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Autore: kuutamo    11/08/2014    1 recensioni
(SEQUEL di Craving For Deliverance**)
FINALE AGGIUNTO^^
" Chi è? "- mi chiese, continuando a fissarla.
" Una donna che ha perso tutto.. che disperatamente parla alla luna, bramando la liberazione. "
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ville Valo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nobody will break your fall

All for none, yeah, none for all

Nothing's so cruel as the truth

Join the Festival of Fools

 

 

 

' Niente è così crudele come la verità '

 

 

 

Mi ero pentita di averlo fatto quasi subito. 

Soprattutto quando ero sola e non lavoravo, pensavo ad ogni parola, ogni espressione e suo sguardo. Erano come pietre che mi venivano scagliate addosso.

Una notte avevo sognato delle donne con delle tuniche rosse, unghie di un color bianco pallido e lunghe, che m'inseguivano su una scogliera, spingendomi verso la sua fine. Il sogno finiva con l'immagine del mare e la sua schiuma che s'infrangeva sugli scogli, la spuma marina che m'invadeva il volto.

Interpretai il significato negativamente, ma d'altronde come poteva essere positivo? 

Me l'ero meritato, e quasi non m'importava d' essere stata uccisa. Dentro mi sentivo già così.

 

 

 

 

 

Ville rispettò la mia volontà, pur non avendo verbalmente accettato. 

Non mi telefonò né mi scrisse, passò quasi un mese senza sue notizie, senza sentire la sua voce. Ovviamente non resistetti e m'informai delle date della band, notizie superficiali, ma che se non altro mi davano un'idea su quando non si sarebbe trovato ad Helsinki. A volte sembrava quasi che una stretta allo stomaco mi avvertisse della sua assenza, pazzesco ma vero, inquietantemente vero. C'erano alcune date, poche consecutive, quindi c'era un grande margine di riposo e periodo di stop. Mi chiesi come mai avessero optato per un programma così insolito. La prima risposta plausibile che mi venne in mente fu che probabilmente, dopo quasi un anno ininterrotto di tour vari, quell'estate si sarebbero divisi a metà tra la famiglia e la band, com'era giusto che fosse. Avevo sempre adorato come Linde e Gas parlavano delle loro bambine, soprattutto Linde: quando ne parlava nelle interviste gli si illuminava sempre il volto, gli occhi diventavano vispi. Avevo sempre pensato che considerasse sua figlia come la cosa migliore che gli potesse capitare. A volte pensavo a come dovesse essere duro stare lontani dai propri cari per molto tempo, e mi vennero in mente i miei. Li avevo lasciati lì e me n'ero andata, quasi come una ladra. Li avevo sentiti qualche volta, ma non sembrava che avvertissero molto la mia mancanza. So che è abbastanza orribile da dire, ma nonostante ciò mi volevano bene; erano aperti, anche troppo a volte, ma affettuosi dopotutto. Mi appuntai in mente di spedirgli una cartolina, magari  con un'immagine del porto al tramonto. Sarebbero stati felici di riceverla.

In quel mese ebbi talmente tanto tempo per pensare che quasi faceva male: era una di quelle situazioni in cui più si pensa e più ci si ferisce. Pensavo a come stesse lui, a cosa pensasse in quei momenti, la notte nella sua torre a leggere i suoi libri polverosi. Tutte le volte che io provai a distrarmi con qualunque sciocchezza o anche ad iniziare un libro, dopo poche pagine lo chiudevo scaraventandolo al muro. A volte pensavo che mi mancava un'amica: in realtà mi era sempre mancata, ma in quel periodo della mia vita avrei dovuto raccontare tutto a qualcuno. Infondo avevo già quel qualcuno, ma in quel momento purtroppo era l'unica persona che volevo evitare. 

Ora potevo avere del tempo per me, starmene a pensare e a riflettere, come volevo, come gli avevo chiesto. Allora perché mi sentivo così? Insoddisfatta, interrotta. 

Spezzata.

 

 

 

 

 

 

Dopo settimane e settimane di totale clausura ad eccezione che per andare a lavoro, presi qualche risparmio messo da parte ed uscii per la città. Mi ero detta di non poter rimanere rinchiusa tra quattro mura a non far nulla, a rimurginare. O almeno era stato il modo in cui mi ero spronata per uscire di lì. E poi Ville era via per un concerto da quello che sapevo, quindi non l'avrei incontrato.

Volevo comprare qualcosa, per una volta volevo essere come tutti gli altri e andare a sperperare i miei soldi nei negozi, una cosa da ragazze. 

Ero consapevole però che al primo negozio di dischi che avrei adocchiato, i miei buoni propositi da brava e normale ragazza sarebbero andati a farsi benedire e avrei speso tutto in musica.

L'occasione non tardò ad arrivare e feci spese pazze: borse costose e vestiti firmati? La mia shopping therapy consisteva in cd e vinili, usati e non. Non ne avevo mai abbastanza: non sarebbero mai passati di moda, perché a differenza di altri beni materiali, la musica ci colpisce più nel profondo che superficialmente, e solo un ricordo triste legato a una canzone ci porterà ad odiare un album e a spogliarcene. 

Comprai due vecchi album dei Type 0 Negative e delle cuffie nuove, dato che le mie erano praticamente logore.

Uscii dallo store ed intanto vidi il sole ancora alto nel cielo, dovevano essere le cinque e mezzo su per giù, ma d'estate nei paesi del nord il sole non tramontava mai; in alcuni punti si poteva addirittura ammirare il Midnight Sun, sole di mezzanotte. Tutto questo mi aveva sempre affascinata ed ora che potevo viverlo mi faceva sentire in qualche modo privilegiata. Pensai che ai poveri finlandesi erano toccati mesi assoluti di buio ed altrettanti di luce, o tutto bianco o tutto nero.

Mi trovavo nei pressi della stazione, e all'improvviso ebbi un'idea. Assurda. Un'idea che non avrei dovuto avere.

 

 

 

Per qualche bislacca fantasia della mia mente malsana mi ritrovai di fronte ad un'insegna luminosa al neon che diceva : Aikuisten Lelukauppa.

Ero dall'altro lato della strada, davanti ad un piccolo bar cercando di confondermi con la folla. La gente ai tavoli fumava, gettava la cenere e parlava con chi aveva davanti. 

Mi venne un nodo allo stomaco, ma che cosa ci facevo lì? Perché mai c'ero andata? Che cosa mi aspettavo?

 

Attraversai la strada, non badando molto alle auto, dando giusto un'occhiata fugace ai lati. Ero vicino ad un'auto il cui vetro posteriore diceva:

" Are you talking to me? " 

D'un tratto collegai quella frase a quello che probabilmente mi sarei sentita dire e mi sentii un'idiota colossale.

Ero vicinissima alla vetrina scintillante del negozio, ma non avrei mai avuto il coraggio di entrare.

Di colpo dentro di me si rafforzò l'idea che ero stata totalmente inopportuna ad arrivare fin lì.

Presi ad andarmene, quando una voce bassa e rauca mi chiamò:

" Matilda? "

Mi voltai e vidi un uomo stempiato, dai capelli chiari tendenti al grigio e il sorriso ad incorniciargli il volto.

" Salve " dissi timidamente.

" Sei tu Matilda, vero? " disse in inglese. Sapeva chi fossi, era possibile che gli avesse parlato di me? Che vergogna.

" Si, signore "

" Sono Kari Valo, molto piacere " come avrei mai potuto non sapere chi fosse? Mi sorrise ancor di più, allungandomi la mano che io poi strinsi.

" Cercavi Ville? "

" No, io.. "

" Entra dentro, sta per piovere " disse guardando il cielo.

Entrammo all'interno del negozio e non potei fare a meno di arrossire. Mi guardai intorno, ma poi non riuscii a non abbassare lo sguardo.

Kari rise.

" So che la prima volta è strano entrare qui dentro, ma io ormai ci ho fatto l'abitudine "

" Mi scusi, è che non ero mai stata prima in un sexy shop.. "

" Non preoccuparti, capita a molte persone "

Notai che dietro alla cassa, dopo i ripiani pieni di t-shirt con sopra il logo del negozio, c'erano degli adesivi degli HIM sulla parete e anche una toppa nera e bianca. 

" Ville mi ha detto che vieni dall'Italia - iniziò, poggiandosi con il palmo sul piccolo bancone. Quindi gli aveva parlato di me - Mia moglie, Anita, ha visitato Roma qualche anno fa "

" È una città meravigliosa, ma molto caotica. Lei ci è mai stato? " domandai.

" No, ma tra qualche anno vorrei visitare anch'io Roma e anche Napoli. Non sono uno che viaggia molto "

" Deve farlo assolutamente, vedrà che le piacerà, soprattutto la cucina "

" Devo provarla ! Ma dimmi, com'è il tempo in Italia? "

" D'estate fa molto caldo, soprattutto nei mesi di luglio ed agosto. Noi abbiamo il clima estivo di Helsinki a maggio " sorrisi pensandoci.

" Capisco… Hai visto qualcosa da quando sei qui? "

" Non molto a dir la verità, sono quasi sempre occupata dal lavoro "

" Ti consiglio assolutamente di provare la nostra sauna - toccate la sauna ad un finlandese e lo avrete come nemico per tutta la vita - Una cosa molto buona è fare la sauna prima e dopo il bagno nel lago. La temperatura dell'acqua è molto fredda rispetto a quella della sauna e quest'intermittenza fa molto bene al cuore, sai ? " avevo appena scoperto il segreto dei finlandesi.

" Non lo sapevo, grazie per il consiglio, la proverò di sicuro "

" Bene, bene "

Sorridemmo. Fu straordinariamente facile e naturale parlare con lui. Era così gentile, il suo accento inglese era davvero buffo e a volte annaspava per trovare le parole giuste, scusandosi. Era come tutti i finnici vengono descritti : estremamente disponibili e gentili. Mica come gli italiani.

" Continui a guardare lì - disse voltandosi. Poi si avvicinò ai ripiani e prese una maglietta - Guarda, questa dovrebbe starti " la presi tra le mani e me la appoggiai sul petto.

" È perfetta " dissi, poi tirai fuori il portafogli ma lui mi fermò sbracciandosi.

" No no, è un regalo. Sei un'amica di Ville, sarebbe estremamente scortese non trovi? "

" Signor Valo, la prego non posso approfittarmi della sua gentilezza "

Scosse il capo ancora con il sorriso ad illuminargli il volto. Aveva lo stesso modo di ridere che aveva Ville, le stesse fossette ai lati della bocca.

" Insisto, prendila " disse gesticolando con le mani.

" Allora grazie - dissi imbarazzata - spero che possa ricambiare in qualche modo un giorno "

" Non preoccuparti, sei amica di mio figlio e sono contento di questo. Voglio dire, non hai secondi fini, ed io apprezzo le persone che si comportano in modo disinteressato come te. Suppongo che dovrei ringraziarti, Matilda "

" È stato suo figlio ad occuparsi di me con tanta premura, ed ora so da chi ha preso "

L'uomo sorrise ridacchiando in modo buffo. 

All'improvviso un'ombra magra e alta voltata di spalle entrò e  chiuse la porta del negozio accompagnandola. 

Pregai che non fosse Ville, che avessi le allucinazioni. Al punto in cui ero arrivata erano perfettamente plausibili.

L'alta figura si voltò e fui sollevata di scoprire che non era Ville, lo fui circa per cinque secondi.

 

Jesse mi vide e il suo sguardo s'indurì impercettibilmente, ma io lo notai.

Salutò il padre in finlandese, ma io capii ugualmente. 

Dio, quanto gli somigliava. Dalle foto sembrava totalmente diverso, il volto molto più scavato, ma a tratti avevano lo stesso sguardo, la stessa angolatura nell'angolo dell'occhio.

Si salutarono e poi Kari mi presentò. Lui non fece alcun cenno per stringermi la mano, nulla. Non capii perché, ma avevo come la sensazione che non mi sopportasse, anzi che mi odiasse.

" Signor Kari ora devo proprio andare, la ringrazio ancora moltissimo "

" Di niente. Devo dire qualcosa a Ville? "

Jesse ci guardò seguendoci con gli occhi.

" No, non si preoccupi. Ci penserò io. Arrivederci, e grazie mille " 

" Torna presto ! Hei hei nähdään ! "

" Hei hei " dissi, rivolgendomi anche a suo figlio, ma lui non disse niente. Lo guardai per un istante e poi mi voltai.

Uscii fuori ed iniziai a tornare indietro, camminando rasentando i muri per non bagnarmi come un pulcino.

Perché mi guardava in quel modo? Sembrava pieno d'astio, ma non ne capivo il perché. Insomma, non ci eravamo mai incontrati, non mi conosceva nemmeno.

Non volevo pensarci lì per lì ma c'ero rimasta un po' male. Odiare una persona ancor prima di averci parlato, non era affatto carino. Non aveva senso.

 

Sentii una mano fredda prendermi per un braccio mentre cercavo di camminare senza bagnarmi. Quando mi voltai vidi Jesse davanti al mio naso.

" Cosa facevi da mio padre? "

" Nulla, stavamo solo chiacchierando - dissi, ma in quel momento arrossii leggermente perché non sapevo neanch'io perché ci fossi andata. - Comunque io sono Matilda, piacere ! " dissi stizzata, ricordandomi il modo in cui mi aveva trattata e con il quale mi stava trattando tutt'ora.

" Non hai bisogno che mi presenti. So chi sei, ma dimmi, cosa sei venuta a fare qui dall'Italia? "

" Non lo… Non credo siano affari tuoi, sai? Dopotutto me lo stai chiedendo con quel tono poi.. "

" Senti, mio fratello non ha bisogno di un'altra sanguisuga che spunta dal nulla e gli si attorcigli contro, ne ha avute abbastanza "

" Non sono qui per fare questo. Tu non mi conosci neanche, come fai ad essere così prevenuto e schivo? "

" Ho imparato a riconoscervi, siete tutte gentili e premurose i primi tempi con Ville e poi lo abbandonate sul ciglio della strada, dopo aver ottenuto quello che volevate "

" E che cosa vorrei ottenere io? "

" Fama, popolarità. Tutte le cazzate importanti per voi donnette " parlava come se ne avesse pagato a sue spese.

" Parli per esperienza? " dissi trafiggendolo. Lui spalancò leggermente gli occhi e non si trattenne dal controbattere.

" Te lo dico, non approfittarti di Ville, non provarci nemmeno. Sono stanco di vederlo distruggersi anno dopo anno. Deve stare bene " disse, con una luce diversa negli occhi quasi umidi, quasi per convincersene. Poi mi guardò e il suo sguardo s'infervorò nuovamente.

" Se hai intenzione di approfittarti di lui, tornatene in Italia " 

Era l'ultima goccia: mi aveva paragonata Dio solo sa a chi, e una mezza idea già ce la avevo. Si preoccupava di suo fratello e questo era legittimo, gli faceva onore, ma non poteva trattarmi in quel modo solo sulla base di altre esperienze.

" Ville potrà anche non essersi accorto di altra gente in passato che lo manipolava, ma io non sono così. Tu non mi conosci, non puoi credermi e ti capisco ma non puoi neanche gettarmi merda addosso così gratuitamente. Piuttosto, preoccupati della persona che dice di amarlo e che invece lo sputtana su internet. Basta cercare pochi minuti e troverai tutto ciò che ha detto. Preoccupati del vero problema, non di me. Sai, sono d'accordo con quello che dici infondo, ma mi aspettavo che fossi più intelligente - dissi. Strinsi la borsa tra le mani e feci per andarmene, ancora guardandolo. Lo avevo ammutolito, finalmente mi aveva ascoltata. Ma ancora ribolliva di rabbia repressa. - Io non avrei mai umiliato tuo fratello nel modo in cui qualcun'altra ha fatto " mi allontanai facendo qualche passo all'indietro e poi mi voltai definitivamente, lasciandolo sotto la leggera e fresca pioggia estiva.

 

 

 

 

 

Note:

 

 

L'adesivo " Are you talking to me ? " è davvero sulla macchina di Kari, quel sant'uomo !

Ed ecco Jesse ! Devo ammettere che ero indecisa se inserirlo o meno, ma la vicenda lo richiedeva, eh eh. Vi sorprenderà !

La canzone all'inizio del capitolo è dei TYPE 0 NEGATIVE, The Dream Is Dead.




 

  
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