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Autore: yukikofairy    13/08/2014    1 recensioni
Due sorelle senza un passato, una maledizione che incombe su di loro. Alla ricerca della loro origine decideranno di mettersi al seguito della compagnia di Thorin Scudodiquercia.
Riusciranno a scoprire qualcosa sul loro destino? Aiuteranno i tredici nani alla riconquista di Erebor o finiranno per mettere tutti in un pericolo maggiore di quello in cui già sono?
Dal prologo: «Chiudete subito il portone e tenetele al sicuro» Drorin si sporse verso le neonate. Le accarezzò per l'ultima volta, allontanandosi poi velocemente verso la Vecchia Foresta. L'elfa piangeva, ma seguì il compagno.
«Aspettate!» urlò Cuthbert in preda al panico. L’incantevole creatura si girò, guardandolo.
«I loro nomi sono Morwen e Ringil» le lacrime si confusero con la pioggia, mentre un sorriso straziante le apparve sul bel volto.
«Addio» sussurrò.
Un secondo dopo iniziò a correre insieme a Drorin, sparendo nella notte verso le urla e il loro tragico destino.

STORIA MOMENTANEAMENTE SOSPESA
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fili, Kili, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Premessa: chiedo infinitamente scusa per l’immagine. Sono una schiappa con la grafica (notare gli occhi di Ringil xD), ma volevo condividere con voi i volti che ho in mente per le nostre due gemelle. 

Vi lascio al capitolo. A dopo e buona lettura!!   

 

 

 

Capitolo primo

 

 

 

Brea 18 aprile 2941

 

 

La primavera era già arrivata da un po’, ma quella sera un vento gelido faceva tremare gli abitanti di Brea. 

Una figura minuta incrociò istintivamente le braccia al petto, cercando di trasmettersi un po’ di calore attraverso il vecchio vestito che indossava.

L’ammazzo.. questa volta seriamente “

pensò camminando rapida tra le stradine della città. 

poi mio padre ucciderà me, ma almeno avrò avuto una bella soddisfazione.

Si fermò all’improvviso davanti alla locanda più famosa del posto. 

L’insegna scura, che raffigurava un cavallo su due zampe, svettava sopra la sua testa. 

Rimase qualche minuto ferma lì fuori. 

Al locale la sera si poteva trovare di tutto, tra cui gente decisamente non raccomandabile. Per una fanciulla giovane ed indifesa non era certo il posto ideale in cui trascorrere il suo tempo. 

Ormai però si stava abituando. 

Sapeva che se voleva trovare quella sciagurata doveva recarsi al Puledro Impennato o al campo appena fuori città dove si allenava continuamente. 

E lì la sera era impossibile andarci, viste le guardie all’uscita.

Un vecchio le passò accanto osservandola in maniera lasciva, distogliendola così dai suoi pensieri. 

Represse un brivido di disgusto, mentre con poche falcate raggiunse la porta. 

L’aprì violentemente immergendosi nel caldo opprimente del posto.

 

 

 

Una creatura, la cui faccia era oscurata dal cappuccio di un azzurro mantello, sedeva ad un tavolo in un angolo della locanda. Un boccale di birra era posto davanti a lei, ma sembrava non notarlo. 

La sua attenzione era totalmente concentrata su due figure al tavolo accanto al suo.

Non si accorse nemmeno della porta del locale che si apriva e della fanciulla che, dopo un attimo di smarrimento, avanzava velocemente verso di lei.

Almeno fino a quando non si ritrovò la visuale coperta da un’ombra. 

Solo a quel punto alzò lentamente la testa, sapendo già chi si sarebbe trovata davanti. 

Cercò di assumere l’espressione più innocente che potesse fare, anche se una bella ramanzina non gliel’avrebbe tolta nessuno. 

«Morwen» attaccò gelida la ragazza in piedi «quante volte ti ho detto di» non riuscì a finire la frase che sua sorella la spinse con un braccio sulla sedia davanti alla sua. 

Le fece segno di star zitta e indicò con la testa il tavolo accanto al loro.

«La predica la rimandiamo a dopo» sussurrò Morwen sporgendosi verso lei, che la fissava indignata. «Guarda!»

Ringil si voltò verso il punto indicato. Un verso di sorpresa le sfuggì dalla bocca.

Due nani sedevano in maniera scomposta, mentre una donna serviva loro del cibo e della birra. Ai piedi calzavano comodi stivali, mentre indossavano vestiti all’apparenza molto pesanti. 

Ma la cosa che sconvolse di più Ringil, e sicuramente anche sua sorella, fu l’aspetto. 

Era la prima volta che vedevano nani così giovani.

«Senti Morwen» iniziò la mezz’elfa titubante, dopo alcuni attimi di silenzio «non è possibile che ogni volta che vedi un nano…»

La ragazza con il cappuccio calato in testa sbuffò, interrompendola.

«Lo so, lo so. Non è possibile che ogni volta che tu veda un nano creda di aver trovato un parente» la schernì facendole il verso «Ma io voglio sapere! Se li seguiamo potrebbero portarci ai Monti Azzurri e magari capire qualcosa di più del nostro passato»

Ringil, affranta, si passò una mano sul collo, andando così a sfiorare la catenina con le dita.

«Il nostro passato non ci riguarda sorella. I nostri genitori sono Livina e Cuthbert. Tutto il resto non conta»

Morwen sobbalzò, colpita dalle dure parole rivoltele. 

Un silenzio gelido calò fra loro, per un tempo che parve infinito. 

«Come osi anche solo pensarlo?» la ragazza improvvisamente scattò in piedi colpendo il tavolo con i pugni, talmente forte che il boccale cadde in terra, schizzando la birra da tutte le parti.

Il cappuccio le scivolò dalla testa, mostrando così un bel viso coperto parzialmente da una folta chioma argentea. 

«Il cappuccio Mow!» la ammonì a bassa voce la sorella. 

Rossa di vergogna tornò a sedersi, calandosi il mantello fin sotto gli occhi. 

«Qualcuno mi guarda?» borbottò piano, non avendo il coraggio di alzare lo sguardo dal tavolo, che improvvisamente le sembrava molto interessante. 

«Beh cara se escludi gli stranieri, che in questo momento sono più della metà te l’assicuro, allora no» sussurrò Ringil ironica. 

Purtroppo era così fin da piccola. 

Gli abitanti di Brea oramai avevano fatto l’abitudine riguardo i suoi particolari capelli, ma i viaggiatori restavano sempre stupiti. 

Non era da tutti i giorni vedere una creatura così da quelle parti.

La sorella sembrò sprofondare ancora di più nella sedia, alzando però lo sguardo verso il tavolo accanto al suo. 

Due paia di occhi la fissavano, non tentando minimamente di mascherare la curiosità. 

Dopo qualche secondo il nano biondo si girò dall’altra parte, resosi conto della sfacciataggine che stava dimostrando. 

L’altro invece continuò a fissarla, incurante. 

Morwen sentì le guance bruciare, mentre una serie di insulti le si delinearono nella mente, pronti a prender forma sulla bocca di lei. 

Insulti che non arrivarono mai. 

Fino a quel momento era stata troppo presa ad arrabbiarsi, per accorgersi di quanto fosse carino. 

“ Carino? Ma guardalo Mow. E’ semplicemente stupendo. “

La mezz’elfa si stupì per quei pensieri frivoli e decisamente fuori luogo. 

Nonostante ciò, continuò ad osservarlo. 

Aveva lunghi capelli scuri e occhi dello stesso colore. Una leggera barba gli incorniciava il viso, rendendo i suoi lineamenti più marcati. La ragazza quasi non si accorse di aver smesso di respirare, persa in quei due pozzi scuri.

«Kili! Fili!» il nano distolse finalmente lo sguardo girandosi verso quattro figure, entrate da poco nella locanda, mentre raggiungevano e si sedevano al tavolo di quei due.

«Domani partiamo all’alba!» esclamò uno di loro a gran voce. 

Erano tutti nani e colui che aveva parlato portava uno strano cappello in testa e aveva lunghi e buffi baffi.

«Lo sapevamo Bofur» rispose il ragazzo biondo, quello che si chiamava Kili o Fili.

Tutti scoppiarono a ridere, iniziando subito dopo a parlare e bere.

«Ehi, andiamo a casa per favore. Nostro padre ci ucciderà» disse piano Ringil, ignara dei pensieri che assillavano la ragazza.

“ Partiamo all’alba, partiamo all’alba.. 

Partiamo all’alba. “

«Non è mio padre» ringhiò, alzandosi. 

Guardò furente la sorella, per poi girarsi ed uscire.

Venne subito seguita da una Ringil impegnata a maledire la testardaggine di Mow.

 


 

Brea 19 aprile 2941

 

 

Ringil aprì gli occhi, assonnata. 

Un rumore improvviso nella stanza l’aveva destata. 

«Mow? Cosa diavolo stai facendo Morwen» farfugliò girandosi verso la figura in piedi, che intanto si rimproverava per la propria sbadataggine.

«Niente, torna a dormire Rin» disse seccamente, anche se una parte di lei aveva seriamente sperato che si svegliasse. 

La ragazza non ascoltò minimamente la sorella. 

Infatti aveva già notato le vesti maschili di Morwen, il piccolo pugnale legato al fianco e, soprattutto, uno zainetto malconcio sulla sua spalla destra. 

Improvvisamente lucida si alzò dal lettino, raggiungendola.

«Che pensi di fare eh?! Andartene per seguire alla cieca dei nani a caso?» sibilò piano, per evitare di svegliare i suoi genitori. 

Morwen le parlava spesso di voler lasciare la città e c’erano state volte che le aveva proposto di seguire qualche nano, perché di elfi non ne capitava mai, che passava da Brea.
Ma Rin aveva sempre pensato che fossero solo chiacchiere. 

Non poteva, non voleva, credere che stesse succedendo davvero.

La gemella rimase in silenzio, mentre si sistemava due piccole trecce ai lati, le legava dietro e lasciava liberi il resto dei lunghi capelli.

Pettinatura degna di un elfo.

Pensò Ringil tristemente. 

Sua sorella, al contrario di lei, non aveva mai accettato il loro destino. 

Entrambe volevano un gran bene ai loro genitori adottivi, ma per Morwen la cosa più importante era sapere da dove veniva, chi era lei veramente.

«Guardaci» esclamò ad un tratto con rabbia la ragazza, indicandosi sia gli orecchi a punta rimasti scoperti dalla pettinatura sia i capelli argentei che le ricadevano morbidi sulla schiena «dobbiamo nasconderci sempre, vergognarci di farci vedere. Non saremo mai parte di questa città, di questo posto. Non saremo mai parte di niente»

Ringil ascoltava in silenzio. Sapeva che aveva tremendamente ragione. 

«Viviamo in un luogo popolato da uomini ed hobbit, ma noi non siamo nessun dei due. Non siamo completamente elfi e nemmeno nani e, probabilmente, saremo sempre fuori luogo. Ma io ci voglio provare Rin. Voglio trovare un posto da poter chiamare finalmente casa. Voglio sapere chi erano i miei genitori e perché ci hanno abbandonato. Voglio sapere i loro nomi, e non solo una stupida iniziale»

prese fiato toccando il ciondolo che teneva al collo, l’unico ricordo lasciato dai suoi insieme alle due armi. 

«E non dimentichiamoci dei due strani simboli che abbiamo sulla pelle e di quel dannato incubo che sempre più spesso popola i nostri sogni. Non è normale. Ho bisogno di risposte»

Mow abbassò lievemente lo sguardo, frustrata.

«Probabilmente seguire quei nani sarà la decisione più stupida e insensata della mia vita, ma preferisco rischiare che continuare ad abitare qui. Perciò io vado Ringil, che tu mi segua o no» concluse tornando a guardare gli occhi, un sorprendente color ambra, di sua sorella. 

Aveva una tremenda paura ad intraprendere il viaggio da sola senza la persona che considerava come la parte complementare di sé stessa, ma almeno lei sarebbe stata al sicuro. Fatto che la rincuorava non poco.

Per un po’ nessuna delle due disse niente. 

Rimasero ferme ad osservarsi, mentre sentivano anni di dolore e solitudine piombare sulle loro fragili spalle. 

Alla fine Ringil sospirò, girandosi e iniziando ad indossare una camicia bianca e delle semplici braghe marroni. Ovviamente appartenevano a sua sorella. 

Perché lei preferiva di gran lunga gli elaborati e femminili vestiti. Al contrario di Mow, che amava muoversi comodamente. 

Mentre Ringil si intrecciava i lunghi capelli corvini in una treccia laterale, sua sorella scese piano le scale, andando a prendere qualche provvista e un po’ di soldi da portarsi in viaggio. 

«Odio rubare ai nostri genitori adottivi»

sussurrò piano la ragazza dagli occhi color miele, quando la raggiunse al piano inferiore.

«Lo so sorellina, ma non possiamo farci niente. Se torneremo qua, restituiremo tutto» rispose Morwen. 

Un sorriso triste le oscurò il bel viso, mentre posava uno spesso foglio per Cuthbert e Livina sul tavolino. 

«Hai lasciato una lettera?» chiese Ringil, sorpresa e amareggiata. 

Lei non sapeva che sarebbero partite, ergo non aveva potuto scrivere niente.

«Si, ma non preoccuparti. Ho spiegato tutto, dicendo che è stata una mia idea e che tu li adori» Morwen le fece l’occhiolino, per poi andare velocemente a prendere il mantello e la lunga spada, posti in un angolo. 

Rin sbuffò, resasi conto che sua sorella aveva scritto che sarebbero entrambe partite, evidentemente già sicura di quale sarebbe stata la sua decisione. 

In realtà Mow aveva preparato due lettere, a seconda di sua sorella se l’avesse abbandonata o meno. Particolare che non rivelò mai alla gemella.

Imitando la mezz’elfa Ringil prese l’altra spada, l’arco che le aveva regalato Cuthbert per i suoi 10 anni e indossò il nero mantello, calandosi il cappuccio in testa.

Restarono lì qualche attimo, ad osservare il piccolo soggiorno. Impressero ogni più piccolo dettaglio del luogo che le aveva ospitate per venti lunghi anni.

E finalmente uscirono alle prime luci dell’alba, senza più voltarsi indietro. 

 

 

 

Camminarono velocemente, e in assoluto silenzio, per le stradine semi deserte di Brea.

Dopo poco arrivarono davanti alla locanda del Puledro Impennato. 

L’aria era fresca e pungente, ma i mantelli riuscivano a scaldarle a sufficienza. 

Si nascosero in una piccola traversa, potendo così vedere se qualcuno entrava o usciva.

Rimasero lì immobili per un tempo che parve a loro infinito.

«E se fossero già partiti? E se i nostri genitori si accorgono che non ci siamo e vengano a cercarci? Che facciamo?»

Ringil incrociò le braccia, guardando la crisi di panico improvvisa che aveva preso il sopravvento in Morwen. 

Aprì la bocca con l’intenzione di prenderla in giro, invece si ritrovò ad esprimere tutti quegli interrogativi che le affollavano la mente da quando avevano lasciato casa.

«Perché proprio ora Mow? Perché seguire proprio questi nani?»

La sorella la guardò, dubbiosa. 

Restò qualche attimo in silenzio alla ricerca di parole che tardavano ad arrivare. 

La verità è che non sapeva bene nemmeno lei il motivo per cui aveva deciso di partire quel giorno. 

«Non riesco più a stare qui Rin. Da vent’anni abitiamo a Brea e io sto impazzendo. Seriamente. Tu aiuti nostra madre nelle faccende domestiche, sei riuscita a farti qualche amica, ad integrarti un po’. Ma io? Tutto il giorno a non fare niente, tranne allenarmi da sola con la mia spada. Non voglio marcire in questo posto sorella» parole dure, ma vere. 

Bene o male Ringil si era adattata a quella cittadina, facendo azioni comuni e quotidiane, vivendo una vita comune. 

Ma sua sorella era diversa e lei non poteva abbandonarla.

«Non sappiamo da dove poter cominciare la nostra ricerca, ma questi nani probabilmente staranno andando verso i Monti Azzurri. Almeno saremo più al sicuro se resteremo vicini a loro, invece di viaggiare sole. Non so perché proprio adesso, ma infondo perché non adesso?! E poi ho bisogno di capire il perché di questi incubi sempre più frequenti. Forse sono legati ai nostri genitori. L’unico modo per scoprirlo è parlare con più nani o elfi possibili»

Ringil sospirò afflitta, trovando quel discorso incredibilmente folle. 

Non fece in tempo a risponderle che dei rumori attirarono la loro attenzione.

Incredule, videro comparire fuori dal locale ben dodici nani che, borbottando tra loro, si avviarono verso l’uscita della città. 

Le sorelle riconobbero i due ragazzi più giovani e quello dal cappello strano, di cui però non ricordavano il nome.

Facendo attenzione a non farsi vedere, iniziarono a seguirli. 

In poco tempo raggiunsero la fine della piccola cittadina.

Morwen ringraziò mentalmente la luce del sole, evitando così che la guardia del cancello le fermasse come invece sarebbe avvenuto se fosse stato notte.

Le due mezz’elfo si fermarono un attimo, osservando la città di Brea che si erano appena lasciate alle spalle. 

Era la prima volta che uscivano seriamente dal luogo in cui erano state allevate e cresciute.

Infondendosi silenzioso coraggio a vicenda si avviarono all’inseguimento dei nani, pronte per la loro prima vera avventura.

 

 

 

Angolo dell’autrice:

 

E così ha inizio l’avventura. Ancora tante domande devono trovare risposta, ma infondo la strada è appena iniziata per le due sorelle. 
Forse può sembrare assurdo che si mettano a seguire un gruppo di nani (guarda caso proprio quei nani), ma non dimentichiamoci che ciò succede nello stesso mondo dove un hobbit si ritrova a viaggiare con uno stregone e 13 nani. 
Ho lavorato molto a questo capitolo, cercando di renderlo il più credibile possibile. Se non ci fossi riuscita.. le mie scuse più sentite.
Un’ultima cosa: il racconto seguirà sia il libro che il film, a seconda delle mie esigenze e, ovviamente, ci saranno dei cambiamenti nel corso della storia.

Bene per ora è tutto :D
Ci risentiamo al prossimo capitolo!
Bacio yukiko.

  
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