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Autore: yukikofairy    11/08/2014    2 recensioni
Due sorelle senza un passato, una maledizione che incombe su di loro. Alla ricerca della loro origine decideranno di mettersi al seguito della compagnia di Thorin Scudodiquercia.
Riusciranno a scoprire qualcosa sul loro destino? Aiuteranno i tredici nani alla riconquista di Erebor o finiranno per mettere tutti in un pericolo maggiore di quello in cui già sono?
Dal prologo: «Chiudete subito il portone e tenetele al sicuro» Drorin si sporse verso le neonate. Le accarezzò per l'ultima volta, allontanandosi poi velocemente verso la Vecchia Foresta. L'elfa piangeva, ma seguì il compagno.
«Aspettate!» urlò Cuthbert in preda al panico. L’incantevole creatura si girò, guardandolo.
«I loro nomi sono Morwen e Ringil» le lacrime si confusero con la pioggia, mentre un sorriso straziante le apparve sul bel volto.
«Addio» sussurrò.
Un secondo dopo iniziò a correre insieme a Drorin, sparendo nella notte verso le urla e il loro tragico destino.

STORIA MOMENTANEAMENTE SOSPESA
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fili, Kili, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Confini di Brea - 2921 Terza Era

 

 

Passi. Urla. Lamenti. Sangue. Terrore.

 

«Corri Indil, corri!»

La donna annuì al marito, non avendo però fiato per rispondere. 

Il terreno era accidentale e la pioggia batteva più feroce che mai sui loro mantelli, diminuendo di molto la visuale già ridotta a causa dell’oscurità.

«Siamo a Brea!» gridò all'improvviso lui. 

Indil senti gli occhi farsi umidi, sollevata. Strinse di riflesso i piccoli fagotti al suo petto, riparati dalla tempesta sotto il mantello.

Continuarono a correre sfiniti, per un tempo che a loro parve interminabile.

Le luci si fecero sempre più vicine, sebbene, per colpa del temporale e del buio, restassero comunque sfocate.

Ad un tratto i rumori dietro di loro tornarono più forti e vicini che mai.

Terrorizzati Indil e suo marito Drorin accelerarono, ormai al limite delle loro forze.

Arrivarono davanti al cancello della città, senza rallentare minimamente.

Indil si girò spaventata verso la Vecchia Foresta, constatando che erano soli. Almeno apparentemente. 

Era molto probabile che gli inseguitori si fossero fermati poco dietro loro, nascosti nell’ombra.

Drorin iniziò a battere disperatamente al grosso portone. Dopo qualche attimo di silenzio, che hai due sembrò un tempo infinito, una finestrella si aprì. 

«Chi siete? Cosa volete?»

Una guardia li fissava, sospettoso. 

In quel periodo, non potevi mai sapere chi o cosa si aggirasse in piena notte. 

Questo Cuthbert Appledore lo sapeva bene. 

Strane voci giravano ormai da lungo tempo e trovarsi davanti due figure incappucciate a quell’ora, una alta e una molto più bassa, non faceva che accrescere il suo sospetto.

«Ci serve aiuto»

 

 

Brea, casa Appledore - 2921 Terza Era

 

Dei rumori forti ruppero all’improvviso il silenzio assoluto che regnava nella piccola casa.

Livina si svegliò di scatto, spaventata.

Guardò smarrita verso l'altra parte del letto, trovandolo vuoto. 

Solo allora si ricordò che suo marito aveva il turno di guardia quella notte. 

Uscì lentamente dalla stanza avviandosi al piano inferiore, verso la fonte del rumore. Sentiva il cuore batterle velocemente, mentre goccioline di sudore le imperlavano la fronte. Aveva paura, molta. 

Era sola in casa e disarmata.

«Livina, Livina!»

La voce in preda al panico del marito le fece volare gli ultimi scalini. 

Quel che vide la paralizzò. 

Immobile davanti alla porta Cuthbert la fissava scioccato. Era completamente bagnato e teneva qualcosa stretto al petto. O meglio, qualcuno

«Ma che…»la donna non fece in tempo a finire la frase che i due neonati iniziarono a piangere. 

Cuthbert si riscosse, andando a sedersi su una sedia davanti al camino. 

Livina lo raggiunse, notando solo in quel momento che due armi erano appoggiate vicino all’entrata. 

Incuriosita, prese in braccio uno dei due fagotti che teneva il marito, cercando di calmarlo. 

Si accorse che era una piccola bambina e, dando una veloce occhiata al neonato che teneva stretto l’uomo, capì che erano due sorelle. Quasi sicuramente gemelle. 

La donna si sedette ai piedi di Cuthbert, cullando la piccola.

I due sposi stettero lì, in silenzio. 

Piano piano gli urli si fecero più lievi e, dopo quelle che parvero ore, le due neonate si addormentarono. Sfinita Livina alzò gli occhi verso il marito, piena di silenziose domande. Quel che vide fu uno sguardo tormentato e stanco. 

Lui sospirò e poi, sussurrando, le iniziò a raccontare lo strano avvenimento in cui era rimasto coinvolto quella notte.

 

 

«Chi siete? Cosa volete?» chiese Cuthbert, tentando di mantenere salda la voce.

«Chiediamo aiuto!» urlò la figura più bassa, cercando di farsi sentire al di sopra del rumore causato dal temporale. 

Qualcosa nel tono spaventato, ma al tempo stesso deciso, della voce, fece scattare l'uomo che si ritrovò ad aprire la porta dei cancelli. Entrambi si abbassarono il cappuccio, ignorando la pioggia che si abbatteva incessante al suolo. Si rivelarono la coppia più strana che Cuthbert avesse mai visto. 

La persona che aveva parlato era un nano dall'aspetto forte e autoritario. Aveva lunghi capelli neri, ed una barba folta. I suoi incredibili occhi erano dello stesso color del miele. 

Cuthbert lo trovò bello per essere un nano. 

Ne aveva visti pochi in realtà di gente della sua razza in tutta la sua vita, per lo più nani che attraversavano Brea per raggiungere i Monti Azzurri.

Quei pochi però erano tutti anziani o decisamente poco attraenti. 

Drorin al fianco portava una lunga spada, mentre le mani reggevano altre due spade poste dentro due foderi neri. Aveva un portamento fiero e, nonostante i vestiti lacerati e sporchi di sangue, l'uomo ebbe l'impressione di trovarsi davanti un nobile o qualcuno di importante. 

Accanto a lui la seconda figura, molto più alta, lo guardava silenziosa, stringendo qualcosa sotto al mantello.

Sconvolto Cuthbert constatò di trovarsi al cospetto di un’elfa. 

Era la creatura più bella che avesse mai visto. Una chioma argentea le incorniciava  il viso pallido macchiato di sangue fresco. I suoi occhi chiari inviavano all'umano mute e disperate richieste di aiuto. 

Il nano intanto si girava continuamente verso l’oscurità alla ricerca di ogni minimo fruscio, nonostante il temporale attutisse quasi completamente tutti i suoni. 

La mano era chiusa sull’elsa della spada, pronta ad essere tirata fuori dal fodero da un momento all’altro.

«Dobbiamo andare via subito» esclamò piano l'elfa. 

La sua voce era dolce e cristallina, ma si poteva cogliere anche una tristezza ed una paura infinita 

«Se restiamo qui la vita di tutta la popolazione potrebbe essere in pericolo. Non si fermeranno finché non saremo morti. Però, vi supplico, prendete le nostre figlie e abbiatene cura come fossero vostre»

Non aveva ancora finito di parlare che scoprì la cosa che teneva al petto, mettendola tra le braccia di un sempre più allibito Cuthbert. 

L'uomo abbassò lo sguardo ritrovandosi a fissare due piccolissime bambine.

«Ma voi.. non potete» balbettò guardando le due figure che stavano iniziando a fare lentamente qualche passo indietro. 

Dall'oscurità delle grida agghiaccianti risuonarono, perdendosi nel vento.

«Se riusciremo a sopravvivere torneremo a riprenderle, ma non credo succederà. Ci spiace, ma non c'era altra scelta. Queste due armi sono il nostro ultimo dono. Dategliele quando saranno grandi e forti» esclamò il nano posandole a terra ai piedi dell’uomo. «Chiudete subito il portone e tenetele al sicuro»

Drorin si sporse verso le neonate. Le accarezzò per l'ultima volta, allontanandosi poi velocemente verso la Vecchia Foresta. L'elfa piangeva, ma seguì il compagno. 

«Aspettate!» urlò Cuthbert in preda al panico. 

L’incantevole creatura si girò, guardandolo.

«I loro nomi sono Morwen e Ringil» le lacrime si confusero con la pioggia, mentre un sorriso straziante le apparve sul bel volto. 

«Addio» sussurrò.

Un secondo dopo iniziò a correre insieme a Drorin, sparendo nella notte verso le urla e il loro tragico destino.

 

 

«Santo cielo» esclamò Livina, non trovando altre parole per descrivere ciò che era successo. Il marito non rispose, osservando la deboli fiamme che provenivano dal camino.

«Dovremo tenerle» fu solo un sussurro, ma nel silenzio della casa risuonò come se fosse stato gridato. 

La donna guardò Cuthbert incredula, non sapendo cosa dire.

«Abbiamo sempre desiderato avere figli. Purtroppo il destino ci è stato avverso, ma adesso possiamo finalmente provare ad essere dei genitori» continuò piano l’uomo «Non possiamo abbandonarle e lo sai anche te. Loro l'hanno affidate a me.. a noi.» 

Livina abbassò lo sguardo verso la neonata che ancora stringeva al petto. 

Suo marito era sempre stato testardo e, se aveva deciso così, niente gli avrebbe fatto cambiare idea. 

Fortunatamente la donna gli dette ragione. 

Aveva sempre voluto essere madre ma, sebbene ci avessero provato tante volte, non era mai restata incinta. Ora l'occasione di riscattarsi sembrava finalmente arrivare. 

Non avrebbe mai abbandonato quelle due creature. Una cosa però la preoccupava. 

«Quindi nei loro corpi scorre sangue di nano.. e sangue elfico.»

Era più un'affermazione che una domanda, ma il marito annuì comunque.

«Cuthbert.. dici che le accetteranno in paese? Lo sai, a Brea vivono soprattutto umani e qualche hobbit» la voce le si fermò in gola, incerta su come proseguire la frase.

«Impareranno ad accettarle, altrimenti se la vedranno con me»

Il marito le sorrise appena, scrollando le spalle. 

Mosse un po' il fagotto, ritrovandosi a reprimere un verso di sorpresa.

«Livina guarda!»

La donna alzò gli occhi, puntandoli verso la figura dell'uomo che amava, proprio mentre lui estraeva, dalle piccole coperte in cui era avvolta la bambina, un magnifico ciondolo. L'osservarono rapiti.

Sembrava brillare di luce propria. 

Il materiale ricordava l'argento, ma era molto più leggero, resistente e lucente. 

In fondo alla collana era posizionato il simbolo di una stella, grande quasi come una noce, spezzata a metà. Aveva quattro raggi e quattro punte. 

Cuthbert lo osservò rapito, per poi girare il retro della collana. Rimase ancora più stupito scoprendo delle piccole lettere incise.

 

“ 26-01

Morwen

Ricordate sempre

Con

vostri I “

 

Lesse piano a sua moglie. 

Livina spostò subito lo sguardo verso la piccola addormentata che teneva stretta a lei. Curiosa scostò un po' le morbide coperte che l'avvolgevano, trovando un ciondolo identico. 

La donna osservò il retro, capendo di aver avuto una giusta intuizione.

«Cuthbert…» allungò la mano verso il marito, che le dette subito l’altra collana.

Avvicinò le parti spezzate che immediatamente combaciarono alla perfezione, formando una stella con otto raggi ed otto punte. La donna girò il ciondolo e lesse la scritta completa: 

 

“26-01-2922

Morwen Ringil 

Ricordate sempre chi siete.

Con amore,

vostri I & D”

 

 

Angolo dell’autrice:

 

Salve gente!! Fin'ora ho pubblicato solo one shot su EFP (tanti anni fa tra l'altro), quindi questa è la mia prima fan fiction a capitoli.. siaaate buoni :D Ovviamente ogni commento, critica, consiglio ecc.. è ben accetto.

E così, dopo tanti ripensamenti, ho deciso di pubblicare questa storia che tenevo da qualche mese nel mac. In realtà ho scritto solo qualche capitolo fin'ora, quindi sarà il caso che mi metta sotto. Spero di aggiornare frequentemente! La trama è già delineata e ho molte idee in testa, quindi credo (spero) di riuscire ad essere abbastanza veloce. Chiedo scusa per il capitolo molto corto, ma è un'introduzione. Gli altri saranno sicuramente più lunghi.

Spero vi abbia incuriosito almeno un po'.

Baci yukiko.

  
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