupido no, ma avido sì. Può sempre mandare un messaggio ai suoi amici…»
«Trovo altamente improbabile anche questo» la interruppe Eilesha, seccata della sfilza di assurdità che stava uscendo dalla bocca della sorella «I suoi amici molto probabilmente lo considerano ormai morto e sepolto e comunque non avrebbe alcun mezzo per comunicare con loro»
Leisha scosse la testa «Tu per me sei completamente pazza» decretò «Mostrare un drago ad un Cacciatore…perché non gli hai direttamente fornito una lancia per ucciderlo?»
«Non lo ucciderà, Leisha» rispose la ragazza stancamente «Lo ammira e vuole solo parlare con lui. Non gli farà del male e anche se fosse Nartex sa difendersi»
«Assurdo» mormorava Leisha «Un Cacciatore che parla con un drago» e borbottando altre cose incomprensibili uscì dalla stanza. Eilesha sospirò chiedendosi perché sua sorella fosse così testarda e cieca.
 
*
 
«Perché me l’hai portato?»
«Volevo farvi conoscere»
«Sai che c’era anche lui tra i Cacciatori che mi hanno ridotto così?»
«Oh Nartex, mi dispiace! Non immaginavo…»
«Tranquilla. Hai fatto bene a portarlo»
«Lo pensi davvero?» il drago annuì e scrutò la ragazzina accoccolata contro il suo fianco.
«Ti piace quel ragazzo, non è vero?»
«Cosa?..No…cioè…Lui è un Cacciatore e io Lingua di fuoco…» balbettò la ragazza, colta di sopresa
«E quindi?» domandò il drago «Non hai comunque risposto alla mia domanda»
La ragazza sospirò «E va bene, un po’ mi piace. Ma siamo comunque troppo diversi, apparteniamo a due mondi opposti, io sono troppo strana per lui, non potrà mai esserci nulla tra noi» confessò alla fine.
«Perché strana?» chiese Nartex
«Insomma non è che incontri tutti i giorni una ragazzina che parla la lingua dei draghi e può evocare fiamme a proprio piacimento»
«Non sei strana» mormorò il drago «Sei solo speciale»
«Grazie Nartex» sussurrò la ragazza accarezzando il fianco del drago
«Quel ragazzo mi piace» disse dopo un po’ il drago rompendo il silenzio
«Nonostante sia un Cacciatore?» domandò la ragazza
«Non si giudicano le persone in base a quello che fanno, ma a quello che sono davvero. Quel ragazzo non ha scelto di essere un Cacciatore, è stato costretto dalle circostanze»
«Eppure ha continuato ad esserlo» osservò la ragazza
«Non tutti hanno la fortuna di poter scegliere cosa fare. A volte si è costretti a prendere decisioni e a fare scelte che non avremmo mai fatto se ne avessimo avuta la possibilità» disse il drago con tono triste, Elleboro iniziò a provare un po’ di pena e compassione per Arden, non aveva scelto di essere lui un Cacciatore, gli era stato imposto.
«Credi che quello che io stia facendo sia una pazzia?» chiese la ragazza dopo un po’
«No, non credo sia una pazzia, piuttosto qualcosa di avventato e non ancora ben definito, ma comunque molto nobile e ammirevole»
«Sempre meglio di quello che fa mia sorella» si lasciò sfuggire la ragazza
Nartex sospirò «Tua sorella ha molta rabbia e molto odio nel suo cuore»
«Sono preoccupata per lei» confessò Elleboro
«Vedrai che standole accanto, pian piano riuscirai a farle capire che con l’odio e con la violenza non si arriva da nessuna parte»
«Eppure mi sembra di non ottenere nulla» protestò Elleboro
«I frutti non maturano in una sola notte» rispose Nartex
«Mi chiedo solo se vedrò mai i miei, di frutti» mormorò la ragazza sconsolata
 


***
Eccomi qui, a tormemtarvi con un nuovo capitolo. chiedo scusa se l'aggiornamento è lento, ma non trovo mai il tempo per scrivere...Spero che questo capitolo vi piaccia :)
Mi raccomando continuate a recensire, per me la vostra opinione è importante. Colgo l'occasione per ringraziare tutti quelli che leggono la mia storia e la recensiscono, per quanti l'hanno inserita tra le seguite e le preferite (non sapete quanto mi abbia fatto piacere) e anche per coloro che la leggono ma rimangono in silenzio. Grazie a tutti!

 
   
 
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