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Autore: Calmoniglio    19/08/2014    2 recensioni
Lily si appena trasferita nella caotica Londra. Ormai in ritardo per andare a lezione si siede su una panchina a piangere per il disastro combinato. Ed è lì che incontrerà il gruppo più strano del mondo: Peter, Susan, Edmund e la piccola Lucy.
Un nuovo incontro che la porta in un magico mondo chiamato Narnia dove i ragazzi e le ragazze sono rispettivi re e regine. Qualcosa non va però, gli alberi sono malati e Aslan non si trova.
Nuove amicizie e nuovi amori. Vecchie rivalità e segreti. Antiche profezie da tempo dimenticate.
// Una ragazza insicura di sé con un gran dono riuscirà a salvare Narnia?”
Genere: Azione, Fantasy, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il sole non era ancora sorto quando mi svegliai. Mi misi a sedere massaggiandomi dolcemente la testa, ripensando agli eventi di ieri. Peter. I ricordi vennero a galla da soli regalandomi un sorriso. Era così bello avere una persona accanto a me, era da tanto che non succedeva. Andava tutto bene eppure io avevo paura. Paura che prima o poi questo sarebbe finito. Magari Peter avrebbe preferito una ragazza più bella, più signorile di me. D’altronde lui era un re, invece io ero … una qualunque. Basta, dovevo smettere di pensarci. Avevo bisogno di schiarirmi l’idee, dovevo uscire da quelle quattro mura.
Mi vestì e in poco tempo uscì dalla mia stanza. Presi un corridoio a caso, sperando che mi portasse all’uscita. Anche se alcune volte dovetti tornare sui miei passi, alla fine ne trovai una.

L’aria fresca mi avvolse. Le foglie stavano danzando nell’aria. C’era qualcosa di strano nell’aria stessa, sembrava che avesse un vero e proprio corpo con due braccia e una specie di coda al posto delle gambe, proprio come le sirene, con qualche foglia che girava intorno. Stava prendendo sempre di più sembianze umane, adesso era una bellissima ragazza con dei lunghi capelli che le ricadevano sulle spalle. Faceva degli strani gesti e con il dito stava indicando qualcosa. Voleva che la seguissi, immaginai. Ma dove esattamente?
La mia curiosità ebbe la meglio, inoltre avevo smesso di farmi strane domande, così seguì la ragazza che nel frattempo aveva cambiato di nuovo forma: adesso era un vivacissimo coniglio che si divertiva saltando da muro a muro.
Attraversai la città ancora addormentata, solamente poche luci erano accese e le strade erano pulite e silenziose. Dopo qualche minuto di corsa ero fuori città.
Mi voltai curiosa e vidi il castello. Era enorme, come avevo immaginato, provvisto di molte torri. Ai suoi piedi sorgeva la città, molto più piccola a confronto ma era tutta così … “ordinata”. E pensare che la prima volta ero svenuta, già ,proprio una bella figura …
 Finii di osservare la città, squadrandola nei suoi minimi dettagli come una foto ricordo, e quando mi voltai ero di fronte ad un bosco. Più precisamente una foresta.
Ero lì, impalata sulla soglia con le mani che sudavano. La ricordavo bene.
Non aver paura” disse una voce “Entra pure”. La voce era così suadente perciò, con il poco coraggio rimasto, entrai nella foresta. La mia amica aria se n’era andata, adesso ero sola.
“Ma non sei sola”  disse la prima voce.
– Chi sei? – chiesi, guardandomi intorno e continuando a camminare.
“Chi siamo vorrai dire”. Bene, erano più di uno, qualunque cosa fossero.
“Noi siamo degli spiriti che, ormai da migliaia di anni, abitano gli alberi. Ci chiamano con molti nomi diversi, noi preferiamo essere chiamati Frinn. Forse non hai mai sentito parlare di noi, anzi sicuramente. Non ci riveliamo mai a nessuno, siamo ... come dire, riservati”
- Perché io posso sentirvi allora? – la domanda mi sorse spontanea.
“Esistono alcune specie che riescono ad interagire con noi, ma sono rare anzi, uniche. Devo ammettere, che te sei la prima.” Disse la seconda voce.
- Perché proprio io? – domandai, di nuovo.
“Perché, perché, perché … non sempre abbiamo la risposta giusta. Sappiamo solo che sei tu, tu quella che ci salverai”. Continuò la prima.
- Io … cosa? – dissi. Allucinazioni. Si, dovevano essere arrivate. Da quando gli alberi parlano?
“Si cara, siamo malati come ben sai. Ci manca qualcosa, qualcosa che è indispensabile per la nostra sopravvivenza. Quelli sciocchi degli umani continuano a ricoprirci di acqua, come se non fossimo in grado di prenderla! Fatto sta, che tu, come abbiamo già detto, ci salverai”. Disse una voce nuova femminile.
- Io, che la prima volta sono svenuta dopo due minuti, dovrei salvarvi? – la testa iniziò a pulsare, mancava solo svenire di nuovo!
“Si cara, proprio tu! E adesso smetti di fare domande e muoviti!” urlò la prima voce un po’ spazientita.
“Cornelius!” gridò di nuovo la voce femminile “Zucca vuota che non sei altro! Ti pare questo il modo di rivolgersi ad una persona?! Avanti non fare il maleducato!” Cornelius, o come si chiamava, sbuffò e la voce femminile riprese “Allora devi sapere che noi spiriti viviamo grazie ad un frutto, il frutto di Folmes che ci aiuta a sopravvivere. Ma adesso è successo qualcosa, non sappiamo bene cosa. E qui entri in gioco tu. Sei la sola che può realmente aiutarci.”  Continua la voce femminile.
Si stavano sbagliando, non potevo essere io. Non volevo essere io.
- Io … - iniziai “No cara, vai! Il consiglio si riunirà tra poco!”
-Il consiglio? No, manca ancora una decina di giorni.
“ No, è stato anticipato a oggi! Corri e aiutaci”
Si, okay. Dovevo arrivare a castello, andare in un consiglio a cui non ero stato invitata di cui non sapevo neanche l’esistenza e infine dire tutta la verità. Facile no?
“Avanti, non aver paura ci siamo noi qui con te e adesso non perdere altro tempo” Continuò la voce femminile. Le mie gambe agirono da sole e ben presto mi ritrovai a correre. Ero ormai arrivata sulla soglia senti un voce nuova, più calda e sicura, diversa da tutte le altre. “Hai un dono, non scordarlo”.
La città si stava iniziando a svegliare, le strade si stavano popolando e la confusione stava lentamente crescendo. Mi infilai in una strada poco trafficata, che mi pareva aver fatto prima, e in una decina di minuta arrivai al castello. Ringraziai mentalmente la professoressa di ginnastica che mi spremeva al massimo durante la corsa e la resistenza, adesso sapevo perché.
Non avevo tempo da perdere così inizia a chiedere a fauni e quant’altri dove potevo trovare una specie di sala per il consiglio. Finalmente trovai una gentile signora mi indicò la strada ed io la presi a corsa. Dovevo cercare una porta grande fatta in legno massiccio.
Mi guardai intorno. Quella no, quell’altra nemmeno.
Eccola, era laggiù in fondo.
Ero stanca e tutta sudata. Feci un ultimo sforzo e corsi incontro alla porta. Spinsi con le ultime forze rimaste e mi ritrovai in mezzo al consiglio. Non scorderò mai la figura che feci quel giorno.
Come in un film, mi ritrovai esattamente nel mezzo al consiglio che si era disposto a cerchio. Davanti c’erano i due re e le due regine. Le altre persone le avevo viste vagamente alla festa di ieri. Non sapevo descrivere bene le facci che fecero la famiglia reale. Era un misto tra sorpresa, confusione, imbarazzo e rabbia, forse con un pizzico di curiosità.
- Lily cosa … ? – iniziò Peter.
- No … fammi … fammi parlare – lo fermai ansimando. Avevo il fiatone dovuto alla corsa. Ripresi fiato mentre alcune persone stavano già borbottando qualcosa.
Feci un altro respiro, poi svuotai il sacco.

- Spiriti? – disse uno – frutti? Mai sentita una storia più ridicola! – iniziando a ridere.
- Ma non sto mentendo, è la verità! – protestai io gesticolando.
- Si certo, e io sono un unicorno! – disse lo stesso. Altre risate.
Non ci potevo credere nessuno mi credeva. Eppure era la pura e semplice verità.
- Silenzio! – urlò un uomo piuttosto vecchio. Portava una lunga veste color grigio. Aveva due occhi piccoli nascoste da delle grossi lenti, insieme ad un lunga barba. – Cosa vi assicura che questa non sia la verità? – disse guardando tutti.
- Avanti, Senn! Non crederai mica alle parole di questa ragazzina? – chiese sempre lo stesso uomo ridendo e indicandomi.
- No, siete voi – indicando lui e tutti i suoi compagni – che non capite – finì Senn, osservandoli uno a uno.
- Credo che ognuno debba riflettere attentamente su questa faccenda – osservò infine re Edmund, per fortuna.
- Il consiglio si riunirà di nuovo, a data da prestabilire. Dichiarò il consiglio sciolto – concluse Peter con solennità.
Finito il consiglio io, Susan, Edmund, Peter e Lucy ci riunimmo in camera di mia dove raccontai di nuovo la storia.
- Frinn … non ne ho mai sentito parlare – disse Susan con fare interrogativo.
- Direi che è piuttosto strano … - affermò Peter.
- Ragazzi, lo giuro, non sto mentendo. Quelle voci … erano vere! Almeno voi, per favore! – non mi ero resa conto che le lacrime erano iniziate a scendere. Forse mi ero davvero immaginata tutto dall’aria alle voci. No, era tutto reale. Ero sicura … ma allora perché stavo piangendo? Più cercavo di smettere, più le lacrime continuavano a scendere.  – Io … – le parole mi si bloccarono in gola e iniziai a singhiozzare.
- Ragazzi, forse è meglio che usciate. Vi chiamo io tra poco – disse Peter, guardando gli altri.
Edmund mi strinse una mano sulla spalla, Susan fece uguale e poi uscirono. Lucy mi guardò a lungo e mi abbracciò forte – io ti credo – sussurrò con quella sua voce dolce. Io risposi con grazie e poi uscì anche lei dalla stanza.
Peter si avvicinò a me e ci sedemmo sul letto. Evitavo il suo sguardo, avevo paura. Ma paura di cosa? Della sua reazione?
 – Lily, sappi che io ti credo – disse stringendo la mia mano.
 Le nostre dita si intrecciarono, come se lo avessero fatto centinaia di volte. Alzai lo sguardo, incrociando il suo. Non mi veniva niente da dire così sorrisi. Un sorriso tirato ma sincero. Non sapevo cosa dire, qualcosa nella pancia faceva il solletico e non riuscivo a pensare ad una frase di senso compiuto.
Lo guardai, non potevo farne a meno. I miei occhi fissi sui suoi. I suoi chiari. I miei scuri. Non capivo più niente, la stanza sembrava girare. L’unico punto fermo era Peter. Si avvicinò ancora, lentamente. Adagio, adagio. Continuavo a sentire qualcosa nella pancia, stavolta stava correndo avanti e indietro. Una tempesta in piena regola. Chiusi gli occhi d’istinto. Sentivo che continuava ad avvicinarsi. E poi arrivò … le sue labbra sulle mie, calde e appassionate. Lasciò la mia mano e con le sue mi cinse i fianchi. Eravamo una cosa sola.
Mi staccai da lui e lo guardai. Sorrisi automaticamente.
Non c’era assolutamente niente da dire.
  
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