Libri > Percy Jackson
Segui la storia  |       
Autore: Fantasiiana    12/08/2014    6 recensioni
Persefone, dea della primavera e regina degli Inferi, è improvvisamente scomparsa. Zeus non permette agli altri dei di unirsi alle ricerche e gli Inferi sono completamente allo sbaraglio. Ade ha infatto fermato la Morte dall'uccidere e non la rilascerà finchè Persefone non sarà tornata al suo fianco.
Ma una creatura che non veniva vista da secoli torna a fare breccia nel cuore del dio dei morti, mentre la sua consorte è tenuta prigioniera e privata della memoria.
Una terribile vendetta è in corso e mira a spodestare la dea dal suo trono e dal suo ruolo di moglie.
Di amori, oscurità, vendetta e gelosia.
A voi se leggere o meno.
**************************
Dal secondo capitolo:
-Ora basta!
La sala calò nel silenzio più assoluto.
-Nessuno di voi abbandonerà il proprio posto.
-Persefone è anche tua figlia!- squittì indignata Demetra, scattando in piedi. -Come puoi...
-Così ho deciso- la interruppe Zeus alzando una mano. -Non voglio rischiare un'altra guerra per una distrazione.
-Quindi Persefone sarebbe questo? UNA DISTRAZIONE?!- chiese ancora Demetra, ma non ricevette risposta.
Si voltò, allora, verso Ade.
-E tu? Non dici niente?!
-Non mi aspettavo nulla di più.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ade, Altro personaggio, Persefone
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 5







La giovane socchiuse gli occhi, incontrando un terribile buio pesto.
Provò a sollevarsi, ma non riusciva a vedere assolutamente niente. Tentò, allora, di chiamare aiuto, ma le rispose solamente il nulla silente.
La mente rimaneva muta e sorda ai suoi continui tentativi di richiamare i ricordi del passato.
Non aveva avuto una vita? Qualcuno che soffrisse per lei? Nessuno che l'avesse amata? Una madre? Dei fratelli o delle sorelle? Un marito?
Provava uno strano effetto al pensiero di quella parola. Marito... No, consorte. Le veniva da sorridere e piangere allo stesso tempo, senza sapere perché. Uno strano colore si espandeva dal cuore al resto del corpo. Doveva pur significare qualcosa, maledizione!
Provò a saggiare la parola fra le labbra, a gustarne il sapore, a pronunciarla, ma le uscì un suono del tutto diverso.
Ade.
Cosa significava?
Avvertì degli strani brividi scorrerle lungo la spina dorsale. Provò a dirlo ancora, e ancora, e ancora. Prima un sussurro, poi un suono sempre più deciso, fino a divenire un urlo, forte, chiaro, supplichevole.
Ade.
Come un'ancora. Non una luce di speranza, ma un'oscurità ancora più potente di quella che la circondeva, di quella che le albergava in testa. Un luogo dove poteva sentirsi protetta, al sicuro. Una parola rimastale incastrata troppo a lungo fra i denti.
Ade.
Un aiuto che tardava ad arrivare. Ma perchè tardava ad arrivare? C'era sempre stato, pronto a sostenerla. Perchè non ora?
Ade.
Un dolore acuto, come di chiodi ardenti a penetrarle nel petto.
Ade.
Una consapevolezza.
Ade.
La certezza che, questa volta, non sarebbe giunto l'aiuto che cercava disperatamente di invocare.
Pianse, urlò fino a farsi male, cercando di farsi forza, ma quell'oscurità ostile non cessò di opprimerla.
Ad un tratto, una piccola luce brillò fioca fra tutto quel nero.
-Mia signora!- esclamò una voce.
-Ade?
Silenzio.
-Ade?- chiese ancora lei, speranzosa.
-No.
Sentì un macigno, all'altezza del petto, premerle contro il cuore.
Pianse più sommessamente.
-Per favore, mia signora, non piangete- la supplicò una voce gentile, la stessa di un tempo che non avrebbe saputo dire se lontano o vicino.
Una mano calda le carezzò il viso, asciugandole le stille che gli rigavano il volto.
-Ade...- mormorò ancora lei.
La mano si bloccò.
-Voi... voi ricordate?
Lei scosse la testa affranta.
Un sospiro.
-Non temete, Persefone, siete al sicuro qui.
Si riscosse.
-Persefone?
-E' il vostro nome. E' così che vi chiamate.
Lei sgranò gli occhi.
-Persefone?- chiese.
Era così strano avere finalmente un nome con cui riferirsi a quello che era, una parola per riassumere tutto quello che sentiva.
Un sospiro le sfuggì dalle labbra.
Un nome, un'identità, una se stessa a cui il mondo non poteva dire di no, perchè lei era viva! Sentiva di aver ritrovato la vera sé, o almeno le basi. Ora si sentiva più decisa che mai a recuperare anche il resto.
-Mia signora.
-Si voltò riconoscendosi inconsapevolmente in quell'appellativo.
-Sì?
-Mi dispiace, ma...
Qualcosa le sfiorò la fronte, e dei brividi le si espansero per tutto il corpo.
-Cosa...- provò a chiedere, ma si sentì mancare e cadere all'indietro. Delle braccia forti la trattennero.
-Presto sarà tutto finito, mia signora... Vedrete.
Le braccia l'adagiarono su una superficie morbida, delicatamente.
Persefone cercò di resistere alla voglia di addormentarsi.
-No... Per favore, no... Io sono qui... Io... Io esisto...
Ma il sonno ebbe la meglio su di lei e un sospiro stanco le sfuggì dalle labbra, così come il pensiero di quei due nomi recuperati e nuovamente perduti con troppa velocità.

Ade si sollevò a sedere di scatto.
L'aveva sentita. Aveva percepito Persefone.
Un'istante, niente di più. Non poteva essere stato solo un sogno, no. Aveva sentito la sua voce stanca, un sussurro quasi inesistente che lui avrebbe sentito anche se fosse stato pronunciato da un muto, perché Persefone era dentro di lui, oltre che fuori. Se non l'aveva sentita fino a quel momento era perché qualcosa bloccava l'aura che emanava, quella soave e profumata aura che lo aveva rapito ancora prima che lui facesse lo stesso con la sua proprietaria. Ma ora l'aveva percepita. Certo, troppo brevemente per poterne scoprire la provenienza, ma almeno sapeva che c'era ancora, che non le avevano fatto del male. La sua dolce Persefone... Gli si stringeva il cuore solo al pensiero. L'aveva sentita così debole e fioca...Come fumo che fugge nell'atmosfera in volute grandi, sempre più invisibile, più sfuggente...
Strinse i pugni sulle lenzuola chiare.
Era tornato a dormire nel suo letto, quella notte, ripetendosi che l'essere in forza sarebbe stato più utile per ritrovarla.
Il vuoto al suo fianco gli fece tremare il cuore. Allungò una mano fino a sfiorare il cuscino della sua consorte, dove un narciso giaceva ripiegato su se stesso, ingrigitosi quasi del tutto. E come quel fiore sembrava voler trattenere in un disperato abbraccio quell'unico frammento di vita rimastogli, un giallo di una luce fioca che lo avrebbe ucciso se si fosse spento del tutto, così si sentiva il dio dei morti: spezzato ma deciso a non smettere di lottare. Non avrebbe perso la speranza. Il vaso di Pandora sarebbe rimasto sigillato.
Sfiorò con dita esitanti e delicate i petali marci, risvegliando dolci ricordi amare che gli bucarono il petto, come una puntura dolorosa che però avrebbe portato la cura ad una malettia fatale.

Ade socchiuse gli occhi, mentre il freddo del vuoto contro la schiena gli rammentava che Persefone se n'era andata, tornata da sua madre per la primavera.
Ade scosse la testa, ancora amareggiato all'idea di "condividere" sua moglie con quella donna che, ancora faticava a crederlo, era anche sua sorella. Come avesse fatto Persefone a crescere così diversa dalla madre, il dio, ancora, se lo chiedeva. Un miracolo di certo. Fino a qualche mese prima si sarebbe giocato il trono dell'Averno in una scommessa, tanto era sicuro che da un'essere così ossessivo e paranoico, quale era la dea delle messi, potesse nascere soltanto una creatura altrettanto simile. E invece...
Sorrise al pensiero della dolcezza della sua neo sposa, della sua gentilezza, della sua audacia...
Si mise a sedere, pronto a rivestire i panni di re solitario, quando qualcosa di brillante e dai colori vivaci catturò la sua attenzione, stonante con il resto della stanza fredda e buia. Un narciso, nel cuscino accanto al suo.
Lo prese con reverenza, osservandolo con la fronte aggrottata. Non c'erano dubbi, era lo stesso tipo di fiore di cui si era servito per distrarre Persefone e catturarla...
-Ah...- si lasciò sfuggire, sorridendo. -Ora è tutto chiaro.
Lo riadagiò nella sua precedente posizione, pensando all'ironia di quel presente donatogli dalla sua amata regina.


Con il passare dei mesi si accorse con piacere che il fiore non appassiva e che nei momenti di tristezza emanava un profumo più deciso, che aveva il potere di tranquillizzarlo come se la sua regina fosse lì con lui. E così per tutte le volte in cui la sua amata sposa veniva a mancare, quei fiori lasciati lì in sua vece non lo facevano sentire solo e abbandonato, perché quello era il suo modo di dirgli che lei c'era, comunque, anche senza essere lì.
Un bussare frenetico lo fece tornare bruscamente alla realtà.
La figura oltre la porta non aspettò una sua risposta, ed entrò con un vassoio di frutta fresca, nettare e ambrosia.
-Menta- chiamò il dio.
-Mio signore- lo salutò lei sorridendo e riponendo il vassoio su una cassapanca in ebano poco distante dal letto su cui bordo poi si sedette senza permesso, sfacciata e senza remore.
Un brivido scivolò lungo la spina dorsale del dio, come se con quel semplice gesto la ninfa stesse profanando un luogo sacro al matrimonio.
Con curiosità si scoprì a immaginare l'espressione contrariata di Era, sua sorella.
La ninfa si allungò per prendere un melograno.
-Ho sentito dire che avete congedato i vostri servitori temporaneamente- esordì.
-E' così- si limitò a rispondere Ade, cupo.
Menta divise il frutto in due, cogliendone poi un chicco rosso sangue e portandoselo alla bocca.
Ade si trattenne a stento dal rispondere alla tacita provocazione.
-Credete sia stata una mossa saggia?- chiese lei. -Voglio dire, i vostri nemici potrebbero approfittare del vostro evidente momento di devolezza.
Ade inarcò un sopracciglio.
-Perché credi dovrei avere dei nemici?
Lei scrollò le spalle.
-Tutti i grandi e giusti re ne hanno, mio signore. E' ovvio che agire come avete fatto voi, chiudendo le porte del palazzo e fermando la Morte, potrebbe destare sospetti sull'attuale stato delle cose.
Il dio rimase in silenzio, mentre lei ingollava il sesto chicco.
-E poi- continuò Menta, stavolta protendendo una mano verso di lui. -Chi si prenderà cura di voi?
Ade non staccò gli occhi dal suo volto pallido, neppure per lanciare un'occhiata al chiccho a un soffio dalle sue labbra.
Poi, con riluttanza, accettò il dono, rinchiudendolo nella morsa della sua bocca calda, e con esso la punta delle dita della ninfa.
-Non ho bisogno delle cure di nessuno- disse poi, lapidario, afferrando rude il mantello nero appeso alla tastiera del letto per legarselo ai fianchi ed alzandosi.
-Mio signore...
Menta lo seguì attraverso la stanza e non appena lui si fermò per aprire la porta, gli cinse le spalle con le mani, carezzandogli poi la schiena possente.
-Mio signore, per favore- lo supplicò abbandonando l'aria sicura acquisita dopo la morte. -Non potete abbattervi così! Voi siete il re dell'Averno, signore di un mondo più forte persino di quello di Zeus!
Ade si voltò a guardarla, un sopracciglio inarcato.
-Dove vuoi arrivare?
-Voi siete superiore!- continuò la ninfa. -Meritate...
-Sì?- la incalzò il dio, vedendola esitare.
-Meritate di meglio- completò lei, decisa.
Il dio le cinse la gola con una mano e la sbattè con violenza ontro una parete vicina, schiacciandola con il suo peso.
-Se c'entri qualcosa con la sparizione di Persefone, io ti...
-Mi credete davvero capace di fronteggiare una dea? Me, misera ninfa impotente?- boccheggiò lei.
-Sei sempre stata molto brava a parole, Menta.
-La parola non può battere i poteri della regina dell'Averno- protestò lei annaspando in cerca d'aria. -Mio signore... Vi prego...
Lui serrò ancora di più la presa sul suo collo.
Lei strinse gli occhi, piangendo.
-Siete migliore di così...
-Ah, sì? E cosa te lo fa credere?
-Non è lei ad avervi cambiato. Vi ha semplicemente dato una spinta! Non ne avete bisogno per essere quello che siete... Io...
Tossì.
-Vi prego, voi non volete uccidermi davvero...
Lui assottigliò gli occhi, ghignando crudele, quasi esaltato nell'avere quella fragile vita mortale fra le mani. Sarebbe bastato premere appena un po' di più. Ne aveva il potere, ne aveva la forza, ne aveva la volontà... Eppure...
Un lampo di lucidità gli attraversò la mente.
Si allontanò veloce, facendola cadere al suolo, ansimante.
Menta si stringeva la gola, ancora piangente, ma quando alzò la testa su di lui, sorrideva trionfante.
-Ve lo avevo detto...
Ade digrignò i denti e con un guizzo di mantello fu fuori dalla stanza.

Thanatos tamponava piano i segni rossi sulla gola della ninfa, che non smetteva di sorridere maligna. Arricciando le labbra, pressò appena più del dovuto sopra la giugulare.
-Ahi! Vuoi fare attenzione?- si lamentò Menta.
-Certo che te la sei proprio vista brutta.
-Non ti sarebbe dispiaciuto se fossi morta.
-A dire la verità no.
Lei roteò gli occhi.
-L'invidia è una brutta bestia, Thanatos.
Lui gettò la pezza nella ciotola d'acqua.
-Cosa intendi fare, adesso?
-E' ovvio che la versione verginella timida e debole gli piace di più. Dopotutto ha sposato Persefone e non Afrodite!
-Se avesse sposato Afrodite a quest'ora non saresti qui.
Lei lo guardò ghignando.
-E tu non avresti una possibilità, mio caro. Ho detto verginella, non verginello.
Lui ringhiò.
-Comunque ora più che mai sono decisa a continuare con il piano. Piuttosto, Hypnos?
Thanatos assunse un'espressione schifata.
-Non avrà dei ripensamenti!- si allarmò la ninfa.
-No, ma... Sai che ha un animo debole.
Sputò a terra.
-Persefone ha stregato anche lui.
-Che se la tenga pure, a me non importa. La nostra priorità è tenerla lontana da Ade e se questo significa che dovremo farla innamorare di un altro ben venga! Consolerò il suo curoe infranto.
Thanatos le lanciò un'occhiataccia.
-Consoleremo- si corresse lei con un gesto spazientito della mano.
-Meglio.
-Ma tu bada bene di controllare tuo fratello! Non mi piace lì da solo con lei.
-Lo farò, non temere.
-E' tempo di passare all'azione.Lui la guardò confuso.
-Che intendi fare?
-Tutto quello che sarà necessario per riprendermi ciò che è mio di diritto.
-Ade non è una tua proprietà- ribattè Thanatos indignato.
Lei ghignò.
-Oh, ma io non voglio solamente Ade.
L'altro inarcò un sopracciglio.
-Io voglio il trono.

  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: Fantasiiana