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Autore: RandomWriter    24/08/2014    5 recensioni
Si era trasferita con il corpo, ma la sua mente tornava sempre là. Cambiare aria le avrebbe fatto bene, era quello che sentiva ripetere da mesi. E forse avevano ragione. Perchè anche se il dolore a volte tornava, Erin poteva far finta che fosse tutto un sogno, dove lei non esisteva più. Le bastava essere qualcun altro.
"In her shoes" è la storia dai toni rosa e vivaci, che però cela una vena di mistero dietro il passato dei suoi personaggi. Ognuno di essi ha una caratterizzazione compiuta, un suo ruolo ben definito all'interno dell storia che si svilupperà nel corso di numerosi capitoli. Lascio a voi la l'incarico di trovare la pazienza per leggerli. Nel caso decidiate di inoltrarvi in questa attività, non mi rimane che augurarvi: BUONA LETTURA
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'In her shoes'
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CAPITOLO 22: NOTIZIE DA PRIMA PAGINA


 
Ravenclaw11: mannaggia! Se non fosse stato per quel laser mortale, avrei vinto io. Adesso voglio la rivincita!
 
Hydra_Silently: non posso che accettare. Con(tro) te è sempre un piacere ;)
 
 


Ignorare una persona quando si è costretti a restale accanto per quattro ore, seduti dietro un banco, può rivelarsi una situazione pesante. La discussione con i suoi amici risaliva a due giorni prima e in tutto quell’arco di tempo, Erin e Castiel avevano limitato il più possibile lo scambio di battute.
Le uniche persone che beneficiavano di quella situazione erano gli insegnanti, che finalmente potevano godersi l’immagine di Castiel Black silenzioso e tranquillo.  
La sua compagna di banco però aveva già raggiunto il limite di sopportazione. Non riusciva a perpetuare quel mutismo. Era consapevole che non sarebbe stato il rosso a fare il primo passo per scusarsi quindi se voleva uscire da quella fase di stallo, doveva essere lei a prendere l’iniziativa.
Ciò che lui e Violet le avevano detto, l’aveva offesa terribilmente ed era uno dei motivi per cui non aveva più pranzato con il gruppo. Del resto ora stava insieme a Nathaniel e voleva passare il poco tempo a disposizione per restare con lui anche se questo non le aveva impedito di sentire la nostalgia per l’allegria dei suoi amici.
Sospirò, riflettendo per l’ennesima volta sul fatto che se Castiel e Nathaniel si fossero riappacificati, lei non si sarebbe trovata in quella scomoda situazione.
L’unica cosa che poteva fare al momento era convincere il rosso e Violet della sincerità dei suoi sentimenti per il segretario, in modo da farli ricredere sulla loro spietata opinione. Castiel l’aveva accusata di essere una persona superficiale e, anche se l’impulsività era una caratteristica del suo carattere, Erin era ormai sicura dei suoi sentimenti per Nathaniel. Il suo amico non era presente in gita, non sapeva tutto quello che il biondo aveva fatto per lei, quindi non poteva capirla.
Ciò che davvero aveva turbato la ragazza era stata l’opinione di Violet.
 “TRAVIS!” chiamò più forte la professoressa Fraun, ormai esasperata.
Erin si destò dai suoi pensieri e realizzò i ripetuti tentativi da parte dell’insegnante di catturare la sua attenzione. Si scusò e rispose alla domanda ma la donna non sembrò soddisfatta, anzi, si inalberò ancora di più:
“adesso non stiamo più parlando della guerra di Secessione!” la rimproverò infuriandosi per la disattenzione dell’alunna “ci siamo spostati sullo scenario europeo!”
La studentessa non aveva la minima idea di cosa avesse spiegato la donna fino a quel momento e tutto il suo smarrimento passò attraverso lo sguardo. Contrariata la donna scrollò il capo e tornò alla sua spiegazione.
 
Al cambio dell’ora, Lia, in quanto membro del club di giornalismo, posizionò un plico di copie del giornalino scolastico sulla cattedra. Gli studenti si avventarono su di esso mentre Erin, seduta in fondo alla classe non ebbe il tempo di procurarsene una copia. Era la prima volta che assisteva alla circolazione del giornalino e sarebbe stata curiosa di leggerne il contenuto. Per sua fortuna le venne incontro Iris che brandiva due copie.
“Erin… c’è una cosa che dovresti vedere” le disse sibillina, facendo scivolare l’oggetto sul banco della ragazza.Incuriosita, lo raddrizzò e cominciò ad ispezionarlo.
In prima pagina, con tanto di foto a colori, erano immortalati lei e Nathaniel, avvinghiati nel tenero bacio che si erano scambiati in gita, durante il viaggio di ritorno, davanti a tutti.
La ragazza rimase a bocca aperta, mentre il resto della classe, tra risatine e commenti, la fissava divertita.
Il pezzo si intitolava: “PREPARATE I FAZZOLETTI: NATHANIEL NON E’ PIU’ SINGLE”
Erin non riuscì ad evitare di lanciare un’occhiata furtiva a Castiel che si alzò e uscì dall’aula.
Sentendo il sangue ribollirle nelle vene, la ragazza passò alla lettura dell’articolo:
 
“Erin Travis? Vi dice nulla questo nome? Molto probabilmente sì, ma se appartenete a quell’esigua minoranza di studenti a cui questo nome non dice nulla, allora vi forniremo qualche dritta sull’ultimo interessante acquisto del nostro liceo: Erin Travis, 4^C, è una ragazza arrivata meno di un mese fa e sin dal primo giorno ha fatto notizia (come potete leggere nella sezione “l’angolo dei club” di questo numero). Erin infatti è stata ammessa al club di basket, capitanato da uno dei leader più sessisti che la squadra abbia mai avuto: Castiel Black. L’ultimo individuo di sesso femminile ad aver fatto parte del team è stata Cindy Crawford, ben tre anni fa. Questo evento eccezionale tuttavia non è stato un caso sporadico. Erin infatti ha trascorso una settimana di punizione per aver svelato il mistero che si celava sotto la bionda chioma di Ambra Daniels… se non ne siete ancora al corrente, vi invitiamo a scorrere pagina 12, vi garantiamo una lettura alquanto interessante.
Ora mi rivolgo alle ragazze: se questi due episodi vi hanno portato a pensare che Erin Travis sia una ragazza simpatica e in gamba, aspettate di leggere quanto segue: rimarrete (spiacevolmente) sorprese nel sentire che l’irraggiungibile Nathaniel (abbiamo ritenuto inutile inserire il cognome) sia stata agguantato proprio da questo uragano umano. Eh sì, mie care: il nostro segretario delegato non è più single, come testimonia la foto in basso. Erin e Nathaniel si sono frequentati nelle ultime settimane, approfittando di pause pranzo, cambi dell’ora e, secondo alcuni testimoni, anche durante i weekend. Tuttavia è stata la gita conclusasi qualche giorno fa ad aver fatto scoccare la scintilla. Per quelle ragazze che ancora perdevano tempo e sospiri a pensare a questo ragazzo, abbiamo un solo messaggio: è finita.”


L’articolo era firmato da Peggy Guggenheim, la studentessa di seconda che Erin ricordava di aver incrociato la settimana prima in sala delegati. Anche Iris aveva terminato di leggere il pezzo e sollevò gli occhi verso l’amica per capire quale reazione avesse suscitato in lei.
Erin schizzò in piedi, brandendo la propria copia e si precipitò nella classe della giornalista, impersonando quell’ “uragano umano” di cui aveva parlato.
 
Sulla soglia della porta trovò Violet, in quanto compagna di classe della giornalista. Vedendo l’espressione mortificata della ragazza, per un attimo Erin sospettò che l’artista avesse avuto un ruolo nel fornire informazioni su quell’articolo, ma allontanò ben presto quella cattiveria. Quello che Violet le aveva detto l’aveva ferita ma non la riteneva capace di umiliarla così.
Si diresse a grandi passi verso Peggy che sorrideva beffarda, come se fosse in attesa di quella visita.
La mora sbatté il giornale sul tavolo e indicando la foto, protestò:                         
“queste sono cose private!”
Peggy non si scompose e replicò:
“allora evitati certe smancerie in pubblico”
Erin rimase per un attimo senza parole di fronte a tanta freddezza poi si difese:
“non abbiamo fatto nulla di male. Non avevi nessun diritto di sbatterci in prima pagina!”
“tutto ciò che fa notizia vale la pena condividerlo con gli altri”
Di fronte a quella sicurezza incrollabile, Erin non sapeva come reagire. Il cinismo e la sfrontatezza della ragazza erano insopportabili e la tentazione di prenderla a sberle diventava sempre più incontrollabile.
“come ti sei procurata la foto? Manco c’eri in gita!”
“ho i miei informatori. Una volpe come me aveva intuito che ci fosse qualcosa tra te e il segretario così ho avvertito una mia collega che ti tenesse d’occhio in gita. Scrivere l’articolo poi è stato facile, è bastato il weekend”
“ovvio, per fare un giornalismo così scadente basterebbero anche cinque minuti” ribatté Erin.
Quella provocazione finalmente scalfì la corazza di Peggy che si alzò dal suo posto, fronteggiando la sua vittima. I loro visi erano vicinissimi ma nessuna delle due ragazze sembrava intimidita dall’avversaria.
 “sei finita in prima pagina! Di cosa ti lamenti?” inveì Peggy, schiacciando il palmo della mano contro il giornale.
Facendosi coraggio, Violet si avvicinò e, cercando di dare un tono fermo alla sua voce, comunicò:
“ragazze sta arrivando la prof”
Erin si voltò e, sorpresa e al contempo irritata, scoprì che si trattava dell’insegnante che più odiava: la Fraun. Dal momento che quel sentimento era reciproco, appena la vide, la donna sbottò:
“TRAVIS! Cosa ci fai qui? Torna immediatamente nella tua aula!”
 
Quando Erin si riaccomodò al suo posto, Castiel era impegnato nella lettura del giornalino.
Quella scena la sorprese poiché era iniziata una delle poche lezioni che il ragazzo seguiva con attenzione: matematica. In quel momento però sembrava più interessato ai pettegolezzi scolastici.
Allungando l’occhio tuttavia, Erin scoprì che il ragazzo non stava leggendo il pezzo che la vedeva come protagonista. La rabbia che le era montata in corpo dopo aver letto la prima pagina le aveva impedito di sfogliare quelle successive. Prese la propria copia e si portò alla stessa pagina del ragazzo.
Lesse il titolo ed esclamò a gran voce:
“CI SARÀ UN CONCERTO QUI AL LICEO!”
Il professore sobbalzò e con lui, il resto della classe, compreso il rosso.
“TRAVIS! Le sembra questo il modo di comportarsi?”
“mi scusi, mi è sfuggito” replicò Erin avvampando.
Quella notizia però accese l’interesse degli studenti, primo tra tutti Trevor.
“che concerto Erin?” le bisbigliò voltandosi verso di lei. Era stato talmente preso dall’articolo di Peggy da non aver badato al resto delle notizie scolastiche. La curiosità che cominciò a dilagare tra le facce degli studenti confermarono che non era l’unico.
“a dicembre. Prima delle vacanze. Leggi a pagina 7”
Altri avevano seguito quel suggerimento e appena il professore terminò di scrivere alla lavagna, si trovò di fronte un’intera classe con la testa china sulle ginocchia.
Montando su tutte le furie, l’insegnante ritirò tutte le copie, dichiarando di restituirle al termine della lezione. Le sbattè violentemente sulla cattedra ma nonostante la sua irritazione, Erin non riusciva a smettere di sorridere. Era su di giri. Quella notizia era troppo per non condividerla con il musicista seduto accanto a lei. Era una notizia troppo importante per lasciare che il loro battibecco le impedisse di affrontare quell’argomento. Avrebbe messo da parte l’orgoglio e sfruttato quella novità per riappacificarsi:
“parteciperete?” bisbigliò.
“scordatelo” replicò Castiel asciutto cominciando a prendere appunti.
“perché no?” mormorò Erin dispiaciuta.
“TRAVIS! Un altro richiamo e ti sbatto fuori!” la riprese il professore, voltandosi infastidito dal brusio.
Erin si incurvò nelle spalle, mordendosi il labbro.
Visto che le chiacchere l’avrebbero cacciata nei guai, intraprese una corrispondenza ravvicinata con Castiel.
Strappò un foglio, facendo un rumore tale che l’insegnante si girò nuovamente lanciandole un’occhiataccia inceneritrice. Erin sorrise come un ebete, sperando che quell’espressione fosse interpretata come una richiesta di perdono. Stava camminando su una lastra di ghiaccio molto sottile e ogni volta che il professore si voltava verso di lei sentiva un crack.
Scarabocchiò qualcosa e fece scivolare il biglietto sul banco di Castiel.
 
E: Eddai! È un’opportunità per farvi conoscere come band! E poi così potete reintegrare Alexy alla batteria ^^)
 

Castiel scrisse velocemente qualcosa e le ripassò il foglio.
 
C: No
 

Incaponitasi, Erin rispose:
 
E: perché?
 
C: Non ne ho voglia. Discorso chiuso
 
Di fronte alle parole scorbutiche del ragazzo, la ragazza pensò di reagire con l’ironia. Provò a disegnare una bambina in stile chibi con le braccia conserte e l’aria imbronciata e passò l’opera d’arte a Castiel.
Con la coda dell’occhio studiò la reazione del suo vicino di banco. Dapprima ebbe un’espressione confusa, poi ritirò le labbra come a voler trattenere una risata, diventò rosso e alla fine, incapace di trattenersi abbandonò ogni difesa e scoppiò a ridere.
Il professore si voltò, ormai sull’orlo dell’esasperazione:
“BLACK! Non cominciare anche tu!”
Castiel però era molto più insensibile di Erin a quel genere di richiami e non accennò ad una minima mortificazione. Appena l’uomo era tornato a concentrarsi sulla lavagna, chiamò Trevor.
“pss, Trevor? Cosa ti sembra questo sgorbio?” gli disse mostrandogli il disegno di Erin.
Il cestista si voltò divertito e rise:
“è una papera?” chiese mettendo a fuoco l’immagine. Anche Kim, seduta accanto a lui si era voltata incuriosita.
“non ti sembra un maiale?”
Offesa per quello scambio di battute, Erin si allungò per sottrarre il foglio a Castiel. Si sporse verso il banco del vicino ma le sue braccia erano troppo corte per raggiungere la mano del rosso.
In quel momento però il professore si voltò e cogliendo in fallo i due studenti, scoppiò:
“ADESSO BASTA! BLACK! TRAVIS! FUORI!”
Erin rimase di sasso, avvilita per quella decisione mentre Castiel recuperò il pacchetto di sigarette e uscì tranquillo dall’aula.
 
Una volta in corridoio, Erin commentò scrollando le spalle:
“beh, almeno è servito per tornare a parlarti”
“mi commuoverò per questo” replicò Castiel sarcastico, camminando lungo i corridoi, con le mani in tasca e una sigaretta ancora spenta in bilico sulle labbra.
Erin lo seguì, intenzionata a non rimanere da sola. Il ragazzo passò davanti alla palestra e lei gli chiese dove fosse diretto.
“perché? Intendi seguirmi?” e raggiunse la porta del bagno dei maschi. Le rivolse un sorrisetto canzonatorio e la punzecchiò:
“qui non puoi più venire. Sei una signorina fidanzata adesso”
Erin gli rivolse una smorfia e fu costretta a cambiare i suoi programmi, optando per una passeggiata all’aria aperta. Si diresse verso il luogo in cui lei ei suoi amici erano soliti pranzare e lì incontrò Armin:
“possibile che tu sia sempre preso dai videogiochi?” scherzò.
“e tu? Ti hanno cacciata un’altra volta?”
Erin arrossì e questo valse come conferma per il ragazzo che scoppiò a ridere:
“ahaha! Sei tremenda Irina!”
I due studenti rimasero un po’ a chiacchierare del più e del meno, attendendo il cambio dell’ora.
Quando finalmente arrivò il segnale acustico della campanella, si spostarono nei corridoi, confondendosi con gli altri liceali.
Mentre salivano le scale per raggiungere le loro classi, i due amici si avvicinarono Ambra, Lin e Charlotte. Tra di loro sembrava esserci in atto una discussione che interruppero quando passarono loro accanto.
Appena vide Erin, la bionda inspirò profondamente e la guardò con astio. Paradossalmente la mora aveva pensato di ringraziarla per aver confessato al fratello dello scherzo del braccialetto, tuttavia quell’occhiata la fece desistere da ogni buon proposito. Intenzionata a non cacciarsi in altri guai, tirò dritto, ignorando il trio. Mentre Erin ed Armin si allontanavano, Lin esclamò:
“sinceramente non se posso più di voi due! Sempre a parlare di borse, scarpe, vacanze da favola!”
“dici così perché non ti puoi permettere tutte queste cose” malignò Ambra, appoggiata da un sorriso derisorio di Charlotte.
“non è questo Ambra. Ci sono cose molto più importanti dei soldi e dell’ostentare il proprio benessere economico ma di queste cose voi non potete farvene vanto perché non le avete”  le provocò Lin.
Gli occhi di Ambra diventarono due fessure mentre la ragazza continuava ad infierire:
“certo, avrai anche una famiglia molto più benestante della mia ma a giudicare da come ti comporti, deve essere tanto ricca quanto disinteressata a te”
La bionda serrò la mascella, scossa da brividi di rabbia.
“non parlare di cose che non sai!” ringhiò.
“che non so?” ribattè Lin, mentre Charlotte si gustava quella discussione “pensi che non mi sia accorta di come ti trattano i tuoi quando vengo a casa tua? Di quanto ti roda vedere le amicizie che è riuscita a crearsi una come Erin in così poco tempo? La verità è che tu sei insoddisfatta di te stessa cara mia e la cosa più penosa è che lo sarebbe chiunque al tuo posto!”
Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso.
Certe azioni vengono compiute senza che si abbia la percezione di averle pensate. Fu quello che successe ad Ambra quel giorno: diede una spinta a Lin, accecata dalla rabbia e dimenticandosi della rampa di scale alle spalle della cinesina. Quest’ultima vacillò, portando le mani di lato nel tentativo di intercettare il corrimano ma riuscì solo a vedere l’espressione sconvolta della bionda che aveva realizzato troppo tardi la gravità del suo gesto. Ambra aveva istintivamente allungato le braccia verso Lin ma non era riuscita ad afferrarla. La piccola folla di studenti che si era radunata guardò quella scena senza avere la prontezza per intervenire.
Rosalya però stava salendo le scale proprio in quel momento.
Appena vide Lin perdere l’equilibrio, riuscì a portarsi dietro di lei nel tentativo di attutire la caduta. Si afferrò al corrimano sperando di riuscire a frenare la ragazza ma il peso di quest’ultima fece ruzzolare entrambe giù per le scale, scaraventandole a terra. Qualcuno accorse a chiamare gli insegnanti mentre Ambra era rimasta paralizzata in cima alle scale.
Le gambe le tremavano incontrollabili, come in preda a degli spasmi e una mano altrettanto scossa, nascondeva una bocca spalancata dal terrore. Anche il sorriso mellifluo di Charlotte era scomparso, sostituito da un’espressione sconvolta.
C’era un limite per tutto e la bionda l’aveva pericolosamente superato.
Dopo qualche secondo interminabile di panico, Lin si alzò ma appoggiando la mano destra al pavimento per alzarsi, sentì una fitta. Rosalya invece non si era ancora mossa.
Incuriositi da quel trambusto, Armin ed Erin avevano fatto marcia indietro e non appena videro Rosalya a terra in fondo alle scale, accorsero allarmati.
Erin provò a sorreggerla e l’amica la guardò intontita. La ragazza stava per parlare quando sentì la voce di Nathaniel:
“CHE DIAVOLO È SUCCESSO QUI?”
Il delegato alzò lo sguardo verso la sorella, la cui espressione equivaleva ad un’ammissione di colpa. Rosalya nel frattempo riacquisì conoscenza e cercò di mettersi seduta.
“come stai?” le chiese Erin con apprensione.
Nathaniel si voltò di scatto verso la ragazza e si accucciò a terra.
“Rose, stai bene?” si preoccupò a sua volta. La ragazza si toccò la testa, sentendo un dolore che le pulsava.
“la porto in infermeria” concluse Nathaniel non ottenendo risposta ma a quel punto la ragazza reagì.
“sto bene. Ci vado da sola” disse, allontanando malamente la mano che le aveva porto l’amico. Il biondo rimase senza parole per quei modi così bruschi e lasciò che fosse la sua ragazza ad occuparsi della malcapitata. Erin la aiutò ad alzarsi e rinnovò la richiesta di accompagnarla personalmente in infermeria. La sua gentilezza, diversamente da quella di Nathaniel, venne accolta da Rosalya che si limitò a ringraziarla.
 
Rapidamente, tutta la scuola era venuta a conoscenza dell’incidente ma soprattutto delle conseguenze che aveva portato con sè. La preside, una volta aggiornata sui fatti, era montata su tutte le furie contro Ambra, convocandola seduta stante in presidenza. Erano anni che non andava così in escandescenze.
Una volta nel suo  ufficio, faccia a faccia con la studentessa, la aggredì verbalmente, accusandola di essere irresponsabile e scriteriata. Passò poi ad enunciare le disgrazie ben peggiori che potevano scaturire da un simile incidente.
Per tutto il tempo Ambra non fiatò. Teneva il capo basso e lo sollevava solo quando la preside le ordinava di farlo.
“sarai sospesa per 30 giorni esatti, senza contare i sabati e le domeniche! Il provvedimento è immediato. Vai in aula a prendere le tue cose!”
Di fronte all’apatia della ragazza, la donna strillò:
“IMMEDIATAMENTE!”
Quell’urlo destò Ambra che, mogia mogia, lasciò la stanza, mentre la preside alzava il ricevitore per contattare i genitori della studentessa.
La ragazza uscì dall’ufficio e si guardò attorno. Il corridoio era deserto.
Nessuno, nemmeno Nathaniel o Charlotte erano lì ad aspettarla.
Era sola.
 
Per il pranzo, Erin e Nathaniel optarono per la mensa, poiché il clima cominciava a diventare sempre più rigido. Da lontano vide che anche i suoi amici avevano avuto la stessa idea come del resto buona parte degli studenti.
“ti giuro, l’avrei presa a sberle!” inveì Erin riferendosi a Peggy.
“lascia perdere” minimizzò il delegato “ora che lo sanno tutti vedrai che non ci troveranno neanche gusto a spettegolare”
“ma intanto mi dà fastidio che gli altri studenti parlino di noi”
“e allora diamogli qualcosa di cui parlare” replicò divertito il ragazzo, allungandosi verso Erin, seduta davanti a lui e baciandola delicatamente. Un paio di studentesse intercettarono quella scena e assunsero un’espressione contrariata.
“scemo” lo schernì lei arrossendo.
“quando sei arrabbiata sei ancora più bella”
“cliché. È il classico escamotage che usate voi maschi per far sbollire la rabbia alle donne” proferì la ragazza, portandosi il bicchiere alle labbra. Nathaniel sorrise, gustandosi il piatto mentre Erin sembrava persa nei suoi pensieri. Dopo un po’ sussurrò:
“hai parlato con Ambra?”
Nathaniel negò con il capo e si allungò per prendere il sale.
“sono troppo arrabbiato con lei. Aveva già passato il segno con quello che ti ha fatto in gita ma oggi ha messo in pericolo la vita di due persone”
Anche se Erin aveva sempre sperato di liberarsi di quella vipera, ora che il suo sogno si era realizzato non si sentiva soddisfatta. Ambra era la sua antitesi e senza di lei, era come se fosse stata privata di qualcosa.
Mentre la classe era in palestra per l’ora di educazione fisica con Faraize, la bionda era rientrata in aula e aveva riunito le sue cose. Quando la 4^C era rientrata in aula, aveva notato solo un banco vuoto accanto a quello di Charlotte.
L’assenza di Ambra si avvertiva quasi più della sua presenza.
Quella che era considerata la più brava attrice teatrale della scuola, aveva abbandonato il palco in silenzio, senza ricevere alcuna gratificazione o riconoscimento dal pubblico.
 “non può averlo fatto apposta. È troppo anche per lei” la giustificò Erin d’un tratto.
Il biondo la guardò perplesso:
“la difendi? E da quando in qua?”
“cerco di essere obiettiva. Lin l’avrà anche fatta arrabbiare, ma da qui a…”
“non parliamone più” tagliò corto Nathaniel mentre Erin avrebbe voluto continuare quella discussione. Ecco che il biondo si chiudeva a riccio e le rendeva impossibile ogni comunicazione. Era tipico del ragazzo liquidare ogni questione ed Erin concretizzò quel pensiero proprio mentre era seduta davanti a lui. Era una di quelle cose che fatica a tollerare nel suo comportamento.
“beh, allora visto che vuoi parlare d’altro, c’è una cosa che mi incuriosisce”
“spara”
“le tue ex”
In quel momento al biondo andò di trasverso la Coca-Cola e cominciò a tossicchiare. Erin lo rimirò divertita, aspettando di capire se quella domanda fosse considerata sgradita dal ragazzo.
“hai avuto delle storie in passato no? Me l’ha detto Alexy” lo informò.
“cosa vuoi sapere?”
“come erano le tue ragazze”
“è un po’ strana la tua curiosità” considerò Nathaniel sorridendo divertito.
“forse” ammise Erin, sollevata dalla reazione positiva del ragazzo.
L’argomento infatti sembrò non aver urtato Nathaniel che rispose placidamente:
“la prima si chiamava Rachel e con lei sono stato” il biondo cominciò a contare mentalmente poi affermò “sette mesi. L’altra storia invece è durata appena un mese”
“e chi ha mollato chi?”
Nathaniel si prese del tempo per contare mentalmente poi rispose:
“Rachel ha mollato me, mentre con Melody sono stato io a rendermi conto che non stava funzionando”
Questa volta toccò ad Erin evitare il soffocamento alimentare:
“sei stato insieme a Melody?!”
“sì, mi pareva di avertelo detto” commentò tranquillamente Nathaniel.
“direi proprio di no! Quando ti chiesi se lei era innamorata di te, mi avevi risposto <<non mi risulta>>” borbottò scimmiottando la voce del biondo.
Il ragazzo sorrise mellifluo e replicò:
“sei gelosa?”
Erin arrossì e si voltò da un’altra parte borbottando qualcosa sulla sincerità.
“e tu allora?”
“io?”
“sì. Io ti ho detto delle mie storie passate. Adesso tocca a te”
“ma non avevi detto che era una curiosità strana?”
Nathaniel assunse un’espressione beffarda:
“non fare la furba”
Erin sorrise e si alzò dal posto per riporre il vassoio del pranzo sul nastro trasportatore:
“sei il mio primo ragazzo Nath”
Quell’ammissione lasciò dapprima sorpreso il biondo ma poi arrossì lusingato. Sistemò gli avanzi e seguì la sua ragazza tenendo in mano il proprio vassoio.
 
“non se ne parla! Io mi occupo già dei costumi! E poi mi fa anche un po’ male il polso e questo rallenterà moltissimo il lavoro! Non posso accollarmi anche al ruolo della protagonista!”
Mentre erano seduti al tavolo della mensa, Kimberly, una ragazza del terzo anno aveva interpellato Rosalya per ridefinire i ruoli all’interno del club di cui erano membri:
“ora che non c’è più Ambra, abbiamo perso la protagonista e lo spettacolo è tra sole due settimane! Tu sei l’unica che può recitare a dovere quella parte” sottolineò con una certa urgenza nella voce.
“ma io mi devo già occupare dei vestiti” ribadì la costumista, sempre più esasperata “non posso anche recitare la parte principale. Non ce la farei mai!”
“allora dobbiamo mettere in scena quell’altra commedia. Ci sono più personaggi, ma i dialoghi sono più distribuiti e corti. E possiamo adattare i vestiti che hai già cucito per quel contesto” propose Kimberly.
“non abbiamo abbastanza membri per mettere in scena quella commedia” osservò Lysandre.
“basterebbe trovare altre cinque persone!” si intromise Ben, del secondo anno.
Castiel, che si era trovato attorniato da membri del club di teatro, stava perdendo la pazienza. Odiava pranzare in quel luogo, circondato dal brusio e dalle chiacchiere. Preferiva di gran lunga consumare panini al solito posto ma i suoi amici, in nome della salute del suo stomaco, gli avevano imposto di seguirli all’interno della scuola.
In aggiunta erano impegnati a parlare di un argomento di cui non gliene fregava niente.
“non sarà facile trovare studenti che vogliano partecipare: quelli del club di basket ci diranno che devono allenarsi per il torneo, quelli di musica devono prepararsi per il concerto, quelli di disegno già collaborano per la scenografia, quelli di atletica hanno il campionato, quelli di giornalismo sono sempre impegnati…” cominciò ad elencare Rosalya.
“posso chiedere a quelli del club di giardinaggio” si propose la volenterosa Iris.
L’amica la guardò supplichevole:
“ti prego vieni tu allora!” la esortò, facendole gli occhioni dolci e prendendole entrambe le mani.
“mi dispiace Rosa, ma sono la presidentessa. Non posso mollarli così”
Rosalya sbuffò e passò in rassegna il suo gruppo di amici: Iris aveva appena rifiutato, Alexy e Violet già collaboravano per la scenografia, Lysandre era già nel club di teatro, Armin aveva già dato prova in passato delle sue pessime abilità di attore e pertanto andava scartato. Una macchietta rossa però era a lato del suo campo visivo; con un sorriso mellifluo, Rosalya sussurrò sensuale:
“Casssy…”
Prima che potesse aggiungere altro, l’amico sbottò:
“non ci pensare neanche! Non mi metto in calzamaglia davanti alla scuola!”
“ma non c’è nulla di male!” obiettò  Lysandre.
Il rosso gli lanciò un’occhiata stizzita e replicò:
“forse a te piace anche andare in giro vestito da piccolo lord, ma io preferisco evitare di rendermi ridicolo”
“e quel colore di capelli come lo consideri?” lo canzonò Armin, ricevendo dal rosso un calcio sotto il tavolo che accolse con un sorriso.
“ti daremo la parte del contadino zoticone” tentò Lysandre.
Castiel rimase interdetto, chiedendosi se l’amico lo stesse insultando o aiutando, mentre Armin aggiungeva:
“beh, così gli sarà più facile calarsi nel personaggio”
In risposta Castiel gli lanciò una patatina fritta che l’amico intercettò al volo, prendendola con la bocca.
“neanche Demon è così bravo” si complimentò Castiel.
“wof! Wof!” replicò Armin.
Al rosso era tornato il buon umore così Rosalya tornò ad insistere:
“ti prego!”
“l’hai detto tu che quelli del club di basket devono pensare al torneo e il caso vuole che io sia il capitano”
“ma a occuparsi di tutto c’è Boris e poi tu sei già un fenomeno” lo adulò astutamente la ragazza “puoi anche permetterti di perdere un paio di allenamenti, sei giù un campione”
Castiel stava per replicare scocciato quando intervenne Lysandre.
“la parte che ti ho proposto è perfetta per te. Tutto sta nel trovarti la giusta spalla… e io ho già pensato anche a questo”
Il ragazzo guardò la sorella e tra i due ci fu uno scambio di cenni d’intesa.
“di che parlate?” chiese Erin avvicinandosi agli amici. Nathaniel era tornato in sala delegati, così la ragazza ne aveva approfittato per passare da loro. Del resto ormai con Castiel si era riappacificata e con gli altri non aveva davvero litigato. Le restava solo da chiarirsi con Violet.
Rosalya fece un sorriso esagerato, che risultò quasi buffo sul suo viso perfetto e Castiel, realizzando i pensieri della stilista, sbottò:
“Erin da spalla? Assolutamente no!”
La ragazza guardò interrogativa il gruppo che prontamente la aggiornò sulla situazione.
“per la verità nemmeno io sono così entusiasta all’idea di recitare” ammise al termine della spiegazione.
“ma si tratterebbe solo di un piccolo scambio di battute” minimizzò Rosalya “ti prego Erin! Gli abiti che ho fatto si possono adattare solo a questa commedia, altrimenti tutto il mio lavoro andrà in fumo e comunque non avrei sufficiente tempo per realizzarne degli altri”
Erin sapeva quanto l’amica avesse lavorato a quel progetto. Era rimasta sveglia intere nottate per finire gli abiti, arrivando al punto di coinvolgere l’abilità di sarto di Leigh, il suo ragazzo.
Rassegnata e in nome della recente amicizia che la legava alla ragazza, Erin pattuì:
“d’accordo, ma solo se Castiel lo fa con me”
Il rosso incrociò le braccia al petto e sbottò:
“ti ricordo Rap-“ e si bloccò. L’istinto a chiamarla così era difficile da eliminare  “abbiamo un torneo da preparare. E poi io sono il capitano della squadra”
“si occuperà Boris di dirigerla” propose Erin, appoggiando a sua insaputa le giustificazioni avanzate poco prima da Rosalya.
“tu hai bisogno di allenarti” le ricordò Castiel guardandola con rimprovero.
“vorrà dire che intensificheremo gli allenamenti del sabato” semplificò la cestista.
Castiel la guardava poco convinto così intervenne Kimberly, supplicandoli:
“si tratterà solo di tre pomeriggi. Venite oggi, poi faremo due prove generali. Tutto qui”
Erin continuava a fissare l’amico con un’espressione simpatica, quasi comica mentre gli altri membri del club erano sulle spine.
“ragazzi vi prego. È veramente una parte molto piccola la vostra, non dovrete fare altro che recitare un paio di battute a testa” insistette Ben
“vi porterà via pochissimo tempo” promise Rosalya sbattendo le lunghe ciglia.
Il rosso sbuffò, irritato e sentendosi a disagio per le molteplici paia di occhi concentrate su di lui:
“e va bene!” sbottò esasperato, mentre tra i presenti si distendeva un sorriso divertito.
 
Dopo aver spiegato a Boris la situazione, l’allenatore acconsentì a concedere ai suoi due giocatori tre pomeriggi per le prove a patto che compensassero con allenamenti individuali durante il weekend.
Erin si sentiva su di giri. Senza fatica, lei e Castiel si erano riappacificati. Per qualche motivo il ragazzo non riusciva a tenerle il muso a lungo, per lo meno non quanto aveva fatto Nathaniel.
“e il segretario cosa ha detto del tuo nuovo ruolo?”
“che sarò una magnifica attrice” si pavoneggiò Erin, ondeggiando per il corridoio. Il rosso replicò sarcastico e varcò la soglia del teatro.
 
Appena Rosalya li vide, andò loro incontro saltellando allegra.
“ecco le vostre parti. Le abbiamo riscritte in modo che siano il più brevi possibili” li rassicurò, porgendo loro i copioni. I due amici scorsero le pagine fino al punto indicato da un post-it che sporgeva e diedero una rapida lettura alla loro parte.
Dopo un po’ Castiel sollevò il capo e, trattenendo a stento il nervoso e con la sensazione di essere stato incastrato, protestò:
“Lys!” lo chiamò “perché devo chiamare questa qui tesoro?” borbottò indicando Erin.
Lysandre, senza staccare gli occhi dal proprio copione, rispose placidamente:
“perché siete sposati”
Erin sbarrò gli occhi, mentre Castiel cominciò ad arrabbiarsi:
“non esiste che io dica battute del genere! Ma poi chi l’ha scritta ‘sta porcheria?”
“qualcosa non va con il mio copione?” domandò Tara.
Quest’ultima era una ragazza di un metro e ottanta per centotrenta chili di massa corporea. Praticava lancio del peso a livello agonistico e si stava avvicinando minacciosa a Castiel.
Il rosso per un attimo ebbe un tentennamento: gli sembrò di avere di fronte un lottatore di sumo.
“devo proprio dire questa parte: <<Tesoro è scappato il maiale>>?”  moderò i toni, temendo l’ira della drammaturga. Rosalya sghignazzava, divertita dal cambio di atteggiamento dell’amico mentre Erin continuava a scorrere il suo copione. Senza lasciare il tempo a Tara di replicare, la ragazza intervenne:
“di cosa ti lamenti? A me tocca: <<oh no che sciagura! Come è mai potuta accadere una simil sventura?>>”
Di fronte al tono eccessivamente melodrammatico e volutamente canzonatorio dell’amica, Castiel dimenticò l’inquietante presenza vicino a lui e diede corda alla sua partner:
qualcuno deve averlo liberato!” replicò portandosi una mano sulla fronte.
“non c’è altra spiegazione!” soggiunse Erin con un’eccessiva enfasi.
I due scoppiarono a ridere ma la mole minacciosa di Tara si stagliò contro di loro. Il colosso umano quasi li coprì con la sua ombra e tra i due scese per un attimo il silenzio più totale.
“avete problemi con le battute che ho scritto?” sibilò minacciosa.
Con la consapevolezza che quella ragazza da sola pesava più di loro due messi assieme, i due ragazzi cominciarono a sudare freddo:
“oh no, no, è magnifica!” esclamò Castiel battendole una mano sulla spalla.
“ci stavamo calando nei personaggi” mentì Erin grattandosi la guancia.
Rosalya e Lysandre si lanciarono un’occhiata complice. Aver tirato dentro i loro amici aveva reso molto più divertenti le prove.
 
Quando passarono alla prova costumi, Castiel constatò con sollievo che il suo era il costume meno appariscente dell’intera compagnia: un paio di pantaloni verde militare bucati, realizzati con un tessuto grezzo e pesante, una maglia e un gilet con degli stivali.
“se non fosse per quel colore assurdo dei capelli, saresti credibile come contadino” lo canzonò Alexy mentre dipingeva lo scenario.
“ti ricordo Tabatha che sono opera tua” replicò divertito il rosso indicandosi la curiosa capigliatura.
Erin intanto aspettava che Rosalya finisse di vestire un’altra attrice. Spostò lo sguardo tra gli studenti del club di disegno impegnati con lo scenario e finalmente individuò Violet.
A distanza di due giorni dalla loro discussione Erin si era resa conto che, sebbene l’opinione dell’artista fosse sbagliata, non meritava di essere aggredita in quel modo da parte sua e pertanto doveva scusarsi.
Si accucciò all’altezza del supporto di legno che la ragazza stava decorando e sussurrò:
“è molto bello Violet. Da lontano sembra quasi vero” le disse dolcemente. L’artista annuì arrossendo e continuò la sua opera.
“mi dispiace per quello che ti ho detto lunedì. Scusami” continuò Erin, sperando che la ragazza interrompesse il lavoro. Così fu e Violet spostò l’attenzione sull’amica.
“non preoccuparti. Ho sbagliato io. Sono stata presuntuosa. Solo tu Erin puoi sapere quali sono i tuoi sentimenti per Nathaniel e nessuno ha il diritto di giudicarti. E poi è un bravo ragazzo, quindi la tua scelta non può che essere quella giusta”
Erin sorrise comprensiva e aggiunse:
“Iris mi ha detto che avete annullato la visita al museo degli impressionisti…”
“già, peccato. Ci tenevo ad andarci”
“lo so. Quindi per farmi perdonare, verrai con me sabato” la invitò Erin con un sorriso amichevole.
L’artista la guardò sorpresa.
 “ma tu odi l’arte” obiettò Violet.
“diciamo che in gita l’ho rivalutata” ammise Erin ripensando alla conversazione con Nathaniel nella galleria “anzi se sei d’accordo, potrei chiedere a Nath di venire con noi. Mi piacerebbe che lo conoscessi”
Violet sorrise ed annuì.
“ehi Erin, vieni qui!” la chiamò Rosalya da lontano.
Dopo essersi congedata dall’amica, Erin raggiunse la costumista.
Passando per il retro del palco vide un magnifico vestito verde, lo stesso che aveva adocchiato il primo giorno di scuola quando aveva sbirciato nel club durante le prove.
Da lontano quell’abito l’aveva colpita, ma da vicino era ancora più bello. Era riccamente decorato, con dettagliatissimi ricami in oro e stoffe dai riflessi meravigliosi. Rimase incantata a guardarlo, tanto da non accorgersi di Rosalya che giungeva alle sue spalle.
“BU!” la spaventò l’amica, facendola sobbalzare “ti piace?” investigò mentre l’altra cercava di riprendersi dallo spavento.
“l’hai fatto tu?”
Rosalya annuì orgogliosa.
“è meraviglioso” commentò Erin accarezzando il velluto.
“grazie.  Vuoi provarlo?”
“ma non devo vestirmi da contadina?”
“sì, ma solo così. Giusto per vedere come ti sta. Gli altri stanno provando la loro parte, nessuno baderà a noi” la rassicurò la stilista.
Erin tornò a guardare quel vestito e sorrise:
“sarebbe un onore indossarlo”
 
Dopo aver provato l’abito di scena, Castiel non sapeva come occupare il tempo. Tutti gli altri attori erano impegnati con la costumista oppure a imparare la parte, cosa che lui al momento non era intenzionato a fare. Si era avvicinato a Lysandre per scambiare due parole ma l’amico non voleva essere disturbato mentre memorizzava le battute. Tutti gli attori erano nervosi per quel cambio di programma dell’ultimo minuto ed erano alle prese con i nuovi ruoli. Solo lui era indifferente a tutto quel fermento. Cercando allora Erin, Rosalya gli indicò un paravento dietro il quale la ragazza si stava cambiando e il rosso la raggiunse:
“senti Erin, già è un martirio star qui a blaterare frasi assurde, se poi ti ci metti anche tu a prolungare questa agonia… non potresti darti una mossa?”
“sì lo so, scusa. È che volevo provare questo vestito”
“quanto ti ci vuole per mettere un vestito da contadina?” sbottò spazientito Castiel, studiando l’ombra della ragazza che si stagliava contro la carta del separé.
“quello lo provo dopo. No, sto provando un altro costume”
Castiel sbuffò sonoramente e alzò gli occhi al cielo, grattandosi il capo:
“per la serie, ne abbiamo di tempo da perdere! Se ci sbrighiamo riusciamo a passare mezz’ora in palestra. Datti una mossa, non ne-”
Ogni lamentela del ragazzo si spense all’istante. Erin era uscita dal camerino improvvisato con il magnifico abito realizzato da Rosalya.
Mentre la ragazza ne analizzava i dettagli allo specchio, Castiel ammirava l’indossatrice.
“sei bellissima Erin” esclamò Lysandre, facendo sobbalzare il rosso che per un attimo pensò che la frase nella sua mente si fosse concretizzata in un fonema.
Arrivò subito dopo Rosalya che si accodò al giudizio del fratello:
“caspita Erin! Mi fai venire voglia di cambiarti il ruolo”
“non se ne parla!” sbottò Erin allarmata “il vestito è favoloso, ma non voglio una parte più impegnativa”.
Nel dire quelle parole, la ragazza spostò lo sguardo su Castiel, che ancora la guardava imbambolato. Di fronte a quell’espressione, lei arrossì confusa, mentre Rosalya ne approfittò per stuzzicarlo:
“Erin ha fatto colpo eh Castiel?”
“ma ti pare? Con quel vestito sembra un carciofo capovolto!”
Lysandre sollevò gli occhi al cielo mentre Erin cambiò radicalmente espressione e gli lanciò un’occhiata offesa.
“vado a cambiarmi, prima che trovi un altro modo per offendermi” brontolò prima di nascondersi in camerino. Rosalya tornò a occuparsi dei vestiti, mentre Lysandre avvicinò l’amico e gli sussurrò:
“lo sai Castiel, a volte è più facile dire quello che si pensa piuttosto che sparare battute idiote”
Il chitarrista rispose con un verso stizzito e si allontanò, scegliendosi un posto appartato dove ascoltarsi un po’ di musica in attesa che cominciassero le prove.
 
La performance teatrale dei due nuovi attori fu un disastro: Castiel non riusciva a memorizzare le battute e così finiva per improvvisare dialoghi inesistenti mentre Erin, esasperata dalla poca serietà del suo partner aveva finito per rassegnarsi e recitare senza convinzione. I membri del club si guardarono disorientati e preoccupati. Anche se avevano affidato una piccola parte a quella strana coppia, temevano che avrebbe rovinato l’intera rappresentazione.
Nonostante ciò Lysandre convinse tutti a non rinunciare e assicurò che i due avrebbero fatto un figurone, incaricandosi lui stesso della loro preparazione. Castiel però, una volta salito sul palco, si era reso conto di quanto fosse imbarazzante per lui quella situazione e aveva ritrattato la propria disponibilità.
“non sei nella posizione di obbligarmi Lys” obiettò il rosso ad un certo punto, incrociando le braccia al petto.
Gli altri membri si guardarono preoccupati. Non sarebbe stato facile trovare un altro studente che si prestasse a recitare. Lysandre però non si era scomposto: rivolse un sorriso inquietante all’amico e gli si avvicinò, posandogli una mano sulla spalla. Quando gli fu abbastanza vicino, gli sussurrò all’orecchio:
“chiamati fuori da questo spettacolo, e dico ad Erin cosa ne pensi del suo sedere”
Il rosso si irrigidì, ammutolendo all’istante. Fissò con sguardo truce l’amico che per contro, aveva un sorriso diabolico stampato in faccia.
 
All’uscita della scuola, Erin trotterellò verso la sala delegati. Non vedeva l’ora di aggiornare il fidanzato sulle novità del teatro e proporgli l’uscita con Violet. Le risultava un po’ strano che il suo primo appuntamento con il biondo si sarebbe svolto con la partecipazione della sua timida amica, ma per lei quell’uscita significava molto.
Bussò alla porta della saletta ma non ottenne risposta, così la varcò.
Si trovò di fronte l’espressione contrariata di Melody, seduta dietro la scrivania. Ora che sapeva che la ragazza era un’ex di Nathaniel, Erin non poteva fare a meno di sentirsi a disagio davanti a lei.
“il fatto che ora Nathaniel sia il tuo ragazzo non ti autorizza a entrare quando ti pare” la accolse acida la ragazza.
Erin storse la bocca, infastidita da quei modi poco garbati. In linea di principio non poteva darle torto, ma non poteva sopportare quel tono cosi seccato.
“è già uscito?”
“qui non c’è” fu l’ovvia oltre che inutile informazione fornitale dalla ragazza.
Erin non si trattenne ulteriormente. Era evidente che la ragazza fosse ancora innamorata del biondo ma era altrettanto palese che per Nathaniel Melody fosse una parentesi chiusa.
 
Trovò il ragazzo all’esterno, appoggiato contro una colonna.
“questa volta sei tu che fai aspettare me” le sorrise.
“sono passata in sala delegati, ma non c’eri”
“una volta tanto volevo essere io ad arrivare per primo” le disse mettendole un braccio attorno alle spalle e avvicinandola a sè.
Erin sorrise ma in quel momento le passò accanto Castiel ed Iris. Poiché il suo ragazzo era uscito presto, avrebbero finito per prendere l’autobus tutti insieme e la situazione sarebbe stata decisamente pesante.
Tuttavia la ragazza notò con sollievo l’oggetto che il rosso sta spingendo: quella mattina era venuto in bici e quindi solo Iris sarebbe salita sul loro stesso autobus.
 
Durante il tragitto insieme, Erin informò Iris e Nathaniel del programma per il sabato, sottolineando quanto fosse importante per lei riappacificarsi definitamente con Violet. Iris capì la posizione di Erin e la rassicurò che non aveva nulla in contrario. Quell’uscita a tre avrebbe stimolato la timida ragazza ad aprirsi di più e mostrarsi più socievole.
“comunque devi tenerci proprio se sei disposta ad andare ad una mostra di quadri” osservò Iris.
Nathaniel guardò interrogativo la sua ragazza che, a disagio, spiegò:
“in realtà non vado matta per l’arte”
Il biondo sorrise comprensivo e rispose:
“vedrò di farti cambiare idea”
 
Una volta varcata la soglia di casa, Nathaniel sentì i passi affrettati di Molly. La donna ricordava la domestica della Carica dei 101 sia per l’abbigliamento che per l’aspetto fisico. Anche i modi premurosi e affettuosi si confacevano al personaggio scaturito dalla fantasia di Walt Disney. Appena raggiunto il ragazzo, Molly esalò:
“Nathaniel! Finalmente sei a casa! Cos’è successo con Ambra? Questa mattina ha chiamato la scuola e tua madre l’ha mandata a prendere”
“lo so”
“certo che lo sai, eri a scuola” obiettò la donna sempre più sulle spine “allora? Cos’è successo?” chiese apprensiva.
“Ambra ha spinto Lin giù per le scale…”
Molly si portò una mano sulla bocca sconvolta e prima che il biondo potesse aggiungere altri dettagli, una voce acida lo richiamò:
“Nathaniel!”
I due interlocutori furono costretti a sollevare lo sguardo verso la cima dell’ampia scalinata al centro del salone. Una donna vestita con un completo tanto elegante quanto costoso, li guardava con biasimo. Aveva un trucco impeccabile e una pelle diafana. Arricciò le labbra, perfettamente contornate da un vistoso rossetto. Quell’espressione era ben conosciuta tanto da Nathaniel quanto da Molly.
La signora Daniels non tollerava che i figli rivolgessero troppa confidenza ai domestici, relegati ad un livello socialmente inferiore.
Nathaniel fece un cenno comprensivo a Molly che si ritirò mentre lui saliva le scale.
“dov’è ora?” tagliò corto, senza salutare la madre.
“in camera sua. Domani le cercherò un insegnante privato in modo che rimanga al passo. Pagheremo eventuali spese per quella cinese che si è fatta male”
“si chiama Lin ed è un’amica di Ambra” sottolineò il ragazzo, irritato dalle parole sprezzanti della donna.
“bel modo di trattare gli amici allora” commentò sarcastica la signora Daniels, ammirandosi le unghie “sono molto delusa da Ambra. Se continua a comportarsi così, come può pensare di trovare un marito? Eppure glielo dico sempre che una come lei può realizzarsi solo nel matrimonio”
Anche se gli atteggiamenti di Ambra indisponevano particolarmente il fratello, c’era una persona all’interno della sua famiglia che più di tutte non sopportava. E la cosa assurda era che si trattava di una figura che avrebbe dovuto essere centrale per lui in quanto figlio.
La signora Daniels era la classica arrampicatrice sociale, venuta dalla gelida Svezia, che aveva sposato il magnate americano dell’informatica, Gustav Daniels.
“Ambra è abbastanza intelligente da non aver bisogno di un uomo per fare strada nella vita” replicò il ragazzo irritato.
Da quello sfortunato matrimonio erano nati i due figli, ma ben presto Gustav si era reso conto di essere rimasto ammaliato da una donna che oltre alla bellezza non poteva vantare altre qualità. La sua Ingrid non era fatta per essere madre e la sua assenza come figura genitoriale era stata compensata dalla materna Molly.
Dopo aver ascoltato le parole del figlio, Ingrid sorrise come se avesse di fronte un bambino che non può capire. Scuotendo il capo rispose:
“sei sempre così indulgente verso tua sorella, ma credimi, è per il suo bene che sono così spietatamente sincera”
 
Dopo cena, Molly attraversò la sala dove il signor Daniels riceveva i propri ospiti, salì le scale, percorse il lungo corridoio e svoltò a destra, bussando ad una porta di legno di quercia.
Ambra non era uscita dalla sua stanza da quando Gregor, l’autista, l’aveva riaccompagnata a casa e con quell’isolamento aveva finito per saltare pranzo e cena.
“tesoro sono io. Posso entrare?”
“va via Molly. Non voglio vedere nessuno” rispose una voce dura dall’altra parte.
“allora dovresti chiudere la porta a chiave… ma penso che non basterebbe neanche questa a impedirmi di entrare” osservò la donna varcando la soglia.
Entrò quasi in punta di piedi nella stanza e con altrettanta delicatezza si chiuse la porta alle sue spalle. Al posto dell’elegante vassoio in ceramica usato per circostanze analoghe, Molly teneva in mano un dozzinale sacchetto in plastica, con disegnato un ideogramma cinese e un gatto obeso.
 “sono andata a prenderti il tuo piatto preferito” disse, sollevando leggermente l’oggetto.
Conosceva quella ragazza meglio di chiunque altro. Del resto, l’aveva cresciuta lei.
Anche se l’etichetta le imponeva la scelta di un determinato tipo di piatti, Ambra prediligeva il cibo etnico, quello cucinato nei locali rumorosi e affollati.
La bionda si voltò verso la donnina, come un animale affamato che avverte l’odore del cibo. Molly ne scrutò l’espressione e come immaginava, nessuna lacrima stava rigando quel viso così bello e fiero.
Ambra riconobbe lo stemma del suo ristorante cinese preferito, nonché gestito dai genitori della ragazza che quella mattina aveva spinto giù per le scale.
“grazie” sussurrò, scoperchiando il contenitore dei ravioli al vapore.
Molly si sedette accanto a lei sul letto, dopo averle porto la cena.
Ambra masticava in silenzio, dando piccoli morsi alla pasta e al suo ricco contenuto.
“sono stata poco fa al ristorante di Lin. Lei sta bene, si tratta solo di una semplice slogatura, guarirà in pochi giorni”
Ambra mise di masticare, tenendo il capo abbassato e portando le mani in grembo.
Dopo qualche silenzioso secondo, Molly vide una pesante goccia atterrare sul polso della ragazza, seguita da una seconda. E poi da una terza.
Delicatamente, le portò una mano sulla testa, costringendo Ambra ad avvicinarsi alla sua spalla, dove la ragazza sfogò in lacrime tutto il rimorso e il senso di colpa che aveva trattenuto fino a quel momento.
 
 
NOTE DELL’AUTRICE
Spero che il titolo del capitolo sia stato all’altezza delle aspettative.
Che Erin e Nath stessero assieme, lo sapevamo già tutti ma era giusto dare risalto alla notizia a livello dell’intera scuola e poi volevo far saltare fuori Peggy quindi ecco il perché del giornalino.
Della recita vi avevo già dato qualche anticipazione, quindi su questo punto di vista non posso certo avervi sorpreso… mi era rimasto però questo asso nella manica: l’espulsione di Ambra… spero che fosse un evento inatteso ;) a questo proposito, pensate che se lo sia meritato, o vi fa un po’ pena? In ogni caso ecco spiegato il perché della frase sibillina che scrissi qualche capitolo fa riferendomi all’ultimo scherzo di Ambra…alla prossima!
 

P.S. Devo assolutamente ringraziare NuvolaRossa95 per il fantastico disegno che avete trovato nel capitolo ^^). Quando me lo sono ritrovato nella posta il mio primo pensiero è stato proprio quello di pubblicarlo, dal momento che rende perfettamente la comicità della scena XD. Grazie ancora Nuvola :* !!!!
 

 
  
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