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Autore: Dark Tranquillity    14/09/2008    2 recensioni
"...Il Dio del Tuono è morto, e nulla sembra potersi opporre al potere di Shao Kahn. Chi si ergerà fra la Terra e la distruzione totale, nell'ora più buia?"
POV fic - Sub-Zero / Kitana / Kung Lao / Kintaro / Frost. Accenni di romance, alcuni personaggi OOC.
Genere: Azione, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kitana, Sub-Zero, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Punish My Heaven.mp3 - Dark Tranquillity

Bring me the light
In the darkness that never ends
The dawn will never come
Punish my heaven

 





Kung Lao
Edenia
Palazzo Reale
17 Dicembre 2011

«Sappi, innanzitutto, che il Kamidogu non è uno solo. Ne esistono tre.» rivelò Sindel.
«Tre?»
«Sì, Kung Lao, tre. Uno per la Terra, uno per Edenia ed uno per Outworld.»
«Suppongo non tutte le speranze siano vane allora, Regina. Immagino che Kahn abbia bisogno dei tre Kamidogu riuniti per... Scatenare il loro potere?»
«Non esattamente, amico mio. Di per sé non hanno alcun potere.»
«E dunque a cosa servono i Kamidogu? Chi li ha creati?»

Sindel lasciò trascorrere qualche attimo prima di rispondere, distogliendo lo sguardo da Kung Lao ed osservando un punto indefinito della Sala del Trono.

«La loro origine mi è del tutto ignota, anche se credo abbiano origine divina. Gli Dei Antichi li utilizzavano per viaggiare indisturbati da un Reame all'altro.»
«Delle chiavi? Ma perché non utilizzare i portali normali?»
Sindel sorrise «Una specie, Kung Lao. E per quanto riguarda la tua seconda domanda, la posi io stessa molto tempo fa a Lord Raiden, quando venne in visita ad Edenia. La sua risposta fu criptica e riuscii a capire soltanto che in qualche modo i portali indebolivano la sua essenza divina, la fiaccavano... Era vulnerabile, sostanzialmente.»
«Come se i portali fossero stati creati solamente... Per gli uomini.»
«Sì.»
«Sono confuso, nobile Sindel... Ad un Dio non è possibile ogni cosa? Senza portali, senza Kamidogu.»
«Anche gli Dei Antichi devono seguire delle precise regole. Dogmi che esistono da quando esistono loro, imperativi che se infranti porterebbero loro ad un destino molto peggiore della morte.»

Kung Lao rimase meditabondo per qualche tempo, riflettendo sulla situazione alla luce delle parole della Regina. I Kamidogu erano una specie di chiave che permetteva agli Dei di passare da un Mondo all'altro senza perdere il proprio potere. Shao Kahn li desiderava, ma perché? I Kamidogu non avevano alcun potere effettivamente utile all'Imperatore, contrariamente a quanto lui pensava all'inizio. A meno che...

«Regina... Chi è Shao Kahn, in realtà?»
«La domanda corretta è: cos'è Shao Kahn? Te lo sei mai chiesto, Kung Lao?»

Il monaco sapeva solamente che era da tempo immemore nemico della Terra, che era incredibilmente potente ed ambiva al dominio di tutto ciò che era possibile conquistare. Shao Kahn il Conquistatore, lo chiamavano. Eppure nonostante le passate vicende non si era mai soffermato a pensarci, effettivamente, non si era mai posto quella semplice domanda. Cos'era, Shao Kahn?

«Io... Non lo so, mia Regina.»
«Perché Shao Kahn, amico mio, è il frutto del tradimento più grave che gli Dei Antichi ricordino. C'era un tempo in cui Outworld era un Mondo meno caotico e spietato di adesso. Era ugualmente brutale e severo con i deboli, ma giusto e riconoscente con i meritevoli. Era il Reame di Shinnok, il Dio della Notte. Egli ne era il Protettore, amato dal popolo di Outworld per la spietata giustizia, il pugno di ferro e l'incorruttibilità.»

Kung Lao ascoltava in silenzio, mentre la Regina Sindel svelava dei fatti che mai nessuno gli aveva raccontato, episodi che avevano fatto la storia del Creato, cose che ad una comune persona suonavano come sciocche fantasie, ma non per lui che sapeva dell'esistenza degli Dei, dei Reami, e tutto ciò che ne conseguiva...

«Shinnok era anche un Dio capriccioso e superbo, desiderava per il suo popolo il meglio, desiderava vederlo evoluto in qualcosa di superiore, desiderava che fosse un autentico esempio per la gente degli altri Reami, la pietra di paragone. Voleva che la sua gente rispecchiasse il suo essere divino... Avesse dovuto impiegarci dei millenni, avrebbe riplasmato il suo popolo a sua immagine. Questa divenne, dopo un'eternità di annoiata esistenza, la sua più sacra missione. Cominci a capire, Kung Lao?»
«Doveva creare la sua stirpe. Ma procreare è vietato per gli Dei Antichi.» affermò in risposta il monaco guerriero.
Sindel annuì «Non solo è vietato... E' la più grave forma di tradimento per loro. Ma Shinnok era talmente accecato dal suo desiderio, la mente talmente obliata dal suo fine che era ben disposto ad accettare le conseguenze del tradimento, pur di portare a termine il suo obiettivo. Creò suo figlio, una creatura modellata a sua immagine e somiglianza, gli infuse tutto il suo divino potere e lo osservò muovere i primi passi verso un mondo destinato alla sua stirpe, a suo figlio ed ai figli dei suoi figli... Quella creatura, amico mio, era Shao Kahn.»

Kung Lao annuì, affascinato. 

«Per questo crimine, il Dio della Notte perse il suo potere divino e fu esiliato nell'Abisso. Mentre suo figlio, Shao Kahn, prese il dominio di Outworld e divenne il peggior tiranno che il Creato ricordi. Il mio cuore è triste, Kung Lao, nel pensare a come Shinnok - per quanto fosse in errore - creò non la sua opera più magnifica, ma il suo più grande fallimento: Shao Kahn non generò nessuno come lui, perché non desiderava spartire il suo potere con nessuno. E per questo fallimento patì un destino peggiore della morte stessa... L'agonia infinita nell'Abisso.»

"Dunque stiamo combattendo contro un Dio..." pensò sgomentato Kung Lao, alla luce delle rivelazioni della Regina "...E un Dio ha bisogno del suo Kamidogu per varcare la soglia del suo Mondo... Senza perdere il proprio potere." La sua gola si era fatta improvvisamente arida.

«Non... Non capisco perché abbia bisogno di tutti e tre i Kamidogu: non gli basta il suo per oltrepassare Outworld?»
«Si' a rigor di logica. Il perche' li voglia tutti e tre mi e' ignoto... »
«Dovra' avere un piano... »
«E' solo una supposizione, amico mio, ma credo che se riuniti assieme i tre Kamidogu diano la possibilità di manipolare la realtà, lo spazio ed il tempo... Se si possiede il potere necessario, un potere divino, cosa che Shao Kahn ha. Io sospetto che voglia imbrigliare il loro potere per creare un mastodontico portale dove far passare i suoi eserciti.»

Kung Lao pensò ai portali come quelli dell'Isola di Tsung o del Deserto di Edenia, erano piccoli, adatti al passaggio di una singola persona alla volta, senza contare che se non si era abbastanza forti psicologicamente il salto dimensionale portava alla follia. Per un esercito quei portali erano pressoché inutili, ne sarebbe passato uno sano su mille, senza contare il tempo impiegato per trasferire i singoli soldati uno ad uno.

«Regina, perché non dovrebbe venire di persona senza darsi la pena di scatenare una guerra con i suoi eserciti? E' abbastanza potente per fare tutto da solo... »
Sindel sorrise «Perché ha paura, Kung Lao. Ha paura di abbandonare la terra da cui trae tutti i suoi poteri. Ha visto cos'è accaduto ad un Dio che va a sfidarne un altro in casa sua, e non intende rischiare lo stesso destino.»

"Già... Raiden. Distrutto ad Outworld." ricordò il monaco. Se Kahn voleva scatenare una guerra di proporzioni colossali sul suo Reame natale e su Edenia, né le armi avanzate della Terra, né l'abilità dei guerrieri di Edenia sarebbero stati sufficienti a fermarlo.
Kung Lao fu colto da un'ansia improvvisa mentre formulava la domanda successiva.

«Il Kamidogu di Edenia dov'è?»
«Al sicuro, amico mio, al sicu...»

Le parole di Sindel le morirono in bocca. Kung Lao vide lo stupore in quel viso senza età, l'aura di tranquillità improvvisamente spezzata - sostituita dall'angoscia che distorceva i lineamenti del pallido volto. Appariva come un guscio vuoto, come una vecchia che sente tutto il peso dei suoi anni, la pallida ombra della Regina.

«...Non c'è... Non c'è... Non lo sento più...» cantilenò, annichilita sul trono dove l'attimo prima sedeva regalmente ed ammaliava Kung Lao con la sua voce gentile. Jade, la bellissima Jade che era rimasta per tutto il tempo a fianco della Regina come un silenzioso spettatore, si chinò immediatamente ad assisterla circondandole le spalle con il braccio.
«Dove lo tenete nascosto? Jade!» chiese concitato Kung Lao.
«Nell... Nell'Osservatorio... Si trova...»
«So dove si trova! Manda a chiamare Sonya e Jax appena puoi!»

E corse via, veloce come il vento.
La sua mente era fin troppo veloce ed aveva un fiuto particolare per gli intoppi: Le armi di Shao Khan non erano solo potere divino, forza bruta e miliardi di anime pronte a morire per lui, aveva dalla sua anche un'intelligenza mefistofelica.

"Mentre tutti guardano a destra, io vado a sinistra."

Penso' alle famose parole del più grande mago di tutti i tempi, il grande Houdini, mentre oltrepassava le ante del Palazzo Reale, schizzando all'esterno come una saetta dai turbinanti capelli neri e sfrecciando in direzione ovest senza mai deviare, eludendo ogni ostacolo gli si parasse davanti

"Non era un caso che Kano ed i suoi fossero arrivati ad Edenia." pensò, ormai prossimo ad una grande costruzione dall'aspetto leggermente più spartano rispetto allo standard edeniano, la grande caserma dell'esercito di Edenia.
"Il portale dell'Isola di Tsung era stato manomesso di proposito. Siamo andati esattamente dove voleva lui..." riflettè, mentre saltava da un tetto all'altro, troppo veloce per essere notato dai guerrieri edeniani che stavano velocemente rispondendo all'allarme generale appena risuonato nella Capitale.
"Sapeva che Sindel avrebbe focalizzato la sua arte divinatoria sul Deserto di Edenia, che il caos scatenato dal brutale passaggio di Kano avrebbe distratto noi tutti, che la nostra mente sarebbe stata confusa ed abilmente deviata dove lui desiderava... Mentre qualcun'altro rubava il Kamidogu di Edenia indisturbato" realizzò, mentre atterrava con l'ultimo salto sul davanzale di un grande edificio circolare, la cui sommità si chiudeva a sfera. L'Osservatorio non aveva nulla a che fare con telescopi e stelle, era semplicemente il quartier generale dell'Esercito, ed alla sua sommità - proprio stazionava in quel momento - c'era lo studio privato della Principessa Kitana.
Era un luogo molto ordinato e spazioso, che rispecchiava la marzialità della caserma: una semplice scrivania in noce dall'aspetto resistente, pochi e funzionali scaffali dov'erano contenuti libri ed altri tipi di documenti, qualche teca espositiva ai lati della stanza che conteveva armi di svariati tipi ed armature di molteplice fattura.
Kung Lao cominciò ad osservarsi attorno, cercando di scovare qualche disarmonia nell'ordine della stanza, i dettagli fuori posto e qualsiasi cosa destasse il suo sospetto.
"Niente guardie." pensò, sebbene ricordava che lo studio della Principessa era fortemente piantonato l'ultima volta che lo visitò, molto tempo prima. Probabilmente molte di quelle avevano risposto all'ordine della Regina di recarsi al Deserto.
Si recò alla porta d'ingresso della stanza, scoprendo che il meccanismo di apertura era stato scassinato, sebbene non alla maniera classica: pareva che qualcosa avesse fuso il metallo che componeva la serratura, lasciando al suo posto solo un piccolo foro nero.
"Hanno usato dell'acido." riflettè, mentre si portava alla scrivania di Kitana, riprendendo la ricerca dei dettagli fuori posto. Non sapeva con precisione dov'era il nascondiglio del Kamidogu, ma supponeva di trovare un qualche scrigno, una cassaforte o qualcosa di simile. Ma nello studio della Principessa non c'era nulla di tutto ciò.

"Dev'essere da qualche parte..."

Controllò accuratamente ogni teca, spostò tutti i libri presenti negli scaffali, infine si dedicò alla scrivania, sedendo sulla poltrona riservata alla Principessa mentre spulciava fra i cassetti. Quando aprì l'ultimo, vide il fondo lievemente sollevato e il nascondiglio del Kamidogu - un banale doppiofondo in una scrivania. Della pietra, nessuna traccia. Ora che aveva la conferma del furto, doveva agire.

"Al Deserto."

Compì un balzo felino tornando sul terrazzo, per poi saettare via.

Edenia
Deserto di Edenia 
Poco dopo

Kung Lao aveva il favore di Fujin quel giorno, perché pareva il Dio del Vento stesso sceso su Edenia cavalcando i suoi cicloni a scovare lo sciocco che aveva osato sfidarlo, e nessuno mai riuscì a percorrere la distanza che separava la Capitale dal portale nel Deserto tanto velocemente come fece lui. Fosse per il favore degli Dei, o per la semplice fortuna, riuscì a trovare quello che cercava prima che fosse troppo tardi.
La creatura che aveva davanti era una specie di rettile dalla pelle a scaglie verdi, una lunga coda e gli occhi di un giallo maligno. Emanava un senso di antico misto a orrido, ed era grottesco vederla avvolta in quelle vesti verdi e nere, così umane per una bestia disumana come quella. Stava su due zampe ed attendeva Kung Lao con la schiena curva e le mani artigliate rivolte lievemente in avanti, pronte a ferire, strappare, maciullare. L'aveva preso proprio fuori dall'entrata della conformazione rocciosa che ospitava il portale al suo interno.

«Che ssseccatura! Non ossstacolarmi, umano.» gorgogliò Reptile.
«Dammi il Kamidogu, e ti permetterò di andartene sulle tue gambe, Reptile.» rispose Kung Lao duramente.

Si ricordava di Reptile, l'aveva intravisto al Grande Torneo. Anche se sembrava diverso allora, meno bestiale. Doveva stare in guardia.

«Mi sssottovaluti, umano. Tutti sssottovalutano il povero piccolo Reptile... Ed è il loro ultimo errore.» la maschera sul muso rettile era aperta per lasciar scoperta la bocca, da cui ora sibilaba nervosamente la sua lingua biforcuta. 
Kung Lao capì che Reptile non intendeva cedere, eppure insistette con la diplomazia «Il tuo Imperatore userà la cosa che hai rubato per conquistare tutta l'esistenza conosciuta. E quando non ci sarà più nulla da conquistare si rivolterà contro il suo stesso popolo. Pensaci, Reptile. Anche la tua gente...»
«SSSTAI ZITTO!» gracchiò la creatura improvvisamente infuriata, scagliandosi contro di lui rapidamente.

Kung Lao ebbe la prontezza di reagire in tempo, mettendosi di fianco e scartando di lato mentre Reptile fendeva l'aria in cerca della sua testa con un'artigliata. Quando combatteva Kung Lao si immergeva in uno stato primordiale, fatto di soli istinti. Non vide, bensì percepì il fianco di Reptile scoperto mentre lo stava oltrepassando ed il ginocchio si mosse immediatamente a colpirlo con una terribile ginocchiata semi circolare che interruppe brutalmente il movimento del rettile che gorgogliò per il dolore e fece un paio di passi indietro tenendosi il fianco, mentre sibilava qualcosa, curvo su se stesso.

«Dammi il Kamidogu, Reptile.» disse Kung Lao, muovendosi in avanti ed allungando la mano verso la creatura china sui talloni e piegata su se stessa, sibilante e sofferente: provò improvvisamente pietà «Dammi...» ripetè quando sentì il mondo vorticare e un sordo dolore a tutta la parte sinistra del viso, come se fosse stato colpito da un maglio. Barcollò all'indietro, maledicendosi per aver abbassato la guardia: Reptile si era solo finto sconfitto ed indifeso, e quando si era avvicinato per parlargli nuovamente aveva fatto saettare la sua grossa coda ruotando su se stesso, facendola impattare sul suo volto.

«Ssstupido!» sentì la sua voce canzonarlo mentre era ancora storidito, per sentire l'attimo dopo il peso della creatura su di sé, aggrappata come un ragno, braccia e gambe, perfino la coda attorcigliata alla sua vita.
«Malediz...!» imprecò cadendo all'indietro. Alzò un braccio da frapporre fra il suo viso e quello di Reptile, che cercava di azzannarlo con le fauci spalancate e sbavanti, mettendogli l'avambraccio sul collo squamoso. La bava che colava sul volto di Kung Lao lo ripugnava e cancellò qualsiasi tipo di remora potesse avere nei confronti del nemico.
«Fatti asssaggiare!»
«Fatti... Da parte!» rispose, facendo saettare una, due, tre precise gomitate con il braccio libero sulla tempia di Reptile, finchè la ferrea presa si allentò e Kung Lao ebbe la possibilità di scalciarlo via, rialzandosi in piedi con un colpo di reni. Osservò Reptile disteso supino a terra che sibilava dal dolore mentre si reggeva la tempia con la mano, ma lui non sentì più alcuna pietà, solo disgusto, desiderio di cancellare dalla faccia della terra una creatura così ignobile. La bava che gli inzaccherava il viso pizzicava leggermente, e gli faceva venire il vomito.

"Controlla l'ira. Dominala, non farti dominare da essa." scavò nei suoi ricordi, mentre si ripuliva dalla bava, avvicinandosi a Reptile che cercava penosamente di rialzarsi.

«Alzati e smettila con questa sceneggiata. Puoi fregarmi una volta, Reptile, non due.»

Si mise a due passi da lui, incrociando le braccia al petto ed attendendo. Reptile, che era sulle ginocchia e stava cercando di alzarsi, saltò improvvisamente verso di lui con gli artigli esposti e pronti a squarciarlo, ma questa volta Kung Lao era pronto: portò un perfetto calcio ad anticiparlo che si infranse sul muso sbavante del rettile, ricacciandolo indietro con un gorgoglìo di dolore.

«Non puoi sconfiggermi, Reptile. Dammi il Kamidogu.»

Per tutta risposta la creatura tornò all'attacco, zigzagando a quattro zampe per disorientarlo mentre si avvicinava, talmente veloce che fra uno spostamento all'altro si vedeva solamente la scia, troppo rapido per qualsiasi essere umano, ma non abbastanza per Kung Lao però, che fece un piccolo salto a pie pari quando la spazzata del rettile saettò sotto, nel tentativo di farlo finire nuovamente a terra. Lo stupore negli occhi gialli di Reptile venne sostituito dalla paura, quando l'attimo dopo Kung Lao scaricò una serie di teniche di pugno, palmo della mano e gomito sul suo muso, troppo veloci per essere evitate o parate.
Andarono avanti per una mezz'ora buona, finché Reptile - contuso e spezzato - aveva evidentemente capito. Il suo respiro era pesante e rauco, si reggeva malapena in piedi e le sue vesti erano in più punti strappate, il suo volto era tutto ammaccato e sporco di quel suo sangue verdastro, perché il suo viscido stile non aveva retto contro le arti Shaolin del monaco guerriero.

Kung Lao disse: «Mi stai stufando, Reptile. Se non mi dai il Kamidogu sarò costretto ad ucciderti.» ed estrasse la sua sciabola cinese che aveva tenuto infoderata fino ad allora, per dare un'ulteriore senso di minaccia alle parole.
Reptile aveva perso quella smania selvaggia di attaccarlo, curvo su se stesso con un braccio che cingeva la vita ed una gamba malridotta, sembrava una creatura misera ed infelice, per quanto disumana fosse, e Kung Lao faticò a non provare nuovamente quel moto di pietà che prima gli era quasi costato la sconfitta. Rimase comunque saldo, isolando la mente dalle emozioni inadatte a quella situazione - come gli avevano insegnato i monaci - e attendendo la reazione della povera creatura. Non voleva ucciderla, ma l'avrebbe fatto se avesse attaccato nuovamente.
Reptile portò una mano su una piccola sacca in cuoio che pendeva dal fianco, assicurata sul suo cinturone, afferrandola e strappandola dalla sede con un piccolo sibilo, come se gli comportasse dolore anche compiere quel piccolo gesto. La fece penzolare davanti a sé «...Tieni.» gorgogliò, gettandola ai piedi di Kung Lao, il quale abbassò subito lo sguardo su di essa.
Fu il suo più grande errore, perché dopotutto Reptile aveva ragione nel dire che l'aveva sottovalutato. Era bastato quell'attimo di distrazione, in cui focalizzava l'attenzione sulla sacca ai suoi piedi, che Reptile era sparito, letteralmente. Non servì a nulla alzare lo sguardo e con esso la sciabola, cercando con i suoi sensi sopraffini nell'ambiente circostante, fu inutile accorgersi delle venature trasparenti che formavano una vaga sagoma che si avvicinava, troppo veloce, al suo fianco.
Perché era troppo tardi.

"Si mimetizza..." pensò, mentre sentiva un remoto dolore alla spalla sinistra accompagnato ad un progressivo intorpidimento di tutto l'arto.

«Ti hanno mai detto che il morssso del ssserpente è velenossso?»

La sua voce era derisoria e gongolante, mentre Kung Lao crollava sulle ginocchia, con la vista annebbiata, la gola arida e il corpo che si stava lentamente intorpidendo, preda del veleno che Reptile gli aveva iniettato con quel morso sulla spalla. Farfugliò qualcosa in risposta, inutilmente.

«Sssono indecissso ssse mangiarti... O portare a Ssshao Kahn la tua tesssta. Egli ricompenssserebbe il fido Reptile con...»

Kung Lao cadde bocconi, la realtà che stava prendendo pieghe bizzarre, come se fosse dentro a un sogno grottesco. Sentiva le parole di Reptile farsi distanti ed ovattate, man mano perdevano di significato e osservando l'ambiente attorno a sé gli pareva di essere sottacqua e allo stesso tempo aveva la sensazione di andare a fuoco. Mani e braccia erano paralizzate, non poteva fare assolutamente nulla per evitare la sorte che Reptile aveva intenzione di destinargli, ma stupidamente si trovò a pensare che non gliene importava niente. Non gli importava niente di niente. Vedeva Liu Kang, il suo defunto amico, che gli puntava il dito contro, accusatore, e continuava a mimare delle parole con la bocca che non riusciva a capire.
Cosa stava dicendo?
Fallimento.

† † † †

Sub-Zero
Outworld 
Luogo sconosciuto 
17 Dicembre 2011


La notte su quelle montagne era cupa e stravolta di tanto in tanto da qualche fugace lampo che disegnava nei cieli pumblei arabeschi dall'aspetto sinistro, non nevicava ma il manto bianco sulle sue dure rocce lasciava presagire che fosse perenne, immortale a qualsiasi cosa, e nessuno, umano o meno, sarebbe sopravissuto in quell'inferno bianco, con quelle temperature che andavano sotto lo zero di molte cifre.
Ma lui si sentiva a casa.
Sub-Zero non aveva mai provato ad immergersi in un clima più freddo di quello, nemmeno nei luoghi più impervi della Terra, eppure qui si sentiva bene, si sentiva più vivo che mai, più forte che mai, sentiva il Kori in comunione con il suo essere ora più che mai, come se questo freddo estremo in qualche maniera amplificasse il suo potere, ma non solo, era come un toccasana per la sua stessa anima.
Erano parecchi anni che desiderava tornare in questo posto, e pensandoci la mano andò a carezzare distrattamente il Medaglione del Drago che portava alla vita, incassato nel cinturone dell'uniforme del Gran Maestro, perché era qui che l'aveva trovato, molti anni addietro. Non se ne era mai separato da allora, perché sentiva che era destinato a lui, qualsiasi cosa fosse o rappresentasse, chiunque fosse il suo precedente padrone.

"Ancora poco e sarò arrivato."

Il pensiero era da una parte confortante, dall'altra meno, perché le antiche rovine dove trovò il suo Medaglione erano anche la tomba della sua defunta discepola e la cosa gli faceva affiorare ricordi di fallimento e dolore. Sub-Zero non desiderava far tornare a galla quei ricordi, di quando ella gli si ribellò e gli strappò il Medaglione, di come esso reagì e lei fu distrutta dal suo stesso Kori, assiderata fino all'anima, congelata eternamente come una raffinata scultura di ghiaccio, morta. Lui la seppellì lì, fra le rovine di un antico tempio della città morta.

"Non importa, ormai."

Ma allora perché stava andando lì?
Proseguì per le montagne, camminando su neve e ghiaccio senza mai scivolare, scalando i picchi più alti per poter arrivare finalmente alla sommità della catena montuosa, oltre la quale, in una gigantesca valle circondata da quei funesti monti, sorgevano le rovine.

† † † †

   
 
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