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Autore: RandomWriter    20/08/2014    7 recensioni
Si era trasferita con il corpo, ma la sua mente tornava sempre là. Cambiare aria le avrebbe fatto bene, era quello che sentiva ripetere da mesi. E forse avevano ragione. Perchè anche se il dolore a volte tornava, Erin poteva far finta che fosse tutto un sogno, dove lei non esisteva più. Le bastava essere qualcun altro.
"In her shoes" è la storia dai toni rosa e vivaci, che però cela una vena di mistero dietro il passato dei suoi personaggi. Ognuno di essi ha una caratterizzazione compiuta, un suo ruolo ben definito all'interno dell storia che si svilupperà nel corso di numerosi capitoli. Lascio a voi la l'incarico di trovare la pazienza per leggerli. Nel caso decidiate di inoltrarvi in questa attività, non mi rimane che augurarvi: BUONA LETTURA
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'In her shoes'
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CAPITOLO 21: RAPUNZEL NON ESISTE PIU’


Erin cacciò un sospiro profondo.
Durante tutto il weekend lei e Nathaniel, diventato ufficialmente il suo ragazzo, si erano sentiti assiduamente. Le sembrava di aver vissuto in un sogno, in cui ogni cosa era perfetta: lui era dolce, premuroso e la faceva sentire più leggera.
Ora però era arrivato il tanto odiato lunedì e tutta la scuola sarebbe venuta al corrente della sua relazione.
Sistemò nervosamente l’orlo del maglione di lana che aveva abbinato ad un paio di jeans skinny.
Il giorno del ritorno dalla gita, tanto i suoi compagni di classe, quanto gli studenti di 5^C, avevano notato il suo nuovo look e il giudizio unanime era stato positivo. Ora anche il resto della scuola l’avrebbe vista letteralmente nei suoi nuovi panni.
Durante la colazione nel salone del hotel, le era stato difficile celare il disagio per l’attenzione che aveva calamitato su di sé, interesse che era aumentato esponenzialmente quando Nathaniel le si era seduto accanto.  Ogni dubbio o sospetto venne definitivamente sciolto quando, durante una sosta del bus sulla strada del ritorno, il biondo l’aveva baciata, incurante dello stupore degli spettatori.
 
Iris le rivolse un sorriso complice, invitando a seguirla e varcare il cancello del Dolce Amoris.
Le sembrò di essere tornata indietro di un mese, alla prima volta in cui aveva messo piede in quel cortile di ghiaia. Era una persona nuova e per certi versi sconosciuta persino a lei stessa.
Da quel momento in poi era Erin Travis, una ragazza femminile e dall’aspetto curato e soprattutto, fidanzata con Nathaniel, il ragazzo più ambito della scuola.
Pensò con sollievo che se non altro nella sua classe tutti erano al corrente delle novità che la riguardavano. Tutti tranne l’unico studente che aveva snobbato la gita.
In corridoio, mentre fingeva di ascoltare Iris, non riusciva a scacciare una strana inquietudine.
Quella sensazione la accompagnava da ventiquattro ore e non riusciva a levarsela.
Il fatto era che temeva la reazione di Castiel. Era l’unico dei suoi amici a disprezzare il suo ragazzo e questo avrebbe probabilmente creato delle tensioni anche all’interno della loro amicizia.
Il rosso si innervosiva anche solo al sentire il nome di Nathaniel. Le premesse non potevano essere meno incoraggianti.
 
Entrò in classe, convinta che il ritardo patologico del suo compagno di banco le avrebbe concesso del tempo extra per preparare quell’annuncio con le parole più adatte.
Invece, Castiel era già lì, seduto sul suo banco. Non lo vedeva da appena quattro giorni eppure avvertì un’esagerata felicità nel vederlo lì, in quella posa da ribelle e l’aria annoiata. Aveva una gamba piegata davanti al petto e l’altra lasciata a penzoloni. Davanti  lui c’erano Trevor e Kim, il primo impegnato a commentare una partita di basket trasmessa in TV il giorno prima.
Erin vide Castiel alzare distrattamente il capo, senza ricercare nessun punto in particolare finché non la incrociò. L’espressione del ragazzo dapprima apatica si trasformò in un leggero stupore che lo portò a dischiudere leggermente le labbra. Riconoscere in quel fisico femminile e armonioso i tratti della sua amica non era stata un’operazione immediata. Era abituato a vederla con larghi pantaloni da tuta e maglie informi. Era l’unico ad ammirarla in quel modo, il resto dei suoi compagni sembrava non dedicarle la stessa attenzione.
Dunque in gita era successo qualcosa e lui era l’unico ad esserselo perso.  Si rabbuiò, tornando a guardare Kim e Trevor senza rivolgere alcun cenno di saluto ad Erin. La ragazza dal canto suo, si era sentita inchiodare al suolo da quegli occhi così magnetici e penetranti ed era rimasta imbambolata al centro della classe.
Castiel cercava di allontanare quell’immagine così fresca nella sua mente: il maglione di lana rossa le metteva in risalto la carnagione mentre i capelli, scalati a dovere, le incorniciavano il viso e scendevano lungo la schiena. La loro lunghezza però non era più chilometrica come la ricordava, ma si fermavano prima di arrivare al sedere.
La ragazza aveva arrotolato le maniche all’altezza del gomito e adornato il polso con il suo solito braccialetto accanto ad uno di cuoio molto largo.
Non l’aveva mai vista vestita così bene e curata. Al suo occhio analitico non era sfuggito neanche lo sguardo reso intenso dal mascara.
Erin era rimasta lì, senza accennare ad un saluto o a una smorfia. Forse aveva realizzato la reazione che era riuscita a sortire in lui ma era talmente ingenua che Castiel non poteva esserne sicuro.
Iris la chiamò ed Erin tornò a prestare attenzione all’amica, accompagnandola al suo banco.
Dopo qualche minuto, il rosso sentì i passi della ragazza farsi sempre più vicini, ottenendo la conferma della presenza della sua vicina di banco quando Kim si complimentò:
“bel maglione Erin. Ti sta davvero bene”
La ragazza ringraziò gentilmente ed appoggiò la borsa sul banco lasciato libero.
L’insegnante entrò in quel momento, prima che lei o Castiel potessero scambiarsi due parole e il ragazzo fu costretto a ricomporsi e tornare seduto.
 
Da quando era iniziata la lezione, i due non avevano aperto bocca.
“conoscendo la superficie laterale abbiamo tutti i parametri che ci servono per risolvere l’esercizio”
In classe riecheggiava solo la voce del professore di matematica. Non era da Castiel barricarsi in quel mutismo e quel silenzio così snervante stava torturando Erin che dopo un po’ bisbigliò:
“allora non vuoi sapere di come è andata la gita?”
In quel momento il professore di matematica si voltò verso il duo, lanciando loro un’occhiataccia.
“me lo dirai dopo a pranzo” la liquidò il rosso con disinteresse, tenendo lo sguardo fisso verso il cono disegnato sulla lavagna.
“non posso. Pranzerò con Nathaniel”
Castiel acquisì quella notizia senza battere ciglio e tirò fuori dall’astuccio un portamine. Ricopiò l’equazione che il professore stava scrivendo e ribatté:
“e come mai? Di solito non pranzi con lui solo al giovedì?”
Erin si morse il labbro e arrossendo vistosamente gli sussurrò:
“io e Nathaniel ci siamo messi insieme”
CRACK
La punta della mina si era spezzata.
Il rosso rimase bloccato, tenendo il portamine a mezz’aria. Fissava inespressivo quel minuscolo pezzo di carbonio che giaceva sul suo foglio bianco su cui aveva lasciato un solco piccolo ma profondo.
 
Durante la pausa Nathaniel andò a salutare la sua ragazza, salvandola dall’imbarazzante silenzio che era calato tra lei e Castiel.
“che hai? Sembri un po’ giù di morale” indovinò Nathaniel, accarezzandole la guancia.
“niente” mentì Erin, che non voleva correre il rischio di litigare con il ragazzo. Non poteva raccontargli di Castiel, del fatto che non aveva preso bene la notizia della loro unione.
Del resto il biondo poteva facilmente immaginare che il suo ex migliore amico, in quanto tale, non poteva dirsi entusiasta della scelta di Erin.
Nathaniel e Castiel erano in una situazione di stallo in cui nessuno dei due sembrava intenzionato a ricercare un chiarimento.
“senti, non odiarmi, però dopo non possiamo pranzare insieme” si scusò Nathaniel.
“e perché?” chiese Erin dispiaciuta.
“la preside vuole che vada da lei per un resoconto sulla gita”
“ma non ti lascia neanche il tempo per mangiare!” protestò Erin.
“pranzerò quando ho finito con lei. Il pomeriggio deve incontrare il consiglio di amministrazione per l’organizzazione del torneo di basket dal momento che alcune partite si giocheranno qui”
Erin annuì comprensiva e si apprestò a tornare in aula, non prima di aver rubato un bacio stampo al suo impegnato ragazzo.
 
“Jason, c’è una certa Pam al telefono”
Una donna sulla cinquantina aveva sollevato il ricevitore per inoltrare la telefonata all’interno dello studio del ragazzo. In quel momento Jason era impegnato con un gatto con la setticemia.
Il giovane veterinario alzò la cornetta, con un sorriso stampato sulle labbra:
“sì?”
“Jason, sono io”
“ciao Pam. Come stai?”
“bene grazie. Tu?”
“tutto ok. Allora hai provato a cucinare le lasagne con la nuova ricetta?”
Il giovedì precedente, mentre Erin era in gita, Pam era riuscita a convincere Jason ad accompagnarla ad un corso di cucina. I due si erano divertiti molto insieme ed erano talmente affiatati che gli altri partecipanti li avevano scambiati per una coppia vera.
“è proprio questo il punto” sospirò Pam “voglio prepararle per stasera, ma non ricordo più come preparare quella cremina bianca”
“intendi la besciamella?”
“esatto. Ho sempre usato quella già pronta per cui non mi ci raccapezzo. Ho le dosi ma non ricordo il procedimento. Ho sciolto il burro nel latte e poi ho messo la farina”
“frena frena” rise Jason accarezzando il pelo corto del gatto “devi prima creare una specie di palla solida di farina e burro fuso. Poi ci aggiungi il latte caldo”
“hai ragione! Che stupida. Provo subito. Grazie. Se viene bene questa sera sei invitato a cena”
“grazie. Accetto volentieri”
Dopo essersi salutati, il veterinario riagganciò senza smettere di sorridere. La settimana precedente aveva realizzato, con una certa tenerezza, quanto le doti culinarie dell’affascinante vicina fossero scarse. Tuttavia il suo impegno e umiltà nel voler imparare la rendevano adorabile. Mentre pensava a lei però, gli nacque un sospetto. Alzò lo sguardo verso l’orologio ed ebbe la conferma che erano ormai le dieci. A quell’ora Pam avrebbe dovuto essere al lavoro.
Il telefono suonò nuovamente e Jason sentì per la seconda volta la voce della sua segretaria che gli annunciava:
“è ancora Pam”
Alzò la cornetta, stupito per quell’insistenza.
“è piena di grumi” si lamentò la donna.
“la besciamella?”
“e cosa sennò?”
Jason scosse la testa e le consigliò:
“hai uno sbattitore elettrico? Prova a sbatterla con quello”
“eseguo immediatamente” rispose Pam, riacquistando immediatamente la speranza e mettendo il cellulare in vivavoce si raccomandò “ma tu rimani lì”
Un po’ di difficoltà, con la cornetta in equilibrio sulla spalla e le mani occupate a tenere fermo il gatto, Jason sentì il rumore delle fruste elettriche che venivano azionate.
Allontanò l’apparecchio per staccarsi da quel rumore assordante. Per sua fortuna non durò molto.
“è venuta una meraviglia! Grazie per i consigli” esclamò Pam entusiasta, assaggiando il composto.
“sono contento. Ne va anche della mia cena del resto” scherzò il ragazzo.
“non serve neanche passarla sul fuoco. Ha la giusta consistenza”
“meglio così”
“adesso cosa devo aggiungerci oltre al sale?”
“la noce moscata”
“ah, quella non ce l’ho”
“pazienza, verrà buono lo stesso”
Pam sembrò delusa e Jason approfittò di quel silenzio per chiederle:
“scusa se sono indiscreto Pam, ma non dovresti essere al lavoro a quest’ora?”
Quella domanda lasciò la donna senza parole e cominciò a giustificarsi:
“eh, il fatto è che… oggi mi hanno dato un giorno libero”
“beata te” sorrise il ragazzo.
“già”
Anche se al veterinario quell’esclamazione sospirata risuonò sospetta, decise di non approfondire la questione e dopo aver salutato Pam, tornò a dedicarsi al suo peloso piccolo paziente.
 
Per Erin la situazione in classe con Castiel era sempre più insostenibile: il ragazzo si era chiuso in un impenetrabile silenzio e i suoi tentativi di scalfirlo erano stati infruttuosi. Dietro la sua calma apparente, lei era certa che si nascondesse un vulcano pronto ad eruttare. Iris invece era tutta eccitata all’idea di raccontare a Violet i succosi sviluppi della gita.
Mentre i tre amici si dirigevano al loro ritrovo abituale, la rossa era l’unica che parlava, mentre Castiel fumava una sigaretta e Erin lo fissava di nascosto.
Una volta arrivati, scoprirono che la settimana precedente anche Armin erano tornato a popolare le file del gruppo. Quella fu una piacevole novità per Erin, che per un attimo la distrasse dalle sue preoccupazioni: ora che anche il gemello di Alexy si era unito al gruppo, mancava solo il suo Nathaniel.
“è da un po’ che non ci si vede Irina” la accolse.
“Erin” lo corresse la ragazza sedendosi accanto a Rosalya.
“allora Erin? Rosa ci ha detto che hai una grossa novità da dirci” esclamò Alexy eccitato e squadrando il nuovo look della ragazza.
La mora diventò paonazza e lanciò un’occhiata di traverso a Castiel. Il rosso non esternò alcuna emozione e continuò a fumare la sigaretta, come se non avesse altro da fare, seduto in disparte dagli altri sul muretto.
“io e Nathaniel stiamo insieme”
Si sarebbe aspettata che Alexy, in quanto rimasto amico del biondo, esultasse per quella notizia, invece la sua reazione la spiazzò:
“ah” fu l’unico fonema che riuscì ad articolare.
Erin lo guardò dubbiosa. Non era quella la risposta che aspettava dall’esuberante amico.
Il ragazzo però non ricambiò l’interesse che la ragazza gli dedicava e fissava sconcertato Rosalya. Quest’ultima a sua volta si limitò a controllare lo stato della sua impeccabile manicure.
“non sono poi così sorpreso. Si era capito che c’era qualcosa nell’aria” commentò piatto Lysandre lanciando un’occhiata impercettibile a Castiel che solo il rosso colse. Il ragazzo si limitò a sollevare un sopracciglio e togliere un po’ di cenere dalla sigaretta.
Armin, disorientato per quelle reazioni e vedendo Erin mortificata, esclamò:
“beh mi accodo a questo dilagante entusiasmo e ti faccio i complimenti!” le disse sorridendo spontaneo. Erin avrebbe voluto baciarlo in fronte. Lo ringraziò mentalmente e cercò di infondere nel suo sorriso complice tutta la sua gratitudine.
Era il primo a dimostrarsi allegro per quella notizia.
Il fratello perpetuava il suo silenzio mentre Lysandre non si staccava da un educato disinteresse. Quanto a Castiel continuava a tenere il muso.
“oh insomma! Cosa sono quelle facce? Nathaniel è un bravo ragazzo, non poteva scegliere di meglio!” protestò Iris, delusa da quelle facce apatiche. Non si accontentava delle congratulazioni di Armin, era convinta che anche gli altri avrebbero palesato la loro soddisfazione per quella notizia.
Il fidanzamento di Erin e Nathaniel era un primo importante passo per l’ingresso del biondo nel gruppo  a cui solo Castiel si opponeva. Da parte di quest’ultimo infatti Iris aveva previsto uno scarso entusiasmo, se non addirittura una certa irritazione, ma non da parte di Alexy e Lysandre.
La rossa si rivolse allora verso la persona che più di tutte era rimasta in disparte e si appoggiò a lei per ottenere maggiori soddisfazioni:
“Violet, tu non dici niente? Non sei contenta per Erin?”
L’artista posò l’album che fino a quel momento aveva tenuto davanti a sé quasi come uno scudo. Non osò alzare lo sguardo, ma sentì che solo Castiel in quel momento non la stava osservando.
“non proprio” ammise timidamente.
Dopo quell’ammissione, persino il rosso si era voltato di scatto verso la ragazza. Violet era famosa per essere imprevedibile e in quanto tale non poteva fare a meno di stupire i suoi amici.
“perché?” chiese Erin quasi sconvolta. La domanda le uscì quasi strozzata e un senso di disagio la pervase. Non era sicura di voler sentire la risposta.
 
“perché ho l’impressione che tu abbia confuso la gentilezza di Nathaniel con l’amore”
 
Quelle parole sortirono in Erin lo stesso effetto di una doccia fredda.
Nel gruppo scese il gelo. 
Nessuno aveva smentito o confermato le parole di Violet.
Erin scattò in piedi e sbottò:
“ma se neanche lo conosci! E non conosci me!” la assalì, avvicinando il viso a quello dell’artista.
Istintivamente Violet indietreggiò la schiena, spaventata dagli scontri verbali.
Non era così che doveva andare. Erin poteva capire Castiel, che aveva una bassa opinione di Nathaniel, ma non tutti gli altri, soprattutto non Violet.
Di fronte a quella reazione, fu proprio il rosso ad intervenire, rompendo il silenzio in cui si era barricato:
 “non ti sembra di essere superficiale nelle tue scelte? Meno di una settimana fa avevi detto di essere confusa sui tuoi sentimenti per lui ed ora ti ci sei pure messa insieme”
Ecco un’altra pugnalata.
Non si aspettava però che il ragazzo le rinfacciasse questo. Pensava che l’avrebbe criticata per aver scelto uno “sporco traditore” come fidanzato invece Castiel biasimava la volubilità dei suoi sentimenti. La credeva una persona superficiale e frivola.
Quella era l’opinione che Erin aveva maturato su sua zia, era quel lato del carattere della donna che lei aveva sempre disprezzato e biasimato. Sentirsi accusare di quei difetti la feriva enormemente.
Forse Castiel aveva ragione, del resto lei conosceva il biondo da appena un mese… no, non poteva lasciare che i dubbi la attanagliassero. Aveva fatto una scelta e non aveva motivo per fare marcia indietro.
Il suo castello di felicità però era crollato sin da quanto aveva varcato il cancello del liceo.
 Violet era convinta che lei fosse una stupida e Castiel la riteneva una ragazza superficiale.
“mi è passata la fame” mormorò Erin gettando un pranzo pressoché intatto nel cestino.
Si allontanò dal gruppo a grandi passi, seguita subito dopo da Iris che cercava di richiamarla indietro.
La tensione che era scesa nel gruppo fece sì che ben presto ognuno tornasse alle proprie attività, senza aggiungere altro su quella conversazione.
Alla fine Alexy e Rosalya rimasero soli. La ragazza non sembrava intenzionata a parlare ma l’amico non attendeva che il momento più opportuno per affrontarla:
“questa me la devi spiegare” mormorò il ragazzo con serietà.
La regina delle nevi si sistemò i capelli e afferrò una ciocca e cominciò ad accarezzarsela, consapevole che Alexy non avrebbe sopportato ancora a lungo quel silenzio:
“con Nathaniel ormai mi sono rassegnata. Non è destinato a restare single e se proprio deve avere una ragazza accanto, voglio che quella ragazza sia Erin”
Quelle amare parole erano intrise di tristezza e rassegnazione che  Alexy sentì spegnersi ogni tentativo di protesta.
 
Durante l’allenamento, Erin evitò qualsiasi interazione con Castiel. Non riusciva a guardarlo in faccia e lui del resto era troppo impegnato a rispondere ai rimproveri di Boris.
“insomma Castiel! Non hai mai giocato così male! Che ti prende?”
“era impossibile tirare a canestro da quella distanza” si difese il capitano.
Kim dal canto suo, aveva notato quel cambio di atteggiamento tra i due. Dopo che Erin si era fidanzata con Nathaniel, la cestista aveva finalmente avuto la conferma che la compagna di squadra non era minimamente interessata a Dajan e questo era bastato per sentirsi più vicina a lei.
Era una delle poche ragazze con cui avesse legato e se non avesse sospettato l’interesse del cestista per lei, probabilmente sarebbero diventate amiche molto prima.
“sei sicura di stare bene? Mi sembri pallida” indagò mentre stavano eseguendo un esercizio di stretching.
“sì, tutto ok” borbottò Erin, che a contrario si sentiva debole.
Lo stomaco le rinfacciava il mancato pranzo e il cervello protestava per il ridotto apporto di zuccheri.
Più si allenava, e più sentiva le forze esaurirsi. La testa cominciò a girarle e nelle orecchie sentì una sorta di brusio. Finito l’esercizio, cercò il sostegno della parete ma non riuscì a trovarlo.
Sentì che le gambe le stavano cedendo quando un paio di braccia la sostennero:
“Boris!” chiamò la voce di Castiel, a cui appartenevano le mani che le circondavano le spalle, costringendola a restare in piedi. Quella fu l’ultima sensazione avvertita dalla ragazza prima di perdere completamente i sensi.
 
Al club di giornalismo c’era fermento. L’indomani sarebbe uscito il numero di novembre e gli studenti erano impegnati ad apportare le ultime disperate modifiche prima di mandare tutto in stampa.
Meredith, una ragazza di 4^C si avvicinò a Peggy, allungandole il proprio cellulare.
Quest’ultima lo afferrò e ingrandì la foto visibile sullo schermo.
Un sorrisetto trionfante si disegnò sulle labbra e commentò:
“ottimo lavoro Meredith”
 
Quando riaprì gli occhi, Erin si trovò di fronte il viso preoccupato di Nathaniel.
Il ragazzo la guardò sollevato, rilassandosi sulla sedia.
“mi hai fatto preoccupare. Oggi ti avevo vista strana…”
Erin si mise seduta sul letto dell’infermeria e ispezionò l’ambiente. Era la seconda volta che finiva lì ma nella prima occasione era stato per una banale pallonata in faccia. Uscita aveva trovato Nathaniel ad aspettarla e anche ora era lì, accanto a lei.
“che ci faccio qui?” biascicò ancora intontita.
“non ricordi? Sei svenuta” le spiegò Nathaniel.
Erin lo guardò interrogativa e in quel momento risuonò nella sua testa la voce di Castiel.
“Castiel dov’è?” esclamòimprovvisamente.
“ti ha portato qui di peso e poi è venuto a chiamarmi. Ora è in palestra” le spiegò il biondo, leggermente sorpreso dall’interesse della ragazza.
Erin rimase in silenzio. Castiel l’aveva soccorsa eppure lei non ricordava nemmeno la sensazione di essere sollevata dal suolo. Si sentì arrossire e sperò che Nathaniel non se ne accorgesse.
Inoltre avrebbe voluto assistere allo scambio di battute tra i due ragazzi anche se poteva facilmente immaginare di non essersi persa nulla di significativo. Ma era rimasta colpita dal fatto che l’amico avesse pensato di chiamare Nathaniel. L’aveva fatto per lei e questo gesto l’aveva commossa.
Mentre scendeva dal letto, soggiunse l’infermiera.
“mi pare che tu stia bene. Voi ragazze ossessionate dalla linea!” la rimproverò “dovete mangiare di più, altrimenti il corpo non regge. Ti misuro la pressione e poi Nathaniel portala a prendere qualcosa alle macchinette prima di riportarla in palestra” gli ordinò la donna preparando lo sfigmomanometro.
Il biondo annuì e lasciò che la sua ragazza si sottoponesse al rapido esame, aspettandola fuori dalla stanza.
 
Rosalya alzò gli occhi al cielo. Ambra quel giorno era più intrattabile del solito.
Prima aveva avuto da ridire sulla scenografia realizzata con l’aiuto di alcuni studenti del club di disegno e ora era passata a lamentarsi dell’intensità delle luci del palcoscenico.
Persino Lin, che solitamente assecondava ogni richiesta della principessa, sembrava non poterne più:
“Ambra! Datti una calmata”
La bionda si voltò verso la ragazza e sibilò:
“non darmi ordini Lin! Sono la presidentessa di questo club e ogni cosa deve essere al top!”
“ma tu ti limiti a criticare, senza proporre nessuna miglioria!” protestò Lin.
Tutti erano sorpresi dalla reazione della cinesina. Normalmente assecondava la bionda, tollerando ai limiti della dignità umana le cattiverie che le riservava l’amica. Quello che non potevano sapere era che anche Lin aveva raggiunto il limite di sopportazione. La goccia che aveva fatto traboccare il vaso era stato il comportamento delle sue cosiddette amiche durante la gita a cui lei non aveva partecipato; infatti, nonostante i messaggi che aveva inviato a Charlotte ed Ambra, nessuna delle due si era degnata di risponderle. Avevano così fornito alla ragazza l’ennesima prova della bassa considerazione che avevano della sua amicizia. Non era raro per Lin sentirsi trattare dalle due come una persona di uno status inferiore.
“dipende da qual è il tuo concetto di miglioriamalignò Ambra, insistendo sull’ultima parola “quel dozzinale telo azzurro va bene solo per pulire per terra… altro che cielo” esclamò denigrando una precedente proposta dell’amica.
Lin sbuffò e si allontanò dalla presidentessa, rifugiandosi dietro le quinte. Sapeva cosa avesse innescato il cattivo umore di Ambra ma questo non la autorizzava a prendersela con tutti, meno che meno con lei.
 
Il pennello scivolava agile sul foglio mentre la mano che lo guidava sembrava seguire una coreografia di danza. I tratti non erano riconducibili ad alcuna forma e il disegno era l’emblema più concreto dell’astrattismo.
“che cos’è?” chiese Alexy, piegando la testa di lato.
“la mia mente” spiegò Violet, prendendo un altro colore.
Il ragazzo aspettò che l’artista aggiungesse qualcos’altro ma si vide costretto a intervenire lui stesso:
“stai pensando a quello che è successo oggi?”
Violet posò il pennello sulla tavolozza e annuì sconsolata.
“non volevo ferire Erin. Però non volevo neanche mentirle” sussurrò mortificata.
Alexy sorrise e la consolò:
“lo sai Violet? A me piacciono le persone che dicono la verità, anche se non sempre corrisponde a ciò che gli altri vogliono sentirsi dire. Il fatto che tu l’abbia fatto con Erin vuol dire che tieni davvero a lei”
 
“ottime notizie ragazze! La preside mi ha appena detto che sono arrivate le vostre divise” annunciò Boris, rientrando rumorosamente in palestra e rivolgendosi alle sue due giocatrici. In mano teneva un pacco e le due dirette interessate si avvicinarono incuriosite, seguite dal resto della squadra.
Il loro allenatore scartò l’involucro e porse alle sue giocatrici il contenuto. Le due ragazze ammirarono orgogliose quel pezzo di stoffa che rappresentava la conferma finale della loro adesione alla squadra.
Ad Erin era stato assegnato il numero 12 mentre a Kim il 6.
“chi ha scelto i numeri?” chiese Kim esaminando per nulla entusiasta il simbolo numerico sulla sua maglia.
“il capitano” replicò Boris.
Kim lanciò un’occhiataccia a Castiel:
“ti avevo chiesto, qualsiasi numero, tranne che il 6”
“ah avevo capito il contrario” sostenne l’altro per nulla turbato. La ragazza ebbe la vaga sensazione che l’avesse fatto apposta.
“perché non vuoi il 6?” chiese il numero 5 della squadra, ovvero Dajan.
“mi ha sempre portato sfortuna. Ogni volta che nelle gare mi hanno messo in corsia 6, ho perso”
Trevor le diede una pacca sulla spalla, deridendola per la sua paranoia.
Erin invece considerò il numero scritto sulla schiena di Castiel: 11. Una volta il cestista le aveva detto che l’aveva scelto perché si considerava due volte il numero 1 e lei aveva ribattuto che pertanto Dajan avrebbe dovuto avere il 111.
Negli ultimi giorni trascorsi in gita le erano mancate molto le loro conversazioni, oltre alla tendenza del ragazzo di stuzzicarla di continuo, incentivandola a tirar fuori il lato più sarcastico del suo carattere.
“dobbiamo metterle adesso?” chiese Kim guardando dubbiosa Boris.
“mettetevele qui. Per noi non ci sono problemi” scherzò Matt a cui si accodò qualche giudizio analogo di altri ragazzi.
Erin e Kim in tutta risposta fecero una smorfia e uscirono dalla palestra per raggiungere il loro spogliatoio.
 
Al termine delle lezioni, Erin andò in sala delegati ad attendere Nathaniel. Non aveva voglia di vedere nessun’altro che non fosse il suo ragazzo. L’unica persona che quel giorno riusciva a farla stare bene.
Finto l’allenamento, aveva lasciato la palestra senza degnare Castiel di uno sguardo. Quest’ultimo dal canto suo era rimasto da solo a fare qualche tiro libero, con il benestare di Boris che l’aveva rimproverato tutto il giorno per non essersi impegnato a dovere.  
 
Il flusso di inchiostro si interruppe e, uno scocciato Lysandre, cominciò a vorticare la penna contro la carta. Quando finalmente l’oggetto tornò a scrivere, ormai la pagina del suo block-notes era piena di solchi invisibili. La strappò e la ripose in tasca poiché era troppo educato per gettarla a terra.
Era seduto sul tetto della scuola, di fronte a quel tramonto che ogni volta conciliava la sua vena poetica.
“so che sei lì, inutile che ti nascondi” disse d’un tratto, senza staccare gli occhi dal foglio.
Dietro al parapetto sbucò Castiel che, scavalcandolo agilmente, raggiunse l’amico.
“ti metti a fare gli agguati come i gatti adesso?” lo accolse Lysandre.
“che scrivi?” chiese Castiel.
Dal suo tono di voce, il poeta colse che era di pessimo umore e la cosa non lo sorprese.
“una canzone. Si intitola –l’idiota che per prendere tempo perse l’amore-
Il rosso si lasciò sfuggire un verso stizzito e replicò:
“non dire cazzate Lys. Te l’ho già detto. Non mi piace Erin”
“allora perché non ti sei congratulato con lei?”
Castiel mise il broncio e obiettò:
“se è per questo a parte Armin, non mi risulta che voi abbiate fatto i salti di gioia”
“io ero solidale nei tuoi confronti” chiarì il poeta.
“mica sono in lutto”
“ti scriverò un requiem” mormorò tra sé e s Lysandre, ignorando l’amico e perdendosi nei suoi pensieri.
Castiel si accese una sigaretta per colmare quell’irritante silenzio. Lysandre aveva sempre avuto quella saccenteria (che lui chiamava saggezza) che gli permetteva di giudicare tutto e tutti. L’aveva fatto in passato con Debrah e, ciò che più scocciava a Castiel, era stato, con il senno di poi, ammettere l’esattezza del giudizio dell’amico.  
Il poeta dal canto suo aspettava il momento in cui il chitarrista, incapace di contenere i pensieri che gli vorticavano in testa, sarebbe sbottato.
Quel momento non tardò ad arrivare e Lysandre sorrise tra sé e sé per la prevedibilità del rosso:
“è che mi fa incazzare la sua mancanza di coerenza! Prima mi dice che non è sicura di quello che prova per Nate e poi si mette con lui” si lamentò il ragazzo, incrociando le gambe.
“Nate” ripetè Lysandre dolcemente.
“eh?”
“l’hai chiamato Nate” osservò compiaciuto “eri l’unico a chiamarlo così”
Castiel distolse lo sguardo, puntandolo sul cortile dove in quel momento vide Erin che lo stava attraversando.
“parli del diavolo” commentò lasciandosi sfuggire un sorriso.
Anche se era arrabbiato con lei, non riusciva a non prestarle attenzione. Specie ora che emanava grazia e femminilità da ogni poro. In momenti come quelli dimenticava ogni arrabbiatura e gli bastava l’immagine della ragazza per sentirsi più sereno.
“di chi parli?” chiese Lysandre sorgendosi a guardare verso il cancello posteriore.
“vicino alla colonna c’è Rapun-“ cominciò a dire Castiel ma fu costretto ad interrompersi. Quel soprannome ormai non aveva più ragione di esistere perché con esso era scomparsa la lunga chioma della ragazza.
Lysandre sembrò leggere nella mente dell’amico e non aggiunse altro, limitandosi ad osservare quella scena.
La scuola era deserta, tutti gli studenti se ne erano andati e c’era solo una persona che Erin poteva aspettare. Poco dopo infatti fece capolino Nathaniel che, con un’andatura sicura, raggiunse la ragazza. Le portò un braccio attorno alle spalle e la attirò a sé per regalarle un bacio dolce che entrambi attendevano con trepidazione. Erin sorrise felice e si sciolse da quell’abbraccio per afferrare la mano del suo ragazzo ed allontanarsi, camminando fianco a fianco.
I due spettatori avevano assistito a quella tenera scena restando in silenzio, finché Lysandre mormorò:
“ormai non è più la tua Rapunzel…è la principessa di qualcun altro”
 
 
NOTE DELL’AUTRICE
Sono tornata ^^)
Felice e riposata. In realtà ho in programma un ultimo esame all’università ma poi avrò tutto il mese di settembre per dedicare più tempo alla ff.
Questa volta più delle altre lasciatemi scrivere un GRAZIE gigante per le ultime recensioni. Evidentemente il capitolo precedente è stato particolarmente sentito perché c’è stato un record di opinioni: 9! Quando le ho viste non ci credevo O.o. il capitolo di oggi ha posto le basi per ciò che succederà nel prossimo e di cui vi fornirò qualche anticipazione più in basso ;)
Questo chapter pensavo di pubblicarlo nel fine settimana poiché volevo allegare un disegno che ho abbozzato ma mi sono resa conto che mi ci vorrà troppo tempo per ultimarlo, quindi ecco intanto il capitolo^^)
Anche se non ci sono stati grossi eventi, spero vi sia piaciuto. Del resto il prossimo si annuncia carico di novità a partire da… beh ve lo dico più in basso. Alla prossima ^^)

 

 
ANTICIPAZIONI SUL CAPITOLO 22: NOTIZIE DA PRIMA PAGINA
Ambra e Lin litigano animatamente nei corridoi… cosa ne sarà della loro “amicizia”?
Erin e Nathaniel in prima pagina: come reagirà la ragazza?
Castiel e Violet cambieranno idea e accetteranno la nuova relazione della loro amica?
Il club di teatro cerca nuovi membri per una recita…. A tal proposito ecco un estratto del capitolo 22, spero lo apprezzerete:

 
“Rosalya passò in rassegna il suo gruppo di amici: Iris aveva appena rifiutato, Alexy e Violet già collaboravano per la scenografia, Lysandre era già nel club di teatro, Armin aveva già dato prova in passato delle sue pessime abilità di attore e pertanto andava scartato. Una macchietta rossa però era a lato del suo campo visivo; con un sorriso mellifluo, Rosalya sussurrò sensuale:
“Casssy…”
Prima che potesse aggiungere altro, l’amico sbottò:
“non ci pensare neanche! Non mi metto in calzamaglia davanti alla scuola!”
“ma non c’è nulla di male!” obiettò  Lysandre.
Il rosso gli lanciò un’occhiata stizzita e replicò:
“forse a te piace anche andare in giro vestito da piccolo lord, ma io preferisco evitare di rendermi ridicolo”
“e quel colore di capelli come lo consideri?” lo canzonò Armin, ricevendo dal rosso un calcio sotto il tavolo che accolse con un sorriso.
“ti daremo la parte del contadino zoticone” tentò Lysandre.
Castiel rimase interdetto, chiedendosi se l’amico lo stesse insultando o aiutando, mentre Armin aggiungeva:
“beh, così gli sarà più facile calarsi nel personaggio”
In risposta Castiel gli lanciò contro una patatina fritta ma l’amico intercettò al volo, prendendola con la bocca.
“neanche Demon è così bravo” si complimentò Castiel.
“wof! Wof!” replicò Armin”
 
 
 
  
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