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Autore: _ems    17/08/2014    2 recensioni
(...) Lorcan se ne sta buono, fermo ed in silenzio mente Albus gli cosparge il mento e le guance di schiuma. Se ne sta fermo solo perché ama il modo in cui la fronte dell’altro si corruga - formando una piccola “v” tra gli occhi - e la punta della lingua fa capolino tra i denti ogni qualvolta si concentri solo un po’ di più e per questo decide - che se proprio vuole accontentare il suo compagno - di chiudere gli occhi cosicché nulla possa più distrarlo (e distrarre Albus) da quell’impresa.
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Lorcan Scamandro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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“Per amarsi poco basta.”

 

Albus si è svegliato presto quel giorno, Lorcan ha percepito il movimento del materasso libero da un peso e, inconsciamente, ha aperto gli occhi. Non è abituato ad Albus che si alza presto, Lorcan è abituato ad Albus che si fa pregare, che deve essere corrotto con una buona colazione oppure di lasciare il letto proprio non ne vuole sapere.
Quindi Albus si è alzato presto quel giorno e Lorcan non ha potuto fare altro che sbattere le palpebre più volte, confuso, cercando di mettere a fuoco l’ambiente tutto attorno: le pareti rosso pallido, le tende verde pastello tirate (dalle quali entrava appena un filino di luce) - scelte da Lorcan perché “è come avere un prato sempre davanti,” aveva detto - che mostravano che quella notte, a quanto pareva, aveva proprio piovuto (o forse stava piovendo in quel momento e Lorcan non riusciva a capirlo), le foto appese alle pareti. Ci ha messo un po’ per rendersi conto che il moretto della foto che arrossiva in modo vergognosamente tenero altri non era che Albus.
«E questa foto quand’è finita sulla parete?»
Albus ha scoperto così che Lorcan si è svegliato, sentendo la sua voce ancora impastata dal sonno. Si è voltato verso l’altro ragazzo con una smorfia sulle labbra, visibilmente contrariato.
«Non potevi aspettare un altro po’ prima di svegliarti?»
Lorcan ha riso, scuotendo la testa, poggiando il primo piede sulle mattonelle fredde. La smorfia che ha ornato il suo viso subito dopo fa intendere chiaramente che no, non ha affatto gradito quel contatto e guarda Albus che “diamine, se ti svegli così non riesco ad arrabbiarmi con te,” gli ha detto e proprio non riesce a staccare gli occhi dai capelli biondi arruffati, una guancia con ancor sopra il segno del cuscino.

Lorcan teme di avere l’alito un po’ cattivo, la sera prima è uscito con quei due pazzi di James Sirius e Fred Jr e sono finiti inevitabilmente nel bel mezzo di una scommessa perché “scommetto che ti ubriachi subito,” è bastato che James dicesse e Fred stava già facendo scommettere il resto della clientela. E quindi non si sorprende quando vede Albus storcere la bocca.
«Qualcuno ieri sera si è dato alla pazza gioia».
Dice e Lorcan sta già cercando di allontanarsi, solo che Albus non glielo permette. Intreccia le braccia dietro al suo collo, sorride sfregando il naso sul suo e “tequila, uhm, buona,” sta mormorando prima di impadronirsi della sua bocca. Lorcan glielo lascia fare, stupito, perché Albus è di buon umore e - diamine - si è svegliato presto quel giorno.
«Immagino che tu abbia un mal di testa davvero spaventoso, che non sia capace di muoverti...»
Lorcan ha inarcato un sopracciglio, confuso.
Aveva bevuto la pozione per smaltire la sbornia la sera prima, solo un attimo prima di cedere al sonno. È sicuro che Albus lo sappia già, perché Lorcan ha lasciato la boccetta sul comodino ed ora - visto che ci riguarda, che tanto sicuro più non è – non riesce più a trovarla. Sta per dire qualcosa, che somiglia vagamente a “in realtà credo che James sia messo peggio,” ma Albus si è accoccolato tra le sue braccia ed ha poggiato le labbra proprio lì, su quel punto del collo che lo fa rabbrividire dal piacere ogni volta.
«Per fortuna oggi non ho nulla di meglio da fare che prendermi cura del mio bambino!»
Vorrebbe esultare a quell’esclamazione, Albus si prenderà cura di lui ed è felice perché a lui, a dirla tutta, piace proprio tanto quando l'altro si prende cura di lui…
«Andiamo a fare la barba».
Lorcan s’acciglia, sbattendo le palpebre più volte richiamato dalla voce del suo compagno. Era già perso in diverse fantasie sui modi in cui l’altro avrebbe potuto prendersi cura di lui e quelle parole, ad esser sinceri, non se le aspettava affatto.
«Come scusa?»
Albus arriccia appena un poco il naso - Lorcan è pronto a scommettere che quel vizio sia colpa di Dominique - ed intreccia la propria mano a quella del compagno.
«Devi farti la barba, amore» ha esordito, serio. «Non credo sia il caso di fingere che casa nostra sia un ponte, sai?»
Lorcan non è riuscito a replicare un bel niente perché, davvero, prima che riuscisse anche solo a metabolizzare quel che l’altro gli stava dicendo si trovava già in bagno.
Seduto sul water.
«Per farmi la barba ho bisogno di uno specchio, non di un water».
Albus ha riso a quelle parole, perché Lorcan già rideva di suo, ed ha scosso la testa.
Solo che Lorcan ha potuto solo immaginare Albus che scuoteva la testa, visto che quest’ultimo aveva infilato più della metà del capo nel loro mobiletto da bagno e ne era emerso una manciata di secondi dopo, tra le mani il suo rasoio da barba.
«La schiuma è in basso a destra».
L’ha semplicemente informato, curioso di scoprire cosa diamine stesse architettando il suo compagno. Ha visto Albus sparire di nuovo nel mobiletto, ricomparendo solo pochi secondi dopo, ora tra le mani anche la schiuma. Si stava giusto chiedendo cos’era quell’occhiata scettica che gli stava riservando, cosa lo divertisse tanto quando ha semplicemente deciso di seguire la traiettoria dello sguardo di Albus.
«Forse è meglio se l’abbassi la tavoletta del water»
Ha esordito l’altro, notando che ormai il biondo aveva ben capito cosa non andasse.
Lorcan non se l’è fatto ripetere due volte: ha abbassato la tavoletta del water, si è passato una mano tra i capelli genuinamente confuso e poi si è riseduto, in attesa.
Il sorriso che Albus gli ha rivolto subito dopo gli ha fatto capire, piuttosto velocemente, che a quel punto gli importava poco o niente del resto; qualsiasi cosa Albus volesse fargli lui era lì, pronto. Non si sarebbe tirato indietro per nulla al mondo giacché Lorcan viveva per il sorriso dell’altro. Al costo di presentarsi in ufficio, il giorno dopo, con la faccia ricoperta di cerotti (che Albus non era proprio un asso col rasoio in mano).

Lorcan se ne sta buono, fermo ed in silenzio mente Albus gli cosparge il mento e le guance di schiuma. Se ne sta fermo solo perché ama il modo in cui la fronte dell’altro si corruga - formando una piccola “v” tra gli occhi - e la punta della lingua fa capolino tra i denti ogni qualvolta si concentri solo un po’ di più e per questo decide - che se proprio vuole accontentare il suo compagno - di chiudere gli occhi cosicché nulla possa più distrarlo (e distrarre Albus) da quell’impresa. Tenere gli occhi chiusi gli riesce difficile, l’immagine dell’altro fa capolino nella sua mente ogniqualvolta tenti inutilmente di pensare ad altro, mentre uno strano misto di piacere e beatitudine si fa strada in lui al pensiero che con tutti gli anni che sono passati Albus è ancora al suo fianco e alle sue viscere piace ancora giocare a twister alla vista di quegli occhi verdi. Quel pensiero è in grado di far sorridere Lorcan e non gli importa neanche più dei tagli, giacché Albus ha iniziato a rimuovere la schiuma da barba con la lametta e può solo immaginarsi la smorfia sul volto dell’altro quando, dandogli un piccolo schiaffetto sulla spalla, gli intima di stare fermo.
«Questo taglio non è colpa mia».
Borbotta, in parte contrariato, lasciando fuoriuscire dalle sue labbra un piccolo sbuffo. Vorrebbe chiedergli a cosa sta pensando ma una vocina nella sua mente gli intima di lasciar perdere, di chiederglielo dopo, perché rasare il proprio compagno in boxer e maglietta è già difficile così, figurarsi se parla!
«Non mi chiedi a cosa sto pensando?».
Lo stuzzica, Lorcan, ben consapevole di quanto l'altro a volte possa essere curioso.
«Non distrarmi, Scamander, o dovrai dire al lavoro di aver discusso con una gatta». 
Borbotta Albus, contrariato, a mo' di ammonimento. Lorcan ride mentre, contemporaneamente, ferma la mano di Albus. L'altro non sa cosa ci sia di così divertente, ma tanti anni accanto al suo compagno gli hanno insegnato che non importa. Se Lorcan ride, è felice e se il merito è suo, la cosa è ancora meglio. Non importa il perché, se rida con lui o di lui, non ha importanza affatto. Tutto ciò che importa, è che rida, perché quando Lorcan ride ad Albus basta poco per sentirsi amato.

 

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Dopo MESI che non scrivo nel fandom di HP eccomi che ritorno. Con un'Albucarn, ovviamente, e pure super Fluff. Sentivo davvero il bisogno viscerale di renderli felici perché QUALCUNA si diverte a farli soffrire. 
Sì, Ellies, sto guardando te.

Comunque! Ritornerò a breve nel fandom, cosa che non frega a nessuno ma vabbè XD, poiché ho diverse cose pronte che aspettano solo di essere betate - non Albucarn, ma ma ma stay tuned! Potrebbe essere qualcosa di cartucce, né? 

A questo proposito un grazie gigante a Mels che, in tempo record :v, ha betato questa one shot. Thank you, darling! <3

Detto questo, a voi i commenti!

   
 
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