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Autore: MartynaQuodScripsiScripsi    15/08/2014    2 recensioni
[I Dalton]
Al penitenziario arriva una giovane detenuta che i Dalton prendono sotto la loro protezione, magari anche perché cercano nuove idee per evadere.
Tra un tentativo di evasione e un altro nascerà una solida amicizia che si trasformerà in qualcosa in più...in mezzo a pazzie di ogni genere per evadere da quel benedetto penitenziario!
Genere: Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IL BOSS DELLE TORTE-parte 2



 

Passarono alcune ore. Ogni volta che la guardia di turno si girava dall’altra parte, i Dalton correvano a sbirciare dalla finestra della cucina.
E ogni volta si vedeva Buddy lavorare a qualcosa di sempre più grande.
“Ma ce la fa?” sussurrava Joe, impaziente.
Finalmente, proprio quando pensavano che non avrebbe più finito, Emett andò a chiamare Nicole e i fratelli.
“Vi vuole il cuoco” annunciò, chiedendosi il perché.
Il gruppo raggiunse subito la cucina.
Buddy, quando li vide arrivare, sentì i sudori freddi.
“Ecco la vostra torta, signori” balbettò indicando qualcosa che sembrava tutto meno che una torta.
Appoggiato sul tavolo, c’era un’enorme aereo grigio di pasta di zucchero, con i finestrini e tutto.
Era perfetto, tanto che sembrava un vero modellino.
I Dalton e Nicole si avvicinarono a bocca aperta.
“È fantastico!” esultò la ragazza.
“È gustoso!” rincarò Averell con il dito sporco di torta.
“Non lo rovinare! Mi dica, può volare?” domandò Joe a Buddy.
Il cuoco impallidì, sudò freddo e mormorò, con un filo di voce:
“Ehm, veramente no…Ma posso rimediare!”
“Con calma, non c’è bisogno di agitarsi così” disse William.
Buddy, senza dargli retta, si precipitò a costruire un motore per l’aereo, un motore di torta, si intende. L’impresa non fu particolarmente difficoltosa perché aveva un’infarinatura sull’ingegneria meccanica.
Con cautela infilò il motore nell’aereo e lo richiuse.
“Adesso penso che possa volare…” mormorò timorosamente.
Joe afferrò l’enorme vassoio e lo portò fuori sul piazzale, attirando l’attenzione dei detenuti che cominciarono a chiedersi cosa stesse succedendo.
“Ma dove vai?” lo richiamò Nicole.
“Voglio vedere se vola davvero! Salite anche voi!” mentì Joe esaltato, per evitare di essere fermato nel suo piano di fuga.
Gli altri quattro, con un leggero batticuore, salirono sull’aereo di torta, che purtroppo si afflosciò un po’.
“Che diavolo state facendo?!” sbraitò qualche detenuto, non ottenendo risposta.
I cinque osservarono i numerosi pulsanti e leve, che riproducevano perfettamente i comandi di un aereo vero.
“Quale dobbiamo schiacciare per farlo partire?” domandò William.
Nicole guardò bene la pulsantiera e notò un pulsante rosso, con scritto sopra “ON”.
“Ho trovato l’on!” annunciò, fiduciosa.
Stava per dire qualcos’altro quando Joe senza pensarci due volte con uno scatto fulmineo lo schiacciò.
L’aereo cominciò a fremere. Il motore si stava riscaldando producendo uno strano ronzio e le ruote iniziarono a girare.
“Sta partendo!” urlarono i fratelli.
“Speriamo che vada tutto bene” mormorò debolmente Nicole. Non aveva mai preso un aereo in vita sua e sentiva una leggera nausea.
L’aereo intanto aveva iniziato a percorrere il piazzale del penitenziario sempre più veloce, avvicinandosi pericolosamente al muro.
“Ma perché non vola?!” strillò Averell.
“Boh, forse bisognerà tirare qualche leva…” suggerì Nicole, ma neanche lei aveva la minima idea di cosa si dovesse fare.
“Attenti!” urlò William.
Gli altri non fecero in tempo a voltarsi che l’aereo si schiantò contro la parete del penitenziario spappolandosi completamente.
Pezzi di torta grigia volarono per tutto il penitenziario, in terra, sui detenuti, persino sul vestito della signorina Betty, che urlò disgustata.
Ma quelli messi peggio erano i Dalton e Nicole. Sembrava che avessero combattuto una battaglia di torte in faccia per ore e ore e poi si fossero rotolati nello zucchero per pulirsi.
“Oh, no, la mia bella torta…” esclamò Buddy frustrato, che aveva assistito alla scena.
I detenuti scoppiarono tutti a ridere sguaiatamente.
Nicole riemerse in uno stato pietoso. La torta le si era incastrata tra i capelli, le si era appiccicata ai vestiti, alle mani e al viso inumidendola dalla testa ai piedi. Sembrava una bambola di pezza rotta che stava perdendo la segatura.
“Magari se avessimo chiesto al cuoco come funzionava, prima di usarlo…” mormorò delusa, guardando lo scempio.
“Ehi, Nicole, stai bene?” domandò Averell. Non era messo meglio della ragazza, ma si alzò e cercò di ripulirla come poteva.
“Grazie, comunque niente di rotto” rispose lei arrossendo (ancora quel maledetto rossore! Perché le capitava sempre nei momenti meno opportuni?).
“Volevate volare, eh? Ma prima non bisogna avere la patente di volo? Ah, ah, ah!!” li prese in  giro un tizio tra le risate.
William e Jack guardarono Joe con espressione avvilita, mentre quest’ultimo schiumava di rabbia.
“Ehi, tu!” strillò a Buddy.
Il cuoco trasalì.
“Sì, signore?” farfugliò terrorizzato. Quel criminale era certamente arrabbiatissimo, ed era per colpa sua! Se l’aereo fosse stato più robusto non sarebbe successo quel pasticcio.
“Facci un’altra torta uguale, e poi spiegaci come funziona!” sbraitò Joe in preda a una crisi di nervi.
“Subito, signore!” urlò Buddy fiondandosi in cucina.
“Beh, intanto che il cuoco vi prepara la torta, ripulite tutto e cambiatevi! Poi tornate a spaccare le pietre…ehm, lei, signorina, a lavare i panni. Forza!” ordinò il direttore.
Ai cinque non restò altro che prendere guantoni e sacchi della spazzatura e fare piazza pulita dei resti dell’aereo.
Averell staccava i pezzi più puliti e se li mangiava.
“Ma che schifo!” lo apostrofò Jack disgustato.
“Guarda che è buono” ribatté Averell continuando a mangiare.
“Sì, ma è stato in terra per dieci minuti!”
“Se lo mangia e non fa pieghe vuol dire che non è cattivo” intervenne timidamente Nicole.
“Ecco!” Averell mise il broncio. “Lei è l’unica che mi capisce e voi che siete i miei fratelli no!”
“Ma il fatto è che…Aaah, lascia perdere!” sbuffò Joe rimettendosi a lavorare.

Verso sera, il secondo aereo fu completato e il cuoco, tremando come una foglia, spiegò agli evasori come funzionava.
“Vedete, per farlo partire dovete schiacciare questo pulsante…per decollare tirate questa leva, per dare la direzione muovete questa qui, e per aumentare o diminuire la velocità spostate questa in avanti o indietro!”
“Stavolta ce la facciamo” pensò Joe, e salì a bordo, seguito dagli altri.
Schiacciarono il pulsante e le ruote cominciarono a girare.
Nicole bruciava d’ansia. Forse questa era la volta buona, finalmente sarebbero riusciti a fuggire. Il piano non faceva una piega, perché mai non avrebbe dovuto funzionare?
Ma nonostante tutta la sicurezza che ostentavano i fratelli, lei era convinta che ci fosse dietro l’angolo una complicazione inaspettata. Come tutte le altre volte, fra l’altro.
Improvvisamente, l’aereo decollò.
“Addio Buddy! E grazie!” urlò Joe sghignazzando. “Siamo liberi come l’aria!”
Oltrepassarono il muro del penitenziario con grida di trionfo, mentre il povero cuoco a terra si torceva le mani, disperato. Aveva appena aiutato dei pericolosissimi criminali ad evadere!

Vero Falco scrutava il cielo alla ricerca di segni premonitori, quando vide un grande uccello grigio stagliarsi sulla luna piena, lanciando versi stranissimi (le urla dei fratelli!).
“Dunque, vediamo” ragionò corrugando la fronte, “grosso uccello associato alla luna piena vogliono dire che nasceranno molti figli…Ma un momento! Se l’uccello grida, vuol dire…Per il Grande Spirito! Saranno tutti pazzi!”
L’indiano scattò in piedi spaventato e corse al villaggio, per dare notizia dell’infausto segno del cielo.

Ma i Dalton e Nicole erano ben lungi dal sospettare di aver seminato il panico nel villaggio indiano, tutti presi dal volo di libertà e da un insolito calore che proveniva da sotto i sedili.
Allarmati, controllarono e si resero conto che la torta si stava squagliando! Probabilmente il motore, facendo il suo lavoro, si era scaldato troppo.
I poveri evasori non ebbero il tempo di pensarci perché l’aereo divenne troppo mollo per sostenerli e iniziarono a precipitare.
I Dalton si misero a urlare, Nicole era paralizzata dalla paura.
Non riusciva a credere che stava per schiantarsi a terra e morire sul colpo, o al massimo passare il resto della vita su una sedia a rotelle.
SPLAT!
Ad un certo punto la caduta si arrestò, e strano a dirsi, Nicole non sentì neanche tanto male.
“Siamo morti?” domandò debolmente.
“Certo che no!” rispose la voce di Joe con energia. “Anzi: a noi è successo un mucchio di volte!”
La ragazza si rizzò a sedere e quello che vide le mozzò il fiato. I quattro fratelli avevano i capelli spettinati, le facce arrossate, un occhio tumefatto e i denti di fuori.
Le loro facce erano talmente buffe che iniziò a ridere a crepapelle.
“C’è poco da ridere!” sbuffò Joe. “Noi potremo anche essere ridicoli, ma dovresti vedere in che condizioni è il tuo bel visino candido!”
Effettivamente, Nicole a questo non aveva pensato.
Smise di ridere e si passò una mano sulla faccia. Si sentì l’occhio destro gonfio e preferì non andare avanti con l’esplorazione.
“Non ti preoccupare per il tuo bel viso” la tranquillizzò Averell, impietosito. “Tanto nella scena successiva passa tutto. Questo è un cartone!”
“Sì,” urlò Olivier Jean-Marie, uno dei registi “e potrebbe anche andare avanti, se non perdeste tempo in salamelecchi!”
“Zitto tu!” gli intimò una voce femminile fuori campo. “Sarà anche il tuo cartone, ma questa è la MIA storia, e sono io a dire ai personaggi quello che devono fare! Smamma bello!”
“Oh no! È Martyna Petra Style, l’autrice! Meglio che faccia come dice lei…” mormorò Olivier intimorito, sgattaiolando via.
Nicole lo guardò andarsene basita. Aveva fatto appena due sconvolgenti scoperte.
“Ti ci abituerai presto” tagliò corto Jack.
Stava per dire qualcos’altro quando balzarono fuori Pitt ed Emett completi di fucile.
“Un altro dei vostri tentativi di evasione! Ma se si è accorto mezzo penitenziario che stavate volando via!” sbottò Emett.
“Oh, no, stavolta incolperanno anche me!” pensò Nicole, convinta che stavolta la avrebbero punita per bene.
Ma con suo grande stupore, Pitt le disse:
“Sì, lo sappiamo, tu non credevi che volessero evadere e sei salita anche tu. Non hai bisogno di spiegazioni!”
“Ma non è giusto che non la incolpino mai e noi sì!” esclamò Joe mentre si incamminavano.
“Perché lei non vuole evadere” lo rimbeccò Emett.
E tu che ne sai? pensò Nicole con un sorrisetto.

La mattina dopo, a Buddy entrò un aeroplanino di carta in cucina. Lo aprì e lesse: Facci un aereo di torta come quello di ieri, solo termoisolante! Firmato: i fratelli Dalton e Nicole.
Rabbrividendo, il cuoco si mise subito al lavoro. Meno male che aveva a casa un paio di libri di ingegneria termica…

“Allora, signorina, com’è andato il seminario?” domandò il direttore Perabody a Betty.
“Bene, anche se Joe Dalton mi chiedeva ogni cinque minuti di andare in bagno, come suo solito tra l’altro…” rispose lei.
Non poteva immaginare che Joe facesse solo finta di andare in bagno e in realtà dava un’occhiata alla cucina per controllare che Buddy stesse facendo quello che doveva fare!
Il povero cuoco lo aveva visto ed era terrorizzato all’idea che lo stessero addirittura tenendo d’occhio!
Bene o male, riuscì a terminare il nuovo capolavoro e lo consegnò ai fratelli e a Nicole. Che, inutile dirlo, ci saltarono sopra e decollarono. Stavolta la ragazza era sicura e non si fece più tanti pensieri come le prime volte.
Anche perché, per non essere scoperti, avevano deciso di decollare nella pausa pranzo quando tutti erano a ingozzarsi!
“Addio, Buddy!” sghignazzò Joe al tesissimo cuoco.

Volavano da circa un chilometro quando videro dei grossi nuvoloni scuri.
“Non mi piacciono quelle nuvole…” mormorò William cupo.
“Sciocchezze, stavolta è quella buona...” lo rassicurò Joe, ma neanche a farlo apposta un fulmine si schiantò addosso all’aereo elettrizzandoli e facendoli precipitare.
L’unica che lo trovò divertente fu Nicole, che aveva vinto la paura di cadere.
“Ho sempre sognato di farmi i capelli afro!” dichiarò, alludendo al fatto che il fulmine glieli avesse sparati.
Tornarono al penitenziario come se non fosse successo niente (o quasi, dato che Joe stava dando in escandescenze) e il messaggio che Buddy ricevette fu il seguente: Facci un aereo di torta come quello di ieri, solo termoisolante e con un parafulmine! Firmato: i fratelli Dalton e Nicole.
Menomale che ho quelle due o tre nozioni di ingegneria elettrica, pensò Buddy.

In poco tempo (ormai era allenato) costruì l’aereo e lo consegnò agli evasori.
Salirono, decollarono e riandarono incontro alla tempesta.
Joe però era sicuro che sarebbero riusciti a superarla: avevano il parafulmine!
Per i primi minuti andò tutto bene. I fulmini si scaricavano sul parafulmine senza nessun danno, ma quando iniziò a piovere, l’acqua sciolse l’aereo e i poveri ragazzi precipitarono di nuovo!
“Ehi, ho pensato a una cosa!” esordì Jack, non per niente era caduto di testa. “La prossima volta dobbiamo cercare di prevedere tutti i pericoli  a cui possiamo andare incontro, così da dire al cuoco di costruire un aereo attrezzato!”
“Che bella idea!” si congratulò Nicole ammirata, e Averell sentì una fitta di gelosia verso il fratello, subito repressa. Non era mai stato geloso di niente e nessuno, ma in quel momento non riusciva a farne a meno. Tutto perché Nicole aveva detto che era una bella idea. Che problema c’era?
“Gente strana, le femmine” si disse, perplesso.

Buddy entrò in bagno, e vide attaccato al muro un foglio ripiegato che diceva “Per Buddy”.
Ebbe un tremito. Sapeva benissimo di che si trattava, e fu tentato di lasciarlo lì e fingere di non averlo mai visto, ma la parte di lui che teneva alla vita gli ordinò di fare quello che c’era scritto e non fiatare.
Facci un aereo come quello di ieri, solo termoisolante, con un parafulmine, resistente all’acqua, al vento, al sole, alla luna, alle stelle, agli UFO, alle pallottole, e alla iella! Firmato: i fratelli Dalton e Nicole.
Fantastico, pensò Buddy. In perfetto orario.

In seguito, si consumò la solita routine. I fratelli e Nicole superarono benissimo la tempesta e proseguirono esultanti verso la libertà.
Contemporaneamente, nel villaggio indiano, il capo Lupo Pazzo teneva un discorso.
“Segnali funesti hanno solcato il cielo la notte scorsa” iniziò, solenne. “Un grande uccello che si staglia sulla luna lanciando il suo verso significa molti nati, ma impazziti! Ed esiste un solo modo per prevenire questa catastrofe!”
Fece una pausa. Tutti i Braccia Rotte erano col fiato sospeso.
“Ed è eliminare il grande uccello che grida!” concluse trionfante Lupo Pazzo.
Un urlo deciso seguì queste parole.
“C’è bisogno dell’aiuto di tutti! Voi, guerrieri, e anche voi, donne, prendete i vostri archi e frecce e scagliatele verso il grande uccello che grida non appena lo vedete! Sta per passare di qua, Vero Falco ha avuto una visione!” proseguì Lupo Pazzo.
(In realtà Vero Falco stava prendendo il sole quando aveva notato in lontananza l’aereo.)
Gli indiani urlarono ancora più forte e corsero a prendere archi e frecce, dopodiché si ricompattarono aspettando che il grande uccello che grida alias l’aereo passasse di lì.
Frattanto che si avvicinavano, Nicole notò il gruppo di Braccia Rotte.
“Guardate! Ci sono gli indiani!” esclamò, contenta.
“Gli indiani?” ripeté Averell, che dopo l’attimo di gelosia nei confronti di Jack non la mollava un attimo.
“Sì!” confermò lei indicandoli, e solo ora si accorse degli archi e frecce puntati giusto su di loro. “Ma…che stanno facendo?” domandò.
Joe diede un’occhiata…e si mise a strillare.
“Santo cielo! Stanno per tirare!”
Come a sottolineare le sue parole, una raffica di frecce gli piombò addosso distruggendo l’aereo e facendolo precipitare, tanto per cambiare.
“Urrà! Abbiamo ucciso il grande uccello che grida!” esultò Lupo Pazzo, felice.

Il seguente aereo che il cuoco dovette costruire doveva rispettare queste condizioni:
Facci un aereo come quello di ieri, solo termoisolante, con un parafulmine, resistente all’acqua, al vento, al sole, alla luna, alle stelle, agli UFO, alle pallottole, alla iella e alle frecce degli indiani! Firmato: i fratelli Dalton e Nicole.
E l’aereo resistette alla tempesta e a una seconda raffica di frecce degli indiani, che credettero che il grande uccello invulnerabile che grida fosse un segno che mandava il Grande Spirito per dire: “Tenetevi i vostri nati pazzi e non molestate gli animali”.
Dopo il villaggio indiano, seguirono due chilometri di calma.
La prateria del Nevada si stendeva a perdita d’occhio dovunque, e la calma era quasi irreale.
Il silenzio si poteva quasi toccare. Nessuno degli evasori osava pronunciare quella fatidica frase. Fino ad un certo punto.
“Siamo liberi” mormorò Nicole con la sua vocina da usignolo.
“Sì! Siamo liberi come l’aria!” urlò Joe facendo un salto di mezzo metro.
Allora fu improvvisata una specie di festa, con tanto di torta. Bastava prendere dei piccoli pezzettini dall’aereo, facendo attenzione a non danneggiarlo.
Ma solo pochi minuti dopo, una voce li chiamò.
“Ehi, voi! Sì, voi vestiti a righe gialle e nere!”
Perplessi, i cinque si girarono e videro, a pochi metri di distanza, un vero piccolo aereo, dal cui finestrino era affacciato un pilota.
“Ce l’avete la licenza di volo?” domandò sollecito.
Nicole sentì il panico che le attanagliava lo stomaco e arrossì come non aveva mai fatto.
“Sì, che ce l’abbiamo!” mentì William.
“Perfetto. Fatemela vedere” ordinò l’altro pilota.
“Magari un’altra volta” tentò di svicolare Jack.
“Devo dedurne che mi avete raccontato una bugia?” si informò il bellimbusto. “Spiacente, ma dovete tornare da dove siete venuti.”
“No! Mai!” urlò Joe, e spinse in avanti la leva della velocità.
Fin troppo forte.
Affondò nella torta fino alla spalla, e il mondo gli cascò addosso. O meglio, loro cascarono addosso al mondo.
“CE L’AVEVAMO QUASI FATTAAAAAAA!!!........” strepitò mentre precipitavano.

Due giorni dopo, una seconda manifestazione per il dolce ancora più violenta di quella di prima mise il penitenziario ancora più in disordine.
“Tutto perché Mr. Valastronson ha deciso di licenziarsi in tronco! Perché l’ha fatto?” si lamentava il direttore, chiuso nel suo ufficio.
Vi dirò io perché: l’ultimo biglietto includeva anche di scrivere una licenza di volo, e Buddy, stufo che le sue belle torte andassero ogni volta in poltiglia, aveva tirato fuori il coraggio e si era licenziato.
E i fratelli Dalton e Nicole non erano riusciti a evadere anche questa volta.

“Non è giusto! Nicole se la scampa sempre e noi fratelli Dalton no!” urla Joe.
“Per tua informazione, Nicole è il mio personaggio e la mia protetta, e per quanto mi riguarda se la scamperà sempre! Pussa via!” grido io. Lo acciuffo per un orecchio e lo sbatto fuori.
Credeva davvero di farmi cambiare idea?

  
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