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Autore: FigliadiDurin    25/08/2014    1 recensioni
Derry. Maine, giugno 1985 
John Winchester studiava con attenzione la cartina del sistema di fognatura della cittadina di Derry. Quelle fogne dove si nascondeva un essere mostruoso. Una bestia che per saziare la sua sete di sangue sterminava bambini, bambini innocenti. 
 Supernatural-It
Beta: sara20
Storia revisionata
Genere: Drammatico, Fantasy, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, John Winchester, Sam Winchester
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
Capitoli:
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Quando il proiettile colpì il costume pomposo del clown calò un improvviso silenzio che sembrò durare un'eternità. La pallottola si era conficcata nella carne del mostro, non provocando - in principio - alcuna reazione. John scorgeva negli occhi degli altri sbigottimento e qualcos'altro che si avvicinava allo stupore. Continuava a non vedere nulla, si sentiva come un personaggio secondario in quella storia, inutile ed estraneo.
Il proiettile che aveva sparato si era fermato prima di scontrarsi con il muro, vi era qualcosa in mezzo, un ostacolo, un corpo che aveva inglobato il proiettile dentro di sé facendolo scomparire agli occhi di John.
Proprio quest'ultimo, e probabilmente fu l'unico, sentì un getto d'aria venirgli incontro, un'ondata di vento urtò contro il suo viso con una forza inaudita.
Rimase sbalordito e si accorse solo dopo che gli occhi di Mike e di figli si erano spostati verso la sua direzione e poi verso l'uscita.
Che il mostro fosse scappato perché ferito?

Passarono minuti e John si paralizzò, si trovò nella situazione di non saper cosa fare. Sapeva che ogni mossa sarebbe stata sbagliata. Gli altri presenti erano ancora imbambolati, come in un altro mondo, setacciavano con gli occhi ogni centimetro della parete di fronte. Si fermarono, quasi contemporaneamente, per osservare quella piccola ma visibile postazione dove pochi minuti prima vi era il clown.
Il non saper cosa stesse succedendo fece innervosire John ancora di più, aveva avuto sempre sotto mano tutto.
Represse un altro attacco d'ira, il sangue gli stava ribollendo nelle vene. Fece ricorso a tutto il suo autocontrollo, sfociare nella rabbia e dare libero sfogo ai nervi era solo quello che voleva il nemico, farlo cadere in uno stato di disperata follia che lo avrebbe messo fuori uso.
John sapeva come andavano i giochi.

Si sentì in lontananza uno strillo, acuto ma soffocato dalla distanza, era Mike. Ma il bibliotecario era così vicino a lui fisicamente.
Si girò, gli sguardi si scontrarono. John in quegli occhi vide la paura, il terrore, era come se chiedessero aiuto, supplicanti. La fronte ricoperta da uno strato di sudore, le mani tremavano.
John ebbe l'impulso di avvicinarsi ai figli per soccorrerli, per offrire loro - per quanto poteva - una mano d'aiuto. Erano fermi entrambi nella stessa posizione, con le manine che coprivano gli occhi, si erano stretti quasi in un abbraccio. Il padre li separò facendoli tornare alla realtà, aprirono lentamente gli occhi come per accettarsi che il pericolo fosse fuggito realmente.

"Non lo vedi?"

Era stato Mike a parlare mentre si dirigeva verso il bidoncino dell'acqua posto vicino alla parete opposta, reggeva tremante il bicchiere ed era riuscito a parlare nonostante il groppo in gola e il battito martellante del cuore, si stupì.

"Cosa?"

Una domanda semplice, ingenua, fatta perché davvero non capiva.

"Il muro, il sangue, non lo vedi?"

Sembrava una cosa così ovvia detta in quel modo, John si sforzò, non vedeva ancora nulla.

"Lì, papà"
L'indice di Dean suggerì di guardare proprio quel punto. John si meravigliò per la compostezza che il figlio maggiore era riuscito a mantenere. Aveva solo sei anni e già cercava di escogitare qualunque cosa che fosse un aiuto per il padre.

"Cosa c'è?"

Per John quella era come una resa, non poteva fare altrimenti.

"Sangue, rivoli di sangue stanno macchiando il muro, scorre velocemente, sembra acqua, acqua rossa..."

"...tutta la parete è sporca, le goccioline si rincorrono per poi scivolare sulle piastrelle lisce insieme; a terra, il pavimento è asciutto, nessun sangue, solo bianco"
"È strano"

Mike aveva finito di bere l'acqua, guardava ancora il punto dove John aveva sparato, era scosso e allarmato.
John ebbe l'impressione che il bibliotecario ci stesse dentro fino al collo in quella situazione. Forse quello che nascondeva era scritto nel quaderno, ma il fatto che in qualche modo fosse collegato con il mostro di turno era ovvio.
Non era un cacciatore - lo aveva capito -, non aveva abbastanza sangue freddo o la faccia tosta di nascondere la paura.

"Che cosa era quella creatura?"

Niente giri di parole o frasi di conforto che potessero alleggerire lo spavento dell'altro. John voleva arrivare al punto, voleva farlo in fretta.
Ormai si era stancato.

"It"
"O almeno noi lo chiamiamo così"

John si accorse che rimanere alzati era scomodo per un momento come quello, invitò Mike ed i figli a riprendere i posti di prima. Era arrivato il mondo delicato, quello che preferiva e che da tanto aspettava.
Scoprire.

Hanlon iniziò a raccontare da solo, senza il permesso di nessuno. Aveva gli occhi puntati in avanti in un primo momento per poi nascondersi, un'altra volta, dietro le palpebre; sembrava cadere in trance ogni volta, come se fosse qualcun'altro a parlare al posto suo, come se lui fosse solo l'uomo che prestava la voce a qualcosa di più grande.

Teorie assurde, senza fondamento che sicuramente erano sbagliate, John cercava appiglio a qualunque cosa mentre il piccolo Sam si nascondeva tra il suo giaccone per non vedere quegli occhi così bianchi e spaventosi.

"Era il 1958 ed io ed i miei amici eravamo poco più che bambini, eravamo sette - fino a qualche giorno fa non lo ricordavo nemmeno -, però c'era una cosa che ci accomuna va tutti: eravamo sfigati, presi di mira dai bulli. Eravamo dei perdenti"

Il tono di Mike era calmo, attento, l'idea che fosse solo un tramite era stata scartata, colui che stava parlando era un uomo debole che aveva necessità di sfogarsi, di condividere con qualcuno il suo dolore, di chiedere aiuto.
John non voleva sentire stupide discussioni su una triste infanzia, ma badò bene però di interrompere l'uomo in un momento come quello.

"Siamo dei perdenti...o forse solo io sono rimasto così, ma non era solo la nostra vita sociale che ci teneva uniti, avevamo le stesse passioni per musica, giochi, sport. Ci divertivamo insieme, nessuno di noi aveva avuto amici prima, ognuno era diventato il punto di forza dell'altro. E poi..."

Mike si sforzò per frenare le lacrime, qualcuna riuscì a sfuggire ad i suoi comandi, la voce era diventata rotta, gli occhi chiusi. Sembrava che non volesse continuare o che semplicemente non era così coraggioso da farlo. John non gli mise fretta, si trovò un'altra volta a provare pietà per quell'uomo.

"It vi ha sfidato"

Il cacciatore cercò di esprimersi con più calma possibile. Aveva capito cosa era successo, non ci voleva poi molto a scoprirlo vedendo la realtà dei fatti.
Mike era un adulto, proprio come lui ed era riuscito a vedere il mostro, a sentire la sua minaccia, ad annusare la paura.
It non ti lascia mai andare.

Mike alzò lo sguardo e si poté udire una risata provenire dalla sua bocca, era quasi sollevato che l'aveva interrotto e fermato. Era impossibile come fosse così abituato a trascrivere quel racconto sul quaderno e come fosse invece difficile dirlo ad alta voce. Confessarlo, senza tenersi tutto dentro.

"Sì, proprio così"
"Quante corse ci siamo fatti da bambini, sa, dovevamo correre per sfuggire al pagliaccio o di fronte a qualunque creatura It aveva deciso di manifestarsi"

Mike era più calmo, come se il peggio fosse passato.

"Significa che si trasforma ogni volta?"

"Prende le sembianze della fobia del ragazzino di turno, si trasforma nel mostro che ti fa più paura certo di distruggerti al primo sguardo. C'è stato il sangue nelle condutture del bagno, pagliacci che si mutavano in lebbrosi o in mummie, degli uccelli sospesi in aria tenuti su da dei palloncini..."

"... signore, lo scopo di It è distruggere, uccidere. It è una creatura primordiale, venuta sulla terra fin dall'inizio dei tempi. Io l'ho visto.
L'ho visto in una visione, nella prova del fumo, quando la mia mente era così confusa dal fumo che viaggiava sola"

John era zitto, non sapeva cosa dire o almeno non era capace di dire qualcosa. Non aveva mai sentito parlare di cose del genere ed fino in fondo non ci credeva poi tanto. Tutto era ...impossibile, ed "impossibile" - con il suo lavoro - era un termine che aveva imparato a conoscere e a cambiare ogni volta di significato.
Con uno sbuffo il cacciatore cercò di riordinare la mente e tutte quelle raccapriccianti notizie di cui era venuto a conoscenza, cercò di dare un filo logico con calma ed attenzione. Nel suo mestiere il tempo era un fattore di elevata importanza, era lui quello che decideva se dare o no ancora una speranza alla vittima del caso, ma quella volta John sembrò dimenticarsene.

"Chi è It?"

John rifece la domanda, poteva sembrare stupida e banale ma sapevano entrambi che non era così.

"Il male"

La risposta di Mike fu immediata, per un attimo nella sua voce vi fu chiarezza e non timore.
Era strano come le sue reazioni ed emozioni cambiassero così velocemente, non gli era mai successo ma era perfino stanco. Stanco di preoccuparsi, di avere quella responsabilità di riportare a galla le tragedie che nella storia hanno distrutto e sterminato Derry, esausto di stare per ore davanti al telefono con la voglia e la paura, di chiamare i suoi vecchi compagni di club.

"Scommetto che lei ed i suoi amici avete provato già ad ucciderlo e posso giocarmi la testa che almeno in parte ci siete riusciti"

John non era rimasto scioccato dalla notizia, forse la storia si faceva più reale ma non era poi tanto sicuro.
Il male. Non sapeva nemmeno cosa fosse né tantomeno se avesse definizioni. Era qualcosa di oscuro che non aveva forma ma solo mille voci diverse che gridavano e denti con cui mordeva. Niente occhi, niente corpo, nessuna morale. Il male era quella cosa sbagliata che non potevi sconfiggere, potevi tagliare qualche rametto ma l'albero sarebbe rimasto comunque vivo e rigoglioso.

"Sì, l'abbiamo sfidato ed eravamo certi di averlo sconfitto"

Finì Mike con una smorfia di rimprovero, verso sé stesso probabilmente.

L'aria nella stanza si era fatta pesante, irrespirabile, il giorno aveva ceduto il posto alla notte ed era davvero ora di interrompere quel triste colloquio per recarsi tutti a casa, dove alcuni avrebbero fatto finta di dormire e gli altri stanchi ed innocenti sarebbero caduti tra le braccia di Morfeo.
Non vi furono frasi che segnarono la fine della conversazione, Mike e John già sapevano che l'incontro era finito, nessun particolare da aggiungere, nessuna commiserazione da fare. I presenti si alzarono dal tavolo stringendosi la mano, non vi furono pagliacci o strani accaduti quella sera.

Il News di Derry la mattina dopo riportò spiacevoli notizie, altri bambini rapiti e poi uccisi, It stava compiendo il suo lavoro e lo stava facendo in fretta.

La notte John l'aveva passata a riflettere, mille interrogativi si mostravano nella sua mente con l'impossibilità di dare loro una risposta.
Perché il male agiva in una così ristretta zona? Perché solo Derry e non tutta l'America? Perché proprio Derry?

La notte John l'aveva passata a leggere, in quel quaderno vi era tutto quello che voleva e tutto quello che lo terrorizzava, aveva scoperto molto o forse niente che potesse realmente servire. Erano coraggiosi quei ragazzi, si complimentò, uniti contro qualcosa più grande di loro, uniti nell'amicizia più profonda.
La chiave per una vittoria era semplice: rimanere insieme.

John aveva letto della promessa, ne era rimasto colpito, affascinato ed anche invidioso, erano piccoli ma dotati di un tale coraggio che alcuni adulti non potevano nemmeno capire.
Dei tagli incisi sulle mani di sette ragazzi in cerchio, un singolo giuramento. Se It fosse tornato, loro sarebbero tornati con lui.

It... dove poteva scovare It? Ucciderlo per conto suo, mettere fine a quel patetico strazio per tornare a vagabondare nelle strade americane e ricominciare daccapo.

Poteva finire quel lavoretto da solo.
Un piano.

L'idea che gli era venuta era folle, era crudele e cattiva, troppo disumana anche per una persona come lui.
Si portò le mani alle tempie, le premette forte per far scomparire quella brutta visione dalla mente, si convinse di non averlo realmente pensato.

No, non avrebbe usato i suoi figli come esca, non l'avrebbe fatto nemmeno per tutto l'oro del mondo.
Si girò a guardarli, dormivano.
Se un essere cattivo, It, il male, il mondo intero o qualunque cosa volesse metterlo contro i suoi figli, spingerlo ad odiarli, convincerlo a fare loro del male non ce l'avrebbe fatta, John l'avrebbe sconfitta, almeno quella.


Dall'altro lato della città, nella biblioteca Mike era rimasto seduto nella scrivania. La cornetta del telefono che si alzava e abbassava di continuo, la tensione, la voce della segreteria telefonica, il beep di fine chiamata.
Le telefonate era state fatte, rimaneva attendere.

   
 
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