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Autore: Molly182    09/08/2014    1 recensioni
«Perché non mi hai mai detto che il tuo vero nome è Thomas?»
«Perché non me l'hai mai chiesto…»
«Spiegami perché avrei mai dovuto chiederti se quello fosse il tuo vero nome?»
«Perché pensavo che mi avessi riconosciuto»
«È piuttosto difficile vedere chi ho davanti, sai?», mi disse mentre stava riempendo due tazze di caffè caldo. «Soprattutto se il locale ha luci basse e quello che mi sta davanti ha un maledetto cappello che gli copre metà volto»
«Hai ragione», le dissi ridendo e appoggiando il cappello sul ripiano.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom DeLonge
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Chapter nine.
What if I be the one that takes the blame.
What if I can't go on without you.
 
Thomas P.O.V.
La strada del ritorno non era mai stata così difficile da percorrere nonostante fosse completamente vuota e non faceva neanche così caldo da odiare di stare in macchina. Sembrava che il destino o qualcosa di simile si stesse divertendo con me non facendomi trovare traffico e tutti i semafori rossi. Non era mai successo in vita mia di trovare una fottuta strada libera a San Diego e doveva capitare proprio ora mentre non riuscivo a trovare qualcosa di decente da dire. Diamine! Io con le parole ci sapevo fare, era il mio lavoro quello di comporre testi ma ora, che dovevo parlare a faccia a faccia con una persona, non riuscivo neanche a pensare a una frase decente da dire.
Mi sentivo un completo coglione.
«Tom sei tu?», chiese la voce di Jennifer appena entrai in casa.
«Quante persone pensi che abbiano le nostre chiavi di casa?», domandai sarcasticamente poggiando il mazzo di chiavi dentro di quello che per lei era un elemento di design che non poteva mancare in una casa come si deve. Per me era semplicemente una scodella abbastanza strana.
Mi guardai attorno. Tutto quello che vedevo, doveva essere una casa costruita da due persone che si amavano e che rispecchiasse entrambe le parti, ma tutto quello che percepivo non mi riguardava, eccetto qualche poster e qualche foto che mi raffigurava. Tutto quello che mi apparteneva e di cui andavo fiero, era nascosto sulle pareti del mio studio, dove mi chiudevo spesso per scrivere. E così capii soltanto in quel momento che quella era la casa di uno sconosciuto.
«Se tu non perdessi tutto, potrei essere più tranquilla», disse quando la raggiunsi in sala, totalmente piena di oggetti di cui non avevo la minima idea di come funzionassero e di quale fosse il loro scopo. Non ne capivo il significato.
«Comunque bentornato», disse un po’ troppo acidamente decidendo di non guardarmi. «Dove sei stato ieri notte?»
«Da Mark, stavamo scrivendo qualcosa di nuovo e non ci siamo accorti dell’orario, e siccome si era fatto tardi, ho preferito dormire lì invece di prendere la macchina e causare un incidente perché mi fossi addormentato al volante».
«Balle!», affermò continuando a ignorarmi. «Ieri ha chiamato Skye e non ha accennato nulla di te»
«Probabilmente non mi ha visto»
«Thomas non raccontarmi cazzate!», disse, finalmente, guardandomi negli occhi. «Sappiamo entrambi cosa hai fatto ieri sera, quindi smettiamola con questa storia, okay? Sono stufa, non ne posso più di te e del tuo comportamento da idiota! Non hai più diciotto anni, sei un uomo, comportati da tale!»
«Se dovessi comportarmi da uomo sai cosa succederebbe, sai cosa direi… è quello che vuoi?»
«Sono stanca di essere presa in giro!»
«Allora bene! Fanculo a tutto! Se è quello che vuoi sentirti dire, bene!», dissi alzando la voce. «Dobbiamo parlare, Jennifer!»
«Bene!»
«È meglio finirla qui!», dissi abbassando la voce. Dovevo mantenere la calma, evitare che tutta la rabbia uscisse e che lei mi divorasse con le sue parole perché entrambi sapevamo quello che avevo fatto e lei non avrebbe perso occasione di rinfacciarmi tutto quello che le avevo fatto nonostante se ne fosse approfittata. Tanto finché c’ero io che la ricoprivo di gioielli o di viaggi poteva sopportarlo, ed era per questo che resisteva fino a tanto.
«Perfetto!», dichiarò. «Quindi ora posso tranquillamente dirti che durante le tue assenze non eri solo te a divertirti in tour, ma ehi… grazie per i regali da sensi di colpa! Eri troppo accecato da te stesso che neanche te ne eri accorto!»
«Sei una stronza, Jen!»
«Tu non sei da meno! Probabilmente stanotte te la sei spassata con una ragazza qualsiasi pescata in un bar qualunque, non è vero?»
«Non è una ragazza qualunque e non è esattamente quello che pensi!»
«Vuoi farmi crede che non te la sei scopata?», disse portandosi le braccia al petto. «Ti sei innamorato di lei, Tom?», continuando ridendo. Si stava prendendo gioco di me.
«Vaffanculo Jennifer!»
«Beh, visto che questa, dopotutto, è casa tua deduco che me ne debba andare, giusto?», disse nonostante conoscesse già la risposta. «Non ti preoccupare, impacchetto le mie cose da sola!»
Non la sopportavo! Non riuscii a resistere un solo secondo in quella stanza. Forse era la stessa sensazione che sentiva Cassie, quella di scappare e odiare così tanto una persona da non riuscire a vederla.
Quindi era bastato così poco per mettere fine a un rapporto di otto anni. Erano bastate poche parole per cancellare tutto quello che c’era stato di bello e mostrare tutti i demoni che erano nascosti dentro di noi. Era stato così facile liberarsi di me, lo si leggeva nel suo tono di liberazione e indifferenza. Ero arrabbiato, seccato, deluso da tutto.
«Comunque sono incinta, volevo fartelo sapere!»
«Beh, il figlio non è di non è il mio!»
Ripresi le chiavi di casa e quelle della macchina e uscii immediatamente da quel posto. Infastidito, diedi un calcio alle ruote della macchina. Mi sarei rintanato solo in un luogo, dove sapevo di essere ben accettato nonostante i miei problemi e numerosi casi: a casa di Mark.
Fermai la macchina davanti al viale perfettamente verde. Quella casa così totalmente accogliente era sempre stata il mio luogo di rifugio.
Bussai così tante volte alla sua porta che temetti di rompermi le nocche.
«Per tutti gli dei del Nord!», sentii urlare dall’interno. «Hai intenzione di sfondarmi la porta? Sto arrivando, diamine!»
«Scusa Mark», mi affrettai a dire appena il moro aprì la lucida porta nera in vestaglia. «Disturbo?»
«Entra», disse spalancando la porta per farmi entrare. «A cosa devo la tua dolce visita così mattiniera?»
«L’ho fatto!», annunciai voltandomi a guardarlo, sperando in una sua reazione. «Ho mollato Jennifer!»
«Davvero?», chiese dubbioso, quasi incredulo di quello che avevo fatto. «Ne sei davvero sicuro?»
«Ho dovuto!», dissi seguendolo mentre mi faceva strada verso il loro salotto supertecnologico come se non conoscessi quelle mura.
«Tom, nessuno ti obbligava a lasciarla se non volevi»
«Lo so ecco perché l’ho lasciata, lo volevo io e ho anche fatto bene!»
«Oh, ciao Tom!», mi salutò Skye mentre dai fornelli stava preparando dei pancake. «Ti unisci a noi?»
«Non penso di avere molta fame»
«Tutto bene, tesoro?»
«Ha lasciato Jennifer!», si affrettò a dire Mark.
«Dio, mi dispiace, siediti qui e spiegaci tutto»
«Skye, forse non vuole…»
«No Mark, va bene… è giusto che stia anche lei qui e inoltre ho bisogno di un suo consiglio»
«Racconta…», sintetizzò lei posandomi ugualmente un piatto di pancake caldi davanti.
Aspettai che entrambi si sedessero e iniziai a parlare, a raccontare tutto, nei minimi dettagli, di quello che avevo fatto, di quello che c’eravamo detti e di quello che lei aveva ammesso. Non mi fermai. Sembrava che non avessi bisogno di ossigeno per prendere fiato.
«Premetto che non sono mai stato il miglior ragazzo sulla faccia della terra e che quello che ho fatto ieri sera non esclude il mio pessimo comportamento, ma cazzo! Si è fatta mettere incinta! Poteva avere la decenza di non dirmelo!», sbottai alla fine.
«Non pensi che lo abbia detto per farti arrabbiare?», chiese Mark.
«No, Jennifer non è un tipo da mentire, ti dice le cose in faccia esattamente come stanno», rispose Skye che la conosceva decisamente meglio di quanto la conoscesse lui.
«Skye, tu ne sapevi qualcosa?», le chiesi. «Sapevi che mi tradiva?»
«No, non lo avrei mai detto», disse. «Quando uscivamo non ha mai detto né fatto nulla che potesse farmelo intendere. Sembrava così impegnata nel suo lavoro, non pensavo che una parte del tempo la trascorresse così…», continuò con un tono dispiaciuto.
«Capisco…»
«Io invece non capisco come mai continuavate a stare insieme se c’erano queste divergenze tra di voi»
«Arrivati a questo punto non lo so più neanch’io», ammisi. «Forse anche lei stava con me per convenienza, non lo so… ora non mi interessa più!», sospirai. «Skye, posso chiederti un favore?»
«Dimmi»
«So che non è esattamente il tuo campo, ma visto che ora Jen se ne va via, porterà con se tutte le sue cose, quindi la maggior parte degli oggetti che sono dentro a quella casa,  ti volevo chiedere se, beh, visto che sei una donna e te ne intendi, potresti darmi una mano a renderla un po’ più accogliente…»
«Tom non fare proposte indecenti a mia moglie!»
«Certo che ti darò una mano e non ascoltare Mark», disse ridendo. «Sarò più che felice di aiutarti»
«Guarda che sono ancora qui!», si lamentò il diretto interessato portandosi le braccia incrociate al petto e assumendo sul volto un finto broncio che proprio non gli si addiceva.

N/A: Grazie mille per la recensione e per aver letto fino a qui. Fatemi sapere cosa ne pensate :)
-Molly
   
 
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