Nome
autore:
StelladelLeone
Titolo: Operazione
Ballo!
Rating: giallo
Genere: Fluff,
comico
Introduzione:
Situazione: Il
Ballo di Gala la sera del 23 Dicembre in onore del 1000°
anno dalla fondazione di Hogwarts.
Soggetto:
Grifondoro dai capelli crespi assetata di rivalsa su tutti
coloro che l’hanno fatta passare per un castoro in tutti
quegli anni.
Obiettivo:
dimostrare di essere una ragazza, carina anche, andando al
ballo e stupendo tutti.
Ostacolo:
furetto biondo dal pessimo carattere.
Cause
dell’ostacolo: amici infidi e traditori, nonché un
orgoglio
spropositato sia del soggetto che dell’ostacolo.
Soluzione:
Eliminazione dell’ostacolo.
Note: Contesto generale/vago
Contest:
http://freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=10875311
Operazione
Ballo!
Ci sono
poche cose che mandano nel vero panico una ragazza: il proprio aspetto
riflesso
allo specchio la mattina, una confessione, sia agognata che non, e
infine, la
cosa peggiore di tutte, un ballo.
E Hermione
Jean Granger, nonostante ciò che alcuni sostenessero, (morte
e distruzione a
loro in eterno) era un ragazza. Certo, non era la tipica fanciulla che
passava
il suo tempo a correre dietro ai ragazzi, ai saldi e ai trucchi,
preferendo una
sana lettura all’ultimo pettegolezzo riguardo la cugina della
zia della
compagna di Corvonero del sesto banco rispetto alla cattedra di Piton
che si
era divertita con il figlio del prozio di quinto grado del fratello del
figlio
illegittimo e mai conosciuto della McGranitt. Ma anche lei voleva
andare al ballo.
Con un ragazzo. E che le piacesse possibilmente.
E allora
com’era finita in quella maledetta situazione?!
“Hermione,
cosa ci fai ancora qui?! Non vorrai far aspettare il tuo
cavaliere!” la
rimproverò Ron, già vestito a festa (e con che
vestito! Mamma Weasley aveva
colpito ancora), con un ghigno che Hermione non esitò a
definire da traditore
infingardo, a voler essere fini.
Con tutta
la dignità che le era concessa in quel momento, si
alzò a malincuore dal quella
comoda poltrona della Sala Comune su cui fino ad un attimo prima stava
tentando
di leggere uno dei suoi amati libri. Tentando, perché in
realtà non faceva
altro che rimuginare su tutta quella dannatissima situazione in cui lei
e il
suo orgoglio si erano andati a cacciare a braccetto.
“Sto
andando, Ronald. Mancano ancora un’ora e mezza, non
avrà problemi il mio
accompagnatore.” Disse gelida, sibilando con disprezzo la
parola
“accompagnatore” e camminando verso il dormitorio
mentre primini già agghindati
a festa si gettavano di lato al suo passaggio, facendo di tutto per
evitare la
bestia assassina dai capelli crespi.
“Hey,
Herm!” la salutò Harry in smoking raggiungendoli,
ma lei con uno svolazzo di
ricci lo sorpasso a testa alta.
Il
sopravvissuto sospirò e guardò Ron, confuso.
“Non
so se
abbiamo fatto la cosa giusta…ci siamo andati
pesanti…” mormorò aggiustandosi
gli occhiali sul naso.
“Se
lo
meritava!” ribatté Ron diventando paonazzo e
gonfiando le guance, “Forse…”
aggiunse poi con una punta di rimorso.
“Ovvio
che
avete esagerato! L’avete data in pasto a Malfoy!”
li sgridò con voce tagliente
una ragazza scendendo con la grazia di una pantera predatrice le scale,
fasciata nel suo tubino verde smeraldo e con i capelli rossi sciolti
sulle
spalle, come delle fiamme vive.
“Ginny…”
boccheggiò Harry, mentre la sua fidanzata lo raggiungeva con
gli occhi che le
brillavano di furore.
“Non
fare
quella faccia Ron, non c’è niente di indecente nel
mio vestito.” Anticipò il
fratello che chiuse la bocca spalancata poco prima, come invece si
dimenticò di
fare Harry, incantato dalla sua figura.
“Ah…ehm…c-cosa
stavamo dicendo?” chiese poi cercando di recuperare una certa
dignità, a
partire dal cercare di smettere di sbavare.
“Che
avete
esagerato, Harry! Non capite quanto sia importante per una ragazza il
ballo?! E
voi l’avete obbligata ad andare con Malfoy! MALFOY”
spiegò furente la rossa,
facendo indietreggiare i due impavidi grifondoro.
“M-ma
lei…è
solo un ballo…” provo a balbettare Ron non notando
le occhiate di avvertimento
dell’amico.
“
‘E’ SOLO
UN BALLO’ UN RICCIOCORNO! Siete degli imbecilli!”
ricominciò ad inveire Ginny
elencando gli ovvii motivi per cui un ballo fosse importante per una
ragazza,
mentre nella Sala calava un silenzio di tomba e i compagni facevano di
tutto
per nascondersi.
Nella tromba
delle scale, la ragazza riccia che poco prima si stava nascondendo per
origliare la conversazione, a passi felpati salì in camera
sua e si lanciò sul
letto ad angelo.
Già,
Malfoy.
Ancora si
chiedeva come avesse potuto accettare…
Era una tipico
lunedì mattina e
tutti i grifondoro stavano sciamando dal ritratto per correre ad
abbuffarsi in
Sala Grande; gli unici che, stranamente, non partecipavano alla gara
per
accaparrarsi le delizie più prelibate, erano Harry e Ron che
contrattavano con
una povera Hermione che cercava disperatamente di terminare di leggere
un
capitolo avvincente del suo amato libro da seicento pagine. Una lettura
leggera
per distendersi prima di affrontare la giornata scolastica.
“Hermione
ti prego! Facci
confrontare i nostri temi con il tuo! Ti giuro che è solo
per sicurezza,
l’abbiamo già scritto noi e ci abbiamo anche
sudato sopra!” la implorò per
l’ennesima volta il rosso, mentre Harry annuiva energicamente.
“Ve
lo potete scordare!” esplose
infine scocciata chiudendo il libro di scatto e fulminando i suoi
migliori
amici, “L’ultima volta che avete detto
così in realtà non l’avevate ancora
fatto e me lo avete copiato! Devo ringraziare la McGranitt se ha
creduto alle
mie parole e non ha dato anche a me un Troll! La prossima volta
imparate a studiare,
razza di quidditchofili!!” urlò mentre il tono le
si alzava di un ottava.
“Solo
perché sei più intelligente
non è che puoi permetterti di pensare che tutti gli altri
non studino o siano
stupidi!” ringhiò Ron avvicinandosi alla ragazza
che si era alzata per
fronteggiarlo meglio con sguardo di sfida.
“Ma
io mi riferivo a voi due, non
agli altri!” sibilò lei inviperita.
“Ron
ha ragione Herm, non puoi
rinfacciarci quell’errore per sempre!”
sbottò Harry prendendo le parti
dell’amico.
Hermione
alzò un sopracciglio
sarcastica.
“Davvero?!”
chiese incrociando le
braccia, “Perfetto: dimostratemelo! Scommettiamo: se riuscite
a prendere almeno
una O in questo tema da soli, allora io farò ciò
che voi mi ordinerete; se prenderete
di meno, sarò io a scegliere una punizione per
voi.” Propose con un sorriso
sadico.
“Ci
stiamo!” accettarono i due dopo
essersi scambiati un’occhiata di conferma.
Tre giorni dopo
il Preside annunciò
che per festeggiare il Millesimo anno dalla fondazione di Hogwarts, il
23
Dicembre, così che potessero partecipare tutti, sarebbe
stato organizzato un
ballo di gala per tutti gli alunni, scatenando urla di giubilo da parte
delle
ragazze ed esclamazioni di apprezzamento, fischi e pensieri leggermente
impuri
nei ragazzi.
Nessuno si
accorse in quel caos
gioioso delle risate miste a imprecazioni che provenivano da un certo
tavolo
dei Serpeverde.
Verso le nove
passate di quella sera,
quando ormai i ragazzi iniziavano a ritirarsi nelle camere, Hermione,
che stava
ancora studiando davanti al fuoco del camino, venne disturbata da un
insistente
picchiettio alla finestra. Perplessa andò ad aprirla,
lasciando così entrare
portato dal freddo vento invernale un maestoso gufo reale che con sua
enorme
sorpresa lasciò cadere nelle sue mani una lettera e una rosa
bianca.
La sorpresa si
trasformò in diffidenza
quando vide lo stemma dorato dei Serpeverde sul retro della suddetta
busta, ma
dopo vari tentennamenti e tentativi di ignorarla o darle fuoco, la sua
curiosità prevalse e, dopo essersi seduta,
l’aprì.
La lettera
presentava questo testo,
vergato con una calligrafia elegante ma allo stesso tempo pungente e
spigolosa:
Lurida Cara Mezzosangue,
So
che il tuo povero cervello non
reggerà la sorpresa quando capirà il contenuto di
questa lettera, ma per
evitare di fraintendere è meglio che io metta le cose in
chiaro subito, così
che anche tu, essere inferiore, possa capirle (se ancora non ci arrivi
ti
manderò un disegno): la mia nobile persona ieri ha perso una
scommessa, per la
prima e unica volta a causa di un malessere che mi ha dolorosamente
colpito nel
bel mezzo della sfida impedendomi di partecipare al meglio delle mie
straordinarie prestazioni, con quel traditore di nome Zabini e il suo
compagno Nott,
al mio fianco in questo orribile momento, motivo per cui sono stato
obbligato a
scriverti; se ti stai chiedendo come mai io non mi sia rifiutato, sappi
che
sono stato orribilmente ingannato e obbligato a mia insaputa a firmare,
prima di
scommettere, una pergamena incantata per cui chi non avesse rispettato
le
condizioni si sarebbe riempito di pustole, brufoli e bolle. Al fine di
non
deturpare il mio splendido volto e quindi privare di tale risorsa il
mondo
femminile, ti chiedo: vuoi venire al Ballo con me, mezzosangue
Hermione?
Ovviamente
non vedo l’ora di
ricevere il tuo rifiuto, perché sono sicuro che, nonostante
tu abbia il
cervello ottenebrato dalla mia sublime bellezza, tu sia ancora in grado
di
capire di non essere alla mia altezza.
Il
nobile e purosangue tra i purosangue, Draco Lucius Malfoy, per sempre
dell’illustre Casa di Salazar Serpeverde
P.S:
Brucia subito questa lettera o
lo dirò a mio padre!
Hermione, dopo
i primi secondi
shock, nonostante l’irritazione per i palesi insulti,
scoppiò sadicamente a
ridere: chissà che umiliazione per il povero furetto
scriverle quella lettera!
Ovviamente avrebbe pagato salatamente quegli insulti: quella lettera
sarebbe
stata incorniciata e appesa in Sala Comune; lo dicesse pure a suo
padre, una grifondoro
non si spaventava certo per così poco.
Stava ancora
ghignando mentre
pregustava la sua vendetta, quando all’improvviso una mano si
posò sulla sua
spalla.
“Hey
Herm!” la salutò Ron
accompagnato da Harry, entrambi sudaticci e infangati per gli
allenamenti extra
di quel giorno, che non le aveva permesso di vederli per nemmeno un
secondo.
“Ciao
Ron, Harry.” Rispose lei al
saluto, con ancora un sorriso inquietante stampato sul volto.
“Come
mai stavi ridendo come una
psicopatica?” chiese il rosso mentre con Harry si gettava a
peso morto sulle
poltroncine della Sala Comune.
“Perché
Draco Malfoy ha appena firmato
la sua condanna a morte!” Spiegò ghignante
sventolando la lettera, mentre i due
aguzzavano le orecchie.
La ragazza
passò la lettera ai due,
convinta che ben presto avrebbe sentito grasse risate risuonare in Sala
Comune,
ma dopo qualche attimo vide invece due ghigni disegnarsi sui volti dei
ragazzi.
“Mi
sa che l’avete firmata insieme
la condanna a morte.” Disse Ron prima di richiamare con un
incantesimo due
pergamene ingiallite che si posarono in grembo a Hermione.
Due temi di
Trasfigurazione. Due Eccezionale
vergati dalla Mc Granitt.
Il cuore della
ragazza perse un
colpo.
“Cosa
intendete?” chiese
terrorizzata, ma il suo cervello aveva già capito. Purtroppo.
“Semplice
cara Hermione” risposero
in coro dopo un’occhiata complice, “Abbiamo appena
trovato la tua punizione.”
Hermione prese a sbattere la
testa contro il
materasso. Ancora non riusciva a crederci che sarebbe dovuta andare con
Malfoy
al ballo!
Mentre le
altre ragazze volteggiavano per il dormitorio ridacchiando e mostrando
il loro
abiti, pettinature e accessori le une alle altre, estasiate e
trepidanti, la
ragazza si accoccolò in posizione fetale abbracciando il
cuscino.
Quando
aveva sentito del ballo era stata così contenta! Era la sua
occasione per
dimostrare che anche lei poteva essere carina, femminile… In
meno di venti
minuti aveva già preparato uno splendido piano che le
avrebbe permesso per
almeno una volta di essere ammirata. Aveva pensato all’abito,
ai capelli, ai
gioielli… tutto. E già sorrideva pensando alla
faccia che avrebbero fatto i
suoi compagni scoprendo che anche una secchiona poteva essere bella;
inoltre
sperava davvero tantissimo di venir invitata da qualcuno di
carino…
Ma poi era
arrivata la lettera e tutto era precipitato: non poteva non mantenere
la
promessa, era una questione d’orgoglio, ma nemmeno sprecare
la sua unica
possibilità con Malfoy. Vero che nessun’altro,
sparsasi la voce che Malfoy e la
Granger sarebbero andati insieme, l’aveva invitata, ma
preferiva andare da sola
nella speranza che qualcuno poi le chiedesse di ballare piuttosto che
farsi
umiliare dal furetto.
Possibile
che non ci fosse nemmeno una via d’uscita?!
Finalmente
Hermione ebbe un’illuminazione: probabilmente per
disperazione, ma aveva
trovato una soluzione.
Se era
Malfoy a rifiutarsi di andare con lei, non potevano certo accusarla di
non aver
mantenuto la promessa.
O meglio,
se Malfoy era impossibilitato ad andare con lei; precisò
mentalmente con un
sogghigno.
La ragazza
si alzò di scatto e si precipitò verso il baule,
dentro a cui iniziò a cercare
piuma e pergamena. Dopo cinque minuti, rilesse soddisfatta la sua opera
e chiese
ad una sua compagna se potesse prestarle un gufo, a cui
consegnò la lettera.
Dopo aver
osservato il gufo volare nella notte nevosa, con un sorrisino furbo si
chiuse
in bagno per prepararsi.
La guerra
era appena iniziata.
Un
ticchettio ritmato e persistente risuonava nel silenzio del corridoio
del terzo
piano, solo un leggero ansimare lo accompagnava.
Ormai gli
alunni erano tutti o a finire gli ultimi ritocchi nei dormitori o, i
più svelti,
già nel salone; solo Hermione Granger stava correndo da
tutt’altra parte,
rischiando ogni due per tre di cadere faccia a terra.
Era in
ritardo! E pensare che gliel’aveva dato lei
l’appuntamento davanti alle aule
del terzo piano alle otto! Così adesso si sarebbe pure
dovuta sorbire i
commenti acidi, perché lo sapeva, eccome se lo sapeva che ci
sarebbero stati,
del furetto.
Finalmente
svoltò l’ennesimo angolo, appoggiandosi ansimante
al muro nella speranza di
recuperare fiato: dannazione, lei non era fatta per lo sport!
“Quanta
fretta di vedermi Mezzosangue!” ovviamente era già
lì, appoggiato alla parete indolente,
a braccia incrociate e con un ghigno stampato sulle labbra sottili.
Hermione lo
fulminò, ma non aveva ancora la forza di parlare.
“Sei
in
ritardo.” Le fece notare sprezzante staccandosi dal muro e
sistemandosi la giacca
nera.
“Le
donne
fanno sempre aspettare il proprio cavaliere, anche se in questo caso
non si può
usare questo appellativo con te.” Ribatté
avvicinandosi riluttante al ragazzo,
che ghignò mentre si passava una mano tra i capelli biondo
platino pieni di gel
magico.
“Tanto
lo
sanno tutti che le ragazze preferiscono i tipi come me ai
cavalieri.” Ribatté
sicuro lui “Comunque sono contento che tu ti sia riuscita a
mettere un abito
decente ma soprattutto a domare quell’insopportabile
cespuglio che solitamente
ti ritrovi in testa: così non mi farai sfigurare!”
Aggiunse poi osservando con
attenzione il vestito rosso scollato e corto fin sopra le ginocchia,
con una
fascia nera sotto il seno abbinata ai tacchi e alla pochette in perline
che
teneva nella mano destra, e i capelli stranamente a boccoli legati da
un fiocco
di raso nero in una coda laterale.
Hermione
non poté trattenere un ghigno soddisfatto: le ci erano
voluti sei giorni per
preparare quella pozione che avrebbe reso i suoi capelli crespi morbidi
boccoli; certo sarebbe durata solo dieci ore, ma bastavano e avanzavano.
“Anche
tu
sei decente.” Rispose lei senza dargli alcuna soddisfazione,
incrociando
studiatamente le braccia dietro la schiena, nonostante avrebbe potuto
anche
dire che Malfoy fosse quasi carino con la camicia bianca e lo smoking
nero, se
non fosse stato che teneva la camicia nei pantaloni. E per la cravatta
troppo
stretta. E per l’enorme quantità di gel sui
capelli. Anzi, semplicemente per i
suoi capelli, di un innaturale biondo platino.
“Decente?!?
Sai quante ragazze pagherebbe oro per ballare con me stasera?! Non ti
senti in
colpa a privare l’universo femminile di tale
possibilità?!” chiese fintamente
affranto, mentre analizzava perplesso i movimenti della ragazza:
perché diavolo
stava guardando così intensamente la porta dietro di lui?!
“Stai
tranquillo Malfoy, l’universo femminile mi farà un
monumento alla gloria per il
mio sacrifico. E le poche che ti vengono davvero dietro, sono solo
l’esempio
della dilagante stupidità umana.” Rispose lei dopo
un secondo di troppo,
tornando a posare i suoi occhi castani su di lui, evidentemente
scocciata.
“Comunque
non ti ho chiamato qui per niente,” aggiunse poi prima che il
ragazzo
farneticasse sul suo “indiscutibile” fascino per
l’ennesima volta, “Vieni.”
Disse poi afferrandolo per una manica della giacca. L’ombra
di un sogghigno
sembrò a Malfoy dipingersi per un secondo sulle sue labbra
rosse.
“Attenta
mi
stai stropicciando…” iniziò a
lamentarsi piccato, ma nell’istante in cui la
ragazza aprì la porta dell’aula davanti a cui
l’aveva aspettata, con orrore
scorse una bacchetta nella mano destra di Hermione.
“Incantesimi
mentali!” pensò orripilato mentre la ragazza lo
gettava di malagrazia nella
stanza vuota.
Fu un
attimo e il suo istinto Serpeverde gli urlò che
c’era qualcosa di decisamente
sbagliato in quello che stava accadendo.
La sua mano
brancò il polso di Hermione e la trascinò sopra
di sé nella stanza.
La porta di
chiuse dietro di loro.
“Ma
che
cosa…?” urlò Hermione imbestialita
cercando di rialzarsi dalla posizione
sconveniente in cui era finita: a cavalcioni, con vestito decisamente
troppo
corto per i suoi standard, su un ragazzo steso a terra.
“Salazar
che orrore! Spostati da lì Granger!”
inveì invece il biondo buttandola con
forza sul pavimento accanto lui. Ah, la cavalleria.
“Si
può
sapere cosa stavi cercando di fare Mezzosangue?!”
sbraitò poi tirandosi a
sedere e cercando di lisciarsi la camicia.
Vedendo che
non riceveva alcuna risposta, il giovane alzò gli occhi. Mai
errore più grande
fu commesso nella sua intera esistenza. Mai Draco Lucius Malfoy ebbe
così
paura.
Hermione,
con la bacchetta stretta nella mano lo guardava tremante di rabbia
omicida, la
testa leggermente inclinata, un sorriso sadico e folle sul volto, gli
occhi che
brillavano di riflessi rossastri e un alone nero intorno alla sua
figura.
“G-Granger…?”
chiese preoccupato il ragazzo indietreggiando e deglutendo
terrorizzato, ma
quella davanti a lui non era più il castoro secchione, ma la
tigre predatrice.
“Se
non
fosse stato per te il mio piano avrebbe funzionato… avresti
potuto evitarlo ma…”
mormorò mentre il sorriso si allargava ancora di
più scatenando brividi freddi
lungo la schiena del ragazzo, “…ora, per toglierti
di mezzo, dovrò passare alle
maniere forti.” Concluse prima di scoppiare a ridere
istericamente.
“Togliermi
di mezzo?!? Maniere forti?! Granger cosa…”
iniziò a dire il ragazzo mentre
cercava disperatamente la bacchetta.
Un
movimento elegante della mano di Hermione e delle corde dal nulla si
avvolsero
strette intorno a Malfoy.
“Ehi!
Cosa
ti salta in mente?! Ma sei impazzita?!” iniziò ad
urlare dimenandosi: dov’era
la bacchetta?!
“Sì.”
Rispose lei gelida prima di far comparire un bavaglio con cui
zittì il ragazzo
e, dopo aver guardato sadicamente soddisfatta il suo operato, con passo
tranquillo si diresse alla porta e ad afferrò la maniglia.
Tirò
con
forza.
La porta
non si aprì.
Riprovò.
La porta
non si aprì.
Una grossa
vena iniziò a pulsare sulla tempia della ragazza che dopo
qualche istante puntò
con ferocia la bacchetta alla porta e iniziò a recitare una
serie di
incantesimi uno dopo l’altro, ma niente.
La porta
rimase chiusa.
“Com’è
possibile?!” si disperò cadendo in ginocchio
affranta.
“SI
PUÒ
SAPERE COSA STAI FACENDO?!?” L’ urlò di
Malfoy risvegliò Hermione dal suo stato
di catalessi, che si voltò sorpresa per vedere il ragazzo in
piedi, bacchetta
alla mano e le corde sciolte ai suoi piedi.
“Come?”
Boccheggiò
lei incredula.
“Noi
Serpeverde teniamo sempre le bacchette addosso e soprattutto in posti
facili da
raggiungere perfino da legati, per ogni evenienza. Siamo la Casa degli
scaltri,
dimentichi?” spiegò beffardo.
Hermione
alzò un sopracciglio scettica: e perché allora
non l’aveva trovata subito?!
“Non
mi
ricordavo dove l’avevo messa, va bene?!”
svelò lui irritato notando l’occhiata
della ragazza, che intanto si era appoggiata sconfitta alla porta.
“E
ora
Mezzosangue vuoi dirmi cosa stavi cercando di fare?! Lo sai che lo
dirò a mio
padre?! Potrei mandarti ad Azkaban!” urlò
incollerito sventolandole la
bacchetta sotto il naso, ma lei lo guardò apatica.
“Sempre
che
tu riesca a uscire…” gli rispose senza nessuna
inflessione nel tono e indicando
la porta dietro di lei.
“Cosa?”
chiese lui confuso.
“Mentre
parlavamo avevo applicato un difficile incantesimo a questa porta che,
una
volta che si fosse chiusa, avrebbe impedito di aprirla a chiunque per
ben
diciotto ore; in questo modo avrei potuto affermare che eri stato tu a
non
accompagnarmi al ballo e ci sarei andata da sola. Alla fine ti sarei
tornata a
prendere, ti avrei fatto un confundus e ti saresti dimenticato della
faccenda.”
spiegò lei impassibile, con grande shock del ragazzo,
“Solo che ora non riesco
a spezzarlo…i-io…devo avere sbagliato
qualcosa!” rivelò infine orripilata
sull’orlo delle lacrime, nascondendo il viso tra le ginocchia
che aveva tirato
al petto. Come aveva potuto?! Lei aveva Eccezionale in Incantesimi!
“Stai
scherzando?! Tu volevi bloccarmi qui?! Sei impazzita?! Hai bevuto delle
pozioni
strane?! Tu, la prefetto perfetto, secchiona indiscussa, avresti
cercato di
eliminarmi e avresti anche sbagliato incantesimo?!”
Urlò con gli occhi fuori
dalla orbite e, appena lei annuì viola per
l’imbarazzo, si lasciò cadere a
terra.
“Oh
Salazar…cos’ho fatto di male?! Cos’ho
fatto per meritarmi questo strazio?! Ho
ucciso un Ministro in una vita passata?! Mi sono comportato civilmente
con un Weasley?!
Ho per caso tradito il mio illustre essere Purosangue?!
Perché sono bloccato
qui con una pazza sclerotica?!” urlò infine
melodrammatico al soffitto, prima
di ricevere un pugno in testa dalla ragazza.
“A
chi stai
dando delle pazza sclerotica?!” ringhiò lei di
rimando, fulminandolo.
“A
te, no?!
Lurida e stupida Mezzosangue! Non mi toccare, capito!?”
sbraitò allontanandosi
e massaggiandosi la testa.
“Idiota
di
un furetto…” sibilò lei guardandolo in
cagnesco.
“Megera
isterica…” le rinfacciò lui.
I due
passarono almeno dieci minuti a incenerirsi a vicenda con lo sguardo e
a
insultarsi a mezza voce, finché entrambi esaurirono gli
insulti e dovettero
tacere per cause di forza maggiore.
Intanto la
band, tre piani più sotto, aveva iniziato a suonare e si
potevano sentire note
lontane vibrare attraverso le pietre del pavimento.
Hermione
proruppe
in un sospiro affranto.
“Volevo
davvero andarci al ballo…” mormorò
afflitta prima di slacciarsi le scarpe col
tacco e appoggiarle accanto sé: come facevano le altre
ragazza a tenere addosso
quelle trappole mortali?
“L’anti-femminilità
fatta a persona…” commentò acido il
biondo, ma dopo qualche secondo in cui si
concesse di osservarla altezzoso, con gesti lenti e misurati
allentò la
cravatta, slacciò i primi bottoni della camicia e la
tirò fuori dai pantaloni.
Hermione
gli indirizzò un ghigno di divertito che valeva
più di mille commenti e che
fece voltare di scatto il ragazzo, mentre le sue guance pallide si
coloravano
di rosa.
“Comunque
non l’avrei mai detto che una secchiona pudica come te
volesse davvero andare
al ballo, mi sarei aspettato infinite lamentele sul fatto che
ciò ti avesse
impedito di studiare tutti quei tomi polverosi in cui di solito infili
il
naso.” Osservò stravaccandosi ancora di
più e lanciando lontano la giacca.
“Malfoy,
guarda che solo perché mi piace studiare o mi piace leggere
o perché non sono
un oca pettegola, ciò non toglie che io sia una
RA-GAZ-ZA!” scandì lei piccata
incrociando le braccia sotto il seno e guardandolo con sufficienza.
Malfoy
scrutò
per qualche attimo il corpo della ragazza, tanto attentamente da farla
arrossire.
“Bah,”
esordì poi scuotendo la testa deluso, “Con il
fisico che hai non ne sono certo:
ho visto ragazzi con più tette di te.”
Spiegò con un ghigno, prima che la
famosa borsetta di perline lo centrasse sul naso, schiantandolo a terra.
“Maniaco
e
pure stupido! Sei solo una serpe senza cervello!”
ululò lei coprendosi
istintivamente il petto con le braccia.
“Granger!!”
ruggì invece l’altro spostando la borsetta dalla
sua faccia, che cadde con un
tonfo a terra creando così delle piccole incrinature nella
pietra, “Cosa
diavolo ci hai messo in quella borsa?! Hai idea del male che mi hai
fatto?! E se mi hai
rotto il naso?!
Sappi che lo dirò a mio padre! O Merlino: sto
sanguinando!” strillò poi
sull’orlo di una crisi di nervi.
“Oh,
di
tutto… le ho applicato un Incantesimo di Allargamento e ci
infilo pressoché
tutto quello che penso possa anche essere lontanamente utile, non si sa
mai e,
Malfoy, ti sta solo uscendo un po’ di sangue dal naso: non
farne un dramma!” lo
rimproverò saccente Hermione, ancora però
appallottolata su se stessa.
“Stupida
mezzosangue… come hai potuto… il mio
naso…” iniziò a piagnucolare lui
cercando
di tamponarsi e dopo circa trenta secondi di continue lamentele, la
ragazza
esasperata si avvicinò a gattoni a Malfoy.
“Sei
proprio un insopportabile frigna!” lo rimbeccò
prima di infilarsi fino alla
vita nella borsetta per poi riemergere con un fazzoletto alla mano.
“Diffindo”
mormorò puntando la bacchetta verso il naso del malcapitato,
che all’istante
smise di sanguinare; poi con delicatezza e un’espressione
disgustata pulì il
volto dal sangue che Malfoy, imbranato come qualsiasi altro ragazzo,
nel vano
tentativo di fermarlo aveva spalmato su tutta la parte inferiore del
viso.
Lui
arrossì, mostrando la stessa espressione raccapricciata
della ragazza, ma la
lasciò fare.
“Non
si
ringrazia?” chiese lei tornando nella sua posizione iniziale.
“Un
Purosangue come me non…” stava per dire con
arroganza, ma poi il suo sguardo
cadde sull’arma di distruzione con le perline nuovamente tra
le mani della
ragazza e deglutì, “…grazie.”
Mormorò quindi vergognandosi di se stesso: cosa
stava facendo?! Suo padre lo avrebbe diseredato!!
“E
ora?”
chiese dopo qualche minuto di silenzio durante il quale Hermione aveva
tirato
fuori un grosso libro e vi ci si era immersa fino ai capelli,
“Mi hai bloccato
qui e mi tiri fuori Granger! Prova a continuare a leggere quel libro
che gli do
fuoco!” la minacciò mettendo mano alla bacchetta
con gli occhi iniettati di
sangue.
“Ho
già
provato tutti gli incantesimi che conoscevo, e sono tanti, ma nessuno
ha
funzionato; se hai delle idee accomodati.” Rispose lei
serafica girando pagina
e continuando a divorare il suo piatto preferito: pergamena con lettere
all’inchiostro!
“Stai
scherzando vero? Tu risolverai il problema! Mi hai preso per un elfo
domestico?!” ribatté lui indignato incrociando le
braccia “E poi cos’è quello?!
Un libro babbano?” chiese disgustato leggendo il titolo del
libro.
Hermione
stava già per ribattere scocciata, quando una luce
brillò nella sua mente:
babbano! Come aveva potuto non pensarci?! Bastava aprirla alla maniera
babbana!
Un
ghignò
si delineò sulle labbra di lei.
“Per
una
volta tanto hai detto qualcosa di vagamente intelligente
Malfoy…” mormorò prima
di puntargli la bacchetta contro.
“Granger
cosa…”
“Pietrificus
totalus!” recitò la ragazza e il corpo del biondo
si irrigidì di colpo, cadendo
a terra con un secco tonfo.
“E
ora…”
pronunciò alzandosi in piedi, “Wingardium
Leviosa!”
Il corpo di
Malfoy, pietrificato in un’espressione di puro terrore,
levitò a mezza aria.
“I
popoli
antichi babbani usavano la tecnica dell’ariete per sfondare
le porta, non credo
funzionerà ma tanto vale provare.”
Osservò dopo qualche secondo di riflessione
alzando le spalle con tranquillità.
Poi mosse
la bacchetta con un movimento deciso e la testa di Malfoy si
schiantò contro la
porta in legno con uno schiocco.
Hermione
osservò il tremolio del legno, assottigliando
gli occhi, e riprovò.
Una. Due.
Tre. Quattro volte.
“Non
funziona!” borbottò infine delusa, sciogliendo gli
incantesimi con fare
esasperato.
Il corpo di
Malfoy cadde a terra con un tonfo.
Un urlo di
dolore risuonò per il castello, facendo scappare alcuni
fantasmi.
Malfoy si
rotolò
per terra tenendosi la testa con le mani e imprecando per il dolore,
gli occhi
velati di lacrime.
Il senso di
colpa punzecchiò il cuore di Hermione, che si rese conto di
aver esagerato
quella volta, e con un sospiro la ragazza lo guarì con un
incantesimo.
“Tu
sei
pazza, Granger! PAZZA!” iniziò a quel punto a
sbraitare il furetto indemoniato,
sedendosi e additandola accusatore.
“Pazza
a
chi?! Io…” poi Hermione si morse la lingua e
ingoiò il suo, smisurato, orgoglio
Grifondoro, “Scusa, ho esagerato.” Ammise
arrossendo, prima di sorpassarlo e
inginocchiarsi all’altezza della serratura. Le era venuta
un'altra idea!
Malfoy la
osservò
curioso borbottando insulti all’intimo di Merlino, mentre la
ragazza iniziava a
sfilare delle forcine dai capelli i quali si gonfiarono leggermente
così che la
coda si sciolse, lasciandoli liberi di accarezzarle la schiena.
“Cosa
fai?”
chiese guardandola da debita distanza.
“Provo
a
forzare la serratura alla maniera babbana.” Rispose lei
concentrata mentre manovrava
le forcine all’interno della serratura, ma dopo alcuni minuti
infruttuosi si
trovò costretta a desistere.
“Ma
non mi
arrendo!” mugugnò con l’animo grifondoro
in fiamme stringendo le forcine nel
pugno.
“E
cosa
avresti intenzione di fare? Sentiamo, secchiona!” chiese
piccato l’altro
appoggiandosi a braccia conserte al muro con fare rassegnato: ormai era
spacciato. Meglio non illudersi.
“Un
pozione
che faccia saltare l’incantesimo.” Rispose lei
sicura balzando in piedi, ma l’altro
alzò un sopracciglio scettico.
“E
come
avresti intenzione di prepararla?” le chiese mentre lei
sorrideva vittoriosa
per poi sventolargli davanti la borsetta.
“Mai
sottovalutare una donna!” e detto questo iniziò a
estrarre della borsa un
banco, un calderone, delle provette vuote, degli ingredienti, quattro o
cinque
libri di pozioni e, man mano che li poggiava ordinatamente
l’uno sull’altro,
Malfoy impallidiva. Ecco perché aveva fatto così
male! Quella era matta: aveva
l’intera aula di pozioni in quel maledetto borsellino!
“Bene:
aiutami Malfoy!” ordinò Hermione allora con un
sorrisetto puntandogli la
bacchetta al petto.
Malfoy
sospirò: aveva scelta? No.
Di
controvoglia si portò accanto alla ragazza che
iniziò a spiegargli cosa
avrebbero dovuto fare.
Tre ore
dopo avevano quasi terminato la pozione.
Hermione si
strofinò gli occhi assonnata e tutto il trucco si
sbavò irrimediabilmente
rendendola simile a un piccolo panda: a furia di leggere alla luce dei
candelabri le facevano male gli occhi e la notte prima per
l’agitazione non
aveva chiuso occhio. E aveva anche freddo: quel vestito era troppo
corto!
Maledetta lei e le sue idee: mai più avrebbe chiesto un
aiuto a Ginny!
“Vai
a riposarti
un attimo! Se continui così sbaglierai la pozione e io non
ho nessuna
intenzione di rimanere ancora bloccato qui per un altro tuo stupido
errore!” la
rimproverò scocciato Malfoy picchiandole sulla testa il
cucchiaio di legno.
“Fa
troppo
freddo per dormire! E poi manca poco…”
iniziò a controbattere Hermione ma il
ragazzo l’afferrò per le spalle e la
spostò di peso dal calderone, dove
incominciò a mescolare in senso orario con la sua fidata
arma, che lo aveva
aiutato a sopravvivere durante quelle lunghe ore.
“Non
mi
irritare più di quanto non sia già, Granger, e
togliti dalla scatole! Se hai
freddo usa la mia giacca, poi la farò lavare da un elfo
domestico.” Le disse e
lei avrebbe volentieri iniziato la sua ramanzina contro lo sfruttamento
degli elfi
domestici ma un occhiataccia del ragazzo la convinse ad andare a
raggomitolarsi
sotto la sua giacca in un angolo.
“Ricordati
di mescolare sessantun’ volte…” gli
ricordò prima di chiudere gli occhi.
“
‘Ricordati di mescolare sessantun’
volte!’ Ma mi ha preso per un babbano?! Son
pur sempre un Serpeverde!” le fece il verso Malfoy
mescolando, ma poi i suoi
occhi si fermarono sulla figura di Hermione, rannicchiata in posizione
fetale
sotto la luce rossastra delle candele con la sua grossa giacca a
coprirla.
Salazar!
Quella ragazza quando stava zitta e ferma sembrava quasi…
carina?! Tenera?! Di
sicuro non l’ameba saccente che lo rimproverava sempre per
ogni più piccola
cosa!
Poi Malfoy
si rese conto dei suoi pensieri e le sue guance si imporporarono a
dismisura:
cosa stava pensando?!? Che Merlino lo fulminasse: aveva appena detto
che la
Granger era carina!
E fu in
quell’attimo che commise la distrazione fatale.
La pozione
iniziò a emettere un sibilo inquietante.
Hermione
aprì gli occhi di scatto, alla faccia del sonno leggero, e
si materializzò al
fianco del ragazzo che arrossì ancora di più,
colpevole.
“Cos’hai
fatto Malfoy?!” chiese terrorizzata, guardando la pozione
diventare di un
inquietante color rosa confetto.
“Io
non ho
fatto niente, razza di ghiro!” iniziò a difendersi
lui, “L’ho mescolat…”
Un boato
fece tremare tutto il castello.
Il preside
Albus
Silente, dall’ufficio in cui si era ritirato per lasciare
“ai giovani il loro
spazio”, scosse la testa divertito: ah, la
gioventù…
Nell’aula
del terzo piano, ogni cosa era schizzata di un liquido appiccicoso e
rosa
confetto e al centro di essa c’erano due statue bruciacchiate.
Per un
attimo nessuno respirò.
“MAAAAAALFOYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYY!!!!!!!!!!!!!”
Alcune
banshee della Foresta Proibita scapparono a gambe levate:
L’Oscuro Signore era tornato!!
Erano oramai
le quattro passate e il silenzio regnava nel castello, solo due figure
a
macchie rosa correvano per i corridoi.
Ci erano
volute loro altre quattro lunghissime ore per rifare la pozione e far
davvero
saltare la porta, ma finalmente stavano correndo al ballo! Hermione era
talmente presa da questo desiderio che non si curava del vestito
sporco, dei
piedi scalzi, del trucco sbavato o dei capelli nuovamente crespi e
arruffati:
correva e basta. Correva verso la Sala Grande seguita da Malfoy, anche
lui con
i capelli che sparavano da tutte le parti, macchie rosso sangue e rosa
confetto
sulla camicia bianca e un’espressione vagamente amareggiata.
Finalmente
Hermione varcò le porte.
Niente.
Il ballo
era finito.
Rimanevano
solo tavoli pieni di piatti e bicchieri sporchi, sedie rovesciate,
fiocchi di
neve finti e caldi sul pavimento, festoni alle finestre e gli strumenti
della
band sul palco.
Ma era
finito.
“Cosa
ti
aspettavi Granger?!” chiese amaro Malfoy raggiungendola, ma
lei continuò a
dargli le spalle, “Sono le quattro è ovvio che
è finito. Se tu non avessi
cercato di farmi fuori non sarebbe successo! E
poi…” i commenti acidi gli si
spensero in gola notando che la ragazza non solo non rispondeva, ma non
si voltava
neppure, né gli lanciava qualcosa.
Per quanto
avesse precedentemente affermato che la preferiva decisamente quando
stava
zitta, lo fece sentire a disagio.
Non era
così
che andava di solito…
Con fare
indeciso le si avvicinò e la prese per le spalle, facendo
per voltarla, ma la
ragazza lo spinse via.
Malfoy
spalancò gli occhi.
“Ma
tu stai
piangendo!” urlò scioccato mentre Hermione cercava
di cancellare le lacrime, ma
quelle non ne volevano sapere di fermarsi.
“Tu
non
puoi piangere! T-tu…NO!” esclamò
scandalizzato infilandosi entrambe le mani fra
i capelli.
“Io
cosa
Malfoy?! IO COSA?!” lo aggredì improvvisamente lei
isterica stringendo i pugni
e guardandolo ferita con gocce argentate a illuminarle le guance,
“Non sono
nemmeno tanto umana da poter piangere?! Cosa c’è
ti fa impressione che anche io
abbia dei sentimenti, idiota di un furetto?! Beh, mi dispiace per la
tua nobile
e stupida persona che debba assistere a questa scioccante scoperta, ma
sono una
ragazza e anche io volevo venire al ballo! CAPITO?!”
Urlò prima di afferrare un
bottiglia da un tavolo e scagliarla contro Malfoy, ancora sotto shock e
che si
salvò solo grazie ai suoi riflessi di giocatore di Quidditch.
Poi
Hermione si girò e cercò nuovamente di fermare le
lacrime che impetuose
solcavano il suo viso; non aveva la forza nemmeno di evocare i suoi
canarini
d’assalto.
Malfoy
rimase un attimo lì impalato, non sapendo seriamente cosa
fare.
Per un
secondo pensò seriamente di rilanciarle addosso la
bottiglia, ma un piccolo
demonio chiamato “Rimorso” iniziò a
pungolarlo con il suo forcone e,
leggermente riluttante, con un movimento della bacchetta
incantò gli strumenti
sul palco che iniziarono a suonare una lenta e dolce melodia.
Hermione si
voltò a guardarlo sorpresa.
“Non
fare
quella faccia! Volevi un ballo, no?!” spiegò lui
guardando con interesse da
tutt’altra parte, arrossendo e tendendole una mano.
“B-ballare?”
disse lei illuminandosi per un attimo, ma una nube cadde presto su di
lei.
“Ma
io non
so ballare un lento!” si ricordò improvvisamente,
causando l’ennesimo trauma a
Malfoy. Lei conosceva solo il Ballo del Ceppo!
“Si
vede
che sei una plebea…” commentò
esasperato Malfoy, prima di afferrarla per un
polso ed iniziare a trascinarla verso la pista.
“Cosa
stai
facendo?” chiese lei confusa, seguendolo.
“Ti
insegno
a ballare, no?! Così la facciamo finita e posso andare a
letto!” le disse
scocciato e ancora rosso, fermandosi e sistemando una mano di Hermione
sulla
sua spalla.
“Sai
ballare?” chiese lei incredula lasciandolo fare.
“Ogni
nobile purosangue che si rispetti sa ballare Granger!”
ribatté lui superiore,
mettendole una mano dietro la schiena e stringendola a sé.
“E
ora
seguimi!” le ordinò iniziando a muovere eleganti
passi, mentre Hermione cercava
di stargli dietro guardando i suoi piedi.
“Più
rilassata Granger! E devi guardare me, non i miei piedi! Anche se
potresti non
reggere la bellezza sfolgorante del mio volto…”
osservò ricevendo così un’occhiataccia
dalla ragazza.
“Non
credo
sia quello il problema!” affermò cercando di
guardarlo negli occhi, ma inciampò
e dovette aggrapparsi a lui.
“Dannazione
Granger! Possibile che tu sappia solo ciò che è
insegnato nei libri!?” osservò
esasperato, guidandola di nuovo sulle note.
“Perché
solo quello che c’è scritto nei libri è
importante!” ribatte lei sicura e
imbarazzata.
“Il
Quidditch
non c’è!”
“Infatti.”
“Poveri
Lenticchia e San Potty, la loro unica amica odia la sola cosa in cui
valgono
qualcosa.” sghignazzò Malfoy mentre Hermione
alzava gli occhi al cielo.
“Comunque
ho ragione Granger,” insistette poi testardo, “Non
c’è scritto nei libri cos’è
l’amore, come riconoscerlo o trovarlo, ma è
importante.” Spiegò Malfoy
superiore guardandola serio.
Hermione
spalancò la bocca stupefatta: Malfoy aveva guadagnato un
punto!
“Io…”
cercò
di ribattere ma Malfoy ghignò.
“Zitta
Granger e balla, tanto lo sai che ho ragione io!” la
zittì orgoglioso di sé ed
Hermione d’istinto nascose la faccia contro la sua spalla per
l’imbarazzo, ma
Malfoy non fece niente per scostarla.
Dopo alcuni
minuti in cui ballarono in silenzio, si udì un piccolo
sbuffo ed Hermione
piantò i suoi occhi castani in quelli grigi del ragazzo, che
la osservava
curioso.
“Grazie
Draco.” Sussurrò con un sorriso sincero mentre le
sue guance si imporporavano.
Draco
arrossì di colpo e distolse lo sguardo.
“Non
dire
stupidaggini Granger…”
E
continuarono a ballare sulle note di quella canzone che si perdevano
nella
notte invernale inseguite dal vento leggero sotto gli occhi della luna
candida.